CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

lunedì 24 giugno 2013

la mia bisessualità? Importa la persona non il genere



di Silvia Favasoli
«Cerco un’identità che fatico a trovare». A parlare è Mara (il suo e gli altri nomi sono di fantasia), ragazza di 23 anni e studentessa di Lingue orientali a Pisa. «La mia prima relazione, a 17 anni, è stata con una ragazza. Siamo state insieme tre anni. Poi, quando ho iniziato a essere incuriosita anche dai maschi l’ho lasciata. Volevo capire meglio cosa mi piaceva davvero», racconta. «È stato doloroso, ma dovevo farlo».
«Le ragazze spesso mi costringono dentro un ruolo che non riconosco mio», dice invece Matteo, 25 anni, studente di Antropologia a Bologna. «Ma è la cultura mediterranea. E se sei ragazza devi fare quella fragile che si fa consolare». Racconta di aver avuto una relazione con una donna, durata due anni e mezzo. E prima di lei una storia lunga altrettanto con un maschio. 
Eleonora Caruso è una giovane scrittrice. Ha 27 anni e un primo romanzo pubblicato nel 2012. Intitolato Comunque vada non importa (Indiana editore) racconta di una generazione che oscilla tra la paura di non realizzare le aspettative di genitori sempre più esigenti e la tentazione di rinchiudersi nella propria stanza, e parlare al mondo solo con i social network. Mara e Michele sono parte della realtà che Eleonora ha osservato. «È stato normale per me descrivere ragazzi senza una sessualità definita, e relazioni con entrambi i sessi. Perché è quello che vedo attorno a me. Molti adulti, leggendo il libro si sono detti davvero colpiti dalla, dicevano, “varietà di preferenze sessuali” descritte», racconta. «Ho faticato un po’ a capire cosa li stupisse tanto. Io non do per scontato di essere attratta solo dai maschi».
Mara, Michele, Eleonora. C’è una generazione di ragazzi, quelli che oggi hanno tra i 14 e i 25 anni circa, per cui l’identità sessuale non è cosa scontata. E la scelta è frutto di una ricerca lunga e meditata, durante la quale si sperimenta la bisessualità. O meglio, un’identità «diffusa» e «non definita», come la definisce Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro di Milano e autore del recente La paura di essere brutti (Cortina editore) dedicato al rapporto degli adolescenti con il proprio corpo.
La bisessualità è una ricerca
«I maschi spesso si femminilizzano, giocano con le componenti femminili del proprio carattere come l’attenzione alla relazione, l’intimità dei rapporti, la confidenza», spiega Charmet. «Le ragazze invece si mascolinizzano, e sperimentano la competizione, lo sport, coltivano molte più amicizie maschili». L’immagine esterna - abiti, capelli e portamento - asseconda le sensazioni interiori. Ma il “fenomeno”, apparso solo negli ultimi anni, non centra nulla né con l’omosessualità, né con i cosiddetti metrosexual.
«Alla base di questo non c’è un “problema” sessuale. È parte dell’adolescenza (che si allunga fino alla giovinezza, la fase che segue l’adolescenza), un viaggio per definire i propri valori autentici». Ed è parte della cultura dominante oggi. «I ragazzi vivono una forte spinta ad essere se stessi, e quindi sono molto scrupolosi nel definire i propri talenti, le proprie vocazioni. E quindi l’adolescente si comporta di conseguenza: mi avete detto che devo essere me stesso, e allora io esploro tutte le voci contrastanti che sento dentro. Sono valori educativi che circolano tra tutte le classi sociali. Forse non nei piccoli paesi di provincia, non dove restano ampie aree omofobiche, certo».
Cosa cercano i ragazzi
«Quando sperimento una relazione con una ragazza o un ragazzo, non cerco tanto chi sono io. Cerco soprattutto il ruolo che posso avere dentro la relazione». Ad ascoltare Mara e gli altri, l’elemento centrale della ricerca pare proprio questo. Quale tipo di donna o di uomo essere.
«Quando stai con una persona bisex c’è più apertura mentale, non sei costretta dentro un ruolo», spiega Martina, 24 anni, compagna di studi di Mara all’Università di Pisa. «Sono stata con un ragazzo che mi diceva: “Non posso farmi vedere debole da te, sono un uomo”. Non lo voglio l’uomo forte che mi porta la spesa. Mi irrita», continua. «Quando stai con un bisex, uomo o donna che sia, invece, c’è apertura sentimentale, voglia di sperimentare in tutto. Le novità non fanno paura e non è strano che le ragazze prendano il comando, anche in un rapporto sessuale. Se lo fai con un maschio etero passi per troia».
