CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 30 gennaio 2015

Sandro Penna, poesia gay



I miei genitori mi hanno chiesto se sono gay.
E ho detto, “Ha importanza?”
Loro hanno risposto, “No, non molta”.
Io ho detto loro, “Sì, sono gay”.
Loro hanno risposto, “Stai fuori dalle nostre vite”.
Immagino fosse importante.

Il mio capo mi ha chiesto se sono gay.
Io ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha risposto, “No, davvero”.
Io ho detto, “Sì, sono gay”.
Lui mi ha risposto, “Sei licenziato, frocio”.
Immagino che fosse importante.

Un mio amico mi ha chiesto se sono gay.
Gli ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha risposto, “No, davvero”.
Gli ho detto, “Sì, sono gay”.
Lui mi ha risposto, “Non considerarmi più tuo amico”
Immagino fosse importante.

Il mio compagno mi ha chiesto, “Mi ami?”
Gli ho detto “E’ importante?”
Lui mi ha risposto, “Sì”
Gli ho detto, “Ti amo”.
Lui ha risposto, “Fatti abbracciare”.
Per la prima volta qualcosa nella mia vita ha importanza.

Il mio Dio mi ha chiesto, “Ami te stesso?”
Gli ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha detto, “Sì”
Gli ho chiesto, “Come posso amare me stesso? Sono gay.”
Lui mi ha detto, “E’ così che ti ho fatto”.

Ora nulla avrà più importanza.

giovedì 29 gennaio 2015

Parigi: il vascello di Iside


Parigi ha una tradizione che risale all'XI secolo secondo la quale il suo nome deriva da Iside, cioè par-Isis che in greco significa "vicino a Iside" o "vicino al Tempio di Iside" che era situato non lontano dall'Ile de la Citè. Questo tempio era stato eretto probabilmente dai Romani nel IV secolo quando Giuliano l'Apostata era governatore di Parigi e devoto di Iside Pharia, ed è possibile che abbia chiamato questa regione col nome della Dea Egizia. 


La Dea Iside/Isis è stata anche immortalata nella Statua della Libertà, opera a lei ispirata fin dal primo progetto del suo plasmatore, il massone francese Auguste Bartholdi. Quest'artista aveva concepito di scolpire una colossale statua di Iside con la torcia in mano da collocare all'ingresso del canale di Suez, che all'epoca l'ingegnere Ferdinand de Lasseps, suo ottimo amico, stava progettando di scavare per unire Mar Rosso e Mar Mediterraneo. Per mancanza di fondi la scultura, che avrebbe dovuto rappresentare l'idea dell'Egitto che illumina l'Oriente, non fu fatta, però Bartholdi non rinunciò al proprio sogno e cercò di realizzarlo altrove: a New York, dove su suo progetto la statua fu costruita da Alexandre Gustave Eiffel, l'ingegnere che avrebbe poi creato la celeberrima torre parigina.

Bartholdi convertì il progetto originale per l'Egitto proponendolo per New York come Statua della Libertà che illumina il mondo. A tal fine nel 1875 venne fondata l'Unione franco-americana, che si occupò di raccogliere i fondi necessari. Come c'era da aspettarsi, numerosi membri dell'Unione franco-americana appartenevano alla Massoneria, fra cui lo stesso Bartholdi; la statua era legata al culto della Libertà o culto della Ragione della Rivoluzione francese, entrambi connessi, nella mentalità dei repubblicani, agli ideali della Massoneria e le figure che rappresentavano la Libertà e la Ragione erano spesso modellate sulla Dea egizia Iside. 

Prima che la Statua della Libertà venisse collocata nel porto di New York, Bartholdi si riferiva ad essa con il termine Pharos e aveva addirittura progettato una base uguale a quella che si riteneva avesse sorretto l'anticoPharos di Alessandria. Bartholdi, che aveva trascorso un lungo periodo in Egitto e aveva studiato le origini di quest'antica "meraviglia del mondo", era di sicuro al corrente del legame tra il Pharos e la Dea Iside e per estensione la sua stella, Sirio. Sotto questo punto di vista è molto probabile che la sua statua gigantesca di donna avvolta in un drappo che teneva alta una torcia, potesse essere stata immaginata come l'Iside Pharia del Faro di Alessandria.

Lo scopo delle società iniziatiche francesi doveva essere quello di restituire a Parigi il suo primato spirituale, che nel 1884 era minacciato dalla presenza di troppe "società straniere", perché Parigi era, onomanticamente, "Bar-Isis", il Vascello di Iside, ovvero la culla dell'iniziazione. La parola egiziana bar ha il senso di recinto, ricettacolo, qualsiasi oggetto capace di contenere nel suo seno, vascello ecc. Bar-Isis è dunque la traduzione in druido dotto della parola volgare Lutezia che aveva esattamente lo stesso significato. La radice Lo o Lu designa in celtico le acque, i fiumi, e Tec, in celtico, come in latino e in greco, significa riparo, nascondiglio, arca, vascello (nel senso di ciò che contiene). Lutetia o Lutezia è l'antico nome romano della capitale francese. Nello stemma araldico della città di Parigi compare, oltre al Fleur-de-Lys, la figura di un vascello a forma di falce di Luna, un ben noto simbolo di Iside.

La tragedia della nave Costa Concordia è avvenuta guarda caso sull'isola del Giglio, il simbolo per eccellenza delle casate toscane e che rappresenta anche la squadra di calcio della Fiorentina, provate a immaginare le origini simboliche da cui risalgono...

Iside Pharia o Signora del Mare era anche considerata genio della navigazione a cui venne attribuita l'invenzione della vela, ecco spiegata l'evidente connessione nello stemma della città di Parigi che rappresenta appunto un vascello: Il Vascello di Iside!

La simbologia cristiana vede nei suoi tre petali stilizzati un'allusione alla Trinità divina e nella base orizzontale la figura di Maria (o Iside?), di fondamentale importanza per comprendere il mistero trinitario in quanto fu da lei che, attraverso l'intervento divino del Padre, s'incarnerà il Figlio, e dai due emana lo Spirito Santo. Questo concetto si trasformerà successivamente con il diffondersi delle teorie pseudo-storiche associate al Santo Graal ed alla discendenza di Cristo. Il "Fleur-de-Lys" viene così associato alla "Stirpe Reale": la base del simbolo rappresenterebbe, secondo questa nuova concezione, Maria Maddalena mentre i tre petali non sono altro che i figli che essa ebbe da Gesù: Tamar, Joshua e Josephes. 

