dentro.
nel senso di dietro.
dietro il quadro, dietro la figura che appare, c'è la tela e su quella tela c'è il mistero della sua pittura. se così si può dire.
la bella mostra a Palazzo Reale ce lo racconta.
la bella mostra a Palazzo Reale ce lo racconta.
ma dentro?
dentro Caravaggio?
il Merisi, c'è poco da andare per il sottile, era un delinquente.
mi fanno ridere le analisi della straziante infanzia, della famiglia sterminata dalla peste.
certo, l'altro Michelangelo, il Buonarroti, veniva da una famiglia bene, la sua biografia ci dice di una casata importante, parliamo del patriziato fiorentino, roba grossa. quindi di agi e di buona formazione.
ma gli altri? quanta povertà miseria malattia epidemia carestia c'erano in quei tempi?
quanti genitori sopravvivevano a lungo ai propri figli? e quanti figli invece non sopravvivevano ai propri genitori? inoltre il Merisi, che comunque non veniva da una famiglia disagiata, il padre Fermo lavorava nelle maestranze della città di Milano, ebbe una sua formazione artistica, andò a bottega. studiò.
mica tutti quelli dalle biografie luttuose ammazzavano e sbraitavano, attaccavano briga, pestavano, minacciavano, insultavano o fuggivano.
i traumi di Michelangelo Merisi da Caravaggio sono insondabili, sono morti con lui, anche le ipotesi sulla sua omosessualità sono noiose.
era ambiguo, violento, rissoso, inquieto e aggressivo.
e poi dipingeva.
questa è la sua potenza, questo è il suo mistero.
dentro Caravaggio non ci entriamo, dietro lo osserviamo, per il resto lo guardiamo adoranti come un genio artistico inconfondibile ed epocale.
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