«Appena inizio una nuova storia dico sempre che sono bisex», dice invece Matteo. «L’ultima ragazza è andata in crisi. Si sentiva inadeguata. Le ragazze non capiscono più come comportarsi perché pensano di perdere il potere di ricattabilità, quello della notte in bianco, il vecchio “metodo della mamma”. Ma è un’illusione. Se sto con te, anche se sono bisex, non vuol dire che tu non mi possa soddisfare pienamente. È il dedalo delle logiche eterosessuali che io rifiuto. Perché cerco equilibrio, e parità completa».
«Vorrei trovare una persona non vincolata da questi schemi sociali, che mi permetta di essere libera dentro la relazione», aggiunge Mara.
Un punto di cui è consapevole anche Charmet. «I ragazzi devono scegliere i valori della propria identità di genere: che tipo di maschio o di femmina vogliono essere. E per un po’ restano in sospeso, in un’identità diffusa».
«Siamo convinti che i valori di riferimento dell’identità sessuata sono il traguardo di arrivo di un lungo percorso, che inizia con il processo di mentalizzazione del nuovo corpo sessuato. Una delle esperienze più complicate. In adolescenza hai una nuova corporeità, con caratteri sessuali ben definiti. Il ragazzino di fronte a questo dice: ora sono definitivamente maschio e femmina: ma su questo campo deve lavorare mentalmente per capire come usare il nuovo corpo, sceglierne il significato etico e sessuale: come spenderlo sul piano affettivo, sessuale».
I timori dei genitori
I ragazzi, dice Charmet, non ne fanno certo un problema. La bisessualità è vissuta come un vantaggio, perché permette di avere uno spettro più ampio di relazioni ed esperienze, e spesso si passa anche per coraggiosi agli occhi degli altri», spiega lo psicoterapeuta. Piuttosto sono i genitori, a preoccuparsi. «Il dibattito recente spesso genera domande come questa: “Li dobbiamo curare?” Ma sono discussioni di retroguardia. Le nuove generazioni sono molto democratiche, è condivisa l’idea che ognuno fa i fatti suoi, non ci sono rappresaglie. Gli amici criticano i sotterfugi non raccontati, la mancanza di sincerità. Ma condividono tutti la forte spinta ad essere soggetti della propria vita, anche in ambito sessuale».
Ai genitori, Charmet, suggerisce di andarci cauti e di non intromettersi troppo. «L’adolescenza è un viaggio verso al verità, in cui si rompono i legami, si contestano dipendenze, si cerca di scoprire chi si è davvero. Le decisioni a questa età sono ballerine. E ai genitori raccomando di non intralciare troppo con la ricerca dei ragazziOggi Internet offre maggiore accesso a stimoli diversi: più possibilità di esperienza, anche di pornografia online. I ragazzi si chiedono: il corpo di una donna, o di un uomo mi eccita o mi disgusta? Fanno le prove per decidere. Ma a quell’età sono tanti gli stimoli che possono eccitare».
L’amore
Cosa si cerca? Per Matteo l’obiettivo è «una relazione simbiotica, dentro cui crescere». Una relazione che può diventare per tutta la vita? «Ma certo, è per questo che è così complicato. L’amore, è questo che cerchiamo. Mi arrabbio quando la gente mi chiede: “Ma i bisex sono capaci di amare?”. Ma perché, voi etero siete forse capaci di amare?».
«Finché resta un problema solo sessuale, è un pasticcio», dice Charmet. «Resta difficile decidere cosa piace e cosa no. La scelta si fa solo quando ci si innamora. Quando la sessualità non è più solo esercizio ginnico o semplice ricerca dell’orgasmo, ma coinvolge anche l’apparato mentale». E la ricerca si chiude quando diventa un problema del modo in cui amare. «Quando i ragazzi scoprono di poter dire: sto bene dentro questa relazione, mi sento a casa mia. Quando decidono di presentare ai genitori il ragazzo con cui escono. Lo fanno solo quando si innamorano perché vogliono presentare il loro modo di amare e di lasciarsi amare. E se l’esperienza gli rivela che l’amore omosessuale è migliore di quello etero, allora lì si riconoscono omosessuali». A sentire i ragazzi, pare che la ricerca possa durare tutta la vita. E non avere necessariamente risoluzione. «Perché semplicementi smetti di guardare al genere e consideri invece la persona», spiega Matteo.   


