CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

giovedì 27 dicembre 2018

la strage della famiglia Einstein


Albert Einstein fu un fisico e un filosofo tedesco di origine ebraica. Il suo genio, oggi indiscusso e riconosciuto a livello mondiale, non lo mise al riparo dalla persecuzione a cui furono sottoposti tutti gli ebrei in seguito all’ascesa nazista al comando della Germania. Fra il 1933 e il 1939 gli ebrei furono oggetto di oltre 400 fra decreti e regolamenti, che avevano lo scopo di limitare la loro vita, sia in ambito privato che pubblico. Il primo fra i provvedimenti in ordine temporale fu quello del 07 aprile 1933, denominato “Legge per la Restaurazione del Servizio Civile Professionale”, che stabiliva che tutti i funzionari e impiegati pubblici di origine ebraica, oltre che tutti coloro che erano considerati “politicamente inaffidabili”, cioè oppositori del regime, dovevano essere esclusi con effetto immediato da qualsiasi incarico pubblico. 


Albert Einstein fu uno di questi. All’epoca si trovava all’università di Princeton, come ospite. In un attimo si rese conto che la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Le sue posizioni politiche durante il primo conflitto mondiale e il suo pensiero spiccatamente ed apertamente contro le idee di Hitler, lo spinsero a lasciare l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti. La sua decisione non fu gradita al Führer. Iniziò una vera e propria campagna denigratoria ai danni del fisico, tanto che i premi Nobel Philipp von Lenard e Johannes Stark cercarono di screditare il suo lavoro, distinguendo fra “fisica tedesca o ariana” e “fisica ebraica”. Quell’uomo geniale e versatile divenne il simbolo dell’opposizione al regime in America, doveva essere annientato. Inoltre, con le sue scoperte, poteva contribuire allo sviluppo tecnologico dei paesi contrapposti al terzo Reich. 


Prima o poi il Führer si sarebbe vendicato, l’occasione sarebbe arrivata e quell’uomo che lo aveva sfidato tanto apertamente, che la campagna diffamatoria nazista non aveva piegato, avrebbe pagato il suo gesto.
Non tutti i componenti della famiglia Einstein lasciarono l’Europa. C’era chi riteneva che sarebbe stato sufficiente comportarsi bene e con obbedienza per riuscire ad uscire indenni da quegli anni di terribile repressione. In Toscana, in una magnifica tenuta nella campagna fiorentina fino al 1944 visse la famiglia di Robert Einstein. 
Robert era cugino in primo grado di Albert, figlio di Jakob Einstein, fratello del padre del noto fisico. I suoi primi anni di vita li trascorse a Pavia, in via Severino Boezio. Frequentò fra il 1895 e il 1896 il ginnasio “Ugo Foscolo”. Si trasferì con la famiglia in Germania quando la ditta del padre e dello zio fallì. Concluse gli studi lì, laureandosi in ingegneria. Nel frattempo conobbe una giovane di origine italiana, Cesarina Mazzetti, per tutti Nina, che sposò appena finiti gli studi. 


