CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

sabato 31 maggio 2014

i malanni di JFK




JFK, il calvario di un presidente i dolori, le malattie, i farmaci


WASHINGTON - Dietro l' immagine luminosa e la leggenda di Camelot, sotto il ciuffo e le donne e il sorriso, la vita di John Fitzgerald Kennedy fu la storia di un calvario di malattie e di dolori che soltanto i proiettili di Dallas interruppero, quasi come un colpo di grazia. Credevamo, quasi quarant' anni dopo l' omicidio di colui che rimane il più affascinante dei presidenti americani, di sapere tutto e anche troppo sulla sua vita, i suoi eccessi, la sua fine ancora tanto torbida, raccontati negli ormai oltre mille libri e biografie con il suo nome, ma scopriamo oggi, nelle anticipazioni della sua inedita e finora segreta "cartella clinica", che non sapevamo nulla. Niente delle otto pillole diverse che doveva inghiottire ogni giorno per combattere l' osteoporosi già a 40 anni, il male degli anziani che corrode le ossa. Niente sulla colite spastica, la depressione, l'insonnia, la spossatezza e l' eccitazione scatenate dalle disfunzioni ormonali, la farmacia che doveva ingerire per sopravvivere, gli ascessi alla colonna vertebrale che invano gli ortopedici avevano tentato di irrobustire con placche di titanio, il piccolo dramma quotidiano di un uomo che non riusciva a infilarsi più le calze da solo e divenne la possibile tragedia del mondo, nei giorni dello scontro con la Russia su Cuba, quando i medici dovevano pomparlo di analgesici e steroidi per tenerlo in piedi e lucido. Per quarant'anni, le casse con le cartelle cliniche, le ricette mediche e le radiografie di Jfk, dall'adolescenza fino agli ultimi giorni di vita, sono rimaste chiuse nel sacrario della famiglia, custodite da Ted Sorensen, l' uomo che di Kennedy scrisse i famosi discorsi pubblici. «Ho vissuto per quarant'anni avendo cura di questi documenti, impedendo ai curiosi, ai cercatori di sensazionalismo, di andare a rovistare nella sua storia clinica», ha detto Sorensen, che oggi ha 85 anni, alla rivista Atlantic e al New York Times che hanno pubblicato le anticipazioni sul libro che lo storico Robert Dallek sta scrivendo, "Una vita incompiuta, 1917-1963". «Alla fine ho incontrato Dallek e ho deciso che di lui potevo fidarmi, dimenticando i consigli di Jack, del presidente come lo chiamavamo noi, che mi raccomandava di non fidarmi mai di nessuno. Ma, insieme con la famiglia, abbiamo deciso che il mondo doveva sapere». Doveva sapere che questa icona di un' America giovane e vigorosa, che si presentò al giuramento del 21 gennaio 1961 proclamando che «una nuova generazione aveva raccolto la fiaccola», era martoriato da mali che oggi, se fossero stati conosciuti, renderebbero chiunque ineleggibile alla Casa Bianca. Soltanto l' ambizione e lo stoicismo di un giovane uomo al quale la madre, Rose, aveva insegnato che «un Kennedy non piange», potevano fargli sopportare una simile via crucis. E soltanto la corte di scrittori, storici e fabbricanti di immagine, poteva nasconderla agli elettori e al mondo. Ci fu sempre detto che le sofferenze alla schiena che lo costringevano spesso sulla sedia a dondolo, che gli impedivano di curvarsi e di prendere in braccio i suoi bambini, erano il prodotto delle ferite di guerra nel Pacifico. Ma, dalle lastre e dai referti medici, oggi scopriamo che Jfk soffriva di osteoporosi fin da ragazzo, forse provocata dal cortisone per combattere la sindrome di Addison, l' insufficienza ormonale che può portare alla morte e fu diagnosticata quando aveva 30 anni. Vediamo, nelle radiografie, che fu operato da giovane, con inserti di titanio alla colonna vertebrale, che dovettero essere rimossi d' urgenza quando provocarono ascessi. Le disfunzioni ormonali, prima alle surrenali, poi anche alle tiroide, lo costringevano ad assumere steroidi ogni giorno e spesso testosterone, l' ormone maschile, per dargli energia, un fatto che certamente spiegherebbe la sua insaziabile fame di sesso. Aveva un livello di colesterolo nel sangue altissimo, mai meno di 300, spesso di 400, il doppio di quello che ora si considera appena accettabile. Soffriva di banalissime, ma paralizzanti diarree, provocate da un colon cronicamente irritabile, di frequenti infezioni alle vie urinarie, ed erano altre pillole, Lomotil per l' intestino, antibiotici per le infezioni, Demerol, un barbiturico che provoca dipendenza, per limitare il dolore, Librium, tranquillante a base di benzodiazepine come il Valium, per combattere l' agitazione causata dagli squilibri ormonali, anti depressivi, sonniferi per dormire, anfetamine per svegliarsi in un cocktail micidiale di farmaci che uno dei suoi medici curanti alla Casa Bianca, la dottoressa Janet Travell ricorda arrivarono fino a otto al giorno. E otto furono anche le infiltrazioni di procaina, un anestetico usato anche dai dentisti prima di trapanare, che lei dovette iniettare nella schiena del presidente quando Jacqueline corse fuori dallo Studio Ovale per avvertire che il marito era rannicchiato sul tappeto, urlante e incapace di alzarsi per il dolore. Come nel caso celebre del medico privato di Hitler, il dottor Morell, anche un medico di Kennedy fu, anni dopo, radiato dall' ordine per il miscuglio di sostanze stimolanti e soprattutto anfetamine, che aveva prescritto al paziente. «è incredibile la quantità di dolore che quest' uomo doveva sopportare ogni giorno», confessa oggi un internista più serio che lo ebbe in cura fin da ragazzo e che ha sempre saputo tutto, il dottor Kelman, oggi docente di Medicina interna all' Università del Connecticut. Ed è ancora più incredibile che quasi niente di tutto questo, neppure quando Jfk doveva essere scaricato dall' Air Force One con il montacarichi se non era in grado di scendere a piedi la lunga scaletta dal 707 Boeing, arrivasse ai giornali che pure seguivano le sue mosse quotidiane e tacevano di altre cose, come dei suoi incontri amorosi. Ma l' America e il mondo non avevano ancora scoperto il bazar del pettegolezzo spacciato come informazione, rispettavano la privacy, facevano scudo attorno alla vita personale di Jfk, come giustamente erano stati complici di un altro famoso calvario, quello di Franklyn Delano Roosevelt paralizzato alle gambe e, decenni dopo, avrebbero taciuto sui sintomi di Alzheimer' s che cominciavano a manifestarsi in Ronald Reagan. Se il pubblico avesse saputo, lui e Roosevelt non sarebbero mai stato eletti e l' America non avrebbe avuto i Presidenti che la condussero alla vittoria nella Guerra Mondiale e poi alla soluzione incruenta della crisi dei missili. Ancora oggi, la famiglia, che pure ha autorizzato il fido Sorensen a permettere l' ispezione delle casse cliniche segrete, mantiene la propria discrezione. Il senatore Edward "Ted" ammette soltanto di avere sempre saputo che «mio fratello viveva costantemente con forti dolori», ma non di avere conosciuto l'enormità della sua condizione. Chi certamente ne sapeva di più, era l' altro fratello Bob, che visse da ministro e consigliere accanto a Jfk i tredici giorni di ottobre, nel 1962, e vedeva i medici affannarsi attorno al Presidente cercando il cocktail giusto che attenuasse il dolore senza metterlo Ko, in ore nella quali la lucidità di giudizio e di decisioni avrebbero fatto la differenza tra la pace e una guerra atomica. Ma anche Bob ha seguito "Jack" sulla strada di una morte sicuramente, ma forse non del tutto crudelmente, prematura, che risparmiarono al piccolo re Artù col ciuffo della Camelot americana, la discesa all' inferno di una vecchiaia umiliante, spegnendolo a 46 anni. Ora, i vecchi cavalieri della corte, come Sorensen, decidono di aprire i forzieri dei segreti medici. Chissà se, nel quarantesimo anniversario di Dallas e nella vecchiaia dei protagonisti, si aprirà anche la cassa che contiene l' ultimo segreto, quello sul delitto.

