CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

lunedì 15 giugno 2015

Bin Laden morto anni prima del blitz Usa, eccovi le prove

Gli Usa non hanno mai ucciso Osama Bin Laden. Un diabete degenerato in una nefrite terminale nel presunto terrorista (mai processato) lo ha ucciso, e quasi certamente diversi anni prima della colossale menzogna del blitz americano nel 2011 in Pakistan. Come lo so? La mia fonte fu il terzo più alto executive di Al Qaeda dopo Ayman Al-Zawahri e Bin Laden stesso fino alla fine degli anni ‘90. Sono rimasto scioccato dall’ingenuità della pur eccellente inchiesta del mitico reporter americano Seymour Hersh sui retroscena della morte di Bin Laden, versione Casa Bianca. Essa è pubblicata qui. Hersh ci rivela la solita montagna di balle, complotti, mistificazioni messe in piedi dalla presidenza Usa, dal Pentagono e dalle agenzie dei servizi sulla ‘prestigiosa’ operazione Abbottabad, la presunta uccisione di Bin Laden il 2 di maggio 2011 in Pakistan. Ottimo lavoro, ma cose risapute per chi ha vissuto la storia contemporanea fuori dal Tg1 o da Facebook. Dall’incidente del Tonchino (Vietnam), ai “carpet bombing” genocidi di Laos e Cambogia, da Cuba a El Mozote, a Suharto e a Pinochet, dall’Iraq a Israele alla Libia ecc., la politica estera di Washington può essere raccontata con prove alla mano come un scia criminale di menzogne talvolta al limite del grottesco (la gggènte ci crede sempre, così come i – conato – giornalisti).
Ma Hersh ha fatto qui l’errore più triste della sua carriera di colosso del mio mestiere: egli dà comunque per scontato che il poveraccio letteralmente smembrato vivo da oltre 600 proiettili degli Us Navy Seals in una camera da letto di Abbottabad fosse Paolo BarnardOsama Bin Laden. Al 99,9% non lo era. Ecco come lo so. Nel 2003, mentre filmavo l’inchiesta di “Report” (Rai3) “L’Altro Terrorismo”, fui messo in contatto con un fondatore di Al Qaeda in una capitale del Medioriente che ancora non posso nominare. Ecco chi era costui, il mio insider: fu per quattordici anni ai vertici della Jihad islamica internazionale, la culla di Al Qaeda. Sedeva con Bin Laden e Hasan Al-Turabi nei palazzi governativi di Khartoum in Sudan, fu il Dawa numero uno di Al Qaeda, il loro ‘Pontefice’ islamico. Decadi prima, nel 1981, lui si trovava al Cairo, e poche ore dopo l’assassinio del presidente Anwar Sadat per mano di membri dalla Jihad islamica egiziana, si ritrovò sbattuto sul pavimento di una cella buia accanto ad altri estremisti religiosi, fra i quali vi sarà anche un giovane medico che rispondeva al nome di Ayman Al Zawahri, oggi capo di Al Qaeda.
Fetore, grida terribili, ossa spezzate, testicoli arrostiti, due anni così, parte della più violenta repressione dell’integralismo religioso nella storia dell’Egitto, per poi essere scarcerato assieme ad altri sopravvissuti e insieme deportati oltre il confine col Sudan. Una banda di giovani esiliati con una cosa in comune: un odio implacabile per il regime egiziano apostata e per ogni suo alleato, Israele, Stati Uniti ed Emirati Arabi in testa. Formano una grande famiglia che vaga senza sosta: prima Khartoum in Sudan, poi Sanaa nello Yemen, poi Peshawar e Islamabad in Pakistan, dove lui in particolare stringe rapporti con la leadership talebana. L’insider mi conferma che fu in Pakistan, molti anni dopo, nel 1998, che avvenne ufficialmente la fusione fra due componenti dell’Islam belligerante che, prese singolarmente, erano relativamente pericolose, ma che messe a contatto Ayman Al-Zawahirisi rivelarono micidiali: le finanze di Bin Laden e la manovalanza specialistica degli uomini di Al Zawahri, in altre parole la ‘nuova’ Al Qaeda.
