In questi tempi c’è una guerra dichiarata tra la medicina naturale e quella ufficiale, che evidenzia le falle di quest’ultima mettendone in risalto i limiti palesi (basti pensare che nonostante le spese immense per la ricerca sui tumori, questa malattia sta aumentando vertiginosamente) e la medicina tradizionale allopatica, che schiera dalla sua parte i vari soloni a colpi di radiazione dei medici eretici. Recenti sono i casi di Gabriella Mereu, di Tullio Simoncini, di Ryke Geerd Hamer, di Paolo Rege-Gianas. Pochi giorni fa è stata radiata dall’ordine la dottoressa Gabriella Lesmo, rea di aver preso posizione contro i vaccini (settore che ha iniziato a studiare con particolare attenzione per via del fatto di avere un figlio reso autistico proprio a seguito della somministrazione di vaccini). Pochi mesi prima era stato radiato per lo stesso motivo un altro medico, Dario Miedico. E sempre recentemente è stato radiato dall’ordine Paolo Rossaro, per aver prescritto una cura alternativa alla chemioterapia in un caso di tumore. In realtà, la lotta tra medicina naturale e medicina tradizionale ufficiale esiste da secoli, e può individuarsi il punto di origine nel Medioevo, ad opera dapprima della Chiesa cattolica, e successivamente ad opera della scienza ufficiale, che ha preso il testimone dell’oscurantismo cattolico. Vediamo come e perché nasce questa battaglia, e perché essa è identica ai giorni nostri, come nel Medioevo, e in tutti i secoli intermedi.
La medicina prima di Cristo. Alcuni millenni prima di Cristo, per essere “medici” occorreva prima di tutto essere degli iniziati e aver fatto un percorso spirituale. Solo per fare due esempi, Galeno era un iniziato formato anche alla scuola Platonica, e Ippocrate anche era iniziato ai misteri egizi (nonostante sia considerato, a torto, il padre della medicina razionale). Questo perché, prima di curare le persone, occorreva curare se stessi, e aver fatto un percorso spirituale. Spiritualità, magia e medicina, infatti, andavano di pari passo non perché – come ci raccontano oggi – a quel tempo fossero dei primitivi, ma perché era ben chiaro che per fare il medico dovevi prima aver curato te stesso, essere in grado di percepire le “aure”, e intervenire sui “corpi sottili” e sull’anima del paziente. Era quindi fondamentale l’alimentazione, ad esempio, per riportare in equilibrio il corpo ma anche per poter operare i trattamenti energetici (tanto è vero che risale ad Ippocrate la famosa frase: «Noi siamo quello che mangiamo, fate che il cibo sia la vostra medicina»). Il medico cioè era un mago, ma soprattutto una persona spirituale. E occorre ricordare che la magia non è nient’altro che la scienza della natura, e la conoscenza delle leggi naturali.
Questo assunto era chiaro anche in Oriente, e non è stato mai messo in discussione, neanche oggi, tanto è vero che anche adesso in Cina esiste una “medicina tradizionale cinese” contrapposta a quella non tradizionale che è importata dall’Occidente; abbiamo in Tibet la medicina tradizionale tibetana e in India la medicina Ayurvedica. Un medico tradizionale cinese è in grado di diagnosticare qualunque malattia ad un solo colpo d’occhio. Queste tre medicine sono accomunate, pur nella loro diversità, dal principio di base che il corpo è un tutto unico e va curato nel suo complesso, essendo errato accentrarsi solo sul sintomo. In Oriente poi non esiste il concetto di magia, perché lo studio della natura e delle sue leggi sono un presupposto naturale dello studio di qualsiasi altra cosa. Ai tempi di Cristo esistevano gli Esseni, detti anche Terapeuti, perché avevano particolari doti curative. Cristo, che veniva dalla tradizione essena, curava i malati, come li curavano i suoi discepoli. Ma la cura della persona veniva dopo che il discepolo aveva fatto un percorso spirituale. E’ solo la tradizione cattolica che ha trasformato queste cure in “miracoli”, possibili solo per i cristiani; poi la scienza, successivamente, ha trasformato questi “miracoli” in una cosa da ciarlatani. In realtà i miracoli operati dagli apostoli erano nient’altro che il riflesso della loro conoscenza delle leggi naturali.