Il tema della "Linea di Sangue Reale" venne per la prima volta presentato ad un pubblico più vasto nel 1982, con l'uscita del saggio "Il Santo Graal" di Baigent, Leigh e Lincoln. Nelle loro teorie, la linea di sangue passerebbe per i sovrani Merovingi, e questa "origine divina" è alla base della leggenda che vedeva il re Meroveo, dal cui nome derivò quello della dinastia, generato da un mostro marino uscito dal mare. (Vedi anche Da Irminsul a giglio dei re merovingi)

A causa del simbolismo sparso ovunque, nelle strade, nei palazzi e nei vicoli, e per l'atmosfera magica che circonda e caratterizza Parigi, la capitale francese può ben definirsi una delle città più esoteriche d'Europa, in grado di rivaleggiare con Torino, Lione, Praga, Barcellona o Londra.

- Il sottosuolo della città vanta una fitta rete di gallerie sotterranee, divise tra linee del metrò, antiche Catacombe visitabili anche dai turisti e una vasta rete di cunicoli meno noti, che formano una città nella città, in larga parte inesplorata o conosciuta da pochi, popolata di figure sfuggenti, abitatori della notte e delle profondità della terra che si fanno chiamare “Cataphiles”. 

- Le connessioni con le importanti dinastie dei Merovingi (molti dei quali sono sepolti nella Chiesa di St-Denis), i Cavalieri Templari (che avevano in Parigi il Quartier Generale principale fino ad arrivare alla Cattedrale di Rennes le Chateu), il Meridiano Zero di Francia (che attraversa la Chiesa di Saint-Sulpice, al centro di numerosi misteri), famosi alchimisti come Nicolas Flamel, o occultisti come Papus, ma anche Martines de Pasquallyed Eliphas Levi. 

- La città è attraversata da est ad ovest dal famoso Axe Historique, un asse ideale lungo il quale sono allineati i maggiori monumenti di tutta Parigi e che ha un'importanza simbolica senza pari.



I sotterranei di Parigi

I parigini la chiamano "Les Catacombs", le Catacombe, ma la sterminata serie di gallerie che trafora come un gruviera il sottosuolo di Parigi è stata originata, sin dai secoli più antichi, dalle necessità più varie. Con i suoi circa 300 km complessivi, sviluppati fino a tre livelli ad una profondità che va dai 5 ai 30 metri sotto il livello stradale, il sistema delle Catacombe fa retrocedere persino la fitta rete della metropolitana, che con le sue 16 linee dall'estensione complessiva di circa 215 km è considerata la terza rete per estensione nell'Europa occidentale, dopo quelle di Londra e di Madrid.

I primi scavi risalgono addirittura ai tempi dei Romani, quando il sottosuolo venne usato come cava di materiali ai tempi della costruzione dell'antica Lutetia, ampliamento dell'insediamento originario instaurato su un'isola al centro della Senna, l'odierna Île-de-la-Cité. Nel corso dei secoli vennero scavate fognature, depositi di materiali, cripte, ossari e bunker, e questo labirinto di cunicoli ha favorito nel tempo traffici illeciti, incontri clandestini per società segrete, rifugio per criminali e ricercati e luogo ideale per cospirazioni, come quella ordita dalla Cagoule, falange armata di estrema destra che nel 1937 progettò un golpe nel quale i sotterranei ebbero parte importante.


Di questa rete attualmente solo una piccola parte è visitabile (circa 3 km), e l'accesso avviene da Place Denfert-Rochereau. Il pezzo forte di questo tour è, senz'altro, l'Ossario di Parigi, nel quale furono accumulate, tra il 1786 e il 1859, le ossa di migliaia e migliaia di morti prelevate dai cimiteri parigini, in seguito ad un'ordinanza emanata per rimediare al sovraffollamento dei cimiteri e limitare i rischi di epidemie. Le ossa vennero accumulate in questo luogo ed accatastate in macabre composizioni che ricordano, in una certa parte, la famosa Cripta dei Cappuccini in Via Veneto, a Roma.

Tutto il resto dei sotterranei è chiuso al pubblico, e inoltrarsi al suo interno è considerato illegale dal 1955. Incuranti del divieto, un nutrito gruppo di persone frequenta clandestinamente i sotterranei di Parigi da allora. Si fanno chiamare "les Cataphiles", i "Catafili": questo gruppo comprende semplici appassionati del sottosuolo, senzatetto, studiosi del mistero, artisti, musicisti e hippie di ogni genere. Sono persone ben organizzate, con torce e mappe dettagliate, frutto delle loro esplorazioni e, cosa più importante, sono dei ricercati. A causa del loro numero sempre crescente, infatti, la Polizia francese ha addirittura istituito uno speciale corpo di agenti, i cosiddetti "cataflics" (da noi si potrebbe chiamarli "catapoliziotti" o "catasbirri"…), addestrati nella speleologia urbana e incaricati di perlustrare i condotti e di multare o arrestare i trasgressori.


Il Vascello di Iside anche nella Rue du Temple!
Parigi e i Templari

Il Quartiere del Tempio di Parigi, dove aveva sede il Quartier Generale dell'Ordine più ricco e potente di tutto il Medioevo, è localizzato nella zona centrale di Parigi (III Arrondissement) ed è segnalato da una fermata della metropolitana che i Parigini, in imitazione di quanto era già avvenuto per Londra, chiamarono "Temple" e che ancora oggi è una delle pochissime a conservare ancora l'insegna dell'epoca della costruzione (inizio 1900). 

Poco oggi rimane di quei tempi gloriosi, se non il nome di alcune vie nella topografia stradale. Questo luogo fu teatro, in quel famigerato Venerdì 13 Ottobre 1307, del primo grande arresto di massa, ordito in segreto dal re Filippo il Bello di Francia che intendeva sbarazzarsi dell'Ordine ed appropriarsi dei suoi beni. Esistono alcuni luoghi ancora legati all'Ordine del Tempio, se non altro dal punto di vista simbolico, come la Chiesa di Santa Elisabetta, traboccante di simbolismo, oppure quella di St. Merri, sul cui portale è incastonata una figura demoniaca comunemente additata come "Bafometto".

