CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

martedì 28 agosto 2018

la Francia e le forme dell'acqua sotto il segno del cancro


La protagonista dell'estate è stata l'acqua, veicolata mediaticamente in svariate forme e modi.
Protagonista nella tragedia del mediterraneo quando ha fagocitato le sue vittime sacrificali che sognavano una terra promessa, protagonista dopo la vittoria della Francia ai campionati del mondo 2018 di Russia, sotto forma di pioggia.
Protagonista nelle sue rappresentazioni opposte, nelle sue narrazioni come simbolo di purificazione, di rinascita, ma anche come medium da utilizzare come linguaggio simbolico e come codice operativo/celebrativo.
Abbiamo potuto ammirare in tutta la sua bellezza il nostro "Ministro degli Internati e Internauti" mentre sfoggiava in piscina facendosi riprendere in posa rassicurante, abbiamo potuto ammirare pure Grillo in tenuta da super-eroe fare un bagno in Sardegna.
Conte più "sobriamente" ci ha ammonito che dalle nostre acque mediterranee potrebbero arrivare pirati migranti infiltrati nei barconi, ovvero pericolosi terroristi, per giustificare future chiusure di porti. Dice che siamo "potenzialmente" minacciati e da oggi bisognerà muoversi di conseguenza.
Il vescovo di Malta, al contrario, ci ricorda "saggiamente" che DIO si trova nel mare insieme ai migranti morti, così tanto per portare un po' di sfiga.

Poi arriva la notizia della tredicenne che muore aspirata dal bocchettone di una piscina da Hotel, un po' come in certi film horror alla S.King.
Muore inghiottita in un buco nero, un po' come succede talvolta ai migranti che partono dalla Libia.
La storia appare surreale, quasi finta, ma l'assonanza simbolica svetta e non è certo casuale.
In Thailandia abbiamo assistito alla tragedia fortunatamente finita bene dei ragazzi bloccati nella grotta dalle piogge.
Curiosamente erano in 13, 12 giovani calciatori più il loro allenatore. Interessante le varie analogie ed assonanze, il numero 13, la grotta, l'acqua intesa come fonte di pericolo e come superamento di un ostacolo, una sorta di rinascita, che per estensione diventa una rivalsa di un popolo di un paese povero che esce dalla placenta/grotta e si affaccia sul mondo, finalmente protagonista in positivo, un po' come lo sono stati i calciatori afro della nazionale francese.
E finalmente arriviamo alla finale dei campionati del mondo 2018, la Francia vince meritatamente ed abbraccia in mondovisione la coppa sotto un diluvio universale, tra un sorriso di un Macron bagnato come un gattino, un Putin sempre impassibile, ma felice di presenziare la parata.
La pioggia che lava i peccati del mondo e saluta simbolicamente i vincitori morali ed immorali del nuovo ordine mondiale, i rappresentanti della società multiculturale basata più sull'economia più che sui diritti reali, e i rappresentanti di un mondo più conservatore in via d'estinzione, ovvero la Croazia, prossima anch'essa a conformarsi agli altri partner europei.
In realtà due mondi reazionari, diversamente conservatori, due declinazioni differenti dello stesso schema di potere ancestrale che lottano su un piano fisico, calcisticamente, e su di un piano più sottile, esotericamente. Arbitro internazionale, il premier russo che ha ospitato questa sorta di rappresentazione teatrale sportiva con notevoli ripercussioni politiche.
Ecco che viene a crearsi un ribaltamento curioso - come i fratelli meno fortunati dei giocatori francesi, morivano affogati, i festanti vincitori afro-francesi di 2° generazione si tuffavano felici nel prato zuppo d'acqua, scivolando come tavole da surf, leggiadri e spensierati, applauditi da migliaia di tifosi.
Inconsapevolmente, vendicavano i loro fratelli meno fortunati, due colonne dello stesso tempio del destino, equilibravano la livella come neanche i più esperti arconti avrebbero saputo fare.
L'acqua come medium simbolico è stata il veicolo di questa metafora esistenziale che ha coinvolto un po' tutti i livelli della piramide sociale, dai barconi ai giocatori di calcio, passando per le tragedie rituali, dai politici, ai preti ed ai vip.
La Francia vince sotto il segno del cancro, il giorno dopo la presa della Bastiglia, un segno d'acqua con valenze astrologiche molto interessanti.

