piovono angeli
adesso potrei anche farla lunga e riproporre le belle spiegazioni che ho ricevuto ammirandola.
ero nella bella sala Alessi di Palazzo Marino, come nelle occasioni precedenti, durante le feste natalizie e mi sono ritrovata in questo spazio magico.
potrei riportare, e magari lo faccio, alcune belle parole lette sul corriere a proposito della bellezza delle nuvole e degli angeli.
ma, alla fin fine, quel che voglio veramente è mettere qui, a casa mia, l'immagine di questa strabiliante meraviglia che ho avuto la fortuna, insieme a molti miei concittadini, di poter vedere.
E' il pittore urbinate il protagonista dell'iniziativa, giunta quest'anno alla sesta edizione, che vede Palazzo Marino a Milano teatro dell'appuntamento con un unico capolavoro della grande storia dell'arte, in occasione delle feste natalizie. Da domani, nella Sala Alessi, il pubblico potrà ammirare gratuitamente la pala "La Madonna di Foligno", realizzata da Raffaello intorno al 1512. Quest'anno Eni inaugura un accordo con i Musei Vaticani, dalla cui pinacoteca proviene l'opera.
Il capolavoro rinascimentale, olio su tavola, trasportato su tela, poco conosciuto, fu dipinto dal maestro su incarico del segretario di Papa Giulio II, Sigismondo de' Conti, come ex voto per il miracolo che aveva visto uscire la sua casa di Foligno illesa dopo essere stata colpita da un fulmine, o da un meteorite.
Sigismondo de' Conti, illustre umanista di Foligno, è raffigurato genuflesso in preghiera sulla destra, San Gerolamo (col viso di Papa Giulio II), in abito cardinalizio, lo presenta alla Vergine, seduta in cielo col Bambino; sulla sinistra San Giovanni Battista, vestito di pelli, indica la visione celeste, davanti cui s'inginocchia San Francesco, alla cui chiesa il quadro era destinato. Sullo sfondo un meraviglioso paesaggio e un elemento luminoso che cade su una casa. "Chi volesse aver conferma degli interessi cromatici di Raffaello negli anni 1511-1513 - spiega Antonio Paolucci, magistrale storico dell'arte e direttore dei Musei Vaticani -, deve sostare di fronte al paesaggio dipinto sullo sfondo della pala, un paesaggio così ricco di "toni", così scintillante e quasi brulicante di materia luminosa, che subito viene da pensare a Giorgione, al Lotto, al ferrarese Dosso, alla veneziana civiltà del colore… Non si può essere più bravi di così. Lo sapevano i contemporanei di Raffaello e continuiamo a pensarlo noi, cinque secoli dopo la sua morte".
La Madonna di Foligno di Raffaello
Appena 25enne, Raffaello fu chiamato da Papa Giulio II della Rovere nei Palazzi Apostolici per decorare e affrescare il proprio appartamento privato. L'artista era molto giovane, ma sia a Roma sia a Firenze tutti sapevano che si trattava di un vero prodigio di bravura, già in possesso di una cultura figurativa immensa, nata nell'ambiente di Urbino, sua città natale - fra le preziosità fiamminghe, la pulizia di Piero della Francesca e l'umanesimo raffinato della corte ducale - e cresciuta nella cerchia di Pietro Perugino. E' il pittore urbinate il protagonista dell'iniziativa, giunta quest'anno alla sesta edizione, che vede Palazzo Marino a Milano teatro dell'appuntamento con un unico capolavoro della grande storia dell'arte, in occasione delle feste natalizie. Da domani, nella Sala Alessi, il pubblico potrà ammirare gratuitamente la pala "La Madonna di Foligno", realizzata da Raffaello intorno al 1512. Quest'anno Eni inaugura un accordo con i Musei Vaticani, dalla cui pinacoteca proviene l'opera.
Il capolavoro rinascimentale, olio su tavola, trasportato su tela, poco conosciuto, fu dipinto dal maestro su incarico del segretario di Papa Giulio II, Sigismondo de' Conti, come ex voto per il miracolo che aveva visto uscire la sua casa di Foligno illesa dopo essere stata colpita da un fulmine, o da un meteorite.