Templari a Parigi significa anche, notoriamente, parlare di Pont-Neuf: questo ponte sovrasta l'isolotto sul quale, il 18 Marzo del 1314, venne arso al rogo Jacques De Molay, l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine, insieme a Geoffrey de Charnay, Gran Precettore di Normandia nonché Tesoriere del Tempio. Il sito esatto è ancora oggi ricordato da una lapide commemorativa sotto il ponte ed è meta (quasi di "pellegrinaggio") dei tanti appassionati di Templari).


Parigi e la Via Turonense

Da Parigi partiva la Via Turonense, uno dei quattro cammini principali di pellegrinaggio in territorio francese. Questi percorsi raccoglievano i viaggiatori da ogni parte di Europa e li immettevano verso ilCammino di Santiago, raccordandosi tutti a Saint-Jean-Pied-de-Port (Cammino Francese), oppure al Passo del Somport (Cammino Aragonese), prima di addentrarsi in territorio spagnolo. La Via Turonense era così chiamata perché aveva una delle sue tappe principali a Tours, la città legata al culto di San Martino, ed era in particolare usata dai viaggiatori provenienti dal nord della Francia, nonché dall'Inghilterra, dal Belgio e dal nord della Germania.


Oltre ai Cavalieri Templari, dunque, troviamo in città le mansioni o commanderie di numerosi altri ordini monastici e assistenziali dell'epoca. In particolare, l'ordine ospitaliere per eccellenza, quello dei Cavalieri di San Giovanni (in seguito diventato, attraverso successive trasformazioni, Ordine dei Cavalieri di Malta) aveva in Parigi una imponente commanderia che nei documenti più antichi è menzionata semplicemente come "maison de l'Hôpital". Il suo territorio era delimitato da Place de Cambrai, Rue Saint-Jacques, Rue des Noyers e Rue de Saint-Jean-de-Beauvais. Dopo la soppressione dell'Ordine Templare (XIV sec.), gli Ospitalieri ne ereditarono i beni, e fecero dell'ex Quartiere del Tempio la loro nuova sede principale. L'antica commanderia rimase in utilizzo con il nome di Ancien Hôpital, per distinguerla da quella nuova. Talvolta la si trova indicata anche come Saint-Jean-de-Latran (ossia, "San Giovanni in Laterano", come l'omonima basilica romana), ma non se ne conosce il motivo...

In Rue Saint-Jacques si era stabilito anche un altro importante ordine, quello dei Cavalieri di Altopascio, detti anche Cavalieri del Tau per il simbolo distintivo che portavano cucito sopra il mantello: la Croce del Tau. Nato in Italia all'inizio dell'XI secolo, nel piccolo borgo di Altopascio, vicino Lucca, l'ordine raggiunse presto un notevole prestigio che mantenne per tutto l'arco dei due secoli successivi. Dopo aver instaurato numerose mansioni in Italia, soprattutto in località posizionate lungo la Via Francigena, l'Ordine cominciò ad espandersi anche all'estero. La mansione parigina venne fondata dopo il 1180, nella zona situata all'incrocio tra Rue Saint-Jacques e Rue de l'Abbé de l'Épée. Oggi vi troviamo la splendida Chiesa di Saint-Jean-de-Haut-Pas. La chiesa appartenne ai Cavalieri fino al XV sec., quando l'Ordine venne sciolto. Caterina de' Medici, nel 1572, ne decise l'assegnazione ai Benedettini espulsi dall'Abbazia di Saint-Magloire, che ivi traslarono le sue reliquie.

Può un gruppo sedicente integralista islamico chiamarsi Isis/Iside? Evidentemente: no! E’ l’ennesimo tributo in codice che il potere occulto offre alla sua dea di riferimento.

Il simbolo rappresenta la stella di Israele ed il gruppo dell'Isis è una creazione sionista


Nel 1890, gli occultisti dell'Ordine cabalistico della Rosa-Croce, Papus e Chamuel lanciano la rivista "Le Voile d'Isis". Nel 1892 Chamuel diventa "vescovo" della chiesa gnostica, incaricato della diocesi di Saintes e La Rochelle, e adotta a questo scopo il patronimico Tau Bardesane.



Toh, neanche a farlo apposta
nel simbolo del Priorato è
presente il Giglio!
Parigi e il Priorato di Sion

Strettamente connessi alla capitale francese sono anche molti luoghi legati al Priorato di Sion, la fantomatica Società Segreta nata ai tempi di Goffredo il Buglione, secondo un mito ben orchestrato dove la finzione e la mistificazione ha spesso preso il sopravvento sulla realtà. Tutto ebbe inizio, alla fine del XIX sec., dalle vicende legate al piccolo paese francese di Rennes-le-Château ed alle scoperte del parroco Berengér Saunière. In questo mito, Saunière dopo aver trovato le pergamene cifrate nascoste nel pilastro che sorreggeva l'altare nella Chiesa della Maddalena, si è recato a Parigi, presso Saint-Sulpice, per far tradurre le pergamene, e poi alMuseo del Louvre, per acquistare le copie di alcuni quadri di Nicolas Poussin e David Teniers. Nel famoso libretto esoterico denominato "Le Serpent Rouge", il "Serpente Rosso", ci sono indizi che coinvolgono il Meridiano di Parigi e due chiese del centro: l'Abbazia di Saint-German-des-Près e quella di Saint-Sulpice. Anche se tutta questa mitologia creata attorno al Priorato è frutto di una mistificazione, i luoghi che abbiamo citato esistono davvero e sono molto interessanti dal punto di vista simbolico.