Il simbolo del Cancro è come due 6 coricati testa coda.
È l’uovo originario, con un doppio germe: elemento maschio, elemento femmina.
È la dea Artemide, che i latini chiamano, Diana che c'insegna attraverso il mito.
Cade la falce di luna sulla sua fronte. 
Il Cancro che rappresenta la nozione del focolare natale è legato ad una divinità che rifiuta la maternità. La donna essenziale è quella che l'uomo desidera, non quella che è diventata la madre dei suoi bambini. La storia di Diana è molto appassionante da leggere per immergere nelle sfumature della natura. Tanto più che la luna può rivelare all'uomo la sua condizione attraverso le sue diverse fasi. Per analogia, l'uomo può sentire che come la luna, crede, decresce, sparisce, riappare e così via. Ciò gli dà la prospettiva di una possibile rinascita.
L'altro simbolismo forte legato al Cancro è l'acqua. È l'acqua delle sorgenti, l'acqua nascente, l'acqua primordiale. L'acqua ha questa nozione di sorgente di vita, d’ogni vita. 
Il rito del battesimo è un bell’esempio dell'importanza dell'acqua; questo legame stretto che unisce l'acqua alla luna, sottomettendo l'acqua alla luna (maree), resta uno dei misteri più belli della natura. Quando si nasce in segni d’acqua, significa che si è stato concepito in segno d’aria. 

sabato 25 agosto 2018

la famiglia Ovitz, i nani di Mengele


19 maggio 1944. È sera ad Auschwitz. Un treno carico con 3500 disperati, per lo più ebrei, si ferma in stazione, per permettere al carico umano, in viaggio da giorni, di scendere dal convoglio per affrontare il proprio destino. Paura, stanchezza, incertezza. I sentimenti di quegli sconosciuti si mescolano alle urla dei soldati che, senza emozione, impartiscono ordini a chi non riesce a comprenderli.  Fra tutti un gruppo si distingue per le sue caratteristiche, che saltano subito all'occhio di chi li osserva. Uno degli ufficiali sa che quel carico è speciale per qualcuno, che sicuramente è merce preziosa che non può essere mandata subito ai forni. “Können sie bitte den Arzt rufen!”, “Chiamate il medico!”, urla a gran voce.  Uno dei soldati si allontana dal piazzale della stazione è va all'alloggio dove dorme il medico che sta cercando. Entra di corsa, percorre il corridoio che porta alla sua stanza. Si ferma, respira a fondo e dopo aver cercato dentro di sé il coraggio, bussa alla porta. Qualche istante di silenzio e una voce all'interno della camera lo invita ad attendere. La porta si apre e il soldato si trova di fronte al dottor Josef Mengele, l’angelo della morte, che dal maggio 1943 presta servizio ad Auschwitz presso il blocco n. 10. 


Pochi minuti dopo il medico e il militare sono nuovamente sul piazzale antistante la stazione. I fari illuminano le persone ammassate, disorientate, i soldati li tengono uniti con l’aiuto di grossi cani lupo, nervosi, abbaianti, minacciosi. Tutti si stringono gli uni agli altri. Tutti tranne un piccolo gruppo. Uno di loro appena sceso dal treno, comincia a distribuire biglietti da visita autografati: sono i Lilliput Troupe, in tutto 10 componenti, tutti fratelli, che da oltre un decennio girano per l’Europa, cantando, ballando e recitando. Solo 7 di loro si esibiscono, 5 maschi e 2 femmine, affetti da nanismo. I 3 di statura media lavorano dietro le quinte, scrivendo i testi, preparando i costumi e come manager per nuovi spettacoli. Tutto va bene fino a che il nazismo si diffonde in Europa e scoppia la guerra. I fratelli Ovitz sono nati nel villaggio di Rozavlea, nel distretto di Maramures, in Transilvania, regione della Romania. Il loro padre, un rabbino e musicista di nome Shimson Eizik Ovitz, era affetto da pseudoacondroplasia, una forma di nanismo. Dal primo matrimonio nacquero Rozika, nel 1886, e Franzika, nel 1889. Entrambe affette da nanismo.


Rimasto vedovo prematuramente, in seconde nozze sposò Batia Bertha Husz, ed ebbe 8 figli: Avram nel 1903, affetto da nanismo, Freida nel 1905, affetta da nanismo, Sarah nel 1907, di altezza normale, Micki nel 1909, affetto da nanismo, Leah nel 1911, di altezza normale, Elizabeth nel 1914, affetta da nanismo, Arie nel 1917, di altezza normale e l’ultima, la memoria storica dei fatti che vi sto raccontando, Piroska o “Perla” nel 1921, affetta da nanismo. 
La soddisfazione nello sguardo dell’angelo della morte è visibile a tutti. Il dottore da disposizioni perché vengano prelevati dal gruppo e condotti al blocco 10. Il resto delle persone scese dal convoglio saranno destinate immediatamente alle camere a gas, ne saranno risparmiati, momentaneamente perché adatti al lavoro, soltanto 400. 
La loro sorte all’interno del campo da quel momento è nelle mani di Mengele, che per loro ha in mente un piano ben preciso. La famiglia Ovitz è perfetta per diventare una famiglia cavia negli esperimenti del dottore inerenti l’eugenetica. Il primo colloquio con gli Ovitz è per lui esaltante. Alla fine esclama compiaciuto: “Ho lavoro per i prossimi venti anni”. 
La maggior parte delle testimonianze di cosa è successo in quei mesi di prigionia, ci arrivano dalla più giovane fra i fratelli Ovitz. Perla all'epoca aveva solo 23 anni.


