Peperoni e lattuga
Avevo cominciato a scrivere su Edward Weston, partendo dalla sua storia, dalle date dai luoghi dalle borse di studio e via di seguito.
Dopo pochissimo, ho cancellato tutto ed ho scelto di scrivere solo delle emozioni che provo ogni volta che guardo le sue foto, ogni volta fin dalla prima volta!
Nessuna immagine è un reportage di oggetti, persone o luoghi, nessuna è una banale ricerca di sensualità, nessuna cede un solo millimetro a beceri romanticismi o a pittorialismi tanto in voga all’epoca in cui egli lavora. Si tratta di fotografie che fermano un momento di realtà, cercando di fissare sull’emulsione “la perfezione che non si vede”, nel normale fluire degli eventi.
In una lettera della fine degli anni ’20, Tina Modotti, la sua “amata Tina” di gli scrive: “Accetto il tragico conflitto tra la vita che cambia continuamente e la forma che la fissa immutabile”
In questa piccola frase è contenuto probabilmente il concetto che ha seguito tutta la vita del fotografo. E la sublimazione di questo altro non è che la ricerca della bellezza della forma, ovunque essa sia. In uno dei suoi (a mio modesto parere) insuperabili nudi piuttosto che nella foto di un peperone o di una foglia di lattuga oppure in un orinatoio in ceramica. Era affascinato da quelle forme curve, bianchissime… entrava con la sua Graflex nei bagni dei locali e scattava velocemente, per paura di essere visto da qualcuno.
Tantissime le sue modelle come le sue storie d’amore. Egli stesso nella sua biografia dice che non ne cercava alcuna, le storie gli si presentavano davanti, sotto forma di bellissime donne che evidentemente attratte dalla sua personalità fortissima finivano per divenire sue amanti. Ma solo due sono le storie sia più lunghe sia importanti all’interno del suo lavoro: Quella con Tina Modotti (come già detto) e quella con Charis Wilson, le quali sono state le sue modelle più famose e le donne che lo hanno accompagnato per molti anni.
I loro nudi sono dei capisaldi nella storia della fotografia mondiale. Trasmettono delle sensazioni di estrema serenità, tranquillità, pur mantenendo una intatta e fortissima carica erotica, probabilmente dovuta alla grande naturalezza che queste persone riuscivano ad avere davanti al suo obiettivo.
La foto di Charis, sulla Mesa, è emblematica di ciò. Una passeggiata domenicale insieme all’amico Ansel Adams. Adams andò avanti a fotografare uno scorcio naturale. Weston e Charis si fermano a riposare, lui la fotografa. La donna guarda in macchina. E’ seduta a gambe divaricate, completamente vestita e con un copricapo che le cinge i capelli, degli scarponi ai piedi. Tra le gambe le mani incrociate, sull’inguine un piccolo squarcio nel tessuto fa intravedere l’interno.. non si capisce se pelle o tessuto. Eppure quell’unico particolare diventa il punto focale dell’immagine (il “punctum”come avrebbe detto R.Barthes) capace di infondere una fortissima carica erotica ad una foto di semplice ritratto.
Ultimamente è stato realizzato negli Stati Uniti un documentario su Charis e sul suo rapporto con Weston. Chi volesse vederne degli spezzoni può trovarli qui:
Lascio qualunque altra considerazione sull’opera di Weston e sul ruolo di queste donne all’interno del suo lavoro, alla visione delle foto.
Grazie per l'attenzione. Se puoi metti le altre foto...
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