L'alchimista Nicolas Flamel, che viene indicato come 8° Gran Maestro del Priorato tra il 1398 e il 1418, realmente visse ed operò a Parigi durante quegli anni, e la sua abitazione, ancora oggi visibile in Rue de Montmorency, 51, sebbene trasformata in una taverna, presenta numerosi bassorilievi di carattere simbolico i quali, secondo la leggenda, se si riuscisse a decifrali descriverebbero il processo di trasformazione dei metalli vili in oro puro. Victor Hugo, altro presunto Gran Maestro (il 24° nell'elenco, in carica dal 1844 al 1885) descrisse nei suoi romanzi alcuni luoghi chiave del simbolismo parigino, come le già citate Catacombe e la gotica Cattedrale di Nôtre-Dame. Da non dimenticare, infine, la superba Basilica di Saint-Denis, che conserva le tombe di alcuni re Merovingi, che sono considerati i discendenti per linea di Sangue da Gesù stesso. (Vedi anche: Il Priorato di Sion, l'araba fenice delle società segrete e Il Priorato di Sion e la Linea Rosa)


Parigi e la Massoneria – L'Axe Historique

Il famoso Axe Historique, l'asse viario che attraversa la capitale da est ad ovest ed è costellato dai più famosi monumenti della città, come la Torre Eiffel, l'Arco di Trionfo, l'Obelisco e il Museo del Louvre, è un compendio di simbolismo senza pari.  È interessante osservare quanto attorno a questi argomenti ruoti, in un modo o nell'altro, la Massoneria. 

Massone era l'ingegnere Gustaive Eiffel che progettò la Torre, così come Massone era uno dei progettisti che collaborò alla realizzazione dell'Asse. Troviamo simbologia massonica sparsa ovunque in tutta Parigi, come quella attorno al Ponte dell'Alma, dove trovò (per caso...) tragica morte in un presunto incidente d'auto la Principessa Diana d'Inghilterra ed il suo compagno Dodi Al-Fayed. Al centro del ponte è stata costruita una statua (la fiamma di Nimrod), in omaggio a Lady D, ma in realtà è l'ennesimo omaggio alla Dea Iside che è anche chiamata Diana. L'opera artistica del Ponte dell'Alma rappresenta inoltre la stessa fiamma che tiene in mano la Statua di Iside, soprannominata dai massoni la Statua della (Loro) Libertà!


Riferimenti:
I 7 Veli di Iside
Opere di G. G. Winckelmann

fonte: freeondarevolution.blogspot.it

lunedì 26 gennaio 2015

la rivoluzione etica

FENICOTTERI NEL MEDITERRANEO - FOTO GIANNI LANNES




di Gianni Lannes


Gli ultimi giorni dell’umanità sull’orlo di un olocausto nucleare? E noi ci siamo già dentro. Qualità della vita al ribasso, ingiustizie dilaganti, diseguaglianze sociali, malattie e morte. Quale presente e quale futuro? Si profila un unico sistema globale, conformista e standardizzato, improntato sul mero consumo di merci, che sta incorporando gradualmente i figli della Terra. Nel medioevo tecnologico la tecnocrazia in salsa bellica e militare ha rimpiazzato la democrazia, la pubblicità ha annichilito la letteratura, il chiacchiericcio ha oscurato la poesia, le macchine hanno sostituito gli umani, l’arricchimento materiale ha soppiantato la generosità sociale.

L’uomo del benessere effimero improntato esclusivamente sul tornaconto personale, ha perso la capacità di indignarsi e di commuoversi. Non ha occhi né cuore per quel che accade accanto. Insomma, non vede, non sente e non comunica con i suoi simili, tanto meno con madre Natura.

Perché il terrorismo economico delle cosiddette super potenze non viene considerato dal senso comune, la vera minaccia per l’umanità?

L’ipocrisia generale, i pregiudizi correnti. Poi non bisogna sorprendersi se il Mediterraneo è stato trasformato in un cimitero di disperati che fuggono dalla fame e dalle persecuzioni. Non è tollerabile che per salvaguardare lo stile di consumo occidentale, si debbano causare milioni di migranti, provocando intollerabili sofferenze, nonché la morte di donne e bambini. Perché l’Occidente (Stati Uniti d'America in primis) ha colonizzato ancora una volta l’Africa e il Medio Oriente, se non per rapinare le risorse naturali? Perché si producono incessantemente e si usano ancora le armi di distruzioni di massa, nonostante fior di trattati internazionali. Forse, perché le convenzioni sono di carta velina e servono ad esibire solo le apparenze? 

Tutti o quasi ripetono le stesse cose, tutti o quasi pensano allo stesso modo, tutti o quasi credono di farlo liberamente, e non si rendono conto che il loro conformismo è la conseguenza del pericolo che scorgono appena. Una volta le catene degli schiavi erano lampanti; oggi sono invisibili ma preponderanti.

Dubitare è una funzione fondamentale del pensiero umano: il dubbio, appunto, è il movente della ricerca, la base della cultura. Allora, dobbiamo coltivare ed arricchire i campi del sapere, non i terreni minati di guerra.

Il salto evolutivo, il risveglio della coscienza? La vera libertà non è quella di scegliere, bensì di essere. La prima rivoluzione è interiore, può scaturire in ognuno di noi per costruire un mondo migliore. Se non ora, quando?

fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

domenica 25 gennaio 2015

frustrazione


I) La frustrazione è la mancata gratificazione di un desiderio, oppure l'impedimento alla soddisfazione di un bisogno. È uno stato psicologico che si verifica quando un ostacolo blocca il conseguimento di un fine da parte di un organismo che sia motivato a conseguire quel fine.

II) Componenti fondamentali per comprendere il concetto di frustrazione:
a) essa può verificarsi solo per un organismo che può guidare il proprio comportamento dirigendolo verso un fine;
b) il comportamento deve essere attivato da una motivazione più o meno specifica;
c) occorre che ci sia un oggetto (incentivo) corrispondente al bisogno-desiderio-attesa, in grado di gratificarli;
d) non c'è frustrazione senza l'interferenza di un ostacolo che interviene tra la motivazione e l'incentivo, impedendone l'acquisizione.
III) Le cause della frustrazione.