Non esistevano, ovviamente, leggi che imponessero percorsi obbligati per i medici e, in teoria, chiunque poteva curare i malati. Anche perché, dal punto di vista teorico, il problema della professione medica era semplice: chi riusciva a guarire gli altri era un bravo medico; chi non curava nessuno non poteva dirsi tale. Da sempre però sono esistiti medici ciarlatani, che non guarivano le persone ma somministravano farmaci dannosi senza discernimento, solo per soldi. Non per niente nel giuramento di Ippocrate, che in teoria i medici dovrebbero onorare ancora oggi, c’è scritto: «Non darò, chiunque me lo chieda, un farmaco omicida, né prenderò iniziativa di simile suggerimento». In un passo degli Atti degli Apostoli, invece, si narra che Simon Mago chiese a Pietro e agli altri apostoli che gli spiegasse il loro segreto per curare i malati, ma Pietro rifiutò, perché il suo era un dono di Dio (acquisito cioè grazie a un percorso spirituale) e non poteva essere venduto per denaro. In altre parole, in questo periodo era netta l’identificazione del medico con l’iniziato alla spiritualità. I ciarlatani esistevano, ma erano tenuti ben distinti dai veri medici, ed era facile effettuare tale distinzione: era sufficiente vedere chi era in grado di curare e chi no.
La medicina da Cristo al medioevo. Negli anni immediatamente successivi alla nascita del Cristianesimo, a Roma come in Oriente, la medicina non era regolamentata e in teoria chiunque poteva professarsi medico. Roma era però carente di bravi medici e in genere li faceva venire dalla Grecia; il motivo era che, in Grecia, ancora si praticavano i cosiddetti “misteri” ed esistevano veri iniziati, che a Roma erano sempre meno, a causa della totale mancanza di spiritualità del potere romano. Dal momento che anche un falegname o un ciabattino poteva curare la gente, e diventare medico senza alcuna garanzia della sua formazione, la situazione era ovviamente caotica e non c’era alcuna certezza che un medico sapesse curare davvero i malati; tanto che Galeno, nel II secolo d.C., già lamenta la situazione generale della medicina. Seneca descrive gli orrori di alcuni medici che praticavano operazioni altamente invasive, creando più danni che benefici. Molti medici si arricchivano. Alcuni, quando erano dei truffatori, talvolta venivano puniti dalla legge.
Il rapporto tra medicina e spiritualità è comunque ben attestato dal fatto che alcuni ospedali sorgevano presso i templi; nel 300 a.C. ad esempio, sorse una sorta di ospedale sull’Isola Tiberina, che era un tempio dedicato ad Esculapio; il che attesta il legame spiritualità-medicina. Purtroppo però la Chiesa cattolica, nel tentativo di imporsi come unica via spirituale per la salvezza dell’individuo, in questo periodo iniziò a imporre le sue regole, anche nel settore medico (che, come abbiamo detto, era strettamente connesso a quello spirituale). Le guarigioni vennero chiamate miracoli, e i miracoli potevano essere fatti solo da cristiani; se qualcuno guariva senza essere cristiano, le guarigioni erano opera del diavolo. Da questo momento si pongono le basi per distruggere la medicina e impedirne il progresso, anziché favorirlo. Il potere, cioè, inizia a dettare le sue regole anche nella cura dei malati e tali leggi possono essere imposte pure da chi di medicina non sa nulla, non avendo fatto alcun percorso spirituale.