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/bisessualita#ixzz2X7nlmivJ

venerdì 21 giugno 2013

polissons & galipettes


polissons-e-galipettes
Scandalosi vecchi tempi – Polissons et Galipettes
Sceneggiatura: Da un’idea di Michel Reilhac e Sébastien Marnier; montaggio: Olivier Lupczynsky; musica: Eric Le Guen; suono: Emmanuel Payet, Lionel Rousseau; produttore: Xenia Maingot; produzione: Mélange Productions in collaborazione con Lobster; distribuzione: Mikado; origine: Francia, 2002; durata 67′.
Un collage di brevi episodi pornografici degli anni Venti. Citando qua e là: un pranzo al convento si trasforma in sesso di gruppo tra suore e preti; un preside scopre la maestra che sculaccia le allieve e si unisce al gruppo; un moschettiere baffuto si ferma in una locanda dove viene servito un menù “piccante; Madame Butterfly in versione erotica; una pillola, antenata del Viagra, per risolvere un caso di impotenza particolarmente refrattario; un cagnolino costretto ad allietare gli ospiti di un collegio per educande… e c’è persino un cartone animato con l’isola del “tesoro”.
All’epoca, nei ruggenti anni Venti del ’900, erano più che film vietati ai minori. Super-proibiti, clandestini, peccaminosi, questi cortometraggi porno venivano proiettati solo nelle sale d’aspetto dei bordelli francesi, per intrattenere clienti facoltosi e in cerca d’emozioni. Con un repertorio di situazioni “classiche” del genere: in convento, in una sartoria, a scuola, in una locanda di passaggio. E così via. Opere destinate a finire nel dimenticatoio. E invece, all’ultimo Festival di Cannes, alcuni di questi spezzoni libertini sono stati recuperati e uniti in una pellicola a episodi, per una durata complessiva di 67 minuti. Che da venerdì 5 luglio arriva nelle sale italiane, distribuito dalla Mikado, col titolo Scandalosi vecchi tempi. Dodici filmati muti corredati di maliziose didascalie, girati di nascosto tra il 1920 e il 1930 (a eccezione del primo, datato 1905), costati circa 3 franchi ciascuno, completamente anonimi, con registi a attori non identificati. Realizzati con mezzi piuttosto approssimativi, nell’arco di un pomeriggio, in maniera casereccia: venivano coinvolti amici dei produttori e prostitute del luogo, che ottenevano un minimo rimborso. Ma attenzione: i mezzi artigianali utilizzati, e la patina d’epoca che vediamo scorrere sullo schermo, non devono ingannare. Perchè gli episodi che compongono Scandalosi vecchi tempi sono pornografici nel vero senso della parola. Ci sono atti sessuali di ogni tipo, orge, riprese in primo piano di tutti gli accoppiamenti possibili e immaginabili: un grande repertorio di sequenze hard, insomma, anche se certe ingenuità – nelle situazioni più boccaccesche – suscitano il sorriso nello spettatore di adesso. E vediamo, allora, alcuni di questi episodi. Ad esempio, quello – classico per il genere – ambientato in convento: protagoniste due suore, il cuoco che gli passa il cibo attraverso un’apertura nella loro cella di clausura, l’abate che sopraggiunge e che approfitta della situazione. Oppure il moschettiere, vestito in stile Dumas, che si ferma in una locanda lungo il cammino, e che – in una lunga serie di doppi sensi, tra il gastronomico e il sessuale – prova tutte le delizie del posto. E l’elenco potrebbe continuare, in un mix di erotismo e nostalgia. A dimostrazione che, fin dagli albori del cinema, le potenzialità voyeuristiche della macchina da presa sono state subito sfruttate.
Claudia Morgoglione, 2/7/2002 Repubblica.
La pornografia somiglia al comunismo – ha scritto un noto pensatore e studioso italiano, Giorgio Agamben – perché fa sognare un mondo in cui tutti possano essere felici, per sempre. Come dimostrano le immagini licenziose dei cortometraggi muti di Hot D’or – La notte proibita, una selezione di 26 cortometraggi con soggetti erotici o pornografici realizzati tra il 1902 e il 1970, in buona parte muti. Il cinema ha avuto a che fare con l’erotismo e la pornografia quasi da subito, dopo la sua nascita. Uno dei primi cineclub del mondo, sorto a Mosca agli inizi del secolo, era esplicitamente dedicato ad essi (e fu chiuso dalla autorità qualche mese dopo l’inizio della propria programmazione) e si può dire che, insieme al western, fu forse il primo genere a prendere forma e racconto nelle immagini in movimento. Il primo film erotico ufficialmente apprezzato dalla critica è del 1908 (L’écu d’or, di Aldo Kirou, che divenne un teorico di questo cinema) e la dichiarata passione che i surrealisti ebbero per il grande schermo nasceva anche dalle evidenti potenzialità provocatorie, dalle straordinarie chance di scandalizzare che esso possedeva grazie alla capacità di rappresentare l’erotismo nella maniera più intensa e realistica (“Ciò che c’è di più caratteristico nel cinema – scrisse André Breton – è il potere di concretizzare la forza dell’amore”). Ma già prima che Buñuel applicasse stupendamente questa lezione in film come L’Age d’or e Un chien andalou alla fine degli anni Venti, esisteva una produzione di cortometraggi costruiti intorno ad esplicite scene sessuali, che successivamente, come nel caso del regista francese Marcel Pagnol, venivano realizzate da noti registi, per uso domestico o clandestino. A partire dagli anni Trenta, con l’affermazione soprattutto ad Hollywood di una censura istituzionale (il famoso Codice Hays), il cinema imparerà che non ce niente di più eccitante di una proibizione per allenare un linguaggio a forme superiori d’intensità ed emozione: Rita Hayworth che in Gilda si toglie i guanti con la stessa grazia oscena con la quale un florido animale rivelerebbe il proprio sesso per eccitare il partner all’accoppiamento, è una delle icone più note che il cinema abbia coniato per dimostrare quanto l’erotismo debba all’obliquità delle immagini. Ma molto prima d’allora, questi ammiccamenti di gioiosa libidine, questi preliminari frenetici che precedono performance meccaniche e sbrigative, questi corpi mascherati o agghindati esoticamente (l’erotismo ha sempre avuto bisogno di maschere e feticci) resi quasi grotteschi e commoventi dall’accelerazione delle immagini del muto – che dominano in questa nottata quasi completamente costituita di cortometraggi francesi realizzati tra l’inizio del secolo e la metà degli anni venti – dimostrano che il sogno che vi è inscritto, disperato, urgente e solitario, fa parte da sempre di questo pianeta. Bisogna essere felici adesso, subito. E anche in fretta.
Mario Sesti, Kwcinema, 24/5/2001

