INQUINAMENTI
Africa. Ecco dove finiscono i nostri rifiuti elettronici
Migliaia di tonnellate di scarti di apparecchi elettrici ed elettronici transitano ogni anno dall'Europa ai paesi dell'Africa occidentale, spesso illegalmente e senza possibilità di recupero e riciclo. Uno studio dell'Onu denuncia i rischi per l'ambiente e per la salute.
di Angela Lamboglia - 16 Marzo 2012
Dai Paesi europei sono approdate in quelli africani circa 220mila tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici solo nel 2009
All'Europa - alle prese proprio in questi mesi con la revisione della Direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nel tentativo di migliorare il recupero dei componenti di elettrodomestici, cellulari e computer e di contrastare i traffici illegali - si deve infatti l'85% dei container che arrivano in Ghana contro il 4% di provenienza asiatica.
Più in generale, dai paesi europei, attraverso i porti italiani e del nord Europa, sono approdate in quelli africani circa 220mila tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici solo nel 2009, secondo un recente studio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite dal titolo Where are WEee in Africa?.
Circa un terzo di questa merce è diretta al recupero e al riciclaggio, ma la maggior parte, dopo aver viaggiato tra i materiali legittimi per sfuggire ai controlli doganali, finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia. Non senza prima aver garantito profitti a chi gestisce illegalmente viaggi e smaltimento e a chi, in Europa, riesce ad eludere in questo modo i costi delle normative ambientali.
A pagarne le spese, i territori e chi li abita. Per arrivare a recuperare il rame da avviare al riciclaggio, gli oggetti vengono bruciati, rilasciando tossine e sostanze inquinanti che vanno a contaminare il suolo, l'aria e l'acqua, oltre a danneggiare la salute di chi in quelle discariche lavora. Bambini in molti casi, alcuni di appena cinque anni, secondo il rapporto Onu, che maneggiano per ore rottami contenenti piombo, mercurio e sostanze nocive per il sistema endocrino.
La maggior parte dei rifiuti elettronici finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia
Un percorso che deve però incontrarsi con uno sforzo analogo da parte di chi quegli scarti li produce. Il Parlamento europeo ha già approvato in Plenaria la proposta di revisione della direttiva RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) che alza l'asticella per gli obiettivi di raccolta di ogni stato membro: entro il 2016 i paesi Ue dovranno riuscire a raccogliere, ogni anno, 45 tonnellate di rifiuti di prodotti elettronici per ogni 100 tonnellate di beni messi sul mercato nel triennio precedente, così da aumentare le percentuali di recupero e riciclaggio.
Ma è soprattutto a monte che dovremmo guardare, cioè prima che un apparecchio venga classificato come un insieme di materiali di scarto. Il che significa anche non cedere alla continua sostituzione di "modello nuovo per modello nuovissimo" e recuperare l'abitudine del riparare quando si può. In fondo i rifiuti gestiti meglio sono quelli che non produciamo.
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fonte: www.ilcambiamento.it
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