La medicina nel Medioevo e nei secoli successivi. Nei secoli immediatamente successivi all’affermazione del Cristianesimo, in Occidente la guerra alla spiritualità trova il suo culmine nello sterminio dei Catari e nello scioglimento dei Templari, con la messa al rogo di alcuni di essi. I percorsi spirituali quindi possono essere svolti a partire dal 1300 solo da iniziati, nel segreto delle confraternite. Inizia allora a dividersi sempre di più la spiritualità dalla medicina. E’ in questo periodo che nascono le prime università di medicina e che prende avvio l’idea (trasfusa poi in leggi varie nei secoli successivi) che la medicina dovesse essere appannaggio solo di chi l’aveva studiata seriamente. L’idea di fondo era buona, e lo rimane ancora oggi: per essere medico bisogna studiare. Il problema però di questa impostazione è duplice. Innanzitutto per “studio”, non si intende più il percorso spirituale e/o l’iniziazione ai misteri, ma si intende lo studio, spesso mnemonico, dei testi di medicina. In secondo luogo non è più necessario fare un percorso spirituale al fine di curare i malati. Si spezza quindi il legame tra mente e medicina, tra spirito e guarigione, e quello tra anima e corpo, nonchè quello tra corpo e natura: in definitiva, viene definitivamente espulsa la spiritualità dalla guarigione.
Nel 1300 circa viene istituita la facoltà di medicina a Roma ad opera di Bonifacio VIII. A Bologna, a quanto pare, esistevano dei corsi di medicina già fin dall’anno 1000, ma è solo nella metà del 1500 che viene istituito un vero e proprio corso di laurea. Nelle università lo studio mnemonico delle opere di Galeno e di Ippocrate valeva molto più delle capacità spirituali della persona, come quella di vedere “l’aura” e di operare sui “corpi sottili”, o di sperimentare nuovi farmaci estratti da piante sconosciute all’epoca. Ma studiare Galeno e Ippocrate, avulsi dal percorso spirituale che veniva fatto, equivale a non capire nulla dell’essenza del loro insegnamento. Un po’ come se uno volesse fare un percorso spirituale solo leggendo i libri di Yogananda, seduto sulla poltrona di casa. Coloro che curavano le persone, senza essere medici, venivano spesso guardati con sospetto e, se avevano poteri di guarigione ed erano sfortunatamente anche donne, venivano messe al rogo come streghe (le streghe spesso non erano altro che donne esperte in erboristica e nel curare i “corpi sottili”). Basti pensare che una delle accuse che si muovevano ad alcune streghe era quella di aver aiutato delle partorienti, contravvenendo al comandamento divino secondo cui la donna avrebbe dovuto partorire con dolore.
In altre parole, inizia a essere sempre più diffuso l’atteggiamento per cui una laurea in medicina prevale sulla effettiva capacità di curare. Mentre, parallelamente, coloro che curavano davvero i malati erano guardati con sospetto perché andavano a interferire con gli interessi di chi, sulla medicina, lucrava. In generale, comunque, i migliori medici e chirurghi erano ancora iniziati, tanto è vero che le cronache narrano di come le lezioni di Paracelso all’università fossero affollate di studenti, che disertavano quelle degli altri medici, con sommo dispiacere di questi ultimi. A partire dal 1500, con la sempre maggiore diffusione delle università, queste iniziano a rivendicare a se stesse il primato nella cura delle malattie. Gli studi si settorializzano sempre più, nascono le varie specializzazioni, e si perde di vista l’unità complessiva del paziente. Anche se molti professori famosi erano davvero iniziati, in realtà la frequentazione di una facoltà di medicina non garantiva affatto, da parte dei frequentanti, una reale preparazione alla cura delle malattie.
La situazione, se prima del Medioevo non era affatto felice, inizia addirittura a peggiorare anche perché iniziano le prime commistioni tra la medicina e il denaro. Molti medici infatti guadagnavano nel vendere erbe e pozioni, e iniziano a nascere le prime botteghe che fabbricano prodotti curativi in base alle erbe. E’ noto ad esempio che Paracelso, che prese posizione contro alcuni medici ciarlatani dell’epoca (siamo attorno al 1500) e che propose di istituire dei controlli da parte dell’autorità sugli speziali e i farmacisti e sui preparati da loro venduti, subì un processo, in cui il medico che doveva giudicare la questione era anche legato ad un grosso produttore di medicinali. Ora come allora, cioè, interessi economici, questioni di prestigio personale, ottusità e ignoranza, si intrecciavano in modo profondo, e finì che Paracelso fu condannato, i sui scritti vietati e gli fu impedito di esercitare a Norimberga. Il medico che doveva valutare le opere di Paracelso si chiamava Stromer ed era professore di medicina all’università di Lipsia, ma anche azionista di una società di proprietà della famiglia Fugger, una potente famiglia di banchieri che aveva interessi anche nella produzione di medicinali. Una commistione tra banche e case farmaceutiche, cioè, valida ancora oggi.