fonte: www.yankuam.com

primo novecento




Come saprete il Duca è un vecchio sporcaccione a cui piacciono le donnine nude 2D e 3D, in particolare le scolarette aggredite da mostri tentacolari. Essendo il Duca anche appassionato di Steampunk e di vecchiume vario, roba che la gente normale non tocca nemmeno con un palo di sei metri (tipo la fantascienza socialista di fine ’800), non poteva mancare una debita passione per le rappresentazioni erotiche del Lungo XIX Secolo.
Dopo l’articolo sulle vignette zozze franco-tedesche, che ha raccolto entusiasti consensi come una capra putrefatta servita per cena, ho deciso di rincarare la dose con un po’ di materiale storico del cinema erotico austriaco. ^_^
Una cosa che forse non tutti sanno, grazie alle omissioni degli storici, è che i primi film austriaci erano film erotici. Johann Schwarzer, chimico e fotografo, fondò la Saturn Films a Vienna nel 1906. Era la prima società di produzioni cinematografiche austriaca ed era specializzata in film erotici. Forse per gli storici perbenisti l’offesa di far risalire la nascita del cinema austriaco all’erotismo è peggiore del crimine storico di falsificare la realtà consapevolmente. Solo negli ultimi anni, grazie al lavoro di recupero delle pellicole iniziato negli anni ’90, è stato ridato il giusto posto nella storia alla Saturn Films.
Johann Schwarzer si ispirava alle scènes grivoises di Pathé, famose scene erotiche di nudo parziale, spesso in contesti giocosi, che avevano già superato i confini della Francia suscitando l’ammirazione degli appassionati europei di cinema (i famosi “film parigini”). Schwarzer sviluppò un proprio stile molto apprezzato ed ebbe l’intuizione di aumentare la pelle esposta, arrivando al nudo integrale, ma senza scadere mai nella volgarità o nella pornografia: erano film erotici in cui il nudo era fonte di ammirazione (spesso le modelle interpretavano statue classiche) o piacevolmente malizioso. Erano film rivolti a un vasto pubblico ed ebbero subito un notevole successo mondiale. Erano nate le “scene viennesi”, in grado di far concorrenza e oscurare i “film parigini”.
Le serate di proiezione erano pubblicizzate sui giornali con il nome di “Pikanter Herrenabend Film” (Serate di film piccanti per signori) o “Pariser Herrenabend Film” (Film parigini per signori). Una particolarità di queste serate è che il pubblico non era formato solo da borghesi e aristocratici interessati a vedere fanciulle nude, ma anche da appassionati dello “strano” in senso più ampio. Le proiezioni erano talvolta accompagnate da immagini di operazioni chirurgiche o di malformazioni anatomiche.Sensualità, morboso, macabro, tutto nella stessa serata per un vasto pubblico in cerca di qualcosa di diverso dal solito. Lo stesso tipo di pubblico che ora visita i tanti siti specializzati in stramberie e curiosità storiche macabre. Non erano diversi da noi.
La Domestica Frivola
(Das eitle Stubenmädchen, 1908)
Una particolarità dei film della Saturn è che variano molto per stile (fece anche commedie erotiche) e locazioni. Schwarzer non si limitava a riprendere nel suo atelier viennese: di frequente filmava all’aperto, combinando il nudo con la natura. Le “scene naturali” comprendono un centinaio di filmati tra cui Divieto di Balneazione (Baden Verboten, 1906) eBagno di Sabbia (Das Sandbad, 1906), entrambi visibili sul sito di Europa Film Treasures.
I film venivano venduti via posta, in modo discreto, tramite un catalogo che riportava descrizioni allettanti e qualche immagine. Ad esempio nella categoria “giochi tra adolescenti” (immagino pensata espressamente per i lolicon col pickelhaube) venivano descritte pellicole in cui tre giovani ragazze nude giocavano a cricket o saltavano la corda. I film Saturn presentavano sempre nudi femminili, mai maschili. Gli spogliarelli e le pose maliziose avevano talvolta un soggetto storico, esotico o mitologico: Il ratto della schiavaIl bagno di DianaAmazzoniFauni e Ninfe ecc…