Sigismondo de' Conti, illustre umanista di Foligno, è raffigurato genuflesso in preghiera sulla destra, San Gerolamo (col viso di Papa Giulio II), in abito cardinalizio, lo presenta alla Vergine, seduta in cielo col Bambino; sulla sinistra San Giovanni Battista, vestito di pelli, indica la visione celeste, davanti cui s'inginocchia San Francesco, alla cui chiesa il quadro era destinato. Sullo sfondo un meraviglioso paesaggio e un elemento luminoso che cade su una casa. "Chi volesse aver conferma degli interessi cromatici di Raffaello negli anni 1511-1513 - spiega Antonio Paolucci, magistrale storico dell'arte e direttore dei Musei Vaticani -, deve sostare di fronte al paesaggio dipinto sullo sfondo della pala, un paesaggio così ricco di "toni", così scintillante e quasi brulicante di materia luminosa, che subito viene da pensare a Giorgione, al Lotto, al ferrarese Dosso, alla veneziana civiltà del colore… Non si può essere più bravi di così. Lo sapevano i contemporanei di Raffaello e continuiamo a pensarlo noi, cinque secoli dopo la sua morte".
quel che mi piace di questa rappresentazione, pare di essere a teatro, sono molti aspetti, mi piace la madonna con il suo bambino che sfugge un po', vivacemente, alla sua presa -che immagine familiare, confidenziale, domestica in tanta sacralità!- e cerca di camminare sulle nuvole, mi piacciono i loro volti bellissimi, mi piace quel putto angelico che volge in alto il suo sguardo, curioso e che porta una tavola vuota, cosa manca in quello spazio vacante?, è lassù che vorrebbe essere?, mi piace il movimento di mani dei personaggi nella parte inferiore, questo scambio di cortesie tra i partecipanti, compreso chi guarda, ma quel che mi piace sopra ogni cosa, sono quelle nuvole azzurre, blu, intense e abitate, formate, da angeli bellissimi in posizioni multiformi, dagli sguardi gentili, spazio e nuvole, tutto e niente, corpo e inconsistenza, tra poco pioveranno dal cielo sulla terra.
mi piace quella corona azzurra a delimitare lo spazio dorato che ospita la madonna il suo inquieto bambino, che voglia, il piccolo Gesù, raggiungere gli angeli per stare con loro?
Scrive Emanuele Trevi sul Corriere della Sera (il 27 novembre 2013):
Bisogna ammettere che la Madonna di Foligno sembra dipinta apposta per tutt'altri spiriti: non necessariamente "religiosi", ma inclini alla fantasticheria e allo stupore, amanti di illusioni e di miraggi. Quello che Raffaello ha dipinto intorno alle figure in primo piano è un paesaggio che per sottili transizioni di toni cromatici e volumi diventa un Cosmo. Partendo dal basso vediamo un a terra fradicia di pioggia da cui si leva un velo di bruma autunnale. Salendo, questa foschia si irrobustisce e, a un certo punto viene promossa al rango di nuvola acquistando volume e consistenza, ma soprattutto la capacità di generare forme. E come dal latte viene fuori la ricotta, dai cumuli di nuvole ecco apparire gli angeli, quel meravigliosi cherubini che si possono considerare a questo punto, come la quintessenza dell'atmosfera....Ma ancora più emozionante è rendersi conto che quello di Raffaello non è un semplice percorso ascensionale, ma un vero e proprio ciclo. L'alto e il basso sono una ruota, un anello magico. Quei deliziosi cherubini non se ne resteranno appesi al soffitto. Sanno bene di essere fatti della stessa sostanza delle nuvole, e della foschi. Ancora qualche minuto, e torneranno a visitare quella terra che evaporandoli aveva generati. In parole povere, cominceranno a piovere.
La pioggia che ci bagna è la carne degli angeli: è una visione talmente sublime e sorprendente da far girare, letteralmente, la testa: tutto sommato, non è sempre stato questo lo scopo più importante della pittura, della musica, della poesia?
fonte: nuovateoria.blogspot.it
Nessun commento:
Posta un commento