La salvezza di quella sera, il mancato viaggio verso i forni crematori, secondo quanto stabilito dal serrato programma Aktion T4, è solo frutto della curiosità di Mengele, che li vuole tenere in vita per i suoi scopi, per capire come mai alla stessa famiglia appartenessero soggetti affetti da nanismo e altri no. Altri ebrei del loro stesso paese dichiarano di essere loro parenti, e per questo sono trasferiti con loro. Gli Ovitz mantengono il segreto e così tutti insieme vengono condotti in baracche speciali, gli vengono dati vestiti, non sono rasati, possono avere dei vasini, tolti ai bambini assassinati, in cui fare i bisogni senza andare nelle latrine comuni, hanno il necessario per lavarsi, cibo più abbondante degli altri prigionieri e ogni tanto una zuppa di pane. Godono di privilegi notevoli. La contropartita a questo” benessere” è davvero pesante: torture, prelievi di sangue estenuanti, fino a provocare loro svenimenti e vomito, prelievi di midollo, raggi X, acqua bollente e poi gelata nelle orecchie, denti sani e capelli strappati, sostanze come il fenolo iniettate nell'utero delle componenti femminili, continue misurazioni fra nani e non.
Lo stato di terrore in cui vivono è costante. Un giorno Mengele decide, per terrorizzarli ulteriormente, di far uccidere un papà e un figlio affetti da acondroplasia, forma di nanismo che colpisce solo gli arti che crescono notevolmente meno rispetto al resto del corpo, arrivati al campo circa tre mesi dopo di loro. Ordina di far bollire i cadaveri, per poter ripulire le ossa dalla carne ed esporle al museo di Berlino. Avvisa gli Ovitz che andranno con lui. Fa truccare le donne, sistemare gli uomini. Non ha nessuna intenzione di eliminarli. Infatti a Berlino li espone nudi a un convegno di ufficiali nazisti, esibendoli come trofei. 
Si instaura fra la famiglia e il dottore un rapporto fatto di crudeltà e gentilezza. Passano i mesi, 7 in totale, durante i quali, nonostante le sofferenze indicibili i componenti della famiglia Ovitz si salvano. Solo Arie, di altezza normale, muore nel 1944, in seguito a un tentativo di fuga. 
Gli Ovitz sono rimasti sempre uniti, non hanno mai smesso di sostenersi. Hanno sempre ricordato le ultime parole pronunciate dalla loro mamma in punto di morte: “State insieme. Sempre”. 


Il 27 gennaio 1945 l’armata russa entra ad Auschwitz. Inizia la liberazione e la ritirata delle truppe tedesche che dietro di loro lasciano solo distruzione e morte. Gli Ovitz sopravvivono ancora una volta. Usciti dal campo, uniti, camminano per 7 mesi, per tornare al loro villaggio in Transilvania. Arrivati li, trovano la loro casa saccheggiata, semi distrutta. Quattro anni dopo partono per il nascente stato di Israele, dove ricominciano ad esibirsi, fino al 1955, anno del loro ritiro dalle scene, Successivamente acquistano un cinema. 
Rimangono lì per tutta la vita. Gli uomini della famiglia si sposano ed hanno figli, mentre le donne, a causa degli esperimenti, restano sterili. L’ultima ad andarsene è Perla, nel 2001. Ricordando le fiamme che salivano dai forni crematori era solita dire: “Non lo scorderò mai. Ogni fiamma sembrava un essere umano.” Grazie a lei, al suo coraggio nel rivivere ancora quei tragici giorni, ai suoi ricordi, sappiamo l’incredibile storia della famiglia Ovitz, 10 fratelli indivisibili, che neppure il diavolo nazista ha saputo separare.

Rosella Reali

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia

Koren, Yehuda; Negev, Eilat (2004). In Our Hearts We Were Giants: The Remarkable Story of the Lilliput Troupe. New York: Carroll & Graf.

