CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

lunedì 26 febbraio 2018

simbologia del festival di Sanremo

Il Rituale sanremese è terminato. Ma la sua Alchimia è compiuta?


di Federico Bellini

Volenti o no, Sanremo siamo tutti quanti costretti a vederlo. Se ne parla ovunque, nei telegiornali, alla radio, nelle varie trasmissioni TV, sui giornali, i bar, ovunque. Seppure non abbia avuto occasione di vedere tutte le puntate, mi sono limitato a guardare solo l’ultima, e quel poco che ho visto, mi è bastato per collezionare una carrellata impressionante di spunti esoterici, alchemici, occulti e mistici che hanno quasi dell’incredibile. Lasciatemi passare questa “boutade complottista” come un semplice scherzo intellettualoide e niente più, ma che spero potrà darvi qualche spunto interessante di riflessione…
L’edizione di questo appena nato 2018 non sarà ricordata solo per i suoi tanti record, sia di ascolto che di clamore, ma anche per la quantità di messaggi che sono stati veicolati rispetto a tutti i precedenti festival. Sanremo è politica e società, ed è la dimostrazione che l’Italia è un paese “vecchio”, sorretto da Arconti che non mollano la presa, un paese saturnino insomma. Ne è una chiara dimostrazione non solo una rediviva Ornella Vanoni con una canzone decisamente per lei atipica (e anche molto bella), così come per le sue ritrovate risorse canore (almeno questa volta si sono capite le parole), ma anche nei gesti di un sempre più invecchiato Pippo Baudo


… e di una quasi novantenne ballerina che, dimostrando una vitalità fuori dal comune, ha letteralmente fatto impazzire il pubblico dell’Ariston, così come milioni di italiani a casa!


Ma le stranezze iniziano prima della Kermesse, con un’altra icona del passato della canzone italiana, Mina. Sempre più trasfigurata, quanto mai “Aliena”, non solo per il suo aspetto fuori dai canoni umani, con una pelle artificiale, diafana, bianca ed un cranio allungato, ma specie per la sua ambientazione, dato che si trova a bordo di una vera e propria astronave in qualità di comandante in capo e in rotta verso la Terra, lanciandosi a fine spot in un balletto di quasi ispirazione sufica…




Così come bianca è stata anche l’altra attempata icona della nostra musica rock, Gianna Nannini, inizialmente un po’ estraniata nell’esecuzione del suo “Fenomenale”, ma che si è infine addolcita duettando con Claudio Baglioni, concludendo l’esibizione tra le sue braccia, dimostrando così di essere fragile, quanto mai “umana”…


Dopo aver visto una Mina “Aliena” non saremo certo rimasti stupiti nel vedere anche la famosa scalinata dell’Ariston, che più un ambientazione per un festival canoro, somigliava ad una scenografia di Guerre Stellari, con quella pedana a 5 ali che scendevano giù dall’alto, come tipicamente avviene per gli Imperial Shuttle Lambda Class T-4a, mezzi aeromobili che Darth Fener utilizza spesso per muoversi negli spazi siderali…


“Che volevano cambiato l’universo
L’universo che opprimeva le ragazze demenziali
Poi quel giorno l’astronave dei marziani
Proveniente dagli spazi siderali
Con il tubo che ti aspira nel suo interno
E nessuno che ci crede
E quella sonda che sondava l’organismo
Ci ha trasformati in musicisti, ma maschi
Poi la carriera è andata molto bene per fortuna
Una storia unica, singolare e atipica
Completamente antieconomica, a propulsione elica
Una storia unica, una carriera artistica
Dolcemente stitica, ma elogiata dalla critica.”

E che dire della performance di Elio e le Storie Tese? Con il loro “Arriverdorci”, in pratica, hanno raccontato che all’inizio della loro carriera sono stati Rapiti dagli Alieni, portati su di una loro astronave, soggetti a visite con sonde che “sondavano” l’organismo, trasformandoli poi in musicisti che ha permesso loro di fare una singolare e atipica carriera…


Ma le stranezze proseguono ancora. Riccardo Fogli è un mio conterraneo, siamo nati nella stessa città, Pontedera (PI), e a parte la sua carriera ed alcune canzoni degne di nota, non c’è molto da dire, solo che mentre duettava con il vecchio amico Roby Facchinetti, evitava di guardarlo direttamente negli occhi. Perché? Ora, che Roby sia alquanto famoso per il suo insolito canto melismatico è cosa nota, ma in questa edizione ha raggiunto esiti davvero disastrosi.