I più grandi medici dei secoli successivi, quindi, sono tutti iniziati, esoteristi e maghi, generalmente Rosacroce. Non a caso, i Rosacroce hanno, tra le dieci regole del loro statuto, quello di “curare gli ammalati senza compenso”. In altre parole, mentre la medicina ufficiale persegue interessi economici e personali, i Rosacroce continuano a perseguire obiettivi spirituali, curando senza compenso. Ildegarda di Bingen, che viene ricordata principalmente come una mistica, era in realtà anche una vera e propria naturopata esperta in erbe curative; ed era, ovviamente, una Rosacroce. Paracelso era un iniziato e un mago, oltre che un medico, e aveva una profonda spiritualità testimoniata nelle sue opere. Jacob Böhme, uno dei precursori dei Rosacroce, non era un medico, bensì un mistico, ma aveva il dono della guarigione. Leonardo da Vinci e Michelangelo, anch’essi Rosacroce, erano esperti di anatomia. Robert Fludd era un medico famoso, e un Rosacroce, oltre che massone. Più di recente, anche Luis Pasteur, l’inventore dei vaccini, era un massone, dunque un iniziato.
Questi sono solo alcuni dei nomi. Ma se si fa una ricerca sui nomi di medici famosi, risulta che quasi sempre erano anche maghi ed esoteristi. Non a caso. Tra tutti i personaggi famosi possiamo poi citare Rudolf Steiner, che senza essere un medico fonda la medicina antroposofica, gettando le basi per una branca della medicina che tutt’oggi annovera tra le sue fila molti medici. Steiner non era né un medico, né un mago in senso stretto, ma un Rosacroce, molto evoluto spiritualmente, il quale, non a caso, insisteva molto sul fatto che il medico dovesse essere anche esperto di energie sottili ed essere capace di vedere l’aura. Ancora oggi, le cliniche in cui si pratica la medicina antroposofica, come la Lukas Klinic di Basilea, sono all’avanguardia nella cura di certe malattie come i tumori. Dal Medioevo, quindi, inizia il distacco tra la medicina e l’iniziazione. E comincia ad essere difficile distinguere i ciarlatani dai veri medici, in quanto la Chiesa prima e le università poi, si erano arrogate il potere di farlo. Si era medici, cioè, non perché si curava, ma perché il potere rivendica la facoltà di distinguere chi avesse il diritto di curare e chi no. Esattamente come oggi.
La medicina dall’800 ai giorni nostri. Nell’800 le università si settorializzano e specializzano sempre di più, e il mondo della cura delle malattie inizia ad assumere la fisionomia che ha adesso. La medicina ufficiale, sempre più specializzata, prende sempre di più le distanze dal paziente inteso come un tutto unico, mentre la medicina naturale vien talvolta portata avanti nel segreto delle confraternite (si pensi, ad esempio alla fratellanza di Miriam, fondata da Giuliano Kremmerz, che ad oggi conta migliaia di seguaci, anche tra i medici stessi). I Rosacroce, sia nella loro forma originale, sia in quella deviata, non solo curano i malati senza compenso, ma tentano anche di infiltrare la medicina ufficiale per reindirizzarla a fini spirituali, cosa che fanno ancor oggi. Occasionalmente alcuni medici ufficiali fanno parte della confraternita, ma in generale continua ad esserci un netto distacco tra i due tipi di medicina: quella vera, di chi cura veramente, e quella degli incompetenti. La situazione è ben esplicata in un romanzo di fine ’800, “La vita eterna” di Marie Corelli, dove uno dei personaggi, volendo guarire davvero da una malattia grave, si rivolge a naturopati, e cura molto l’alimentazione e la pratica spirituale, rifiutando le cure mediche ufficiali, a suo dire soltanto dannose.