The Ovitz Family on the United States Holocaust Memorial Museum website, resources.ushmm.org

Leroi, Armand Marie (2003). Mutants: On the Form, Varieties and Errors of the Human Body. Harper Perennial

The seven dwarfs of Auschwitz, History Documentary hosted by Warwick Davis, published by ITV broadcasted as part of ITV Perspectives series in 2013 - English narration


ROSELLA REALI

Sono nata nel marzo del 1971 a Domodossola, attualmente provincia del VCO. Mi piace viaggiare, adoro la natura e gli animali. L'Ossola è il solo posto che posso chiamare casa. Mi piace cucinare e leggere gialli. Solo solare, sorrido sempre e guardo il mondo con gli occhi curiosi tipici dei bambini. Adoro i vecchi film anni '50 e la bicicletta è parte di me, non me ne separo mai. Da grande aprirò un agriturismo dove coltiverò l'orto e alleverò animali. 
Chi mi aiuterà? Ovviamente gli altri viaggiatori.
Questa avventura con i viaggiatori ignoranti? Un viaggio che spero non finisca mai

domenica 19 agosto 2018

i pesciolini neri dell'acquarius...

Il Governo giallo/verde si è appena insediato e Salvini sta facendo di tutto per rompere quel delicato equilibrio con Di Maio che aveva, nel bene o nel male, espresso la sintesi incarnata dal Premier Conte.
Salvini crede di essere ancora in campagna elettorale, è in una posizione chiave, ma continua a fare propaganda e dividere gli italiani.
A vederlo da fuori sembra un agente provocatore pagato per spostare i bersagli e far dimenticare i veri problemi degli italiani. Come in una novella pirandelliana avremo sempre qualcuno più in basso nella scala sociale da additare come colpevole. La figura del reietto, senza famiglia e senza identità verrà vissuta come competitor sociale ed il popolo sarà diviso ancora una volta, come sempre.
Il capitalismo è salv(in)o...


L'operazione Aquarius è stata pura propaganda, paradossalmente, al netto se sia giusta o sbagliata l'azione politica SALVIFICA di un governo che tenta di risolvere e/o contenere questo problema epocale. 
Secondo me, realizzata in questo modo è profondamente sbagliata, inutile e pure controproducente, nonostante il problema vada affrontato seriamente. 
Intanto dovremmo iniziare a parlare di persone e non di scatole che devono essere spostate, la comunicazione è volutamente radicalizzata ed andrebbe migliorata, la sensibilità sta a zero. 
"In Spagna, in Italia, piuttosto che in Germania, spostateli, mettete la polvere sotto il tappeto." cit.
Stiamo parlando di persone e forse ci vorrebbe più intelligenza e sensibilità per trattare una così delicata e complessa materia.
Gli slogan salvifici, in vicinanza di elezioni politiche per palesi scopi elettorali e fatti sulla pelle di persone, sono stati spaventosi, il TUTTO mentre arrivavano sbarchi ovunque, quindi prendendo in giro gli stessi fan adoranti. 
Il problema va affrontato a livello diplomatico e politico, intrecciando rapporti con altri leader europei, va affrontato in comune accordo con i paesi africani che stiamo depredando come occidente, per ricostruire e permettere che possano sviluppare autonomie nei loro Stati, cedendo NOI un po' la coperta dello sfruttamento delle risorse, non alimentando conflitti bellici, sociali, politici, economici e strutturali, al contrario non si fermeranno mai, perché vorranno giustamente un posto al sole, essendo loro persone come noi e non merce di scambio usa e getta.
Conte dovrebbe dialogare con i partner europei per realizzare un vero e proprio Piano Marshall per l'immigrazione e ridiscutere i trattati di Dublino, senza permettere a Salvini di rovinare tutto per mero tornaconto personale. 

Come scrivevo tempo fa, Salvini è un ottimo giocatore di poker, cinico, individualista, senza peli sullo stomaco, pronto a cambiare idea, senza pudore ne vergogna. Uno che è passato dal giorno alla notte dall'essere secessionista all'essere nazionalista, dal deridere ed offendere pesantemente da ubriaco i napoletani a leccare il culo ai meridionali per tornaconto elettorale.
L'inizio del governo giallo/verde promette malissimo, "speriamo" tornino alla ribalta i temi economici che interessano i lavoratori, la Legge Fornero, il reddito di cittadinanza e che il tema immigrazione sia trattato con intelligenza e non con piglio da ducetto da bar sport, ovvero che sia un tema da trattare in sede europea e non da sventolare come bandiera propagandistica, alimentando il plagio emozionale dei sudditi in astinenza da rogo.
E' qui che bisogna mostrare i muscoli e pretendere una equa ridistribuzione dei migranti, un piano di accoglienza serio, una strategia collettiva che non permetta siano abbandonati sotto un ponte una volta arrivati, oppure deportati in lager di Stato, ancor peggio, presi sotto l'ala protettiva della criminalità, non possiamo fare questa patetica operetta ogni volta che si presenta il problema scegliendo una nave a caso, o facendosi consigliare di sceglierne una che abbia determinati significati simbolici, bisogna andare alla radice del problema tutti insieme e seriamente.