DAL NOSTRO INVIATO VITTORIO ZUCCONI

stuprate e impiccate


India, stuprate due ragazzine e impiccate ad un albero (foto)


Ero indeciso se condividerle o meno, alla fine ho scelto per dovere di cronaca di mostrare le foto ... questo è quello che è in grado di fare la peggiore bestia vivente sul pianeta Terra, l'uomo, l'unica razza che meriterebbe veramente l'estinzione per tutti gli abomini che perpetra da quando ha messo piede sulla terra!

Sono quattro gli uomini arrestati per lo stupro e l'omicidio di due sorelle in India, violentate, strangolate e poi appese a un albero di mango nel loro villaggio nell'Uttar Pradesh. Lo fa sapere la polizia, mentre prosegue la ricerca di altre persone sospettate. Almeno due arrestati sono poliziotti. Le foto delle due ragazzine sono state diffuse dalle principali agenzie fotografiche, Ap, Reuters, LaPresse (..)La tv indiana ha trasmesso immagini in cui si vedono uomini e donne ai piedi dell'albero, da cui pendono i cadaveri che si muovono al vento, e che impediscono alle autorità di rimuoverli. La polizia non ha infatti accolto la denuncia o contribuito alle ricerche quando la famiglia delle giovani ha denunciato la loro scomparsa, poi non ha arrestato nessun sospetto sino a quando grazie alle proteste non sono intervenuti i rappresentanti del governo locale. Alcuni poliziotti del villaggio sono stati sospesi. (Huffingtonpost)


ATTENZIONE IMMAGINI FORTI SCONSIGLIATE AD UN PUBBLICO SENSIBILE!


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fonte: www.stopcensura.com

giovedì 29 maggio 2014

confessioni di un MdF (parte quinta)



FdM del MdF
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IO: "Ciao".
LEI: "Ciao"
IO: "Sei molto carina"
LEI: "Grazie caro"
IO: "Anzi, diciamo pure che sei una gran figa"
LEI: "Wow...grazie"
SILENZIO MIO.
SILENZIO SUO.
IO: "E a me non dici niente?"
SILENZIO SUO.
LEI: "E cosa ti devo dire? Sei tu che mi hai cercato"
IO: "Sì, ma non saprei cos'altro aggiungere..."
LEI: "Ok, pensaci e magari contatta un'altra che si accontenta di poco, ok?"
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IO: "Ciao milfona!"
LEI: "Cominciamo bene direi"
IO: "Sai cosa vuol dire?"
LEI: "Sì"
IO: "E non ti senti un po' milf?"
LEI: "Non direi, visto che ho 38 anni"
IO: "Vabbè ma è un modo di dire"
LEI: "Ok, ciao pipparolo. E' un modo di dire, eh"
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IO: "Ciao bella"
LEI: "Ciao"
IO: "Che fai di bello?"
LEI: "La escort"
IO: "No, intendevo adesso"
LEI: "Aspetto una persona. Altre domande stupide?"
IO: "Mi daresti il tuo numero?"
LEI: "E perchè dovrei?"
IO: "Magari ti vengo a trovare"
LEI: "Vabbè...se sei veramente interessato..."
IO: "Certo che lo sono"
LEI: "Ok: 392 *******"
IO: "Grazie. Perchè non posti qualche foto nuda?"
LEI: "Ma vaffanculo schifoso segaiolo bastardo".
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IO: "Ciao, sei proprio gnocca lo sai?"
LEI: "Grazie amore"
IO: "Perchè non posti qualche foto della patatina?"
LEI: "Perchè sono una trans amore"
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IO: "Ciao bella"
LEI: "Ciao a te"
IO: "Sei proprio gnocca, lo sai?"
LEI: "Grazie"
IO: "Ti dispiace se ti parlo così?"
LEI: "No, anzi...continua pure"
IO: "Davvero?"
SILENZIO SUO
IO: "Posso dirti che mi piaci molto?"
LEI: "In che senso?"
IO: "Fisicamente intendo"
LEI: "Spiegati meglio"
IO: "Beh sei molto sexy"
LEI: "Solo sexy?"
IO: "Arrapante :P"
LEI: "Così va meglio. Cos'è che ti fa arrapare?"
IO: "Beh hai due belle tettone"
LEI: "Grazie. Ti piacciono?"
IO: "Certo!"
LEI: "Cosa ci faresti?"
IO: "Beh te le succhierei"
LEI: "Mmmm...e poi?"
IO: "Ci infilerei il cazzo"
SILENZIO SUO
SILENZIO MIO
LEI: "Cosa stai facendo?"
IO: "Indovina"
LEI: "Te lo stai menando?"
IO: "Sììììì"
LEI: "Bene, continua..."
IO: "Lo vuoi vedere un cazzone grosso?"
LEI: "Grazie, ce l'ho già davanti in questo momento. E' quello di mio marito. Ti saluto ciao"

lunedì 26 maggio 2014

Rosemary Kennedy



Rose Marie Kennedy, detta Rosemary, è stata la terza figlia (la prima femmina) di Joseph P. Kennedy e Rose Fitzgerald.

