Putin disobbedisce agli Usa e si rifiuta di scondinzolare davanti allo Zio Sam come fanno gli europei? Normale: è malato. Il presidente russo soffrirebbe infatti di “Sindrome di Asperger”, leggera forma di autismo che può alterare il carattere, accentuando le tendenze narcisistiche. Lo afferma una certa Brenda Connors, “esperta” di un centro studi militare statunitense, l’“Us Naval College” di Newport. Problema: il “dossier” risale al 2008, ma il mainstream lo ha riciclato proprio ora, mentre Putin – dopo aver fatto da scudo alla Siria che stava per essere attaccata – è letteralmente assediato dagli Usa alle frontiere con l’Ucraina, sottoposto a minacce e pressioni e colpito dalle sanzioni economiche che gli Stati Uniti hanno costretto ad adottare, contro Mosca e contro gli stessi interessi europei. «Certo, dare oggi in pasto alla stampa mondiale questo dossier del 2008 non serve a distendere il clima e a rendere Putin collaborativo e disponibile», osserva Solange Manfredi sul blog di Paolo Franceschetti. «La provocazione è evidente, e questa terribile arma di guerra psicologica – fin troppo spesso usata in passato e che non ha mai prodotto risultati positivi, ma solo inutili stragi – è oggi nuovamente in campo», sfoderata proprio alla vigilia dei delicati negoziati di Minsk.
La sensazionale bufala su Putin «arriva dall’America, per la precisione da esperti del Pentagono». Già in passato, ricorda la Manfredi, esperti americani si sono lanciati in simili imprese, «ovvero operazioni di guerra psicologica che hanno avuto il supporto di pubblicazioni scientifiche». Un esempio? Basti pensare a quando, negli anni ’60, la Cia cominciò a demolire i giovani in rivolta, demolizzandoli e rimpiendoli di droga. Obiettivo, «ridurre l’attivismo politico di quella parte di popolazione giovanile che rivendicava i propri diritti e chiedeva la pace nel mondo, condannando implicitamente non solo la forma economica spietatamente liberista, improntata al consumismo sfrenato, ma anche i conflitti esteri che vedevano coinvolto l’esercito degli Stati Uniti». La Cia, spiega Solange Manfredi, attivò un protocollo che constava di tre punti fondamentali: distribuire droghe letali, presentare i giovani ribelli come veri e propri mostri fanatici e sostenere, attraverso i media, che la loro avversione alla guerra in Vietnam dipendesse da lesioni cerebrali loro inferte dall’abuso di stupefacenti.
Dopo aver indondato il mercato giovanile di nuove droghe, scrive Manfredi, l’intelligence Usa organizzò «una concomitante campagna stampa che si occupò di ritrarre i giovani in maniera tale che le rivendicazioni legittime si trasformassero, a livello di comunicazione, in un’imposizione frenetica di godimenti, droghe e coiti». Col tempo, «le provocazioni, amplificate e banalizzate dai media», si sarebbero accomodate nella memoria collettiva «ben più delle ispirazioni da cui i movimenti erano partiti». Poi, furono usati «giornalisti vicini agli ambienti dei servizi» perché diffondessero nella società americana «la convinzione che il dissenso giovanile e la contrarietà alla guerra in Vietnam nascessero da giovani menti alterate dell’Lsd». La tesi: l’assunzione di questa sostanza induce danni cromosomici. Così si crea il “supporto scientifico” destinato a sostenere l’affermazione secondo cui il dissenso politico non è espressione di libero pensiero, ma è una vera propria patologia visto che proviene in realtà da una devianza genetica.
«Tutte queste azioni di “psyops”, se da un lato permettono di innescare facilmente scontri tra le varie fazioni durante le campagne elettorali per influenzare l’esito del voto, dall’altro alimentano una rabbia e una violenza tra i militanti che diviene sempre più difficile da controllare dalla dirigenza dei vari partiti», scrive la stessa Solange Manfredi nel saggio “Psyops”, riguardo all’operazione di guerra psicologica denominata “Blue Moon”, per sommergere di droghe anche i giovani europei. «La Cia, che dopo anni di studi e ricerche aveva fatto largo uso di droghe in varie operazioni», non ebbe dubbi su come ridurre l’attivismo politico dei ragazzi anche in Europa: «Diffondere sostanze stupefacenti tra i giovani come, sin dal 1965, attuato negli Stati Uniti». Lo confermò Roberto Cavallaro, agente del Sid “parallelo” in quota alla Nato: dal 1972, l’operazione “Blue Moon” doveva invadere di droga gli ambienti giovanili «al fine di provocarne la destabilizzazione, ridurne l’impegno politico e renderli facilmente manipolabili». Gli stessi “esperti”, oggi, pretendono di spiegare che Putin non obbedisce a Obama solo perché è “malato”. Del resto, per gli organizzatori delle “psyops”, il dissenso non è nient’altro che una devianza patologica.
fonte: www.libreidee.org
ieri volevano "spiegazioni" sull'assassinio di Nemtsov. ehm... ma chi caxxo credono di essere a chiedere spiegazioni per quello che accade in un altro stato. Io ancora aspetto spiegazioni sull'assassinio di Kennedy che nessuno mi ha mai dato allora.
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