1) Fattori fisici: uscendo dal grembo materno l'individuo è costantemente impegnato ad affrontare un ambiente fisico che ha leggi proprie, non sempre corrispondenti ad una immediata soddisfazione delle esigenze dell'organismo (ad es. fame, sete, riparo, protezione, freddo, caldo, umidità...).
2) Fattori sociali: l'uomo vive in un ambiente fisico "umanizzato", cioè sociale, costruito per adeguarsi alle esigenze dell'uomo. Ma le norme sociali che reggono questo ambiente non sempre favoriscono l'esistenza: molte norme scritte (e non scritte) vincolano l'azione, al punto che impediscono la soddisfazione dei desideri (ad es. un matrimonio misto, la vincita di un concorso...).
3) Fattori personali: si suddividono in biologici, psicologici e sociali.
a) Quelli biologici riguardano l'organismo (fonte di frustrazione è una particolare condizione fisica: piccolo di statura, capelli rossi, miopia...). Ovviamente la situazione fisica in sé non è causa di un disadattamento, ma lo diventa se viene vissuta così o se viene proposta al soggetto in modo frustrante.
b) I fattori psicologici riguardano la personalità (ad es. vivere in un ambiente centrato sull'efficienza operativa può essere frustrante per chi possiede una personalità desiderosa di coinvolgimento emotivo, contatto umano e comprensione).
c) I fattori sociali riguardano la società (ad es. l'appartenenza a un certo contesto o classe sociale può determinare frustrazione). Da notare però che una stessa esperienza di mancata gratificazione può essere percepita da una persona come sgradevole o umiliante, mentre per un'altra può essere stimolante. Spesso l'impossibilità di soddisfare immediatamente un desiderio è utile stimolo di ricerca di nuove soluzioni.
IV) Reazioni alla frustrazione.

1) Persistenza dell'ostacolo: quanto maggiore è l'incentivo-motivazione, tanto maggiore sarà la tendenza a persistere nel raggiungimento di quella gratificazione che risulta impedita dalla persistenza dell'ostacolo.
2) Reazione aggressiva: la mancata gratificazione protratta nel tempo può scatenare la reazione aggressiva. L'energia viene distaccata dall'oggetto che ostacola oppure viene reinvestita (sempre in modo aggressivo) su un altro oggetto. La reazione aggressiva è proporzionata alla frustrazione. A volte, per effetto di cumulazione, si può verificare una reazione fortemente aggressiva alla fine di una lunga serie di frustrazioni di modesta entità, nessuna delle quali, singolarmente vissuta, avrebbe scatenato la crisi.
· La reazione aggressiva può essere eterodiretta (rivolta verso l'esterno) oppure autodiretta (rivolta su di sé). Risponde alla seguente logica: "Se qualcosa è andato male, ci sarà una colpa; la colpa è di qualcuno; questo qualcuno deve essere punito". A seconda che il "qualcuno" sia il soggetto stesso o un altro, la reazione aggressiva è intrapunitiva o extrapunitiva.
· Da sottolineare anche la reazione aggressiva rediretta: ad es. una persona frustrata può ritenere giustificato il suo risentimento nei confronti di un'altra persona (che crede si sia comportata in modo offensivo) senza rendersi conto (perché il processo è inconscio) che il suo risentimento è dovuto al fatto che quella persona ne sostituisce in realtà una terza, che era stata effettivamente offensiva nei suoi confronti e verso la quale non aveva potuto reagire.
3) Stimolante dell'intelligenza: la frustrazione attiva il comportamento, per cui può essere utilizzata per l'apprendimento, a condizione che non sia troppo intensa né troppo prolungata (ad es. nelle interrogazioni le domande troppo "tranquille" o troppo "disturbanti" del prof. hanno un rendimento di risposta minore).
4) Reazione cooperativa: la frustrazione può attivare collaborazione fra i soggetti che la subiscono (ad es. quando esiste la minaccia di un nemico comune si dimenticano i vecchi torti).
5) Ansia, Angoscia e Apatia: in tutti quei casi in cui l'entità della frustrazione subita è così elevata da superare i limiti di tolleranza da parte del soggetto. L'ansia è uno stato di agitazione-stress-timore; l'angoscia è un'incontrollabile agitazione, un'incapacità a reagire; l'apatia è caratterizzata da indifferenza-distacco-demotivazione totale, tipica di quei soggetti provati da gravi traumi emotivi (prigionia, terremoti, tortura, lutto, tradimento...) o di soggetti patologici. L'apatia è l'estrema protezione del proprio io da un'angoscia altrimenti insopportabile.
V) I meccanismi di difesa. Ansia, angoscia e apatia sono reazione più o meno consapevoli del soggetto. Ma esistono anche dei meccanismi di difesa inconsci ed estremi, appartenenti a qualunque individuo, che sono praticamente espressione della necessità di mascherare o fingere una condizione di vita migliore di quanto non sia in realtà. Naturalmente se la persona si rapporta alla realtà solo ricorrendo a questi meccanismi, allora essi vanno considerati come sintomi di una nevrosi.

1. Sublimazione: è una trasformazione delle forze istintive-pulsionali-sessuali non in modo impulsivo e immediato, ma socialmente consentito e approvato (lavoro, arte, sport...).
2. Idealizzazione: ad es. tenere in maniera solo scientifica, senza coinvolgimento emotivo, un corso di educazione sessuale.
3. Razionalizzazione: ad es. la volpe che nella favola di Esopo giustifica la propria incapacità dicendo che l'uva è acerba.
4. Evasione: ad es. sognare di diventare un Einstein nonostante la bocciatura.
5. Compensazione: ad es. le cure dedicate a un cagnolino compensano a volte una mancata o impossibile maternità.
6. Formazione reattiva: ad es. un atteggiamento di rigorismo morale intransigente di una madre verso la figlia può esprimere la tendenza ad una libertà di costumi non confessata.
7. Traslazione: ad es. aggredire un animale o un oggetto quando non si può aggredire l'avversario.
8. Isolamento: ad es. raccontare la morte di un parente stretto senza provare alcuna emozione (isolare un fatto dall'emozione).
9. Proiezione: ad es. una persona che ci tiene a far vedere la propria sincerità può pensare che gli altri siano tutti bugiardi.
10. Annullamento: ad es. chi controlla più volte la chiusura del rubinetto del gas prima di uscire (il secondo atto annulla il primo).
11. Rimozione: ad es. un'aggressione notturna può comportare non solo la rimozione (nell'inconscio) della figura dell'aggressore, ma anche il nome della via ove è avvenuto il fatto.
12. Regressione: ad es. in caso di malattia ricompaiono atteggiamenti infantili.
13. Fissazione: ad es. ripetere un comportamento anche al mutare delle circostanze.
14. Introiezione: ad es. quando vedendo un film ci si identifica col personaggio o con la situazione, come se fosse reale.

