CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

martedì 22 luglio 2014

(parentesi re Giorgio) - 3 -


IL GIA’ FASCISTA NAPOLITANO ELOGIA IL FASCISTA ALMIRANTE



di Gianni Lannes




Più regime di così. Ha scritto Giorgio Napolitano il 23 giugno 2014: «Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari che tendevano periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un superiore senso dello Stato».


Secondo la storia documentata da riscontri probanti. Giorgio Almirante fu tra i firmatari nel 1938 del Manifesto della razza e dal 1938 al 1942 collaborò, inoltre, alla rivista La difesa della razza. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale Giorgio Almirante fu arruolato, ed inviato a combattere nella Campagna del Nordafrica. Dopo l’8 settembre, Almirante aderì alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana arruolandosi volontariamente nella Guardia Nazionale Repubblicana. Il 30 aprile 1944 Almirante fu nominato capo gabinetto del ministero della Cultura Popolare presieduto da Fernando Mezzasoma. Divenne poi tenente della brigata nera, dipendente sempre dal Minculpop occupandosi della lotta contro i partigiani, in Val d’Ossola e nel grossetano. Il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi. Il 5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste, Almirante è denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato».
Il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto Vincenzo De Franco chiede alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro Giorgio Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione“ ed “Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”. L’autorizzazione venne concessa il 3 luglio 1974 dalla Camera dei deputati. Il segretario missino aveva infatti affermato durante il congresso del partito, con riferimento ai regimi di Salazar, Papadopoulos e Franco: «I nostri giovani devono prepararsi all’attacco prima che altri lo facciano. Da esso devono conseguire risultati analoghi a quelli conquistati in altri paesi d’Europa quali il Portogallo, la Grecia e la Spagna».



Ecco il ritratto che ne fa la questura di Roma nel 1974: «Il dr. Giorgio Almirante, segretario della giunta esecutiva del Movimento Sociale italiano, già redattore capo di ‘Il Tevere’ e di ‘Difesa della razza”, capo Gabinetto del ministero della Cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività, tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e alla dignità del paese».

Il terrorista neofascista Vincenzo Vinciguerra -reo confesso della strage di Peteano - parla nel 1982 di un Almirante che procura 35 mila dollari al terrorista Carlo Cicuttini, dirigente del MSI friulano, coautore della strage e autore della telefonata trappola che portò i carabinieri alla autobomba, affinché modificasse la sua voce durante la sua latitanza in Spagna con un intervento alle corde vocali. Nel giugno del 1986, a seguito dell’emersione dei documenti che provavano il passaggio del denaro tramite una banca di Lugano, il Banco di Bilbao e il Banco Atlantico, Giorgio Almirante e l’avvocato goriziano Eno Pascoli vennero rinviati a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato verso i due terroristi neofascisti. Pascoli verrà condannato per il fatto; Almirante invece, dopo un’iniziale condanna, si fece più volte scudo dell’immunità parlamentare anche per sottrarsi agli interrogatori fin quando si avvalse di un’amnistia grazie alla quale uscì definitivamente dal processo.

Dulcis in fundo: come dimenticare i rallegramenti di Almirante al dittatore Augusto Pinochet dopo il golpe contro il presidente democratico Salvatore Allende, per i quali fu pubblicamente ringraziato dallo stesso generale.

Magari il già fascista Giorgio Napolitano è affetto da amnesia cronica? In ogni caso va destituito e processato per alto tradimento della Patria e della Costituzione repubblicana.


riferimenti:
  




fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

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