CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

domenica 23 settembre 2018

Sante Caserio, il fornaio che uccise il Presidente della Francia


Sante Caserio nacque da una famiglia numerosa e modesta il giorno 8 di settembre del 1873 a Motta Visconti, attualmente in provincia di Milano. Il padre, Antonio, morì di pellagra nel 1887, rinchiuso all’interno di un manicomio. La pellagra è una malattia causata dalla carenza o dal mancato assorbimento di vitamine del gruppo B. Questa vitamina è presente, in genere, nei prodotti freschi come il latte, le verdure o i cereali. E’ una patologia frequente tra le popolazioni che facevano esclusivo uso della polenta d sorgo o di mais come loro alimento base. L’Italia fu il paese maggiormente colpito da questa malattia. In seguito all’Unità d’Italia, un’inchiesta promossa dalla Direzione d’Agricoltura nel 1878 contò 97.855 casi di pellagra in 40 province dello Stato, con picchi in Veneto e in Lombardia. Dal 1881 il governo decise di prendere provvedimenti per contrastare la malattia, finanziando la costruzione d’essiccatoi per la stagionatura artificiale del granturco e di cucine che migliorassero l’alimentazione dei contadini. Il giorno che morì il padre, Sante Caserio aveva 14 anni e non viveva insieme alla famiglia da diverso tempo. Nel 1883, all’età di 10 anni, scappò da casa per non pesare sui genitori, soprattutto della madre cui era molto legato. Il ragazzino Sante, di 10 anni, trovò lavoro a Milano come garzone presso un fornaio. A cavallo tra l’infanzia negata ed una maturità anticipata Sante entrò in contatto con gli ambienti anarchici milanesi. In seguito agli sconti di Piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma, avvenuti il primo maggio del 1891, Sante sentì di dover aderire completamente alla causa anarchica. Poco dopo fondò un piccolo circolo anarchico nella zona di Porta Genova, a Milano, denominato “A pèe” (in dialetto milanese significa “a piedi” ovvero “senza soldi”). 


Di quel periodo milanese resta la testimonianza di Pietro Gori, avvocato e compositore anarchico, che narrava d’averlo visto dispensare ai disoccupati del pane e degli opuscoli, chiaramente inneggianti alla causa anarchica, stampati con il suo magrissimo stipendio. L’anno successivo, il 1892, fu identificato e schedato durante una delle tante manifestazioni di piazza cui partecipava. Sante fu arrestato per aver distribuito opuscoli antimilitaristi a dei soldati. Fu costretto a fuggire in Svizzera, prima di riparare a Lione in Francia. Caserio trovò un paese profondamente ferito dalla povertà e dagli attentati degli anarchici francesi. Il governò reagì duramente alle proteste varando leggi contro quelli che erano chiamati reati d’opinione. Molte persone furono arrestate solo per aver applaudito i responsabili degli attacchi, al cuore dello stato, o per aver partecipato a pubbliche letture di scritti rivoluzionari. L’esecuzione capitale degli anarchici Vaillant ed Henry, ritenuti autori di diversi attentati, provocò un profondo risentimento all’interno dell’ambiente anarchico, compresi gli immigrati italiani in Francia.  Fu soprattutto la condanna a morte di Vaillant che scatenò ondate di proteste poiché il suo attentato dinamitardo, alla Camera dei deputati francese il 9 dicembre del 1893, non aveva causato vittime. Per la prima volta dall’inizio del XIX secolo, i tribunali francesi condannarono a morte un uomo, e fecero eseguire la sentenza, senza che il condannato avesse realmente ucciso qualcuno. Al processo Vaillant dichiarò: “Ho preferito ferire un gran numero di deputati piuttosto che uccidere qualcuno; se avessi voluto uccidere avrei caricato la bomba con dei pallettoni. Ho messo dei chiodi; ho voluto quindi solo ferire. Non posso certo mentire per darvi il piacere di tagliarmi il collo!”.


La mancata concessione della grazia da parte del Presidente francese Carnot, nei confronti di Vaillant, alimentò notevolmente il risentimento di Sante Caserio verso Sadi Carnot. L’anarchico italiano identificava il presidente francese come il principale responsabile della repressione contro gli anarchici e gli immigrati, nonché della miseria del popolo. Carnot, in questa visione, era il rappresentante dell’odiato stato borghese, e prepotente. Inoltre in questa figura s’identificava il responsabile della stretta repressiva avviata, nei confronti degli anarchici e dei manifestanti, con l’approvazione delle nuove leggi poliziesche, chiamate le leggi scellerate. Inoltre nell’agosto del 1893 avvenne il massacro d’Aigues-Mortes. Il luogo fu teatro di uno scontro tra operai francesi ed italiani, tutti impiegati nelle saline di Peccais. Lo scontro degenerò in una vera e propria guerra agli italiani. Il numero finale delle vittime non fu mai accertato con sicurezza: la conta dei morti oscilla tra i 9 dichiarati ufficialmente dal governo ai 50 di cui parlò il Times di Londra. La tensione che seguì questi eventi fece sfiorare la guerra tra i due paesi.