Approfondimenti

Frustrazione: definizione, possibili cause, reazioni, i meccanismi di difesa
Le frustrazioni - I° Cos'è una frustrazione? Quanti tipi ne esistono? Sono sempre dannose o possono rivelarsi utili per maturare? ...
Le frustrazioni - II° Come si reagisce alle frustrazioni? Una guida per sopravvivere alle difficoltà quotidiane ...
Frustrazione: si definisce frustrazione....

http://www.funzioniobiettivo.it/glossadid/frustrazione.htm
http://altrarealta.blogspot.it/

anonima...


Sogno spesso di fare l'amore. A volte con donne che conosco, a volte con perfette sconosciute. Mi sveglio con un'eccitazione notevole. Dormo indossando solo le mutandine e le trovo bagnate dai miei succhi. Mi piace tanto svegliarmi eccitata. Come avrete capito, ho sempre voglia di fare l'amore, ma al mattino sono molto più predisposta. Mi piace masturbarmi al mattino. Un orgasmo, il caffè e la giornata comincia nel migliore dei modi.

(18 gennaio 2012)

sabato 24 gennaio 2015

Cremaschi: reclutano terroristi, poi fingono di piangere

Tutti i principali media hanno diffuso l’immagine dei capi di Stato a braccetto in testa al corteo, in una Parigi diventata capitale del mondo come ha detto, rispolverando antica grandeur, Hollande. Ebbene, questa immagine è un falso costruito e alimentato ad arte. Come mostrano le foto indipendenti che si trovano solo su Internet, i capi di Stato e governo sfilavano da soli in una via deserta isolata dal mondo dalle forze di sicurezza. Altrove sfilava il popolo, che con le origini e motivazioni le più diverse mostrava il suo sdegno per la strage infame commessa dai fondamentalisti islamici. Ma il corteo dei 200 potenti non era alla testa dei milioni scesi in piazza, forse con molti di loro non sarebbe stato neppure in connessione. Sono i mass media ad aver costruito questo legame, questa rappresentanza degli uni rispetto agli altri, e questa è semplicemente moderna e sapiente propaganda bellica. Siamo in guerra, dicono mass media e finta testa del corteo, ma chi è in guerra, contro chi e per quale scopo deve restare indeterminato per lasciare spazio ad ogni manovra.
Con il massimo della malafede intellettuale si usa la denuncia di Papa Francesco contro una guerra mondiale a pezzi che andrebbe fermata, per sostenere all’opposto che essa vada condotta fino alla vittoria. Alla fine l’unico concetto che rimane è Hollandequello della guerra di civiltà tra i valori democratici occidentali e il fanatismo terrorista. Sulle dimensioni della guerra e degli avversari ci si divide sia nella finta testa del corteo di Parigi, sia tra di essa e le forze populiste e xenofobe escluse. Ci si divide su modalità ed estensione della guerra, ma non sul fatto di farla. Eppure fin dal 1991 siamo in conflitto armato contro i nuovi Hitler e forse il massacro di Parigi dovrebbe imporre una riflessione su 24 anni di guerre per la democrazia e sui loro risultati. Invece si reagisce sempre allo stesso modo. Ho visto in televisione l’ex presidente francese Sarkozy esaltare l’unità della nazione di fronte al terrorismo. E ho pensato alla sua decisione di bombardare la Libia per sostenere i ribelli contro Gheddafi. Ricordo anche le vibranti parole di Giorgio Napolitano a sostegno di quella azione militare. Che ha avuto pieno successo, Gheddafi è stato trucidato e ora in Libia dilagano tutte le organizzazioni del terrorismo fondamentalista islamico.
Gli spietati assassini di Parigi sono cittadini francesi che hanno fatto il loro apprendistato militare contro Assad in Siria. E Hollande tuttora insiste per un maggior impegno militare della Nato a sostegno dei ribelli siriani. Obama ha lanciato per primo l’appello contro quell’Isis i cui gruppi dirigenti sono stati addestrati dagli Usa sia in funzione anti Siria che anti Iran. Gli occidentali si stanno ritirando dall’Afghanistan dove hanno sostanzialmente perso la guerra, condotta ora contro quei talebani armati e istruiti a suo tempo dagli Usa contro l’occupazione sovietica del paese. In Somalia negli anni ‘90 ci fu un colossale intervento militare guidato dagli Usa. Ora quel paese non è più uno Stato e scopriamo di mantenere ancora lì delle truppe quando son minacciate da questa o quella banda di signori della guerra. In Kosovo D’Alema mandò i suoi bombardieri per difendere la libertà dei popoli. Ora quello è uno Stato canaglia in mano alle multinazionali del crimine e anche una evidente via di transito e rifornimento per i terrorismi, forse anche per gli assassini francesi.
Da quel 1991 quando Bush padre trascinò il mondo nella prima guerra contro l’Iraq di Saddam, gli interventi militari dell’Occidente son stati molteplici e tutti dichiaratamente a favore della democrazia. Abbiamo esportato la democrazia con le armi e abbiamo importato il terrorismo fondamentalista. Ma nonostante tutto lo scambio continua. In Ucraina i nazisti di tutta Europa si son dati convegno a sostegno del governo appoggiato da Ue e Nato. Lì stanno facendo la loro scuola militare, il loro apprendistato, poi li vedremo all’opera in tutta Europa. Farsi sbranare dai mostri che si sono allevati è la coazione a ripetere che l’Occidente non riesce a interrompere. Anzi, di nuovo risuonano gli stessi appelli e le stesse strumentalità che abbiamo sentito negli ultimi decenni. Per combattere davvero questo terrorismo, l’Occidente e l’Europa dovrebbero cambiare politica economica e militare, anzi dovrebbero mettere in discussione la stessa coalizione che le definisce. Da un quarto di secolo l’Occidente pratica politiche liberiste di austerità e le accompagna con guerre umanitarie in difesa della democrazia. L’Unione Giorgio CremaschiSovietica non c’è più, ma la Nato esiste e chiede ancora più tributi. L’arsenale nucleare cresce e continua a minacciare la stessa esistenza umana anche se, per ora, non è in mano ai terroristi.
Non sono un pacifista gandhiano, voglio sconfiggere iI fondamentalismo islamico e con esso ogni oscurantismo religioso e politico, compreso il ritorno del fascismo e del razzismo europei. Ma le politiche economiche e di guerra della coalizione occidentale hanno prodotto sinora un solo risultato, hanno diffuso e rafforzato il nemico che han dichiarato di voler combattere. Per questo la destra integralista occidentale rivendica una guerra totale vera e non le si può ipocritamente rispondere che basta una guerra in modica quantità. Da noi dopo decenni di precarizzazione del lavoro senza risultati occupazionali, Renzi ha convinto il Pd ad abolire quell’articolo 18 contro cui si era sempre scagliata la destra economica. Se sulla guerra si seguisse la stessa logica dopo 24 anni di fallimenti, non resterebbe che una vera completa guerra mondiale. Se si vuole abbattere il mostro che le stesse guerre democratiche dell’Occidente hanno creato e alimentato ci sono precise scelte di rottura da compiere. La prima è sciogliere la Nato e costruire una vera coalizione mondiale, con Russia, Cina, Iran, India, America Latina, Sudafrica. Il primo atto di questa nuova coalizione dovrebbe essere la fine della corsa agli armamenti e lo smantellamento del nucleare, che non dovrebbe servire contro il terrorismo.
Questa coalizione dovrebbe operare dentro l’Onu e non con la guerra ma con una azione comune a sostegno delle forze che si oppongono al fondamentalismo, come timidamente e contraddittoriamente si fa con i Curdi a Kobane. Questa coalizione dovrebbe avere come primo alleato sul posto il popolo palestinese e dovrebbe costringere Israele a tornare sui confini del ‘67 e a riconoscere lo Stato di questo popolo oppresso. Questa coalizione dovrebbe abbandonare le alleanze con i finti moderati, corresponsabili della crescita del terrorismo islamico. Parlo dell’Arabia Saudita e delle altre monarchie del petrolio, vera base La parata dei politici a Parigi dopo l'attentatoculturale e finanziaria del fondamentalismo. Infine bisogna cambiare le politiche interne, perché non bisogna essere marxisti ortodossi per affermare ciò di cui erano consapevoli i democratici che sconfissero il nazifascismo. E cioè che la disoccupazione e l’ingiustizia sociale sono da sempre il brodo di coltura di dittature e guerra.
Bisogna cancellare le politiche di austerità e riprendere quelle di eguaglianza sociale, bisogna finirla con l’assecondare quella guerra economica permanente che è stata chiamata globalizzazione. Solo così sarà più facile riconquistare quelle periferie emarginate, ove si scontrano il rancore fondamentalista con quello xenofobo. Onestamente credo poco che la finta testa del corteo di Parigi, che di questo disastro venticinquennale è responsabile, sia in grado di cambiare. Per questo bisogna respingere l’appello all’unità nazionale dietro di essa e costruire ad essa un’alternativa. Altrimenti tra poco potremmo sentirci dire in qualche talkshow che il solo modo per sconfiggere un miliardo e mezzo di minacciosi musulmani è far ricorso al nucleare. In fondo non è già stata usato per concludere una guerra?
(Giorgio Cremaschi, “La guerra mondiale che vogliono fare”, da “Micromega” del 13 gennaio 2015).

