Cosa si nasconde dietro l'omicidio di Guido Rossa? È plausibile che Riccardo Dura non abbia rispettato il compito di gambizzare il sindacalista, inferocito per la denuncia che aveva portato all'arresto del postino Belardi?
24 gennaio del 1979: come tutti gli altri giorni, Guido Rossa lascia alle 6,30 la sua abitazione di un quartiere genovese per recarsi al lavoro in fabbrica. Ha nelle mani il sacchetto della spazzatura che deposita nel cassonetto a metà strada tra la sua auto FIAT 850 posteggiata in via Fracchia, e via Ischia dove si affaccia il portone di casa. Sale, si appresta ad avviare il motore ma non fa in tempo perchè viene assassinato.
Guido Rossa, sposato e padre di una ragazza, Sabina, operaio all’Italsider, appasionato alpinista, è iscritto al Pci e alla Cgil. Nel 1970 viene eletto, quasi all’unanimità, delegato sindacale. Diventa ben presto il punto di riferimento per i lavoratori, ma anche per i dirigenti aziendali che lo apprezzano per le sue qualità di serietà e rigore morale.
All’Italsider e all’Ansaldo, la presenza di qualcuno che fiancheggia le BR è palpabile. Rossa da tempo sospetta di Francesco Berardi, un operaio degli altiforni poi promosso impiegato, ex militante di Lotta Continua.
Alla fine lo blocca mentre ha con sé alcuni opuscoli delle BR e, assieme al consiglio di fabbrica, avverte i carabinieri. Da una perquisizione, saltano fuori i numeri di targa di alcuni dirigenti Italsider, annotati su un foglietto in possesso di Berardi.
Al processo per direttissima, Berardi viene condannato a quattro anni di reclusione e viene rinchiuso nel super carcere di Novara. Rossa è l’unico che ha il coraggio di testimoniare firmando, di fatto, la sua condanna a morte.
Ad attenderlo quella mattina sono in tre, l’obiettivo è la gambizzazione del sindacalista, così come deciso dalla direzione nazionale strategica. Ma le cose non vanno come previsto.
Lorenzo Carpi funge da palo. Vincenzo Gagliardo apre il fuoco e gambizza Rossa, Riccardo Dura attende qualche istante, poi ritorna sui suoi passi e spara al cuore di Rossa.
Ecco il volantino di rivendicazione dell’omicidio:
"Mercoledì 24 gennaio, alle ore 6,40 un nucleo armato delle Brigate Rosse ha giustiziato GUIDO ROSSA, spia e delatore all’interno dello stabilimento ITALSIDER di Cornigliano dove per svolgere meglio il suo miserabile compito, si era infiltrato tra gli operai camuffandosi da delegato. A tale scopo era passato da posizioni notorie di destra ai ranghi berlingueriani. Sebbene da sempre, per principio, il proletariato abbia giustiziato le spie annidate al suo interno, era intenzione del nucleo di limitarsi a invalidare la spia come prima ed unica mediazione nei confronti di questi miserabili: ma l’ottusa reazione opposta dalla spia ha reso inutile ogni mediazione e pertanto è stato giustiziato. Il suo tradimento di classe è ancora più squallido e ottuso in considerazione del fatto che, il potere ai servi prima li usa, ne incoraggia l’opera e poi li scarica.
Compagni, da quando la guerriglia ha cominciato a radicarsi dentro la fabbrica, la direzione italsider con la preziosa collaborazione dei berlingueriani, si è posta il problema di ricostruire una rete di spionaggio, utilizzando insieme delatori vecchi e nuovi; da un lato ha riqualificato fascisti e democristiani, dall’altro ha moltiplicato le assunzioni di ex PS ed ex CC, dall’altro ancora ha cominciato a utilizzare quei berlingueriani che sono disponibili a concretizzare la loro linea controrivoluzionaria fino alle estreme conseguenze:
FINO AL PUNTO CIOÈ DI TRADIRE LA PROPRIA CLASSE, MANDANDO IN GALERA A CUOR LEGGERO UN PROPRIO COMPAGNO DI LAVORO.