Come insolito è il suo sguardo, con una pupilla decisamente piccola (anche troppo), e una certa mancanza di energia del suo involucro fisico. Lungi da me fare ipotesi, la vecchiaia raggiunge tutti e gli anni si fanno sentire, ma credo sia alquanto evidente che qualcosa non quadra…


Ma facciamo un passo indietro. La sigla di apertura del Festival inizia poco dopo la visione aliena di Mina, e vede lo schermo diviso in rettangoli colorati, con all’interno i protagonisti che cantano l’ormai famoso ritornello: “poooo-popopoooo-popopoooo-popopooo…”


Ma un “po-po-po-po-pooooo” è anche la musichetta altrettanto celebre che gli Extraterrestri di “Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo” di Steven Spielberg (film del 1977), suonano con gli esseri umani, utilizzando gli stessi colori, una volta atterrati.


Come colorato era anche un Efod o Ephod, un articolo di vestiario e un oggetto di culto nell’antica cultura israelita, strettamente connesso alle pratiche oracolari e rituali sacerdotali e con le quali, si racconta, il sacerdote entrava in comunicazione direttamente e nientemeno con YHWH. Da notare la somiglianza con i colori sopra descritti, sia del film di Spielberg come della sigla di apertura del Festival di Sanremo.


Dimenticavo, gli stessi colori erano presenti anche nel bellissimo abito della cantante inglese Skin, che non si è certo distinta per la sua esecuzione, quanto invece per la sua disarmante bellezza, ribadendo comunque la funzione multicolore del messaggio in codice, insito ovviamente nel Festival.


Adesso arriviamo all’Alchimia, per chi non lo sa è una tecnica di raffinazione della materia e come tale consta di regole, principi specifici e che si mostra attraverso i simboli e la loro interpretazione e conseguente attuazione. In numerosi telegiornali i giornalisti hanno elogiato l’Alchimia (già!) dei tre conduttori e la loro strabiliante performance in questi giorni, ma se andiamo a ben vedere, gli abiti con cui hanno aperto la serata di sabato 10 febbraio non lasciano spazio a dubbi.


La tradizione ci dice che la Grande Opera è composta da tre fasi corrispondenti alla colorazione che assume la materia durante tutto lo svolgimento delle operazioni. Abbiamo quindi la Nigredo o Opera al Nero (l’abito della Hunziker), l’Albedo o Opera al Bianco (l’abito di Favino) e la Rubedo, Opera al Rosso (l’abito di Baglioni), con la quale si ottiene la tintura, l’elisir di lungavita (infatti sembra un eterno giovanotto), o polvere di proiezione, la pietra filosofale.


L’Opera al Nero però è il fulcro della trasmutazione. Da qui si parte per cambiare la materia da nera a rossa, in grado cioè di trasformare i metalli pesanti in oro. La fase del nero è dominata dall’influsso di Saturno, patrono della tristezza e della malinconia che assalgono l’operatore durante questo lungo periodo, durante il quale cerca di ottenere la “purificazione” e per fare ciò viene condotto alla putrefazione o putrefactio, per permettere all’artista di rinascere a una nuova modalità di vita. Qui si innesta, perfetto, il suo drammatico monologo “La notte poco prima della foresta” tratto dal dramma di Bernard-Marie Koltès.


Le uniche difese dell’Artista/Alchimista sono la volontà, la determinazione e il discernimento razionale. Deve saper interpretare i segni del profondo e individuare i punti deboli delle angosce determinate da Saturno. Il Dio Padrone del Tempo (quindi anche della Musica, ebbene si!) s’impossessa del Corpo e dell’Anima dell’Alchimista, si lascia sopraffare dagli intenti luttuosi di Saturno, ma riesce anche a trascendere i veleni tossici della sua trasmutazione. Ad un certo punto, terminata la putrefazione/recita, scaturisce in Alchimia un sale biancastro dal nero, una sostanza ustionante che, aggredendo il Sole lo divorerà facendone scaturire la tintura rossa, la pietra filosofale. Il colore della sostanza, il bianco, che da il nome, appunto, alla fase, successiva, l’Albedo. Ed infatti non è un caso che uno dei due vincitore di Sanremo, Fabrizio Moro, sfoggi un giacca rossa con sulla mano tatuato un Sole.


