ecco i mostri di Gianni Berengo Gardin.
li ho visti alla Villa Necchi Campiglio, ed è sempre un piacere metterci piede.
non posso definirla una mostra, poco più di venti foto, nemmeno incorniciate, dislocate qua e là senza alcuna presentazione.
le foto, che ritraggono il quotidiano passaggio di mastodontiche navi da crociera nel Canale della Giudecca di Venezia, hanno un loro impatto, di denuncia di un grave inquinamento ambientale, di una follia acquatica e cittadina, trattandosi di mare e terra, trattandosi di Venezia.
ma sono molto ripetitive, detto una volta non c'è bisogno di ripeterlo più di 20, ma a volte le cose vanno ribadite perché vengano capite...
Una mostra di grande impatto che intende far riflettere su questi mostri che quotidianamente minacciano Venezia, che con i loro “inchini” fanno tremare più volte al giorno i suoi preziosi monumenti, che con i loro volumi si impongono prepotentemente alla vista, catturando sguardi e obiettivi, che quasi rubano la scena alle meraviglie della città. Intrusi da cui Venezia appare come un modellino, quasi una riproduzione di quelle rifatte a Las Vegas: un prodotto da consumare rapidamente, senza nemmeno scendere dalla nave.
Giganti smisurati rispetto al fragile contesto – lunghi due volte Piazza San Marco e alti una volta e mezzo Palazzo Ducale: l’opinione pubblica italiana e mondiale è scandalizzata dal passaggio di questi giganti (anche l’UNESCO ha da poco chiesto nuovamente al Governo italiano di risolvere il problema e di tutelare il delicato ecosistema della perla adriatica, altrimenti potrebbe venire meno il riconoscimento come patrimonio dell’umanità) che continuano però a transitare nel Canale della Giudecca visto che a oggi né divieti, né attenuazioni, né soluzioni integrative hanno spezzato l’invasione quotidiana.
Le fotografie costituiscono un reportage duro, severo, rigoroso: un lavoro di testimonianza, ma soprattutto di denuncia da parte di uno dei più grandi fotografi italiani, Gianni Berengo Gardinche ha vissuto a lungo a Venezia, città di suo padre. Un lavoro che equivale a una presa di posizione netta, che il fotografo sente come un dovere civile. “Questo mio nuovo lavoro – dice Gianni Berengo Gardin – vuole essere un atto di denuncia e un gesto d’amore per la mia città d’adozione. Il passaggio delle grandi navi nel cuore di Venezia non rappresenta solamente uno sfregio alla bellezza e un ennesimo, eclatante, episodio nella trasformazione della città in una mera immagine da cartolina, in uno sfondo per selfie. Rappresenta un grave pericolo per uomini ed edifici, una irrimediabile aggressione al suo già fragile equilibrio ambientale.”
(Fondazione Forma per la Fotografia)
fonte: nuovateoria.blogspot.it
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