Il successo mondiale delle pellicole pensate per il grande pubblico (e non per un pugno di segaioli, come capitava invece da anni con gli altri filmati zozzi per il mutoscopio o per il kinetoscopio) furono la condanna di Saturn. Proteste da parte dei perbenisti di mezzo mondo, da Parigi a Tokyo, piovvero sul Ministero degli Esteri austriaco nel 1910. I perbenisti più invasati pretesero dalle autorità lo scioglimento della Saturn. Le associazioni cattoliche, molto forti in Austria, ne approfittarono per ottenere ulteriore visibilità come “difensori del costume” denunciando l’immoralità delle proiezioni di nudo. Particolarmente sospette le proteste parigine, capitale europea del vizio, ma forse l’obiettivo era solo di abbattere il principale concorrente della Pathé.
Nel 1911 gran parte dei film, dei negativi e dei cataloghi vennero distrutti per decisione del tribunale.
Se 52 originali, i negativi, sono arrivati fino a noi è solo grazie a un pugno di appassionati che li hanno conservati e protetti nel corso del ventesimo secolo. La maggior parte dei film Saturn provengono dalla collezione di Albert Fidelius, iniziata nel 1933 e acquisita negli anni ’50 dal regista Gerhard Lamprecht, fondatore della Stiftung Deutsche Kinemathek. Tutte le pellicole sono riconoscibili dal marchio: nelle pellicole appare la stella di Saturno, simbolo della ditta. Negli anni ’90 gli originali, su supporto nitrato, vennero affidati alla Filmarchiv Austria che si occupò del loro restauro.
I sobbalzi in alcune pellicole dipendono dal fatto che sono stati completamente rincollati in un tentativo di salvataggio, probabilmente attuato dagli stessi individui che avevano disubbidito alle autorità viennesi rifiutandosi di distruggere completamente le pellicole.
Johann Schwarzer tentò di mandare avanti la Saturn nel mercato del noleggio film, nelle riprese, nell’ambito dello sviluppo dei negativi e della chimica delle pellicole. Era tutto inutile: senza i film erotici l’azienda fallì. Dopo appena tre mesi dalla distruzione delle pellicole, Schwarzer partì per l’Africa. Non si sa nulla di lui fino al 1914 quando si sposò con Olga Emilie Jarosh-Stehlik, alla vigilia della Grande Guerra.
Morì sul campo di battaglia il 10 ottobre 1914, col grado di tenente della riserva.
I film Saturn sopravvissuti alle distruzioni del 1911 vennero proiettati al fronte per alzare il morale delle truppe austroungariche, permettendo a Johann Schwarzer di proseguire l’impegno nello sforzo bellico anche da morto.
Qui sotto un documentario del 1999 a cura della Filmarchiv Austria.
Ringrazio I like the things I like per la segnalazione.
Consiglio Europa Film Treasures, un sito ricco di filmati di primo Novecento con sottotitoli e testi in quattro lingue. Sfortunatamente per motivi legati ai diritti d’uso dei video concessi dagli archivi storici non è permesso il download né la cattura dello stream (a meno di non usare programmi che impieghino librerie per l’analisi del traffico di rete in stile WinPcap -libreria open source italiana-, ad esempio il buon FLVRecorder consigliatomi da un grazioso coniglietto!). Ho preferito mettere a disposizione il documentario direttamente su Baionette per poter correggere i sottotitoli, visto che apparivano un po’ sfasati e poco leggibili. Tutte le informazioni storiche che ho riportato provengono da Europa Film Treasures.
In futuro proporrò altri filmati d’epoca, anche NON erotici (ci sono tre film italiani che ho già adocchiato), da alternare a quelli coi coniglietti! Il vecchiume rulla sempre e La corazzata Potëmkin è uno dei miei film preferiti. ^_^

fonte: www.steamfantasy.it

quel giorno che spararono a Togliatti


giovedì 20 giugno 2013

guten morgen


La nausea non smetteva di tormentarmi, trovavo solo conforto con le vecchie lenzuola ruvide di lino ereditate dalla nonna, amo sentirle accarezzare la mia pelle.
Cambio continuamente posizione nel letto poi, sento la sua mano avanzare, adesso è sulle cosce che avanza, poi si ferma, poi riprende il cammino verso i seni, mi giro nuovamente stando a pancia in su, la sua mano desiste e riprende a tastare, la mia testa pulsa, le tempie gridano pietà, la sua mano adesso scende e mi stringe delicatamente l’interno morbido delle cosce, sto quasi per vomitare, sto male davvero.