Ma a parte le simbologie ulteriori delle mani, di cui ci vorrebbe uno studio a parte, così come i titoli e i testi di molte altre canzoni, o l’utilizzo dei fiori e dei loro colori, specie in una città come Sanremo (anticamente conosciuta come “Sanctum Heremum”) balza agli occhi l’anello di Favino


… così simile anche a quello dell’altro vincitore di Sanremo, Ermal Meta (che ha già un cognome che è tutto un programma), che sfoggia in alcune sue foto (sotto riportata) sempre una pietra nera, perfettamente quadrata, quasi di ispirazione saturnina, in quanto rimanda al Cubo del grande Signore degli Anelli, venerato in tali contesti…


Ma la sostanza ustionante che aggredisce il Sole, facendone così scaturire la tintura rossa, la pietra filosofale, si manifesta non solo nell’esibizione duettata con l’ex vincitore di Sanremo, Simone Cristicchi (quello che cantava “Ti regalerò una Rosa“), ma anche nella serata finale, con la scenografia che colora di rosso l’Ariston, sui disegni di un filo spinato (somigliante alla Corona di Spine del Cristo). Del resto la canzone vincitrice parla di terrorismo, distruzione, morti e una flebile speranza, e qui la Meta-Mor(f)o-si si può dire conclusa.


«Non mi avete fatto niente»
di Ermal Meta e Fabrizio Moro
A Il Cairo non lo sanno che ore sono adesso
Il sole sulla Rambla oggi non è lo stesso
In Francia c’è un concerto
la gente si diverte
Qualcuno canta forte
Qualcuno grida a morte
A Londra piove sempre ma oggi non fa male
Il cielo non fa sconti neanche a un funerale
A Nizza il mare è rosso di fuochi e di vergogna
Di gente sull’asfalto e sangue nella fogna
E questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra
Ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra
Galassie di persone disperse nello spazio
Ma quello più importante è lo spazio di un abbraccio
Di madri senza figli, di figli senza padri
Di volti illuminati come muri senza quadri
Minuti di silenzio spezzati da una voce
Non mi avete fatto niente
Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
C’è chi si fa la croce
E chi prega sui tappeti
Le chiese e le moschee
l’Imàm e tutti i preti
Ingressi separati della stessa casa
Miliardi di persone che sperano in qualcosa
Braccia senza mani
Facce senza nomi
Scambiamoci la pelle
In fondo siamo umani
Perché la nostra vita non è un punto di vista
E non esiste bomba pacifista
Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
Le vostre inutili guerre
Cadranno i grattaceli
E le metropolitane
I muri di contrasto alzati per il pane
Ma contro ogni terrore che ostacola il cammino
Il mondo si rialza
Col sorriso di un bambino
Col sorriso di un bambino
Col sorriso di un bambino
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
Non mi avete fatto niente
Le vostre inutili guerre
Non mi avete tolto niente
Le vostre inutili guerre
Non mi avete fatto niente
Le vostre inutili guerre
Non avete avuto niente
Le vostre inutili guerre
Sono consapevole che tutto più non torna
La felicità volava
Come vola via una bolla.


Potremmo chiederci cosa sia questa “bolla che vola via”, come potrei proseguire, sia sull’intervento di Laura Pausini, dell’inizio della trasmutazione con il suo abito nero accanto a quello rosso di Baglioni, sui suoi strani urli a fine del loro duetto, quando rivolgendosi a Claudio quasi gli urla “ma tu chi sei?!?” Così come la sua discesa tra il pubblico in sala, è stato funestato da dei misteriosi salti di segnale o interferenze televisive su tutto il territorio nazionale, come a monito nei riguardi dell’inizio del rituale stesso, ma lei ha proseguito cantando in sala, ed uscendo dall’Ariston è finita volutamente in strada tra la folla, quasi come se avesse voluto mettere in scena una rappresentazione dei Misteri Eleusini (Eleusini-Pausini?!?), ovvero quei misteri che rappresentavano il mito del Ratto di Persefone, strappata alla madre Demetra dal re degli Inferi, Ade, in un ciclo di tre fasi, la “discesa” (dal palco), la “ricerca” (del segnale?) e l'”ascesa” (tra il pubblico in delirio?), dove il tema principale dei misteri, però era la “ricerca” si, ma di Persefone e del suo ricongiungimento con la madre (l’utero del pubblico?)… ma rischierei di annoiarvi, e di portare questa mia fantasiosa disamina del nostro Festival-Popolar-Nazionale su ben altri lidi, e non è mia intenzione. E poi, scusatemi, non sono solo canzonette?!?

Articolo tratto da “Coscienza Aliena“, il blog di Federico Bellini: http://coscienzaliena.blogspot.it/2018/02/il-rituale-sanremese-e-terminato-ma-la.html

Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.it/

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