Ieri l'Aquarius oggi il censimento dei Rom, ogni occasione è utile per far parlare di se, mostrandosi come il vero leader governativo con sondaggi alle stelle, oscurando il lavoro di Conte che, timidamente, sta cercando di creare rapporti di buon vicinato, unica maniera per affrontare temi globali in un mondo mal globalizzato. Anche in questa occasione Salvini si è dimostrato coerente con la sua agenda elettorale propagandistica, ha riesumato il problema, facendosi percepire come RISOLUTORE, senza far apparire la sua insipienza e miseria. Il problema, per come dovrebbe essere trattato, ovvero scevro da strumentali slogan e spot politici da stadio, rimane solo in superficie. 
Salvini ha mostrato agli italiani chi sono i nemici, i migranti ed i rom, è riuscito ad evocare i demoni contro cui scagliarsi, evitando di parlare di cause, di soluzioni, di lavoro corale da organizzare, di progettualità, evitando di dire chi sono i veri bersagli, rimanendo sempre nell'orticello del cerchio magico, speculare a quello di Minniti e del PD. 
Nulla è cambiato se non nell'apparenza illusoria, invece pare sia stata innescata una rivoluzione...
Non eravamo in presenza di nessuna emergenza migranti, erano calati gli arrivi, ma Salvini aveva bisogno di strumentalizzare il problema, e bisogna dargli atto che ci è riuscito perfettamente.
Un vero politico di razza, cinico e spavaldo come pochi, l'uomo giusto per continuare il plagio emozionale sui sudditi in cerca d'autore.
Si Salvini chi può...
cit. Un pesciolino nero

PS: "La Lega non ha mai partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato che abbiamo svolto nel corso di due anni sulla riforma di Dublino. La riforma, ricordiamolo, è necessaria per cambiare la norma. In base alla quale le persone sono costrette (salvo certi casi) a chiedere l’asilo nel primo Paese dove arrivano. La stessa norma per cui per anni altri Paesi hanno potuto rimandare in Italia migliaia di persone che non volevano tornarci, solo perché sono entrate in Europa dall’Italia”.

giovedì 9 agosto 2018

lo scandalo sessuale dei marianisti di Pallanza del 1904


Non è agevole rintracciare nella storia del clero cattolico attività riconducibili alla pedofilia. Al pari di tutte le altre attività di tipo sessuale, la sodomia era celata e pubblicamente condannata dallo stesso clero. Ad esempio negli Statuti di Orvieto, XV secolo, redatti da papa Alessandro VI, la sodomia era punita con sanzioni pecuniarie e corporali, di intensità ridotta per l'adolescente, ovvero il minore di 14 anni, rispetto all'adulto. All'epoca la pedofilia non era ancora distinta dalla sodomia. Tali fattispecie di reato costituirono lo spunto per spargere voci contro i personaggi più influenti e di rilievo della Chiesa cattolica. In altri casi, comprovati, esistono documenti processuali o conciliari e resoconti di cronisti e storici che accusano membri del clero cattolico di aver compiuto atti di pedofilia. Nell'estate del 1907 la stampa dell'epoca riportò una serie di abusi sessuali su minori che provocarono in tutta Italia violenti moti anticlericali. Tra questi il caso dei Marianisti di Pallanza, accaduto alcuni anni prima, il cosiddetto “Scandalo Fumagalli”e lo scandalo dell'educatorio di Alassio dove Don Bretoni fu accusato di sevizie sessuali ai danni di un ragazzo tredicenne. 
Ripercorriamo quegli eventi. 
Nel gennaio del 1904 scoppiò uno scandalo nelle estreme frange della santa casta: nel Collegio dei marianisti di Pallanza (oggi Verbania) il sacerdote Eugéne Burg fu accusato di abusi sessuali su due alunni quattordicenni, ovvero di essersi abbandonato ad atti libidinosi secondo le parole dei ragazzi.


Chi sono i marianisti? La Società di Maria è un istituto maschile di diritto pontificio. I membri di questa congregazione clericale, detti marianisti, pospongono al loro nome la sigla S.M. La congregazione fu fondata da Guillaume-Joseph Chaminade. Ebbe l'intuizione di istituire una nuova famiglia religiosa nel santuario di Nostra Signora del Pilar di Saragozza, dove si era rifugiato nel 1797. Tornato in patria, Chaminade organizzò a Bordeaux un'associazione di fedeli intenzionati a ri-evangelizzare la Francia dopo la Rivoluzione. Il 2 ottobre del 1817 i suoi membri si riunirono dando inizio alla nuova congregazione. La Società di Maria ottenne il pontificio decreto di lode il 12 aprile del 1839. Pio IX approvò l'istituto nell'agosto del 1865. Della congregazione esiste anche il ramo femminile delle Figlie di Maria Immacolata, dette marianiste, fondato nel 1816 da Chaminade. Il fondatore della Società di Maria è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 3 settembre del 2000.