fonte: www.libreidee.org

giovedì 22 gennaio 2015

amore immaginato...


Quando sei giovane, non pensi a tutta la strada che dovrai percorrere.
Cerchi di seguire l'onda emozionale e i virtuosismi di cui ti credi capace.
Perché a vent'anni credi di poter spaccare il culo ai passeri, ti consideri immortale.
E se sei fortunato e a prova di cazzate, un po' lo sei davvero.
Per tutta l'incoscienza che avevo in corpo, sarei dovuta morire almeno un paio di volte.
Non era il mio destino.
A quell'età non sei tu che scegli, è la vita che sceglie per te.
Non posso pertanto parlare di rinunce, neppure di aver perso di vista i principi o le morali.
Vivevo la mia età con fulgore e impeto, sturm und drang.
Non rimpiango e non rinnego nulla di tutto quello che è stato e se rivivessi un'altra volta, vorrei ripetere quelli che neppure adesso riesco a considerare errori.
E, nonostante fosse una strada in salita, non mi sono mai stancata di correre.
Forse speravo che prima o poi mi sarei dovuta fermare e osservare con attenzione.
Invece continuo le mie ricerche ormai vane, continuando ad attendere il bivio per la giusta direzione.

fonte: deliziaedelirio.blogspot.it

(12 gennaio 2012)

come lo Stato distrugge la storia italiana

Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes


Abusivismo legalizzato e degrado a perdita d'occhio, tollerato dalle autorità locali, nazionali ed internazionali. «Castel Del Monte possiede un valore universale eccezionale per la perfezione delle sue forme, l’armonia e la fusione di elementi culturali venuti dal nord dell’Europa, dal mondo musulmano e dall’antichità classica - recita il Rapporto Unesco del 1996 - E’ un capolavoro unico dell’architettura medievale, che riflette l’umanesimo del suo fondatore: Federico II di Svevia». Perfetto, almeno sulla carta. Ma il gioiello federiciano - uno dei siti italiani dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” (icona che dal 2002 circola sull'euro) - è in serio pericolo, almeno a considerare la valanga di cemento abusivo piombato attorno che offusca la sua bellezza; ovviamente con il beneplacito delle autorità di ogni ordine e grado (Comune di Andria, Sovrintendenza ai beni ambientali e paesaggistici, Regione Puglia, governo Renzi). 

  Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Ai piedi del monumento imperiale (in realtà, un laboratorio astronomico), ad una cinquantina di metri in linea d’aria, ben tre fabbricati (un ristorante, un edificio privato con annesso parcheggio automobilistico su strada d’accesso personalizzata, ma soprattutto un cantiere-albergo in costruzione) cingono l’assedio. Non è tutto. Il campionario della “modernità” propina rifiuti speciali dismessi dell’Enel: tralicci abbandonati fanno bella mostra nel bosco di pino d’Aleppo, martoriato impunemente dall’uomo. L’architetto Salvatore Buonomo, sovrintendente per i Beni Ambientali e Paesaggistici non ha offerto spiegazioni, mentre la collega Anna Vella ha sbottato infastidita: «Non ne so nulla». 


  Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Anche il governatore Nichi Vendola, imbarazzato si è eclissato, eppure è sul tronetto regionale dal 2005. Vediamo allora chi ha realizzato e sponsorizzato l’ennesimo scempio nel Parco dell’Alta Murgia su un bene “tutelato” a parole dallo Stato italiano. Il cartello sulla porta d’ingresso della cabina elettrica asservita al cantiere edile attesta: «Unione europea fondo europeo di sviluppo regionale. Programma operativo interregionale 2007-2013». E ancora: «Impianto cofinanziato nell’ambito del POI. Programma reti intelligenti MT, progetto Puglia». Anche l'Enel legittima lo scempio del territorio.

  Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

  Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Norme di carta - In questo laboratorio astronomico a pianta ottagonale si fondono in perfetta simbiosi elementi dello stile arabo, romanico, normanno e gotico. L’area del complesso monumentale federiciano - sotto l’ala dell’Unesco da 16 anni - è di «notevole interesse pubblico, perché forma un complesso estetico tradizionale di singolare bellezza, nonché un quadro ricco di punti di vista e belvederi accessibili al pubblico dai quali si gode la vista di un panorama incomparabile…» stabilisce il decreto ministeriale risalente al primo agosto 1985. Infatti sulla zona - Parco dell’Alta Murgia - sussiste il vincolo paesaggistico, storico ambientale e faunistico.  Eppure, si è accolti non da Saraceni, bensì dai sedicenti «lavori di recupero funzionale del complesso turistico ricettivo ostello Federico Castel Del Monte». 

 
  Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

L’immobile acquistato alcuni anni fa dalla società “Ostello di Federico II Srl” (sigla dietro cui si cela la famiglia Santovito, anche se la committente dello scempio risponde al nome di Angela Salvemini, coadiuvata dai direttori dei lavori Francesco Onesti e Alfonso Di Liddo), invece di essere demolito si è allargato a macchia d’olio - duplicando la sua volumetria - addirittura sotto “l’alta sorveglianza” del sovrintendente per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici, Marcello Benedettelli. «Temo che l’ampliamento ci sia, ed è ancora più grave che il sovrintendente Benedettelli abbia rilasciato il nulla osta - accusa l’avvocato Michele Di Lorenzo, ex presidente regionale dei Verdi - Lo stesso architetto ha redatto il progetto per un mega parcheggio da 20 mila metri quadrati, poi bocciato dal Tar». Eppure la legge Galasso (n. 431/1985) prevede protezione assoluta e immediatamente obbligatoria. Non lo ricordava la Sovrintendenza? Non lo sa il primo cittadino di Andria o il governatore Vendola che sbandiera il suo ecologismo parolaio? Per la cronaca: Castel del Monte escluso dai percorsi turistici della Puglia. La giunta Vendola non lo ritiene «all’altezza» di uno specifico programma turistico: leggere alla voce delibera di giunta regionale 830 del 13 maggio 2009. E mister primarie del Piddì, Michele Emiliano, a proposito perché non fiata?


  Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)
   
Storia - Lui, il castello, se ne sta sul colle fuori dal tempo, testimone di epoche scomparse. Fin dal secolo XVIII rimasto incustodito, l’emblema federiciano - di pietra calcarea bianca o rosata a seconda delle situazioni metereologiche - fu sistematicamente devastato, spogliato dei marmi e degli arredi e divenne ricovero per pastori, briganti e profughi politici. Quando nel 1876 lo Stato italiano lo acquistò per 25 mila lire dalla famiglia Carafa, l’edificio era ridotto a poco più di un rudere. I lavori di restauro iniziarono nel 1879 e, procedettero a singhiozzo fino al 1910. Ripresero con continuità nel 1928. Dal 1979 al 1983 è stato realizzato l’ultimo intervento conservativo. Il mistero del primo e tuttora unico tempio planetario, innalzato in onore del multiculturalismo, guida la curiosità dei circa 250 mila visitatori che ogni anno - soprattutto dalla Germania, ma anche dal Giappone - vi salgono in pellegrinaggio. Nella campagna - spietrata e incendiata - è un abusivo pullulare di informi ville, insignificanti villini, abnormi sale ricevimento e mastodontiche strutture agrituristiche che hanno quasi del tutto cancellato gli antichi “pagghiari” di pietra, sorta di minuscoli trulli. «E’ la mafia dei colletti bianchi che investe su attività paravento» commentano storici e naturalisti locali che invocano l’anonimato per timore di rappresaglie omicide. 

   Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Agromafie? Recentemente sono stati rasi al suolo oliveti e vigneti. Non è tutto. Il sovrano svevo riposa dal 1250 in Sicilia (a Palermo), ma l’ultimo luogo in cui ha dimorato - Castelfiorentino, a 10 chilometri da Lucera in provincia di Foggia - cade in rovina. Il Ministero al ramo non ha pensato di sottoporre l’edificio a vincolo. Oltretutto l’area circostante il maniero accoglie tombaroli della peggior specie. Nel Belpaese le stagioni dispiegano il manto verde-argento degli ulivi, i filari di vigna, le fioriture di mandorli. Sulla bellezza, tutti d’accordo; e su come valorizzarla che i soliti furbastri ne approfittano a scapito della civiltà.

   Castel del Monte: abusivismo edilizio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


«L’Italia è come un signore che sa di avere sotto il suo campo una miniera di diamanti ma preferisce coltivarci sopra patate e costruirci capannoni». Queste parole, pronunciate dall’ex ministro della cultura francese Jack Lang, esprimono uno dei paradossi dello Stivale: la fortuna di custodire un patrimonio di arte, cultura e storia unico al mondo senza la capacità di tutelarlo e di valorizzarlo. Allora, le norme di salvaguardia parlano chiaro: «Castel del Monte: patrimonio mondiale dell’umanità tutelato dall’Unesco». Meno male, altrimenti sarebbe stato già disintegrato nell'indifferenza generale. Che fare? Ripristinare lo stato dei luoghi a spese dei nuovi Attila di turno, ovvero demolire gli abusi e processare - penalmente e civilmente - i responsabili, inclusi i disattenti controllori istituzionali.

riferimenti:


fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it