Sorella di John Fitzgerald Kennedy, all'età di 23 anni nel 1941 fu sottoposta alla lobotomia dal dottor James W. Watts quando suo padre si lamentò con i medici degli sbalzi di umore della figlia e della sua condotta sessuale libera e disinvolta. Il padre, inoltre, nascose l'operazione al resto della famiglia. L'intervento in sé produsse gli effetti desiderati, ma ridusse Rosemary ad uno stato vegetativo; divenne incontinente e trascorreva ore a fissare le pareti. Le sue abilità verbali si ridussero a parole senza senso, e fu confinata sulla sedia a rotelle. Dai diari scritti prima dell'internamento, però, emerge la sua viva intelligenza e la sua spiccata sensibilità. Probabilmente aveva solo problemi di dislessia. Sua sorella Eunice Kennedy Shriver fondò nel 1968 la "Special Olympics" in suo onore. Era nubile e non aveva figli.

fonte: wikipedia


Addio a Rosemary, la Kennedy imperfetta

A 86 anni è morta in un istituto per disabili la sorella di Jfk. Nel 1941 la lobotomia

NEW YORK - E' stato il più terribile segreto dei Kennedy per decine di anni. Nella saga della dinastia più celebrata d' America, Rosemary è stata prima sepolta viva in un istituto per ritardati mentali, poi - quando la sua esistenza non poteva più essere negata, dopo l' elezione del fratello John alla presidenza degli Stati Uniti - è stata trasformata in un simbolo della munificenza e pietà cattolica della sua famiglia. Nemmeno ora che è morta a 86 anni, la tragica verità su questa donna «diversa», troppo libera e ribelle per i suoi tempi, può essere letta nelle dichiarazioni ufficiali dei fratelli - fra cui il senatore democratico Edward - e delle sorelle. «Rosemary è stata un gioiello che ha brillato per tutta la vita per ogni membro della nostra famiglia - dice il comunicato dei Kennedy -. Fin dalla sua più tenera età, il suo ritardo mentale è stato una continua ispirazione per ognuno di noi e una potente fonte d' impegno a fare tutto il possibile per aiutare le persone disabili a vivere una vita piena e produttiva». Ma la tardiva riabilitazione di Rosemary e i milioni di dollari spesi in suo nome a favore di iniziative caritatevoli non bastano a mettere a tacere la tragica storia, documentata nella biografia non autorizzata «Le donne Kennedy: la saga di una famiglia americana» di Laurence Leamer e messa in scena da Luigi Lunari con il dramma Nel nome del padre (rappresentato nel ' 98 a Milano, poi a Tokio, Atene, New York e il prossimo febbraio a Mantova). Rosemary era nata il 13 settembre 1918 a Boston, terza dei nove figli di Rose e Joseph Kennedy. Non era una bambina come le altre: era mentalmente ritardata, secondo la famiglia. «Aveva qualche leggero problema di sviluppo - sostiene invece il reverendo Rus Cooper-Dowda in un recente articolo su The Daily Voice of the Disability People -. Sua madre Rose lottò per darle una vita normale, affidandola anche a tutor privati». Una dimostrazione della sua vitalità viene dai diari della stessa Rosemary, che racconta la sua partecipazione ai tè e alle feste da ballo, le prove di nuovi vestiti, i suoi viaggi in Europa e una visita alla Casa Bianca di Franklin D. Roosevelt. Ma il suo comportamento non era da perfetta signorina di buona famiglia: aveva scoppi di collera e momenti di ribellione, e crescendo si mostrava incline a una libertà sessuale che terrorizzava il padre. «Rosemary era una donna e c' era paura di gravidanze, malattie, disgrazie», scrive Leamer. «Il padre aveva grandi piani per i fratelli maschi - spiega Cooper-Dowda -. Era soprattutto preoccupato che Rosemary si buttasse nelle braccia di qualche uomo e svergognasse la famiglia». Così nel 1941, quando Rosemary compì 23 anni, il padre decise di farla operare sottoponendola alla lobotomia, la recisione delle fibre nervose dei lobi del cervello: un intervento a quei tempi piuttosto popolare per «calmare» il comportamento dei «diversi». A Rosemary capitò la stessa sorte dei pazzi lobotomizzati di «Qualcuno volò sul nido del cuculo»: diventò un vegetale e fu rinchiusa fino alla morte nell' istituto Saint Coletta a Jefferson, Wisconsin. «Prima dell' operazione sapeva cantare, contare, assistere alla messa cattolica, leggere e sbrigarsela con le faccende della vita quotidiana - spiega Cooper-Dowda -. Dopo la lobotomia non poteva fare più alcunché senza essere aiutata. Il che effettivamente le ha impedito di danneggiare gli obiettivi politici della famiglia». Che erano coltivati con smisurata ambizione dal padre Joseph, figlio di un immigrato irlandese e arricchitosi grazie ad azzeccate speculazioni prima del crac del 1929. Ritiratosi miliardario dagli affari, Joseph era diventato un grande finanziatore del partito Democratico, sostenendo l' elezione a presidente di Roosevelt e poi (fino alla sua morte nel ' 69) dedicando tutte le sue risorse per la carriera politica dei figli John, Robert ed Edward: il primo eletto alla Casa Bianca nel ' 60 (e assassinato nel ' 63), il secondo in corsa per la stessa carica nel ' 68 (ucciso prima delle elezioni), il terzo tuttora esponente dei Democratici. Per anni scese il silenzio sull' imbarazzante Rosemary. La famiglia cercò di dire che si era fatta suora di clausura; poi che stava «lavorando» con i minorati mentali. Poi nel ' 60 la vera situazione cominciò ad emergere e la sorella minore Eunice iniziò l' opera di riscatto della famiglia: trasformò la fondazione Joseph P. Kennedy, Jr. - creata nel 1946 in onore del primo figlio maschio morto nella seconda guerra mondiale - in un ente benefico a favore dei ritardati mentali; e nel ' 68 lanciò le «Olimpiadi Speciali» riservate alle persone con malattie psichiatriche. Dagli anni Ottanta poi Eunice ha coinvolto la sorella in alcuni meeting familiari. «Era forse l' handicappata più ricca d' America - osserva con ironia Cooper-Dowda -. La sua famiglia avrebbe di certo potuto curarla a casa». Il suo destino suona amaramente in contrasto con la filosofia dichiarata dalla fondazione familiare: «Crediamo che le persone con handicap intellettuali abbiano la capacità di vivere, imparare, lavorare, divertirsi, praticare la fede come chiunque altro, magari con un aiuto per farlo». L' aiuto che Rosemary non ebbe, per colpa dei tempi e dei progetti politici del padre. Maria Teresa Cometto Destino crudele DISABILE Rosemary Kennedy era nata il 13 settembre 1918 a Boston, terzogenita e prima figlia femmina di Joseph e Rose Kennedy. Sin da piccola aveva manifestato un ritardo nell' apprendimento. Anche se i suoi diari, scritti nell' adolescenza, testimoniano una vita intensa. Oggi si pensa che potesse essere dislessica L' OPERAZIONE Nel 1941 il padre all' insaputa della madre decise di sottoporre la ragazza a una lobotomia. L' intervento ridusse Rosemary a uno stato quasi vegetativo
Cometto Maria Teresa
(9 gennaio 2005) - Corriere della Sera
fonte: archiviostorico.corriere.it

confessioni di un MdF (parte quarta)