L’obiettivo che il potere vuol raggiungere attraverso questa rete di spionaggio, non è solo quello propagandato della 'caccia al brigatista o ai cosiddetti fiancheggiatori' ma quello ben più ampio ed ambizioso di individuare ed annientare all’interno delle fabbriche qualsiasi strato operaio che esprima antagonismo di classe.
È l’intero movimento di resistenza proletario che oggi è nel mirino di questa campagna di terrore controrivoluzionario, scatenata dal potere e sostenuta a tamburo battente dai loro lacchè berlingueriani: questa caccia alle streghe non colpisce solo chi legge e fa circolare la propaganda delle organizzazioni comuniste combattenti, ma anche chi lotta contro la ristrutturazione, chiunque si ribelli alla linea neocorporativa dei sindacati, chiunque anche solo a parole si dialettizza con la lotta armata, senza unirsi al coro generale di 'deprecazione o condanna'. Una riconferma di tutto ciò viene dall’Ansaldo dove, come già successo alla Fiat e alla Siemens, i berlingueriani hanno consegnato alla direzione una lista coi nomi di operai 'presunti brigatisti', compilata anche in base agli interventi fatti nelle assemblee precontrattuali.
QUESTA È L’ESSENZA DELLA POLITICA BERLINGUERIANA ALL’INTERNO DELLE FABBRICHE, IL TENTATIVO CIOÈ DI DIVIDERE LA CLASSE OPERAIA CREANDO UNO STRATO CORPORATIVO, FILOPADRONALE E PRIVILEGIATO DA CONTRAPPORRE AGLI altRI STRATI DI CLASSE E PROLETARI.
A chi si presta a questa lurida manovra ai vari Rossa e a tutti gli aspiranti spia, ricordiamo che, proletari si è non per diritto di nascita ma per gli interessi che si difendono e all’interno di questa discriminante sapremo distinguere, come sempre, chi è un proletario e chi è un nemico di classe.
All’interno di questo progetto, Rossa faceva parte della rete spionistica dell’Italsider, come membro dei gruppi di sorveglianza interna, istituiti dai vertici sindacali per affiancare i guardioni nei compiti di repressione antioperaia. ECCO QUAL’ERA IL SUO VERO LAVORO!! La sua grande occasione, nella quale ha raccolto i frutti di tanto costante e silenzioso lavoro è venuta il giorno in cui è riuscito a consegnare al potere un operaio che conosceva e assieme al quale lavorava da anni, il compagno Franco Berardi, ‘reo’ di aver avuto per le mani propaganda della nostra organizzazione.
La conferma del rapporto diretto tra spioni e direzione si capisce dal fatto che Rossa, dopo aver pedinato per ore il compagno Berardi, insieme al suo degno compare Diego Contrino È ANDATO DIRETTAMENTE IN DIREZIONE a denunciarlo, mettendo di fronte al fatto compiuto lo stesso Consiglio di fabbrica che infatti si era spaccato quando i bonzi sindacali gli avevano imposto di coprire politicamente l’azione di spionaggio.
L’uccisione di Guido Rossa fu accolta con sdegno dall’opinione pubblica contribuendo in modo decisivo a far perdere alle BR l’appoggio della classe operaia."
Riccardo Dura morì, insieme assieme ad altri tre brigatisti, il 28 marzo 1980 nell’irruzione del nucleo antiterrorismo dei CC nel covo in Via Fracchia.
Sabina Rossa, figlia di Guido, nel suo libro ‘Guido Rossa mio padre’ scritto con Giovanni Fasanella, si dice convinta che “C'erano due livelli nelle Br, e il più alto e segreto, ha ordinato a Dura di uccidere, all'insaputa degli altri.”
“Mio padre faceva parte del nucleo del Pci che doveva sorvegliare che cosa accadeva in fabbrica. Forse sapeva molte più cose di quanto immaginiamo, così l'hanno ammazzato.”
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fonte: www.valeriolucarelli.it
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