Torniamo al 1904. Il marinista Burg fu arrestato ed il collegio chiuso.

Il quotidiano Il Tempo fornì una descrizione del marinista Burg: "Chi era padre Burg? Un alsaziano, profugo dalla Francia, dove non avevano voluto saperne dell'opera sua educativa e del suo ordine; nell'abito marianistico, corretto nei modi, gentilissimo sempre, angoloso e acceso nel viso magro, con un leggero tremito costante alle mani, era notissimo ivi e dintorni; delle qualità morali ed educative sue e dell'ordine, al quale egli appartiene, aveva dato ampio affidamento il cavalier Viacci, e perciò nessuno avrebbe mai pensato alla possibilità di un'accusa quale è l'attuale”. Il giornale socialista L'Aurora scrisse che “a Pallanza è successo quello che fatalmente doveva succedere e succederà nello stolido sistema di far educare i figli da tonsurati, i quali nella loro pazzesca libidine trascinano una vita delle più infami”. Ancora Il Tempo titolava “Le infamie del convitto dei marianisti a Pallanza. Le turpitudini innominabili del padre gesuita Burg”. Nel frattempo padre Burg, seguendo il consiglio dei confratelli, fuggì abbandonato il collegio a bordo di una carrozza e di lui si persero le tracce. Sempre il quotidiano Il Tempo scrisse che “mentre il cuore sanguina a vedere giovinetti innocenti così infamemente deturpati da questo assassino di anime giovanili, sfuggito alla pena con una sollecita corsa all'estero consigliatagli dai capi, ci domandiamo quale possa essere per avventura la responsabilità dei suoi colleghi marianisti del Convitto; pur troppo l'interesse fa dire da alcuni che la colpa di uno non offende tutto l'ordine”.


La cittadinanza era offesa per l'accaduto, tanto che i quotidiani titolarono “non trascriviamo le invettive che il popolo lancia contro questi forestieri”. Fu richiesto l'intervento del Consiglio Scolastico provinciale per far si che “l'onore della città sia incontaminato”. Ancora Il Tempo, qualche giorno dopo la chiusura del convitto, che “qui infatti sorge una curiosa questione, nella quale noi auguriamo che l'autorità intervenga a tagliar corto ed a liberare il paese da tutta questa immondizia marianistica”. Tra la popolazione civile la tensione andò crescendo quando fu informata che l'autorità giudiziaria aveva le mani legate poiché mancava la querela di parte. Molti cittadini lessero in questa presa di posizione la volontà di non procedere per mettere tutto a tacere. Quasi ogni giorno venivano organizzate in molte città discussioni e comizi sui fatti di Pallanza, nei quali intervenivano personaggi di ogni estrazione politica a condannare o appoggiare la presenza delle congregazioni religiose nel settore educativo e scolastico del paese.


Lo scandalo dei Marianisti di Pallanza ebbe uno strascico che durò per diversi anni, fino a collegarsi ad altri scandali simili dall'estate del 1907. Il 20 luglio fu arrestato don Carlo Riva per abusi sessuali su una fanciulla nell'asilo milanese gestito da suor Giuseppina Fumagalli, e per questo destinato a passare alle cronache come lo Scandalo Fumagalli. Nel giro di pochi mesi esplosero altri casi tra cui lo scandalo dell'educatorio di Alassio dove don Bretoni fu accusato di sevizie sessuali ai danni di un ragazzo di 13 anni. Pochi giorni dopo scoppiò il caso di Trani dove delle suore furono denunciate al procuratore del Re per maltrattamenti ed inganni. Lo scandalo più eclatante scoppiò il 31 luglio nel collegio dei Salesiani di Varazze sulla base di una denuncia della signora Besson. La donna, dalla lettura del diario del figlio, appurò che all'interno del collegio si svolgevano messe nere tenute in costume adamitico. Inoltre, durante le celebrazioni di questi riti, vi erano atti sessuali tra frati, le suore del vicino collegio Santa Caterina e gli alunni convittori. Lo scandalo assunse proporzioni gigantesche quando giunse al popolo la notizia del tentativo di arresto di don Musso, che nel frattempo si era dato alla fuga, e delle conseguenti proteste della Segreteria di Stato della Santa Sede e Pio X, che accusavano la propaganda massonica e socialista di aver imbastito una campagna contro il Vaticano. Scoppiarono in molte città moti anticlericali che si conclusero con un morto e 20 feriti.


Il 5 agosto la Santa Sede reagì con un comunicato ufficiale nel quale riportava che “da ottima fonte documentata possiamo affermare quanto segue: la presente campagna anticlericale è sostenuta col denaro della massoneria francese. Tra la recente campagna elettorale e quella attuale del teppismo di penna e di piazza contro le case religiose, la massoneria francese ha speso in Italia circa 150.000 lire”. 
Tra il teppismo da penna, o di piazza, ed il reato di abuso di minori vi è una bella differenza. 
Forse a Roma questo non l'hanno ancora capito.