INCOMUNICABILITA'
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IO: "Ciao".
LEI: "Ciao da dv dgt?"
IO: "Come, scusa?"
LEI: "T o kiest d dv dgt"
IO: "Ah, vuoi sapere di dove sono"
LEI: "hghhvbu"
IO: "Scusa?"
SILENZIO SUO.
LEI: "No scusa o dgtt x sbgl"
SILENZIO MIO.
LEI: "Uff ke palle ciao"
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IO: "Ciao milfona!"
LEI: "Come scusa?"
IO: "Milf! sai cosa vuol dire?"
SILENZIO SUO.
LEI: "E' tipo un'infermiera? No scusa io faccio la commessa"
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IO: "Ciao"
LEI: "Ciao sei carino"
IO: "Grazie. Anche tu"
LEI: "Sei sposato?"
IO: "No. Tu?"
LEI: "No, nemmeno io. Figli?"
IO: "No. Tu?"
LEI: "No, nemmeno io"
IO: "Cosa ti piace fare?"
LEI: "Mah, tante cose. Ballare, andare al cinema, leggere"
IO: "Anche a me! Qual è il tuo scrittore preferito?"
LEI: "Mah penso Ammanniti".
IO: "Ma dai! Anch'io lo adoro! Qual'è l'ultimo film che hai visto?"
LEI: "La grande bellezza e mi è piaciuto proprio tanto!"
IO: "Anch'io l'ho adorato"
LEI: "Che bello, abbiamo un sacco di cose in comune"
IO: "Già"
LEI: "Sai mi piace molto anche fare foto"
IO: "Davvero? posso vederle?"
LEI: "Sì certo. hai whatsapp?"
SILENZIO MIO.
IO: "Veramente no".
SILENZIO SUO.
LEI: "Ah, ok. Ti saluto allora"

venerdì 23 maggio 2014

maschi birichini

06/07/2013
Cintura di castità per maschi infedeli

Cinture di castità per uomini in vendita on line 
Offerta in vari modelli, discreta e sicura contro le tentazioni adulterine. Studiata perché non faccia scattare l' allarme dei metal detector.
GIANLUCA NICOLETTI
La cintura di castità maschile è il gadget dell’estate, sicura nei materiali, esteticamente gradevole, ma soprattutto discreta e a prova di privacy per chi ne faccia uso. L’ offerta è immensa, la varietà di modelli indica il successo dell’ articolo, offerto in rete per prezzi variabili. Si parte dai 20$ per un modello basic, in lega di zinco, che praticamente è una gabbietta  con il lucchetto, si arriva a 160$ per quello di lusso, in policarbonato medicale, sterile e anallergico, disponibile in fantasia mimetica camouflage, con trattamento effetto legno di radica o acciaio cromato. Il lucchetto è completamente in ottone, nelle istruzioni si specifica che è stato costruito con materiali che permettono il passaggio in aeroporto senza far scattare l’allarme dei metal detector, che sarebbe sicura fonte d’ imbarazzo per il portatore.  
Appare chiaro che un mercato così vasto non esclude l’uso dell’oggetto costrittore in un setting di rapporti sadomaso, in cui l’indossare una gabbietta castigatrice potrebbe anche esser inteso come un gioco di dominazione. E’ comunque lecito sospettare che la diffusione di un simile ordigno abbia un uso d'ammortizzatore di tensione coniugale, soprattutto la dice lunga su quanto si possano essere spostati alcuni rapporti di forza, riguardo il reciproco controllo, in molte insospettabili coppie.  
E’ storicamente provato che la cintura di castità femminile sia stata, in gran parte, un’invenzione letteraria. Avrebbe provocato setticemie e lesioni cutanee in chi avesse dovuto indossarla, anche per il tempo prolungato di una guerra o una crociata. E’ un falso soprattutto quella truce versione di mutanda di ferro che sembra una tagliola, era stata inventata come materiale di scena per bmovie decamerotici, se ne trova ancora qualcuna sui banchi dei mercatini, o esposta in qualche truce rassegna di medievali macchine di tortura.  
E’ invece interessante riflettere sulla deriva di genere che è avvenuta attorno al concetto di cintura di castità, rispetto alla sua destinazione primaria, quale oggetto allucinato come un guardiano meccanico per la fedeltà coniugale. Per la garanzia coatta della pudicizia femminile la moderna tecnologia, messa a disposizione dal bric-à-brac delle vendite on-line, immagina che il mercato richieda soprattutto sistemi di sorveglianza, spionaggio, o ricerca chimica della prova dell’ avvenuto rapporto adulterino.   
Tutt’ altra cosa, per quanto invece riguarda la possibilità di tenere sotto controllo la possibile esuberanza fedifraga di un maschio, soprattutto se in vacanza separata, come pure trasferta di lavoro, viaggio aziendale, quotidiana transumanza in ufficio. Per tali pericolose occasioni è a disposizione di sospettose compagne, mogli, fidanzate o amanti, un ordigno perfetto, per nulla nocivo alla salute, quanto del tutto inviolabile.  
Quanti saranno i distinti signori che, per mantenere la quiete familiare, si sottoporranno ogni giorno all’onere del cilicio coniugale? Invisibile e implacabile tutore della loro rettitudine di coppia, ma anche, fatalmente, una prova inequivocabile della loro irreversibile castrazione emotiva. 

fonte: www.lastampa.it

la tregua di Natale




Cartolina natalizia tedescaLa notte di Natale 1914, nelle trincee del fronte occidentale (Francia e Belgio) ci fu una tregua. Si trattò di una eccezionale circostanza dettata dalla spontaneità di un sentimento di fratellanza universale, più forte persino del rombo dei cannoni. Non la ordinarono i comandi supremi che, di contro, fecero di tutto per condannarla ed accertarsi che mai più si ripetesse in futuro.
I soldati di entrambe le fazioni uscirono allo scoperto, si abbracciarono, fumarono, cantarono insieme, si scambiarono doni e organizzarono persino delle estemporanee partite di calcio. Gli Stati Maggiori coinvolti nel conflitto fecero di tutto anche per nascondere l'accaduto e cancellarne ogni traccia o memoria - recentemente però sono emerse dagli archivi militari di tutta Europa, lettere, diari e persino fotografie che sanciscono inequivocabilmente che la tregua, anche se non ufficiale, avvenne realmente e si protrasse addirittura per più giorni, nel periodo Natalizio del 1914.
Di recente sono apparsi anche alcuni saggi sull'argomento ed è stato anche realizzato un lungometraggio dal titolo "Joeux Noel" ("Merry Christmas" nella versione Internazionale), che ha vinto il Leone d'Oro al Festival del cinema di Berlino.

Una preziosa testimonianza di un soldato inglese
che ebbe modo di assistere di persona a questo evento.


"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! "Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.
Babbo Natale in Trincea in un bozzeto del 1914Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.
E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi...» «Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi." "Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni.
Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango." "Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria.
Soldati che fraternizzano durante la tregua di Natale 1914Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo." soldati che fraternizzano fuori dalle trincee "Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini." "E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ' stille nacht, heilige nacht…'. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'.
Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: 'the first nowell (1) the angel did say…'. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum…'. A cui noi abbiamo risposto: 'o come all ye faithful…'. (2) E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: 'adeste fideles…'». «Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno!" "Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. 'Inglesi, uscite fuori!', li abbiamo sentiti gridare, 'voi non spara, noi non spara!'.
Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: 'venite fuori voi!'. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto." "Uno di loro ha detto: 'Manda ufficiale per parlamentare'. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!" "Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.
Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzare poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. 'Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra', ha risposto. 'Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil." "Forse ho servito alla tua tavola!' 'Forse!', ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: 'non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla'. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station.
Una croce commemorativa della Tregua di Natale, vicino a Ypres, BelgioMi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa." "Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta.
Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. 'Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri'». «E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i 'barbari selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti dico una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio.
E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito." "Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo." "Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?
Il tuo caro fratello Tom.""


fonte: www.lagrandeguerra.net

il figlio segreto di Mussolini



Benito Albino Dalser noto anche con i cognomi Mussolini (se si dà credito alla versione del giornalista trentino Marco Zeni) e Bernardi (dal nome del padre adottivo e tutore) fu (come ben raccontato dal documentario Il segreto di Mussolini di Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli) il figlio di Ida Irene Dalser e di Benito Mussolini.