La medicina ufficiale, cioè, viene vista come un fenomeno interessato soli ai soldi, e non alla salute del paziente; uno spaccato della medicina di allora, che era esattamente come oggi, ed esattamente come nel 1500 di Paracelso. Decisivo, al fine di inquinare definitivamente la pratica medica e allontanarla dalla spiritualità e dalla natura, è la nascita degli ordini professionali, che in Italia sono disciplinati con legge a partire dal dopoguerra. In teoria gli ordini professionali dovrebbero garantire la serietà e la correttezza nell’esercizio delle varie professioni; ma purtroppo non c’è alcuna garanzia che i membri e i presidenti di questi ordini siano veramente iniziati ed esperti nella professione da loro esercitata (spesso infatti tale garanzia è data solo dall’essere in possesso di una laurea; laurea che, come abbiamo visto, garantisce solo una preparazione settoriale). Gli interessi economici e personali fanno quindi sì che gli ordini dei medici tengano più al mantenimento del loro status quo professionale e finanziario, che non alla salute del paziente e alla ricerca.
Dalla fine dell’800 in poi il distacco tra iniziazione e percorso spirituale, e medicina, diventa definitivo. Il medico è tale se ha un pezzo di carta che attesta che ha fatto degli studi (e chi se ne frega poi se ha preso la laurea col minimo dei voti, senza interesse, e se ignora completamente alimentazione, erbe e tutto ciò che riguarda la prevenzione). Inizia ad essere completamente assente la formazione spirituale, e si perde il contatto con la parte divina dell’essere umano, che viene visto solo come un corpo materiale che reagisce meccanicamente agli stimoli. Le statistiche confermano quanto appena detto. Se prendiamo il tumore, uno dei mali più gravi del nostro secolo, possiamo constatare che anziché diminuire, aumenta sempre di più, evidenziando che qualcosa non torna nel modo di intendere la medicina oggi. I paesi nel mondo dove i tumori sono meno diffusi sono alcuni paesi dell’Africa, dove – in teoria – la medicina dovrebbe essere più arretrata (Botswana, Niger, Namibia, Eritrea). Mentre i paesi dove la percentuale è più alta sono proprio quelli in cui, teoricamente, la medicina è più avanzata (Italia, Francia, Usa e Giappone sono quelli col tasso più alto di mortalità).
La situazione attuale, dunque, non è diversa da quella che è sempre esistita nei secoli. I veri medici, erano quelli che curavano le persone, ma non necessariamente la cura delle persone coincideva, e coincide ancora oggi, con l’avere una laurea in medicina. In generale, il medico dovrebbe dirsi tale quando conosce non sono la medicina ufficiale insegnata nelle università, ma anche le altre tradizioni (cinese, ayurvedica, ecc.). E dovrebbe essere competente non solo in materia di farmaci, ma anche in materia di alimentazione, erbe, e tecniche di ogni tipo. Ciò non avviene, però, a causa di due fattori: i soldi e la settorializzazione. I soldi: la ricerca medica è finanziata dalle università, o dalle case farmaceutiche; è assolutamente logico quindi che i soldi delle case farmaceutiche vengano investiti in ricerche per farmaci che possano garantire un profitto, e vengano trascurate proprio quelle che invece potrebbero diminuire tali profitti (come il ricorso a rimedi erboristici, o a trattamenti complementari come agopuntura e Shiatsu).
La settorializzazione degli studi specialistici, che ha fatto perdere di vista il trattamento globale del paziente (la cosiddetta visione olistica) e ha staccato completamente lo studio della medicina dal percorso spirituale di un individuo. Così, oggi, si arriva al paradosso che la laurea in medicina non prevede, se non come complementare, lo studio dell’alimentazione, e sia totalmente assente lo studio dei rapporti tra mente e medicina (vedi ad esempio il bellissimo libro “La mente supera la medicina” di Lissa Rainkin). Quando i poteri economici che ruotano attorno alla medicina si trovano ai ferri corti, reagiscono a colpi di leggi e di provvedimenti penali o disciplinari. Così, anni fa, venne resa obbligatoria la laurea in medicina per poter esercitare l’agopuntura, dando così un colpo mortale a questa disciplina millenaria proveniente dalla Cina. Talvolta per legge si impongono determinate quantità o qualità di un prodotto naturale troppo efficace, come è avvenuto per l’iperico o per la canapa. Anni fa alcuni parlamentari presentarono proposte di legge in materia di Shiatsu (un particolare tipo di digitopressione che si basa sugli stessi principi fondanti dell’agopuntura, ma invece di usare aghi utilizza le dita), mentre contemporaneamente la Guardia di Finanza faceva controlli a tappeto sugli operatori di questa disciplina. In quel caso fu sufficiente, per alcuni operatori, rinominare la loro attività “digitopressione” e prepararsi, in caso di emanazione di una legge ad hoc, a rinominare la loro attività, per scoraggiare il governo da un’iniziativa cosi demenziale.
