Regola numero uno: preservativo in borsetta.
Là sulle spiagge dei Caraibi, tra mare e sole e bei ragazzi che sussurrano «te quiero» e partono le attempate ragazze italiane, magari attempate neanche tanto, l’età varia dai 30 ai 60 anni, rigorosamente single, sole o a piccoli gruppi, destinazione Cuba, Giamaica, Capo Verde, nord africa, i paesi del turismo sessuale al femminile.
I numeri sono corposi, almeno 50 mila all’anno e sono numeri per difetto. Nessuna di loro lo ammetterebbe mai “Io turismo sessuale? Ma figuriamoci!”. Una parte, piccola, torna felicemente, ma per poco, sposata.
Le classi sociali sono quelle medio-alte. Si trova la professionista romana che magnifica i beach boy di Capo Verde, che «hanno la pelle scura ma i lineamenti occidentali», e oltretutto «parlano l'italiano», la giornalista romana che ormai da anni fa avanti e indietro con Cuba, ogni 3-4 mesi un bel viaggio, e divide felicemente la sua vita tra il lavoro in Italia e l'amore all'Avana.
I ragazzi del posto. Alti, belli, muscolosi, tutti ben dotati di treccine e sorrisi incantatori da elargire, molto generosamente, alle turiste bianche come il latte: tedesche anzitutto, poi britanniche, americane, svizzere, italiane.
Tutto rigorosamente a pagamento, anche i prezzi sono accessibili. Due settimane in Giamaica, o in un villaggio a Capo Verde, sono alla portata di quasi tutto l’universo femminile.
Si innamorano dei modi di corteggiare dei ragazzi del posto, dei sospirati “Mi vida”, “te quiero”, altro che i maschi occidentali che notano solo ragazze dalle gambe infinite e con un fisico da copertina.
Le poche che ammettono la scappatella giurano di non aver pagato un centesimo “Solo qualche cena, un regalino e le serate in discoteca”, non precisano che i “regalini” consistono nel portatile, mp3, Ipad, occhiali da sole griffati. Tutta merce monetizzabile.
Ma diversamente dal turismo sessuale maschile, qui è praticamente uno scambio alla pari, non c’è sfruttamento. Le più esposte sono le quarantenni, a quarant’anni la botta può essere micidiale. Innamoramenti dai quali non si riprendono più.
Poi ci sono le specialità. Ad esempio in Thailandia sono specializzati in massaggi sadomaso, per la gioia delle giapponesi che riempiono i charter. Lo Sri Lanka è la meta preferita delle tardone americane. Il Maghreb è ambito da quelle che amano il maschio latino dalla pelle scura, tipo Sean Connery versione Il vento e il leone.
E la civilissima ed europeissima Svizzera ha subodorato il business e si è adeguata, mandando in onda uno spot con protagonisti un mungitore di vacche, un rocciatore e un autista di autobus che sorridono ammiccanti all’interlocutrice “Venite a passare l’estate da noi, dove gli uomini si occupano di voi e non del calcio”.
La parola prostituzione o prostituti è assolutamente bandita, al massimo si parla di trasgressione “Lui si è innamorato di me, mi tratta come una regina, mi chiama mi amor” giura Clara sospirando sull’aereo che la riportava a casa da Cuba. “Tornerò e ci sposeremo”. Comunque le richieste di denaro arriveranno puntualmente.
Jacqueline Sanchez Taylor e Julia O’Connell Davidson, due sociologhe inglesi, che hanno analizzato nello specifico il turismo sessuale femminile in Giamaica, intervistando 240 donne in vacanza, hanno scoperto che almeno un terzo di loro, pur ammettendo di aver avuto una relazione con ragazzi del luogo – con regali e cene offerte generosamente -, ha categoricamente escluso di aver pagato dei “prostituiti”.
D’altro canto loro, i beach boys, chiamano le turiste “bottiglie di latte da riempire” per il colore chiaro della loro pelle. O, quando vogliono essere gentili, le definiscono Sugar Mamas.
I rischi comunque non mancano.
Un’ora di sesso in Giamaica costa tra i 20 e i 30 dollari, una notte intera 150. . Nemmeno tanto a buon mercato. Con il rischio di trovare pure quello violento che ti allunga due schiaffi, come hanno denunciato molte turiste. E con il rischio di rimanere ferite nell’animo, per quelle che pensavano di trovare il grande amore.
In un interessante articolo comparso su Le Monde Diplomatique, l’antropologo Franck Michel sottolineava come il turismo sessuale abbia trasformato il mondo in un gigantesco luna park per uomini e donne dei paesi sviluppati. “Qui si offrono senzioni forti e sesso a buon mercato con i poveri del sud del mondo”, spiega ancora Michel.
E per quanto riguarda le donne? “Stanno seguendo le orme maschili, ripercorrendo lo stesso schema di potere, dominazione e sopraffazione di stampo coloniale”.
La parte vuota del bicchiere è che quando sei con un* che ha 100, 1000 o 10000 volte il tuo reddito si creano relazioni commerciali più che erotiche. Il denaro è quasi sempre merda e lo è pure nell'eros.
RispondiEliminaLa parte piena del bicchiere è che anche le donne ora hanno la possibilità di godersi del sesso senza troppe implicazioni sentimentali. Non capisco perché le donne non dovrebbero fare turismo sessuale: a differenza degli uomini sarebbero castrate? asessuate?
per quanto mi riguarda non ho ne la "mentalità" ne il fisico... Qualcuno potrebbe controbattere dicendo: a questi non interessano il fisico, ma i soldi... Se per questo non ho nemmeno quelli
EliminaMi ricordo che nel mio viaggio di (molta)danza (poca)vacanza a Cuba avevo 'ste donne spesso bellissime che volevano stare con... le tue risorse.
RispondiEliminaA me stava sul culo, io non volevo stare con loro solo perché erano gnocche, ma perché volevo che ci fosse qualcosa di gradevole, di sexy, di accattivante.
Insomma ciò che faresti con una tua pari, flirtare, etc. ma tra pari.
Praticamente impossibile.
Quindi a parte una cubana con la quale sviluppai un po' di rapporto, non mi andò e non feci nulla. Quindi ti capisco.
Da questo punto di vista non avere soldi può garantirti certamente maggiore sincerità nei rapporti.
le rarissime volte che vado in giro, la prima cosa che faccio è la ricerca spasmodica di "libri strani"... giusto per svegliare la mia anima dormiente
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