La sua mano adesso è ferma come un rettile, la raggiungo sotto le lenzuola e prendo il suo polso, lo guido mentre le mie gambe si aprono a rana, il mio ginocchio adesso è sopra la sua coscia, la sua mano sulla figa.
“toccami” gli sussurro “accarezzami le labbra senza entrare” gli dico.
Lui obbedisce e inizia sfiorandomi con i polpastrelli, le piccole labbra sono dischiuse, le sento, sento le sue dita farmi le coccole mentre mi mordo il labbro inferiore, i miei occhi sono chiusi… mi sto rilassando.
Sto adesso aprendo gli occhi, vedo le lame di luce proiettate sulla parete, guardo la sveglia, sono le 6.15, lui dorme serenamente. Faccio mente locale rendendomi conto di essermi addormentata mentre mi masturbava la sera prima, non credo di esser venuta, almeno non lo ricordo. Non c’è più traccia di nausea, per istinto passo la mano sulla vulva, è asciutta, poi la mano va sulla sua schiena, lo accarezzo lentamente più volte, la sua pelle è fresca, mi giro verso di lui e inizio a baciarle il collo, sento i suoi glutei rassodati, lui si sveglia e mi saluta baciandomi.
“sono venuta?”  gli faccio, lui sorride e mi dice non con la testa.
“ti sei addormentata, eri esausta” mi risponde
“vieni qui dai… vieni sopra”
Lui si mette a cavalcioni su di me, il suo bastone di carne  è sdraiato sull’ombelico, lo prendo in mano guardando lui negli occhi, è inerme, caldo, riesco a liberare il glande senza problemi.
“vieni più su” lui avanza con le ginocchia “ancora dai, vieni sul mio viso”

Adesso ho la cappella sul mio viso come se mi puntasse il dito, allungo la mano prendendo il suo cuscino, lui capisce immediatamente il gioco che intendo fare e mi solleva la testa per farmelo metter sotto la nuca.
Ho il membro in mano, lo passo sulle guance, il prepuzio è ancora fuori, lo alzo e prendo in bocca i testicoli, la mia lingua li accarezza mentre la mia mano inizia a muoversi, non smetto di succhiarle, le sue palle escono e rientrano di continuo dalla mia bocca. Lui poi solleva leggermente il bacino facendole uscire completamente, io lo guardo negli occhi e abbasso l’asta prendendola in bocca, lui alza la mia nuca con le mani scopandomi letteralmente la bocca, i nostri sguardi rimangono fissi, passano i minuti e io non resisto più, lo voglio, lo desidero davvero.
“prendimi, prendimi dietro… e non uscire più”
Mi metto a gattoni sul letto, passo mano sulle labbra, sono fradice, infilo due dita per bagnarle, poi il medio scompare nell’orifizio per massaggiarlo e inumidirlo, i tessuti cedono, sento il diametro aumentare, tolgo allora il dito e appoggio le mani sul materasso, lui è dietro di me, lo tiene in mano e lo posa sul secondo canale, lo sento entrare, è rigido, scivola ancora, adesso mi fa quasi male.
Lui mi prende saldamente i fianchi con le mani e li tira verso di sé, io poso la guancia sul cuscino, il mio culo è in aria, il suo uccello entro.
Il ritmo aumenta, i miei occhi sono socchiusi, la mia bocca aperta, mi sta devastando sprigionando la sua carica, dio come mi piace.

Il nostro letto cigola fortemente, la testiera sbatte continuamente sul muro, ho paura di svegliare i bambini ma non posso smettere ora, non posso interrompere il gioco.
Dai suoi movimenti sento che siamo al traguardo, voglio venire con lui, la mia mano inizia a masturbarmi mentre lui è ancora dentro, pizzico continuamente il clito rigonfio e infilo le dita con violenza.
Il suo colpo di reni mi fa capire che sta venendo, sento il suo liquido irrorarmi lo sfintere, vengo anch’io soffocando il grido col cuscino.

Lui si appoggia sulla mia schiena ansimando, è ancora dentro, vorrei rimanere così all’infinito, lo faccio uscire scivolando lentamente, ci buttiamo entrambi sul letto, le nostre bocche si incontrano, le nostre lingue si intrecciano come un nido di vipere.
Mentre slinguamo sento  rivoli caldi sulle mie cosce che avanzano, probabilmente dovrò cambiare il lenzuolo ma non importa.
Sento lo sciacquone del bagno e istintivamente ci tiriamo su le lenzuola, passano i secondi e arriva il mezzano in mutandine per darci il buongiorno.

