CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 25 ottobre 2013

la mutazione antropologica secondo Pasolini


Manifesto di denuncia, atto d'accusa rivolto agli italiani ed un severo processo al potere e alle sue istituzioni.

La mutazione antropologica del popolo italiano: “Lettere Luterane” di P.P.Pasolini.

La mutazione antropologica del popolo italiano: “Lettere Luterane” di P.P.Pasolini.

La mutazione antropologica che Pasolini denunciava a gran voce negli anni ’70 è il grande tema delle Lettere Luterane, raccolta di articoli scritti sul Corriere della Sera tra il ’73-’75, ma uscita postuma soltanto nel 1976.
Aumentano a dismisura gli storici o i sociologi che nelle loro analisi fanno riferimento alla grande trasformazione che avvenne sul finire degli anni sessanta, in termini antropologici prima che economici o politici. Oggi il tema pasoliniano ci appare nella sua più assoluta evidenza, mentre più di trentacinque anni fa era l’argomento prediletto di un grande intellettuale, lucido e spietato, ma nonostante tutto isolato da un pervasivo appiattimento culturale e, sotto certi aspetti, da una società ancora retrograde e razzista. Per Pasolini era impossibile affrontare le problematiche interne del Palazzo (vuoi in termini legali, in termini mafiosi, in termini amministrativi o in termini politici) senza tener conto della profonda e devastante mutazione culturale verso cui gli italiani, in quegli anni, si stavano avviando. La sua suggestiva metafora non venne presa sul serio, così più tardi, all’inizio degli anni ’90, dopo la profondissima crisi scatenata dallo tsunami Tangentopoli, si diffuse l’illusione che bastasse rimpiazzare il Palazzo vecchio con uno nuovo per sperare in una società civile, ma le euforiche speranze di una Seconda Repubblica furono l’inizio di altri disastri, molti dei quali furono la naturale e logica conseguenza di quella mutazione.
In primo luogo non  mancano le critiche rivolte alla televisione, alla sua esacerbante forma di indottrinamento, e alla imminente società dei consumi. Tra gli anni cinquanta e sessanta la televisione e il consumismo parteciparono alla fabbricazione degli italiani, anzi a standardizzare il modo di essere italiani, quella spiccata italianità dell’arrangiarsi in cambio di un’ossequiosa e narcisistica omertà, il mai dire mai, il continuo distogliere altrove lo sguardo da una società sempre più opulenta e sempre più vanitosa. L’attacco meritevole e doveroso nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni, prima fra tutte la scuola (quest’ultima e la televisione sono le protagoniste in una meritevole proposta di abolirle), alla cultura cattolica, socialista e comunista e gli innumerevoli ed onnipresenti rimandi ai golpe, alle stragi, alle trame della politica italiana coi servizi segreti, il clima clerico-fascista degli anni ’50, il pomposo ottimismo democratico-progressista e la sua famosa invettiva contro il Palazzo, quel processo che solo Pasolini poteva inscenare, rendono ancora più evidente la poca distanza che separa il degrado e l’inadeguatezza di ieri col feticismo umano e il parossismo nevrotico di oggi.
Le stragi fasciste di Piazza della Loggia e del treno Italicus, l’arresto del generale Vito Miceli per cospirazione contro lo Stato, le indagini del giudice Violante riguardanti il “golpe bianco”e al contempo lo stretto legame tra la vittoria del referendum sul divorzio e l’avanzata pseudo-democratica del Pci erano per Pasolini un preambolo. Le vittorie amministrative del ’75 e l’affermazione del Pci non vennero interpretate come la rivalsa del laicismo e della democrazia, ma una efferata manifestazione di come i valori dei ceti medi siano stati assoggettati dal modello culturale americano e dal suo edonismo consumistico. Questa nuova forma di democrazia, questa nuova forma d’intendere la (ri)produzione, ha distrutto il vecchio scenario clerico-fascista degli anni ’50 ed è stato rimpiazzato da un potere falsamente laico e falsamente tollerante (per usare i suoi termini).
Il 1974 fu un anno cruciale anche in tema di corruzione politica, aprendo le porte al suo celebre processo. Infatti, con la rivelazione delle tangenti petrolifere che venivano versate rigorosamente ai partiti di governo, la corruzione divenne non più un elemento episodico, ma una prassi sistematica. Mi viene da dire quasi quotidiana. In questo audace e ambizioso atto d’accusa scritto di getto, Pasolini fece luce su una verità molto chiara: i democristiani non fecero in tempo a capire che quella forma di potere (clerico-fascista) che avevano servito nei 20’anni precedenti si era del tutto esaurita, rimpiazzata da una edonistica-consumistica che li aveva prima strumentalizzati e poi, di conseguenza, rigettati, perché oramai del tutto inutili. Cioè, è intrinseca nella natura di questo nuovo potere (Capitalismo, Consumismo), oggi attualissimo, l’alienazione stessa dello Stato.
Le Lettere lasciano ancora senza parole. Guardare il passato per poter programmare il futuro. (fonte: www.letteratu.it)

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