Nel frattempo si sviluppa in modo sotterraneo lo studio e lo sviluppo della medicina naturale, chiamata spesso anche – erroneamente – “alternativa”; in realtà ad essere alternativa è la medicina ufficiale, perché essa sostituisce ai rimedi naturali, che dovrebbero essere sempre preferiti come prima scelta, i rimedi artificiali della medicina allopatica. E a confermare lo stretto rapporto esistente tra la spiritualità e la medicina, c’è un curioso fenomeno che pochi hanno notato. La medicina naturale è riconosciuta e praticata liberamente in molte zone del mondo e, non a caso, se prendiamo come epicentro Roma, che è stato il fulcro, nei secoli, del tentativo di distruggere la spiritualità e la libertà di pensiero, man mano che ci si allontana dall’Italia la medicina naturale è sempre più diffusa. Da noi il servizio pubblico riconosce solo la medicina ufficiale, e per giunta solo per alcune cure (la terapia Di Bella, ad esempio, pur essendo praticata da medici ufficiali, non ottiene riconoscimento negli ospedali) e ignora totalmente il fenomeno della medicina naturale, sì che, in teoria, chiunque può definirsi naturopata (un po’ come nell’antica Roma).
Avendo Roma come epicentro, in Italia la situazione è una delle peggiori al mondo. In Francia esiste una situazione simile alla nostra, mentre in Inghilterra esistono associazioni professionali che garantiscono la serietà della pratica della naturopatia. In Germania il servizio pubblico garantisce il ricorso alla naturopatia, prevedendo un apposito percorso formativo per i naturopati, ove la naturopatia è riconosciuta per legge e viene considerata alla stessa stregua e dignità della medicina ufficiale. La stessa cosa avviene in molti paesi europei dove è possibile curarsi tramite il servizio pubblico anche con l’omeopatia e altre discipline naturali (ad esempio in Olanda, in Danimarca e in Norvegia). Negli Usa, il percorso formativo del medico naturale è garantito da un corso di 4 anni, in cui i primi due anni sono simili a quelli della facoltà di medicina per programma di studi. E i più importanti testi di medicina naturale, intesa come disciplina di studio scientifico, vengono proprio dagli Usa (come l’Enciclopedia della medicina naturale di Murray e Pizzorno, o i testi di metamedicina di Claudia Rainville). Ogni stato ha legislazioni differenti, ma in linea di massima occorre superare degli esami di stato ad hoc per poter praticare la medicina naturale. In India, e nella maggior parte dei paesi orientali, esistono diverse “medicine”, perché è quella occidentale che si è venuta a sostituire a quella naturale tradizionale; e molti medici si formano con percorsi universitari simili ai nostri, accanto al percorso tradizionale in medicina naturale.
In sostanza, l’Italia è il peggior paese del mondo per quanto riguarda la medicina naturale, ed è anche logico che, per tradizione culturale, sia quella che osteggia maggiormente tutti coloro che provano a svolgere la loro professione medica in modo difforme da quanto viene imposto dalle case farmaceutiche. Non a caso molti dei nostri medici, radiati in italia (Tullio Simoncini, ad esempio) o i cui studi vengono ignorati, trovano riconoscimento all’estero (la terapia Di Bella, all’estero, è oggetto di studi scientifici che ne hanno comprovato l’efficacia). La situazione, insomma, è identica a quella dell’800. Si è perso completamente di vista il percorso spirituale nella formazione del medico, che oggi è tale solo per aver studiato a memoria una serie di libri su anatomia, farmaci, e malattie. Si trascura l’alimentazione, la prevenzione, lo studio delle energie e dei corpi sottili, ritenuti materie da ciarlatani new age con la fissa dell’Oriente, si trascura la comparazione con altre tradizioni mediche, e c’è quindi una netta scissione tra medicina naturale e medicina allopatica ufficiale.