Secondo la ricostruzione di Zeni, basata su un'intervista che questi afferma di aver avuto con la Dalser, sarebbe stato riconosciuto a Milano dal padre l'11 gennaio del 1916. Tuttavia il documento di riconoscimento non è mai stato trovato. Nel 1925 Benito Mussolini, da circa tre anni capo del governo, nello stesso anno del suo matrimonio religioso con Rachele Guidi, avrebbe assegnato al piccolo Benito Albino una dote di centomila lire in Buoni del Tesoro ma, al di fuori di questa elargizione, non si occupò direttamente del figlio. I rapporti con Benito Albino furono invece tenuti dal fratello del duce Arnaldo che ebbe nei confronti del nipote un comportamento affettuoso.

Benito Albino visse con la madre in varie località fino al 1926 quando la donna, che non aveva rinunciato a proclamarsi legittima consorte del capo del fascismo, fu internata nel manicomio di Pergine e, successivamente, in quello di San Clemente nella laguna veneziana. Dopo il primo ricovero coatto della madre il bambino fu mandato in collegio prima a Moncalieri dai padri Barnabiti poi, dopo la morte dello zio Arnaldo, nel 1931, in un collegio di minore prestigio. Nel 1932 fu adottato da Giulio Bernardi, che ne divenne anche il tutore. Benito Albino non riuscì mai più a rivedere la madre e, secondo il giornalista trentino, sarebbe vissuto nel desiderio costante di essere riconosciuto dal padre.

Arruolatosi nella Regia Marina, dopo aver frequentato il corso di telegrafia a La Spezia insieme con un nipote del padre adottivo, Giacomo Minella, si imbarcò con il compagno sull'esploratore Quarto in navigazione verso la Cina. Secondo le testimonianze di Minella, Benito Albino manifestò più volte ai commilitoni la sua stretta parentela con il duce. Fatto rimpatriare, fu anch'esso, come la madre, rinchiuso in un istituto psichiatrico a Mombello di Limbiate (l'allora grande manicomio provinciale di Milano), dove morì nel 1942 per consunzione: alcuni studiosi hanno definito la sua scomparsa "un delitto di regime".

Cinema

Sulla vicenda di Benito Albino è imperniato il film Vincere di Marco Bellocchio (2009), nel film Benito Albino è impersonato da Filippo Timi.

Televisione

Il 14 gennaio 2005, il programma La grande storia su Rai 3 ha trasmesso un documentario curato da Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli.
Il 3 luglio 2009 gli è stata dedicata una puntata nella trasmissione Enigma, condotta da Corrado Augias.

fonte: Wikipedia

giovedì 22 maggio 2014

confessioni di un MdF (parte terza)


"Ciao".
Mi ha risposto.
Attimo di incertezza. Ma mi sono ripreso subito.
"Ciao a te. Come stai?"
"Bene, grz. E tu?"
"Benissimo"
"Senti stavo uscendo"
Ma a questo punto avrebbe potuto anche scrivermi "vaffanculo schifoso segaiolo bastardo" (qualcuna me l'ha scritto, dopo). Ero riuscito a stabilire un contatto!
Sullo slancio dell'entusiasmo, sono riuscito a digitare:
"Ok ci sentiamo + tardi se vuoi".
Non mi ha risposto, ne più tardi ne dopo. Ma ormai il più era fatto. Quello che mi riusciva così difficile nella vita reale, in chat era di una facilità incredibile.
Oddio, non sempre. L'esperienza mi ha insegnato che mi era andata di culo ad avere una risposta al primo messaggio.
In media - almeno finché non ho imparato trucchi sempre più ingegnosi per attirare l'attenzione - mi rispondeva una su 5. E le conversazioni non erano sempre memorabili.
Qualche esempio?

mercoledì 21 maggio 2014

masturbazione

Le donne non si devono masturbare, il nostro corpo è usufruibile solo dai maschi e i dieci motivi perché una donna dovrebbe farlo