Fabio Casalini


fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/


Bibliografia

Massimo Centini, I sacri crimini, Piemme 2018


Enrico Oliari, L'omo delinquente. Scandali e delitti gay dall'Unità a Giolitti, Prospettiva Editrice, cit. in Giuseppe Iannaccone, «Quando gli omosessuali facevano cronaca (nera)»,il Giornale, 9 marzo 2007

Enrico Oliari, Pallanza 1904: il terribile Scandalo dei Marianisti

Il Corriere della Sera del 20 luglio 1907

Il Tempo del 17 dicembre 1904

Il Tempo del 20 dicembre 1904

L'Aurora del 17 dicembre 1904

Claudio Rendina, La santa casta della Chiesa - I peccati del Vaticano - L'oro del Vaticano, Newton saggistica 2013


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

domenica 5 agosto 2018

il miracolo dell'ostia sanguinante di Bolsena


Pietro da Praga, umile sacerdote boemo, nell'estate del 1263 decise di recarsi in pellegrinaggio a Roma per pregare, intensamente, sulla tomba di Pietro. Il motivo del lungo viaggio risiedeva nel trovare sollievo dai ricorrenti pensieri che l'allontanavano da alcuni aspetti della fede. L'uomo di chiesa si arrovellava alla ricerca della reale presenza di Cristo nell'ostia e nel vino consacrati [in teologia la transubstanziazione o transustanziazione è il termine che indica la conversione della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo. Questa conversione avviene durante la celebrazione eucaristica, quando il celebrante invoca il Padre affinché mandi lo Spirito Santo che trasformi il pane ed il vino in corpo e sangue di Cristo]. Il soggiorno romano lo rassicurò. Pietro da Praga decise d'intraprendere, nuovamente convinto della vera fede, il viaggio di ritorno. Percorrendo la Cassia decise di fermare il suo cammino a Bolsena. Nell'antico borgo il sacerdote fu nuovamente assalito dai dubbi di fede. Il giorno successivo, malgrado lo scuotimento dell'anima, decise di celebrare messa presso la chiesa dedicata a Santa Cristina. Quello che avvenne durante la celebrazione è un misto di leggenda e storia. Secondo quando tramandato dalla tradizione, al momento della consacrazione l'ostia iniziò a sanguinare sul corporale. Pietro da Praga, impaurito, cercò di nascondere l'evento concludendo regolarmente la messa. Il sacerdote avvolse l'ostia nel corporale. Alla conclusione della celebrazione fuggì in direzione della sacrestia. Alcune gocce di sangue fuoriuscirono dal corporale cadendo sul marmo del pavimento e sui gradini dell'altare [il corporale è un oggetto liturgico utilizzato durante la celebrazione eucaristica dalla chiesa cattolica e da altre confessioni cristiane. E' costituito da un panno di tela di lino inamidato. Il suo nome deriva dal fatto che, ponendovi sopra l'ostia transunstanziata che è divenuta corpo di Cristo, sostiene il corpo di Cristo stesso]. Secondo la tradizione, Pietro da Praga si recò immediatamente da papa Urbano IV, che in quel momento si trovava ad Orvieto, per riferirgli l'accaduto. Il Papa inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto per accertare la veridicità degli eventi. Urbano IV, rassicurato dalle parole del vescovo, dichiarò la soprannaturalità dell'evento. Il Papa decise di ricordare il miracolo dell'ostia sanguinante estendendo a tutta la cristianità la solennità chiamata Corpus Domini, nata nel 1247 a Liegi per celebrare la reale presenza di Cristo nell'eucaristia. Il riconoscimento della solennità s'inserì nella contrapposizione tra l'idea predominante, l'esistenza della transubstanziazione, e la tesi di Berengario di Tours, secondo il quale la presenza eucaristica di Cristo non era reale ma simbolica. La storia supera le contrapposizioni, come un torrente che conosce la strada per giungere al lago. Per custodire il corporale fu edificato, a partire dal 1290, il duomo di Orvieto. Urbano IV decise di affidare a Tommaso d'Aquino il compito di preparare i testi per la liturgia delle ore e per la messa della festività. Il Papa decise inoltre che la solennità del Corpus Domini dovesse essere celebrata ogni primo giovedì dopo l'ottava di Pentecoste. 