Conclusioni. Nonostante i tentativi da parte di alcuni poteri di distruggere la medicina naturale e far prevalere gli interessi economici sulla salute dei pazienti, e nonostante la maggior parte della gente parta dal preconcetto che cura dei malati = medico = laureato in medicina, occorre ricordare che la laurea in medicina è solo uno dei tanti requisiti che si devono avere per poter curare, e neanche il più importante. Per quanto gli ordini professionali o la magistratura possano infliggere condanne e radiazioni, ciò toglie la possibilità di esercitare la “professione di medico”, ma non la cura dei pazienti per mezzo di altre forme né la ricerca nell’ambito della medicina naturale. Per giunta, radiazioni e condanne non tolgono valore alla laurea in medicina, che può essere esercitata in qualunque altro stato nel mondo. Oggi come ieri, una radiazione ha lo stesso valore che avevano le condanne per Paracelso: il medico si trasferiva altrove, ed altrove continuava i suoi studi, le sue ricerche e le sue attività di cura. Oppure, semplicemente, cambiava nome alla sua professione lasciando inalterata la sostanza.
Gli interessi economici prevarranno sempre sulla salute e la cura del paziente, ma sta ai singoli medici studiare coscienziosamente e integrare la medicina ufficiale con quella naturale, per sommare i benefici di entrambi. E sta al singolo paziente trovare il medico più adatto a se stesso, e discernere quelli che lo fanno con amore da quelli che lo fanno per soldi. Personalmente, i migliori medici che ho conosciuto erano tutti o iniziati, o comunque esperti anche di medicina orientale. Il migliore medico che abbia mai conosciuto è un’anestesista rianimatore in un ospedale pubblico che ha il dono di fare diagnosi sempre molto precise; in realtà questo medico è anche una veggente molto brava, e la sua bravura nasce da una commistione dei suoi poteri con la preparazione universitaria; viene anche da una tradizione di streghe ed è una strega ella stessa. Penso che un giorno sarà costretta ad abbandonare la medicina ufficiale, per intraprendere una personale strada che unisca più approcci, fondendoli in un metodo personale.
Un altro medico molto bravo, che non a caso studia a livello scientifico gli effetti dell’aloe nella cura del tumore, è un massone, un iniziato, che nella sua vita ha studiato di tutto, dalla medicina orientale a quella africana; come Paracelso, aveva girato il mondo per studiare personalmente da vicino altri tipi di medicina; si definisce naturopata (pur essendo un professore universitario) e un giorno che gli chiesi se credeva nella magia, mi disse: «Non è che hai un registratore, vero? Perché se esce fuori quello che penso davvero, sono rovinato». Approfondendo la letteratura medica non ufficiale, ci si imbatte in medici che hanno scritto libri straordinari, come Rüdiger Dahlke e Thorwald Dethlefsen (autori di “Il destino come scelta”; “Malattia come simbolo”; “Malattia e destino”). Medici, sì, ma anche probabilmente dei Rosacroce, perché quando si leggono alcune loro opere minori, come un libro di mandala da colorare, si scopre che i medici sono anche esperti di esoterismo e simbologia. Degli iniziati, quindi, altamente spirituali nel loro percorso di formazione. Come sempre è stato e sempre sarà. Quando ci si domanda come siamo potuti arrivare a questa situazione, quindi, non è tanto la risposta ad essere giusta o meno. E’ la domanda stessa ad essere sbagliata, perché la situazione della medicina rispecchia quella di qualsiasi altro campo: è una guerra tra forze spirituali e forze anti spirituali; tra materia e denaro, e anima; tra ignoranza ed evoluzione; tra biechi interessi materiali, e interessi per la persona e la sua salute. Ma è una guerra che, cambiando forme, modalità, e ampiezza, caratterizza tutta la storia della medicina.
(Paolo Franceschetti, “Medicina alternativa e medicina naturale: la storia”, dal blog “Petali di Loto” del 12 aprile 2018).
fonte: http://www.libreidee.org/
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