Provo ad aggiornare il post pensando ai più scettici che credono che questo sia un tabù superato. Mentre nei giornali italiani venivano pubblicati dati incoraggianti (ma bassi rispetto alla media europea e americana) sulla diffusione dei sex toys nella sessualità delle donne in Italia, a Reggio Calabria una ragazzina ha tentato il suicidio a seguito di un video dove lei si masturbava con la spazzola e che i compagni di classe, dopo averle preso il cellulare, lo hanno inviato ad amici e conoscenti tramite Whats app.  Il video è stato pubblicato su Facebook dove centinaia di migliaia di persone lo hanno visualizzato, non sono mancati i commenti offensivi e pesanti e in città tuttora non si parla d’altro (Qui la fonte). Un caso simile è accaduto anche nella mia città e questo è la prova che i tabù sulla masturbazione femminile e le discriminazioni di genere sono vive tutt’oggi sopratutto tra i giovanissimi che non ricevono alcuna formazione in materia di educazione sessuale ed equità di genere. Dobbiamo avere il coraggio di urlare che il corpo e la nostra sessualità appartiene solo a noi e che abbiamo diritto al piacere. Stop #Troiofobia
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Negli anni ’70 erano moltissimi gli slogan che inneggiavano all’autoerotismo femminile rompendo i tabù millenari, eppure nel 2014 in Italia si fa una scoperta della quale nessuno era a conoscenza: nove donne su dieci praticano autoerotismo (Qui anche i dati italiani sui sex toys).
Poco importa se si tratta di uno studio USA pubblicato sul “giornaletto” Leggo che ho ignorato in quanto conosco la fama di questa rivista online. Mi sono piuttosto concentrata sui commenti lasciati sotto alla pagina ufficiale di Facebook.
Quello che ho letto è stato poco rassicurante, un ritratto di un Italia medioevale composta da uomini (soprattutto) che scaricavano la loro aggressività percependo la masturbazione femminile come una minaccia alla propria virilitàLa #troiofobia purtroppo in Italia si estende anche sulle donne che praticano autoerotismo. Sappiamo che in Italia anche la masturbazione delle donne è sottoposta a censura e fa ancora scandalo. Perché la donna deve essere pura, il concetto di dignità della donna passa attraverso le sue mutande.  Perché la donna è fondamentalmente madre e le brave donne usano il sesso solo per mettere al mondo i bambini come diceva un commentatore quando elogiava i tempi in cui le donne “facevano una carrellata di figli, lavoravano in casa e alla sera erano troppo stanche per pensare a masturbarsi” (il sesso con il marito invece e’ d’obbligo)Questa è l’opinione comune che emerge anche quando giovani donne decidono di fare le pornostar o le prostitute. In quei casi i commenti sono questi: “Che razza di madre sarà da adulta?” “E chi se la sposerà? chi vorrà essere il padre dei suoi figli?”.
Tra i commentatori apparivano sopratutto i commenti più “innocui” lasciati da uomini che esclamavano “Poveri maschi”, “Che spreco”, “che inutilità” . Commenti come questi fanno intuire la credenza secondo la quale le donne che praticano autoerotismo sarebbero egoiste in quanto dovrebbero condividere il proprio piacere con un uomo. Con un uomo, perché l’omosessualità femminile viene ignorata dal fallocentrismo italico. Questi sono gli stessi maschi convinti che le donne “dovrebbero darla come se non fosse loro”, quelli che fanno uso ricorrente di questo epiteto e che odiano a morte “le fighe di legno”.
Credenze che ancora oggi vedrebbero il corpo delle donne come una mera proprietà maschile. Si ignora dunque che le donne siano titolari della propria sessualità e dunque anche del proprio corpo. Quindi anche oggetti sessuali. Perché se la donna non deve masturbarsi è perché essa è un oggetto, la cui sessualità è utile solamente per soddisfare il piacere maschile o per procreare o da riservare all’uomo che si ama (i doveri coniugali?).
La masturbazione associata alle single o donne che non possono permettersi un compagno o a quelle insoddisfatte. Solo su queste “categorie” è accettabile. Accettabile ma comunque condannata. Roba da “sfigate”. Per molti altri invece è una cura contro l’isteria o o contro quelle che “rompono le palle”, dunque un male necessario. Bentornata era vittoriana.
La donna deve dunque “aspettare il maschio”, dice un altro utente.  Quante volte le nostre mamme e le nostre nonne hanno sentito questa frase? Eppure a distanza di 40-50 anni ci sono ancora uomini convinti che le donne dovrebbero aspettare l’uomo giusto per soddisfare i propri bisogni, come le nostre nonne che dovevano aspettare al matrimonio prima di perdere la verginità. Un uomo che prenda iniziativa, perché le donne per bene non hanno diritto di prenderla nemmeno per riappropriarsi una cosa propria: la nostra fica. E’ il maschio che comanda, è sempre il maschio che decide quando devi godere. il tuo piacere è subordinato a quello maschile e relegato in secondo piano, è il maschio che deve toccarti in ogni caso. Cultura dello stupro.
Il piacere accettato da tutti i maschi sarà sempre e comunque la penetrazione vaginale perciò la masturbazione sarà prerogativa di ragazzine o donne viziate o zitelle. Resuscita Freud.
Ma di cosa hanno paura questi uomini? Quelli che ancora oggi continuano a blaterare che le donne non sono nulla senza un uomo accanto. Quelli che si arrabbiano perché sanno che molte provano più piacere con l’autoerotismo e allora vorrebbero punirle vietandole il sesso o durando di meno o addirittura dandole delle pizze in faccia, come urla un certo Massimiliano contro una ragazza che difende la propria sessualità. Apologia della violenza di genere.
Poi ci sono quelli che “le donne stanno prendendo il peggio dei maschi”. Sono quelli che fino ad oggi ignoravano la masturbazione femminile con la complicità di quelle che stavano zitte perché “io queste cose non le faccio”.  Quelli che ora attaccano quelle che difendono il proprio autoerotismoe vorrebbero donne e uomini in due universi separati, dove il metro di giudizio di una donna è la propria moralità e dove solo gli uomini hanno diritto ad una sessualità attiva poiché giustificati da un fattore biologico.Sono gli stessi che continuano a sostenere che le donne hanno meno desiderio anche se non sono mai stati donne in vita loro.
Quelli “se non lo faccio io non lo devi fare nemmeno tu” e quelli che “la donna dev’essere attraente”, quindi bruttissimo immaginare che ci tocchiamo, che caghiamo, che pisciamo come loro, che abbiamo il mestruo che ci cola tra le gambe, i peli, che ci sono quelle che non portano la quinta di seno o che ci sono le grasse e le anziane. Le donne devono essere pure…ma anche attraenti. L’avvenenza delle donne è talmente importante che tanti uomini hanno imparato a pensarci come corpi senza desiderio. Le donne devono pensare solo ad essere belle e pronte per essere giudicate secondo un metro di giudizio maschile finché non ci scelga per l’atto finale. Corpi senza desiderio.
E infine non potevano mancare quelli del “le donne dovrebbero farlo ma non dirlo” e i violenti che ti danno della troia o della maiala se osi praticare l’atto intimo e privato di toccare la TUA fica quando ne hai voglia. C’è il tizio con una bambina in braccio che mi ha fatto tanta impressione. Un uomo con una figlia femmina che si permette di esprimere così tanto disprezzo contro le donne e poi mi chiedo come faccia ad amare sua figlia e come faccia a guardarla in faccia. Uno di quei padri sicuramente convinti che sua figlia quelle cose non le farà mai. Uno di quei padri che insegnerà a reprimere la sessualità della figlia e insegnarle che il sesso è sporco, se non lo ha già fatto quando sorpresa alle prime sperimentazioni del proprio corpo come fanno tutti i bambini già dai primi anni.
C’è quello che mai vorrebbe la donna maiala perché non riuscirebbe a soddisfarla. Non sarà un problema maschile? Evviva quelli che scaricano le proprie frustrazioni sulle donne! E inoltre bisognerebbe vedere che intende per normalità se afferma che quelle normali non si toccano. Uno di quelli convinti fino ad oggi che le donne normali non praticano autoerotismo in quanto hanno assenza di desiderio sessuale. Magari uno di quelli che vogliono la donna “freddina” a letto  e poi vanno a consolarsi da una prostituta in compagnia di nove milioni di italiani.
La cosa magnifica è che tra le donne che commentavano “io preferisco fare l’amore con il mio compagno”, sorprendentemente ce n’erano tantissime che difendevano l’autoerotismo come un diritto delle donne.
Visto che ancora troppi uomini non hanno ancora in mente che il corpo appartiene a noi , voglio proporre un manifesto per sdoganare l’autoerotismo femminile. Perché sono dieci per me i motivi secondo i quali una donna dovrebbe masturbarsi.
  1. Masturbatevi perché fa bene;
  2. Masturbatevi per riappropriarvi del vostro corpo da chi esercita contro di voi coercizione e sfruttamento sessuale;
  3. Masturbatevi perché la fica è vostra e non è un contenitore di sperma, una sala giochi o per ribadire che il vostro scopo non è procreare;
  4. Masturbatevi contro quelli che pensano che donna è nata per provare dolore. Il vostro piacere è l’arma principale dell’essere donne;
  5. Masturbatevi perché, l’autoerotismo femminile vi aiuterà a conoscere il proprio corpo;
  6. Masturbatevi perché non c’è ci sono infiniti modi per esprimere la vostra sessualità e una non esclude l’altra;
  7. Masturbatevi perché la sessualità femminile non è solo etero;
  8. Masturbatevi perché il piacere sessuale è anche un vostro diritto e nessuno ha diritto ad etichettarvi come donnacce;
  9. Masturbatevi per ribadire che non siete donne-oggetto e non è l’uomo a dover stabilire quando (o se) soddisfare la tua sessualità;
  10. Masturbatevi perché non bisogna per forza legarsi ad un uomo per avere una sessualità attiva.
27 gennaio 2014 di Mary