Il classico buongiorno che si vede dal mattino.

fonte: acquakiara.blogspot.it

(titolo sostituito)

mercoledì 19 giugno 2013

polvere mortale


schifezze

INQUINAMENTI

Africa. Ecco dove finiscono i nostri rifiuti elettronici

Migliaia di tonnellate di scarti di apparecchi elettrici ed elettronici transitano ogni anno dall'Europa ai paesi dell'Africa occidentale, spesso illegalmente e senza possibilità di recupero e riciclo. Uno studio dell'Onu denuncia i rischi per l'ambiente e per la salute.

di Angela Lamboglia - 16 Marzo 2012

e waste africa

Dai Paesi europei sono approdate in quelli africani circa 220mila tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici solo nel 2009
In barba a tutti i divieti, l'esportazione illegale di rifiuti elettronici pericolosi procede, anzi è in aumento. La destinazione privilegiata di questi traffici sono i paesi dell'Africa occidentale, in particolare Benin, Costa d'Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria, mentre la fonte è sopratutto il Vecchio Continente.

All'Europa - alle prese proprio in questi mesi con la revisione della Direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nel tentativo di migliorare il recupero dei componenti di elettrodomestici, cellulari e computer e di contrastare i traffici illegali - si deve infatti l'85% dei container che arrivano in Ghana contro il 4% di provenienza asiatica.

Più in generale, dai paesi europei, attraverso i porti italiani e del nord Europa, sono approdate in quelli africani circa 220mila tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici solo nel 2009, secondo un recente studio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite dal titolo Where are WEee in Africa?.

Circa un terzo di questa merce è diretta al recupero e al riciclaggio, ma la maggior parte, dopo aver viaggiato tra i materiali legittimi per sfuggire ai controlli doganali, finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia. Non senza prima aver garantito profitti a chi gestisce illegalmente viaggi e smaltimento e a chi, in Europa, riesce ad eludere in questo modo i costi delle normative ambientali.

A pagarne le spese, i territori e chi li abita. Per arrivare a recuperare il rame da avviare al riciclaggio, gli oggetti vengono bruciati, rilasciando tossine e sostanze inquinanti che vanno a contaminare il suolo, l'aria e l'acqua, oltre a danneggiare la salute di chi in quelle discariche lavora. Bambini in molti casi, alcuni di appena cinque anni, secondo il rapporto Onu, che maneggiano per ore rottami contenenti piombo, mercurio e sostanze nocive per il sistema endocrino.

rifiuti elettronici

La maggior parte dei rifiuti elettronici finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia
Su questo tema è in corso fino ad oggi, 16 marzo, a Nairobi, in Kenya, il Forum pan-africano sull'E-Waste. Il tentativo è quello di riunire governi dell'Africa, organizzazioni internazionali, mondo accademico e settore privato per individuare soluzioni possibili ai traffici illegali e un quadro di gestione del problema applicabile nel contesto africano. Da una parte, quindi, interventi per rafforzare la collaborazione nazionale, regionale e internazionale, così da impedire l'importazione di rifiuti elettronici pericolosi e non destinati al recupero e al riciclaggio, dall'altra strategie di raccolta, trattamento e smaltimento.

Un percorso che deve però incontrarsi con uno sforzo analogo da parte di chi quegli scarti li produce. Il Parlamento europeo ha già approvato in Plenaria la proposta di revisione della direttiva RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) che alza l'asticella per gli obiettivi di raccolta di ogni stato membro: entro il 2016 i paesi Ue dovranno riuscire a raccogliere, ogni anno, 45 tonnellate di rifiuti di prodotti elettronici per ogni 100 tonnellate di beni messi sul mercato nel triennio precedente, così da aumentare le percentuali di recupero e riciclaggio.

Ma è soprattutto a monte che dovremmo guardare, cioè prima che un apparecchio venga classificato come un insieme di materiali di scarto. Il che significa anche non cedere alla continua sostituzione di "modello nuovo per modello nuovissimo" e recuperare l'abitudine del riparare quando si può. In fondo i rifiuti gestiti meglio sono quelli che non produciamo.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI SUI RIFIUTI ELETTRONICI


fonte: www.ilcambiamento.it

lunedì 17 giugno 2013

l'idea



lo sanno anche le pietre che la bisessualità è insita in ognuna di noi, con la differenza che i minerali medesimi non si riproducono.
Senza un'apparente ragione, sono immobili da milioni di anni.

Noi membri della razza umana, siamo alla costante ricerca di qualcosa e qualcuno che ci faccia star bene... Ci convinciamo che il meglio è il meglio... ad esempio un fantomatico elisir di lunga vita abbattitore di sofferenze, paure e ansie, la persona giusta, risolutrice di problematiche impossibili, interprete perfetta di silenzi e rumori, stimolatrice di orgasmi impensabili.