Sante Caserio decise di vendicare tutti i morti che pesavano sulla coscienza della classe politica. Il 24 giugno si recò a Lione dove Sadi Carnot era atteso per l’inaugurazione dell’Esposizione Universale. Acquistò un coltello e lo avvolse in un giornale. Sante attese che il corteo presidenziale transitasse in piazza della Repubblica: quando vide la vettura dove era alloggiato Carnot decise d’agire approfittando della confusione. Si avvicinò al corteo agitando un foglio di giornale. I poliziotti, pensando che dovesse sottoporre una richiesta al presidente, lasciarono che l’anarchico italiano s’avvicinasse a Carnot. Caserio salì sul predellino della vettura e colpì il presidente al fegato con il lungo coltello dal manico rosso e nero. 


Subito dopo l’attentato urlò a squarciagola in mezzo alla folla “viva l’anarchia”.
Nei secondi successivi fu trattenuto dai passanti ed immobilizzato dalle forze dell’ordine. Carnot, gravemente ferito, perse conoscenza e morì poche ore dopo. Fu sepolto solennemente nel Pantheon di Parigi.
L’anarchico italiano fu processato il 2 ed il 3 agosto. Di fronte al tribunale, che successivamente lo condannerà alla ghigliottina, Sante pronunciò la propria accorata difesa difendendo e motivando il gesto. Tra l’altro disse « Se dunque i Governi impiegano i fucili, le catene, le prigioni, e la più infame oppressione contro noi anarchici, noi anarchici che dobbiamo fare? Cosa? Dobbiamo restare rinchiusi in noi stessi? Dobbiamo disconoscere il nostro ideale che è la verità? No!... Noi rispondiamo ai Governi con la Dinamite, con il Fuoco, con il Ferro, con il Pugnale, in una parola con tutto quello che noi potremo, per distruggere la borghesia ed i suoi governanti. Emile Henri ha lanciato una bomba in un ristorante, ed io mi sono vendicato con il pugnale, uccidendo il Presidente Carnot, perché lui era colui che rappresentava la Società borghese. Signori Giurati, se volete la mia testa, prendetela: ma non crediate che prendendo la mia testa, voi riuscirete a fermare la propaganda anarchica. No!.. Fate attenzione, perché colui che semina, raccogli ».
Durante lo svolgimento del processo non negò mai la propria responsabilità per il gesto e non chiese pietà al giudice. Gli fu offerta la possibilità di ottenere l’infermità mentale in cambio dei nomi d’alcuni compagni ma rifiutò pronunciando la celebre frase “Caserio fa il fornaio, non la spia”.
La ghigliottina attendeva Caserio per la mattina del 16 agosto.
Nell’attesa della lama, gli fu mandato il coadiutore di Motta Visconti, don Alessandro Grassi, per confessarlo ed impartirgli l’estrema unzione.
Sante Caserio rifiutò in quanto ateo.
Il 16 d’agosto fu giustiziato. Sul patibolo, un attimo prima di morire, urlò rivolto alla folla: “Forza compagni! Viva l’anarchia”.
Il corpo di Sante fu tumulato presso il vecchio Cimitero di Lione.


L’uccisione di Sadi Carnot provocò svariati atti di violenza ed intolleranza nei confronti degli immigrati italiani, identificati come i compatrioti dell’assassino. Poche ore dopo l’arresto di Sante Caserio, il consolato italiano di Lione subì un assalto da parte dei francesi infuriati; a stento riuscirono a difendere le mura. Molti negozi italiani furono saccheggiati. Per comprendere la dimensione dei disordini occorre ricordare che in poche ore furono arrestate oltre 1000 persone. Il governo francese reagì duramente nei confronti degli italiani, soprattutto di quelle persone che erano identificate come anarchiche. In pochi giorni si registrarono moltissimi licenziamenti e furono oltre 3000 gli italiani rimpatriati. Tra questi anche l’avvocato, musicista e scrittore Pietro Gori, conoscente di Sante Caserio. Nei mesi successivi furono arrestati molti sostenitori dell’anarchico italiano; tra questi anche Alexandre Dumas, figlio.


L’amico Pietro Gori scriverà il testo della famosa “Ballata di Sante Caserio”.
Nell’immaginario collettivo la figura di Sante Caserio è spesso affiancata a quella di un altro importante anarchico italiano: Gaetano Bresci.
Ma questa è tutta un’altra storia.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia

Maurizio Antonioli. «Voce Sante Caserio», in Autori Vari. Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. I, ed. BFS, Pisa 2003 

Rino Gualtieri, Per quel sogno di un mondo nuovo, Euzelia editrice, Milano 2005

Gianluca Vagnarelli, Fu il mio cuore a prendere il pugnale. Medicina e antropologia criminale nell'affaire Caserio, Zero in condotta, Milano 2013


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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