La coppia decise di ritrasferirsi in Italia, acquistando la villa “il Foccardo” a Rignano d’Arno, in provincia di Firenze. Dall’unione felice fra Nina e Robert nacquero due bambine: Annamaria e Luce. La loro vita trascorse tranquillamente, fino a quando un evento luttuoso colpì la famiglia Mazzetti: il fratello di Nina, Corrado rimase vedovo. La moglie, Olga Liberati, morì poco dopo aver dato alla luce le loro due gemelle, Lorenza e Paola. L’uomo distrutto dal dolore e incapace di crescere le due piccole, le aveva date in affido a persone di fiducia, che però si rivelarono assolutamente incapaci di svolgere il delicato compito. Dopo varie vicissitudini, in seguito alle insistenze di una zia dei Mazzetti, la famiglia Einstein decise di prender in affido le bambine, che furono accolte alla villa come figlie, diventando parte integrante della famiglia. In quell’angolo di Toscana le leggi razziali, i pogrom, le persecuzioni, la violenza, sembravano cose lontane. L’inizio della guerra segnò la fine di quella vita di spensieratezza. Durante il conflitto la zona fu interessata da una intensa attività bellica. Fra il 1943 e il 1944 i soldati tedeschi compirono numerosi rastrellamenti nelle campagne limitrofe a Rignano. Un brutto giorno arrivarono anche a casa Einstein. Decisero di scegliere la villa come dimora per alcuni ufficiali della Wehrmacht. Il resto dei soldati si stabilì nella tenuta. 
Il conflitto in Italia, dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia nel luglio del 1943, era in continua evoluzione. Il fronte di combattimento si avvicinava sempre di più. Robert prese la decisione di lasciar la villa e di rifugiarsi nei boschi vicini alla tenuta, con alcuni amici partigiani della zona. Nina per la prima volta non condivise quella decisione. Preferì restare a casa, non sentendosi minacciata dalla deportazione. L’inesorabile avanzata degli alleati costrinse le truppe tedesche a lasciare la zona. Il 03 agosto 1944 un gruppo di soldati delle SS irruppe nella villa, in cerca di Robert. Urla, spintoni, mitra alla mano. Paola e Lorenza furono chiuse in una stanza, mentre in un’altra Nina, Luce e Annamaria venivano interrogate. 
Pochi istanti di silenzio e poi una mitragliata. A terra rimasero madre e figlie, brutalmente uccise da un commando di soldati mai identificati, che prima di lasciare la villa, appiccarono un incendio, probabilmente per cancellare ogni traccia del crimine commesso. Dal bosco Robert, ignaro dell’accaduto, vide le fiamme e accorse sul luogo con altre persone. Trovò la sua famiglia barbaramente trucidata. Le gemelle furono tratte in salvo, insieme ad un’altra cugina venuta in visita. Furono risparmiate perché non appartenevano direttamente alla famiglia Einstein. Il giorno seguente in giardino fu ritrovato un biglietto che riportava le seguenti parole: «abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei.» 


Le truppe alleate giunsero sul posto pochi giorni dopo la strage. Furono indirizzati sul luogo dallo stesso Albert Einstein, che cercava notizie di quella parte della sua famiglia rimasta in Italia. Il 17 settembre, il maggiore della Quinta Armata, Milton Wexler, informò lo scienziato di quanto era avvenuto. Robert, annientato dal dolore, cercò di suicidarsi, ma senza successo, mentre una commissione per i crimini di guerra aveva avviato delle indagini sull’accaduto, per identificare i responsabili. 
Il 13 luglio 1945 Robert Einstein si tolse la vita, nel giorno del 32° anniversario di nozze con la sua amata Nina. Le sue spoglie e quelle della famiglia riposano nel cimitero di Badiuzza, vicino a villa Focardo. La strage di Rignano d’Arno rimase impunita. Negli anni ’90, in seguito all’apertura dell’Armadio della Vergogna, grazie a pressioni politiche, le indagini ripartirono presso la Procura Militare di La Spezia. I responsabili materiali dell’omicidio sono stati individuati nel 104° reggimento Panzergrenadier della Wehrmacht. La Germania ha avviato le pratiche per indagare sulle responsabilità ed individuare finalmente gli esecutori materiali. Chi diede l’ordine di procedere? Credo sia superfluo stabilirlo ora, ognuno si farà la propria idea. Quel giorno si compì la vendetta del Führer, che aveva così colpito al cuore lo scienziato ribelle, mantenendo la sua promessa.

Rosella Reali

https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia

Antifascismo, resistenza, liberazione, ricostruzione. Appunti di storia Rignanese, Rignano sull'Arno, a cura del Comune di Rignano, 2004

Lorenza Mazzetti, Il cielo cade, Firenze, Editore Sellerio di Giorgianni, 1961 

Arcuri Camillo, Il sangue degli Einstein italiani, Mursia 

provinciapavese.gelocal.it/tempo-libero/2016/01/25/news/la-strage-della-famiglia-einstein

ROSELLA REALI

Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai...

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