Nel 99% dei casi, accade il contrario, Sposiamo una testa di minchia, fatichiamo, mal sopportiamo, ci ammaliamo.

Di recente, l'idea di penetrare un uomo, m'intriga. Il desiderio recondito d'infilare un ditino o un oggetto fallico, accende in me la curiosità... il bisogno di comprendere se la forma di potere stia dalla parte di chi "infila" o da chi "riceve".
Mio marito rifiuta tale pratica.

Spostando il tiro, tutti siamo usciti dalla passera. I vagiti che emettono i neonati spesso sono visti come l'inizio del percorso che il destino ci riserva. Se il mondo è un'abisso, la fica lo è altrettanto? Non lo so.

venerdì 14 giugno 2013

il sesso orale fa male (?)




Roma, 3 giu. (Adnkronos Salute) - "Anche in Italia i tumori del cavo orale sono in aumento, e la relazione con il papillomavirus e il sesso orale è ormai ben documentata". Lo assicura l'andrologo ed endocrinologo dell'Università di Padova Carlo Foresta, dopo le parole di Michael Douglas, secondo il quale il suo cancro alla gola e' stato causato dal Papillomavirus umano (Hpv) contratto attraverso il sesso orale. L'attore anni fa è stato in rehab per curarsi dalla sessodipendenza. "Il legame dei tumori alla gola con l'Hpv è ormai ben documentato, come anche il fatto che il patogeno si 'annidi' non solo nella vagina ma anche nel seme maschile, e per l'uomo può essere causa di infertilità. Dunque bisogna dire con forza che il sesso orale non è sesso sicuro", dice Foresta all'Adnkronos Salute.
A Padova il team di Foresta ha indagato sulla trasmissibilità del patogeno proprio in relazione al sesso orale. "Abbiamo scoperto che nelle coppie in cui c'è un componente positivo all'Hpv e che praticano questo tipo di rapporti, il 25% presenta una positività al papillomavirus nel cavo orale. Inoltre - aggiunge l'esperto - le donne sono più spesso positive rispetto all'uomo". Dunque per le donne è più facile essere contagiate. Lo studio, condotto su 50 coppie di 30-40 anni, tutte in età fertile e con uno dei componenti portatore di Hpv, è stato presentato all'ultimo convegno di andrologia ad Abano Terme. Il papillomavirus è sotto accusa per essere la causa del tumore alla cervice nelle donne. "Non è solo il papillomavirus ad essere presente nel liquido seminale, ma anche altri patogeni. Dunque occorre ricordare a tutti, soprattutto ai giovani, che il sesso orale - conclude Foresta - non è sesso sicuro".


fonte: www.adnkronos.com


se ne parla anche QUI'

Yoshie Nishikawa


Cristina Nunez


giovedì 13 giugno 2013

voglio provare un orgasmo prima di morire




"Voglio provare un orgasmo prima di morire. Non ho mai avuto uno. Ho 56 anni e sto facendo la chemioterapia  perché mi è stato diagnosticato un cancro al seno. A quattro anni sono stata circoncisa, ma ho un piccolo clitoride. Certe volte sento uno strano formicolio sul corpo ma poi è come se mi spegnessi"- Così scrive una donna inglese di 56 anni, Pamela Stephenson Connolly, psicoterapeuta e blogger del Guardian.

L'esperta ha spiegato che  il caso in questione è abbastanza complicato: la donna ha subito una mutilazione genitale in età infantile, che potrebbe averle causato danni al tessuto nervoso, anche se questo non dovrebbe precluderle la possibilità di sperimentare un orgasmo.

(Guardian)

fonte: www.today.it

mercoledì 12 giugno 2013

Nicole Kelly




Una favola moderna, quella di Nicole Kelly che, nonostante il suo handicap (è nata senza un avambraccio), si è portata a casa un titolo di bellezza importantissimo in America, quello di Miss Iowa. Un biglietto diretto per il concorso di Miss America del 2014 al quale parteciperà, in tutta la sua bellezza, a soli 23 anni. Dopo una competizione durata tre giorni, Nicole Kelly si è aggiudicata il titolo sfoderando un sorriso smagliante, tanta energia e una incredibile bellezza.

L’america ipocrita dei concorsi di bellezza sembra aver accantonato per una volta i suoi canoni di perfezionismo e perfezione, incoronando a Davenport la miss che non ti aspetteresti. I buonisti vedranno questa nomina come una possibilità per riscattare la moderna concezione superficiale ed esteticocentrica degli Usa portando l’attenzione sulla questione del superamento delle difficoltà dei disabili. Appassionata di spettacolo, la nuova miss nella sua biografia racconta la sua vita e traccia un esempio per tutti, con il suo esempio e con la sua forza d’animo che le ha permesso di abbattere gli sguardi iniziali.


fonte: www.clandestinoweb.com