fonte: comunicazionedigenere.wordpress.com

povertà negli USA, crescono le tendopoli ai margini delle città

17 magg – Nelle tende piantate ai margini delle autostrade, sotto i ponti e nei boschi vive il popolo dei senzatetto americani. Il numero di questi accampamenti, chiamati “tent cities” (città-tenda), è in crescita negli Stati Uniti: sono più di 100 e si trovano prevalentemente nelle grandi città di stati come Alaska, California, Hawaii e Connecticut. Queste informazioni sono contenute in un rapporto realizzato dal National Law Center

on Homelessness and Poverty (Nichp), un’organizzazione no-profit che fornisce assistenza ai senza fissa dimora. Nevada Le tendopoli nascono come delle comunità improvvisate e poi, con il tempo, diventano quasi delle cittadine in miniatura: hanno una loro organizzazione interna e, a volte, anche un “sindaco”. Alcune sono tenute con cura, altre traboccano di rifiuti. Alcune sono riconosciute dallo Stato, molte no. Video – Usa: Senzatetto deportati in ghetti, senza permesso di uscita Per le persone che non hanno più un posto da poter chiamare casa le città-tenda rappresentano un’alternativa ai giacigli di fortuna che offre la strada. Ma è solo una spiegazione parziale di questo fenomeno sociale. Infatti, non sono in pochi ad affermare di scegliere volontariamente di vivere nelle tendopoli. Solo a New York sono state registrate 11.984 famiglie senzatetto, un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. Di queste 21mila sono bambini, il 22% in più rispetto all’anno precedente. “New York sta fronteggiando una crisi di senzatetto peggiore di quella dei tempi della Grande Depressione”, disse Mary Brosnahan, presidente della Coalition for the Homeless e, secondo alcune stime, il numero delle famiglie senza tetto a New York è aumentato del 73% dal 2002. New York: 22mila bambini senzatetto Ma in alcune città l’incremento è stato più marcato: a Boston del 7,8%, a Washington D.C. addiritttura del 18%, come a NY. E Gli Stati Uniti si permettono di dare a noi lezioni di diritti umani, economia ed accoglienza? Diritti umani, Usa contro l’Italia: emergenza immigrati, rom maltrattati, carceri e gay Guardate i video che seguono. Potrete trovarne moltissimi altri cercando su youtube “tent cities” 

Fonte: imolaoggi.it

fonte: terrarealtime.blogspot.it

martedì 20 maggio 2014

confessioni di un MdF (parte seconda)



Il bello è che non sono andato in cerca, ci sono capitato per caso.
Uno dei miei amici leggermente meno MdF di me (ma neanche tanto) mi ha invitato ad iscrivermi in questa chat ed io l'ho fatto, pur non avendo capito bene come funzionava (ai tempi c'erano molte cose che NON capivo sulle chat). Mi si è aperto un mondo.
Non subito, ovviamente. Ci vuole tempo per capire il meccanismo, come tutte le cose (e a maggior ragione quelle che riguardano le donne).
La prima cosa che fai è creare un profilo: ti descrivi, metti i tuoi interessi, magari - anche se non è obbligatorio - la tua foto. E poi aspetti.
O almeno così credevo all'inizio. Dopo circa una settimana in cui nessuna mi contattava ho cominciato a farmi delle domande (avrò sbagliato a impostare il profilo?) o delle risposte (è ovvio, non è a pagamento, quindi non può funzionare).
Poi, smanettando un po', mi sono reso conto che devi essere tu a prendere l'iniziativa. Lì per lì ho pensato: bella cazzata, sono venuto apposta qui per non essere costretto a fare il primo passo.
Finché, una domenica pomeriggio che ero a casa da solo, mi sono deciso a digitare:
"Ciao".

domenica 18 maggio 2014

confessioni di un MdF (parte prima)


Sono quello che tecnicamente si definisce un Morto di Figa.
Ho 30 anni e non ho una fidanzata. Non credo di essere più brutto degli altri, ne più stupido o antipatico. Il mio problema è che di fronte a un essere di sesso femminile dai 14 ai 60 anni, mi blocco. Sono sempre combattuto fra il desiderio di fare colpo su queste femmine e la paura di dire o fare delle cazzate colossali. Quindi comincio ad ansimare, divento rosso, improvviso, balbetto; e loro, nella maggior parte dei casi, probabilmente si fanno l'idea che io non sia del tutto normale.
Ma io sono normale, non è che ho perversioni o robe strane. Sono solo molto timido.
Finché siamo in compagnia con gli amici (rigorosamente maschi), mi faccio coraggio e provo anch'io a fare battute sceme all'indirizzo delle tipe (ovviamente, MAI quando resto da solo con loro). Con le ragazze che conosco da più tempo, o con le donne che devo frequentare per altri motivi (tipo le colleghe di lavoro) cerco di fare la parte del riservato e un po' scontroso (piuttosto che quella dell'idiota...). Ma tanto nessuna finora mi è mai sembrata particolarmente interessata ad approfondire.
Il mio mondo - il vero mondo di ogni MdF - sono le chat. Nelle prossime puntate vi racconterò cosa succede in queste chat, in particolare in una (che non nomino, ma tanto capirete lo stesso di quale si tratta).