Quello che divenne famoso come il miracolo di Bolsena era il primo caso di comparsa di sangue sul cibo? Assolutamente no, storicamente sono documentati almeno altri ottanta casi. Nel 332 avanti Cristo i soldati di Alessandro Magno, impegnati nell'assedio di Tiro, furono terrorizzati dalla comparsa di sangue sulle pagnotte. Con l'avvento della cristianità ed il trascorrere dei secoli questo strano evento si manifestò ripetutamente. Sanguinarono le ostie a Parigi nel 1290, a Bruxelles nel 1369 e nel 1379 e a Wilsnack nel 1383. La comparsa del sangue su cibo non si arresto! Sangue sul pane ancora a Chalons, in Francia, nel 1792. Sangue sulle ostie, sul pane e sulla polenta. Nel 1819 a Legnaro, provincia di Padova, la comparsa del sangue sulla polenta nella casa di un contadino comportò un'incredibile manifestazione di timore ed incredulità da parte degli abitanti del borgo. Il fenomeno non si arrestò nell'umile casa di Antonio Pittarello, il contadino, ma il fenomeno si diffuse di casa in casa. Questi eventi accaddero in un periodo un cui la scienza iniziava a possedere strumenti atti a comprendere determinate manifestazioni. Anche la Chiesa decise di intervenire. Padre Pietro Melo fu inviato ad indagare sugli eventi. A differenza dei fatti di Bolsena, da alcuni definito miracolo, il Vaticano volle indagare su una possibile infestazione diabolica. Padre Melo concluse che la sostanza rossa era dovuta ad un prodotto della fermentazione. Il clamore della polenta sanguinante fu tale che anche l'Università di Padova decise d'indagare. Un medico della cittadina di Piove, Vincenzo Sette, giunse alla conclusione che la sostanza simile al sangue era una muffa che cresceva in ambienti umidi e caldi. Nel frattempo un farmacista, Bartolomeo Brizio, intraprese delle indagini private. Il giovane studioso concluse che la sostanza era un organismo vivente che battezzò Serratia Marcescens, Serratia in onore del fisico Serrati e Marcescens perché l'organismo giunto a maturazione marcisce e si decompone velocemente in una massa viscosa. 


Alla luce delle spiegazioni scientifiche è interessante rileggere gli eventi che condussero al miracolo di Bolsena, che miracolo chiaramente non è. Nel procedere mi avvalgo delle parole dell'antropologo Alfonso Maria di Nola che, in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 26 marzo del 1995, evidenziò che nel periodo a cavallo tra il 1200 ed il 1300, esattamente lo stesso periodo del fantomatico miracolo di Bolsena, la Chiesa era testimone di una lunga controversia tra domenicani e francescani circa la transubstanziazione, cioè della reale o simbolica presenza di Cristo nel vino e nel pane. Seguendo il percorso dell'antropologo di Nola, la situazione produsse una folla di miscredenti e di dubitanti che alcuni miracoli avrebbero potuto convincere, piegandoli alla resi della reale trasformazione dell'ostia nel corpo di Cristo. Esattamente quello che avvenne secondo Maurizio Magnani: Papa Urbano IV sfruttò l'evento di Bolsena, che noi uomini moderni ed illuminati sappiamo dovuto ad un organismo vivente che velocemente si decompone, per sancire il dogma della reale presenza di Cristo nelle ostie consacrate. 
Urbano IV estese a tutta la cristianità la solennità del Corpus Domini, già festeggiata nella diocesi di Liegi dal 1247. 


Il dogma della transubstanziazione fu fissato nel 1551 dal Concilio di Trento. 
Ritengo utile ricordare che il miracolo di Bolsena fu riprodotto da diversi studiosi, tra cui Johanna C. Cullen e Luigi Garlaschelli, ricercatore del dipartimento di chimica organica dell'Università di Pavia. 
Le reliquie contenute del Duomo di Orvieto sono state oggetto di analisi scientifica? 
Purtroppo la Chiesa non ha mai permesso l'analisi delle reliquie. Nel 1978 il vescovo di Orvieto provò a chiedere che tali reliquie fossero analizzate ma la richiesta fu respinta dal capitolo, un'assemblea di presbiteri e religiosi dotata di autonomia giuridica, della cattedrale di Orvieto. 
Le ripetute analisi e gli esperimenti atti a riprodurre, con successo, gli eventi di Bolsena, e di molti altri luoghi, ci permettono di concludere che ancora una volta la scienza spiega esattamente fenomeni ritenuti miracolosi da una parte della società. 

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia 

Andrea Lazzarini, Il miracolo di Bolsena. Testimonianze e documenti dei secc. XIII e XIV, Roma, Storia e Letteratura, 1952 

Filippo Gentili, Il miracolo eucaristico di Bolsena, Torino, Elledici, 2006 

Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli. Interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose, Bari, Edizioni Dedalo, 2005 

Silvano Fuso, Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e da bufale scientifiche, Bari, Edizioni Dedalo, 2006 

Luigi Garlaschelli, Miracoli microbiologici, articolo del 28 marzo 2001 per il sito Cicap.org

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.