Cremaschi: l'Euro è stato creato per demolire la sinistra

A trenta anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer vorrei ricordare, tra le sue scelte scomode allora come oggi, la decisione del 1979 di rompere con i governi di unità nazionale dicendo no all’adesione dell’Italia allo Sme. Il trattato che definiva allora il cosiddetto serpente monetario era il primo passo verso la moneta unica. Il Pci decise di opporsi a quel trattato anche per uscire dalla disastrosa politica di unità nazionale con la Dc, ma le motivazioni usate contro la rigidità della moneta (e allora il liberismo veniva chiamato non a caso monetarismo) valgono ancora oggi. Nella Banca d’Italia era stata appena liquidata la gestione del governatore Baffi, che era stato arrestato insieme al direttore Sarcinelli, su mandato del giudice neofascista Aliprandi. Successivamente furono entrambi completamente scagionati e l’inchiesta su di loro si rivelò completamente falsa. Ma intanto la Banca d’Italia era stata decapitata e aveva cambiato completamente politica monetaria.
Infatti la scelta distintiva del governatorato di Baffi era stata proprio la manovra sulla moneta. La lira veniva rivalutata rispetto al dollaro, in modo Enrico Berlinguerda rendere meno pesante la bolletta energetica, e svalutata rispetto al marco, per sostenere la produzione industriale. Baffi motivò esplicitamente queste scelte con la necessità di non svalutare i salari e fu l’unico governatore a non demonizzare la scala mobile e il sistema di protezione sociale. Lo Sme invece mise al centro della politica economica la rigidità monetaria, adottando quel liberismo che andava al governo in Gran Bretagna con Thatcher e negli Usa con Reagan. I nostri primi interpreti di quella svolta furono il governatore Ciampi e il ministro del Tesoro Andreatta. Che assieme decisero nel 1981 la separazione del Tesoro dalla Banca d’Italia, con il conseguente obbligo di vendere sul mercato i Bot per finanziare la spesa pubblica. E con l’attacco alla indicizzazione dei salari che ebbe il suo apice in quel decreto Craxi di taglio della scala mobile, contro cui Enrico Berlinguer fece la sua ultima battaglia.
In sintesi l’euro e la perdita formale della sovranità monetaria a favore della Bce sono il punto di arrivo, e non la partenza, di un sistema di accordi e decisioni che avevano un obiettivo dichiarato: rendere impossibili le politiche economiche keynesiane, imporre gli interessi della globalizzazione finanziaria e dei mercati come vincoli insuperabili per gli Stati. Il pareggio di bilancio in Costituzione, votato da noi anche dalla destra oggi anti-euro, è l’ultimo atto formale di tale politica trentennale. L’effetto euro sulle economie europee é stato duplice. Da un lato la moneta unica è stata lo strumento per istituzionalizzare ovunque le politiche liberiste. La Grecia é stata distrutta con il ricatto della sua espulsione dall’euro. Da noi lo slogan “lo vuole l’Europa” ha accompagnato ogni operazione di smantellamento dei diritti del lavoro e dello Stato sociale. Dall’altro lato la moneta unica forte ha finito per mettere alla pari economie che pari non erano, facendo della zona Gerhard Schroedereuro non un’area di crescita comune, bensì il campo di battaglia della competizione estrema.
Di questo si è avvantaggiata profondamente l’economia tedesca, che con il governo socialdemocratico Schroeder all’inizio del duemila ha colpito duramente i diritti del lavoro, aprendo così la via all’era Merkel. La depressione salariale da sola non fa competitività, ma se si somma ad un sistema industriale forte che gode di una moneta particolarmente favorevole, allora la fa eccome. Perché l’euro desse risultati economici con un minimo di equilibrio ci sarebbe voluto un boom salariale in Germania. Invece sono nati a milioni i cosiddetti mini-job, lavori precari con paghe da pochi euro l’ora, per i quali dal Belgio son partite denunce alla Corte di Giustizia Europea a causa delle delocalizzazioni che hanno lì provocato. E questa politica continua oggi in primo luogo per opera della socialdemocrazia e della complicità sindacale. La legge sul salario minimo, vantata come un successo progressista, è in realtà una formalizzazione del dumping sociale. Stabilire che nel 2017 la paga minima in Germania sarà di 8,50 euro all’ora, quando ora in Francia è di 10, significa usare l’euro come arma di devastazione economica di massa.
Ora i due partiti che guidano l’Unione Europea, la Germania e gli altri principali governi, Pse e Ppe, promettono un allentamento dei lacci delle politiche di austerità. Ma mentono sapendo di mentire perché in realtà il sistema euro, con i suoi trattati non rinegoziabili, da Maastricht al Fiscal Compact, non prevede alternative alle politiche liberiste. O salta o continua come sempre, e proprio di questa rigidità si fa forte la signora Merkel, che così ha spianato ogni debole ostacolo da parte della Spd. Tre anni fa una intervista di Giuliano Amato a Rossana Rossanda puntava sul ritorno al governo dei socialisti in Francia e Germania per farla finita con l’austerità. Non voglio infierire – certo il centrosinistra europeo è oramai una Giuliano Amatoformazione social-liberale che ha ben poco della sinistra – ma la realtà è che il sistema europeo non è riformabile.
Le tre misure più avanzate di cui si discute in campagna elettorale – condono di una parte del debito per i paesi del sud Europa, Eurobond, trasformazione della Bce in un istituto che dia i soldi direttamente agli Stati e non alle banche – non sono realizzabili senza cancellare, e non semplicemente aggiustare, i trattati che stanno a presidio dell’euro. E in ogni caso sarebbero impedite da qualsiasi governo tedesco. Chi sostiene queste misure dovrebbe aggiungere: o si fa questo, o salta la baracca perché così non si può andare avanti. Invece questo non viene detto, e così il sistema di potere economico finanziario che guida l’Europa capisce che non si fa sul serio. Il fondatore della Linke tedesca, Oskar Lafontaine, aveva proposto un piano europeo di smontaggio dell’euro, ma il suo stesso partito non ha avuto il coraggio di sostenerlo. E tutta la sinistra europea oggi esprime la stessa paura.
È chiaro che dire no all’euro non basta se non si rimuove la politica economica liberista che ha portato alla sua costruzione, ma la fine della moneta unica è una condizione necessaria per poter ricostruire una politica economica e sociale fondata su eguaglianza e democrazia. È una condizione necessaria, ma non sufficiente; e proprio questa insufficienza avrebbe dovuto essere il campo d’azione di una vera sinistra. Come ho cercato di spiegare, l’euro non é tutto, ma è il simbolo monetario delle politiche liberiste e di austerità. La sinistra non doveva subire il ricatto psicologico di chi accusa di nazionalismo la rivendicazione della sovranità monetaria, mentre in realtà difende l’internazionalismo di banche e finanza. La sinistra non avrebbe dovuto avere il tabù dell’euro, ma anzi avrebbe dovuto fare della Oskar Lafontainecontestazione della moneta unica la leva per spingere in campo una critica popolare e di massa al liberismo.
La sinistra doveva dire no all’euro dal suo punto di vista, e così questo punto di vista sarebbe tornato in campo nella crisi europea. Invece il campo è stato abbandonato e così il no all’euro è diventato vessillo delle destre autoritarie, xenofobe e neofasciste. Che ovviamente lo usano a loro modo e per i loro fini. Il risultato è che la politica europea è bloccata tra la continuazione delle politiche di austerità sotto le larghe intese Ppe-Pse e la contestazione degli euroscettici reazionari. E il sostegno Ue al governo ucraino infarcito di neonazisti, mostra che ci sono momenti e situazioni in cui questi due schieramenti possono trovare sintesi. Un’alternativa di sinistra a tutto questo si ricostruirà solo quando le sue forze sapranno proporre senza tabù la messa in discussione dei poteri e delle politiche dell’Europa reale, senza trastullarsi con una Europa ideale tanto Giorgio Cremaschiipocrita quanto inesistente.
In Italia questo significa una sinistra che rompa davvero con il Pd e apra il confronto e il dialogo con il “Movimento 5 Stelle”, che avrà tanti limiti e contraddizioni, ma che finora ha anche il merito democratico di aver impedito un lepenismo di massa nel nostro paese. La prima cosa da proporre subito dopo le elezioni europee è un referendum costituzionale sui trattati e sull’euro, così come si fece già nel 1989. Lo chieda anche la sinistra che non vuol morire renziana. Aveva ragione Berlinguer a dire no allo Sme, e ha torto oggi la sinistra a non mettere in discussione quell’euro che è stato messo lì per distruggerla.
(Giorgio Cremaschi, “Perché la sinistra deve dire no all’euro”, da “Micromega” del 14 maggio 2014).

fonte: www.libreidee.org