L’incontro con lui durò 7 ore, tutte passate in auto a vagare per le periferie di questa capitale, al buio. Paranoici, terrorizzati. Mi disse: «La mia specializzazione (la formazione spirituale dei membri di Al Qaeda) era tale che nel 1995, in Sudan, Osama Bin Laden e Al-Turabi fecero a gara per tenermi; Osama mi offrì un budget illimitato per addestrare i suoi uomini». Parlammo di tante cose (riportate nel mio “Perché ci odiano”, Rizzoli Bur 2006), ma di una non ho mai dato conto. Prima di arrivare al punto, vi rivelo che al montaggio del servizio per “Report” in Rai; chiamammo il traduttore arabo ufficiale della nostra Tv pubblica, un docente universitario egiziano a Roma, il quale dopo appena 10 minuti d’ascolto di questo insider di Al Qaeda si alzò nel panico e gridò che si rifiutava di continuare… Preciso infine che il rango e la veridicità dell’insider di Al Qaeda che incontrai mi fu confermata dal reporter americano Alan Cullison del “Wall Street Journal”, autore di uno scoop per aver scoperto in Afghanistan il pc dell’allora numero due di Al Qaeda, Ayman Al Zawahri, dove il mio insider (volto e altri dettagli) compariva fra i nomi top.
Ecco ciò che non ho mai rivelato. In breve, l’insider mi disse nel 2003 che Bin Laden era vivo, ma in condizioni drammatiche. L’ultimo corriere che lo vide dopo il noto ‘incidente di Karachi’ – dove i servizi pakistani Isi intercettarono un altro corriere, Ramzi bin al-Shibh, nel settembre 2002 – vide un uomo in fin di vita, non si reggeva in piedi, devastato da diabete e nefrite, ovviamente impossibilitato a curarsi con la complessa specialistica necessaria perché nascosto sulle montagne, probabilmente sulla soglia della morte. Ciò accadeva nei primi mesi del 2003. Ma ancora prima i reporter del “The Guardian” Jason Burke e Lawrence Joffe catturarono un video di Osama del 2001 dove già quest’uomo appariva «magro come un fantasma e disabile». Seymour HershSiamo fra il 2001 e il 2003, immaginate se un ammalato in quelle condizioni arriva sano e attivo al 2011, senza uno straccio di cure altamente specialistiche a fronte di patologie gravissime già alla fase finale otto anni prima.
Notate ora una cosa di notevole spessore che avvalla la versione di un decesso naturale di Bin Laden anni prima del maggio 2011: l’ultimo video seriamente accreditato al vero Bin Laden risale al 2004, poi il buio totale. Le sue trasmissioni successive sono cassette audio o video irriconoscibili giudicate “quasi certamente dei falsi” dalla stessa Cia. Ogni altro video che da allora ci è giunto ci mostra il suo n. 2, Ayman Al Zawahri. Ora ci si chieda: come è possibile che negli anni cruciali per il sostegno morale di Al Qaeda, sottoposta a operazioni di annientamento globale, il loro leader carismatico non si fosse mai curato di apparire con veemente retorica a loro sostegno? Mai una singola volta. Be’, era morto. Stroncato dalla malattia come detto sopra. Seymour Hersh neppure esamina questi fatti. E peggio. Il presunto cadavere di Bin Laden viene sepolto in mare da una portaerei americana alla velocità della luce, cioè a poche ore dalla morte. Nessuno al mondo ha mai visto neppure una foto credibile almeno del volto del presunto terrorista (mai processato).
Forse ricordate che vi fu un’insurrezione globale dei musulmani che chiedevano le prove sull’identità di Osama e un funerale islamico in tutta regola. Washington rifiutò entrambi. Eppure bastava poco. Bin Laden portava una cicatrice evidente a una caviglia, frutto di una battaglia a Jaji in Afghanistan ai tempi dell’invasione russa. Bastava una foto di essa per convincere il mondo che l’uomo ucciso ad Abbottabad nel 2011 era lui. Ma no. Perché Seymour Hersh si è incredibilmente scordato di questo dettaglio? Perché Hersh non sottolinea che se il poveraccio nella camera da letto di Abbottabad fosse stato veramente Osama Bin Laden, era tutto interesse della comunità internazionale averlo vivo? Cristo, una fonte d’informazioni infinita, o imbarazzante, eh Washington? Imbarazzante non perché quel tizio in Abbottabad era l’ex alleato/stipendiato degli Usa Bin La celebre foto diffusa dalla Casa Bianca sul celebre blitz (invisibile) di AbbottabadLaden che poteva dirne tante…, ma perché quel tizio era un nessuno, un fantoccio umano. 600 proiettili su un corpo per renderlo irriconoscibile, letteralmente, come riporta anche Hersh, smembrato in pezzi, per non aver grane…
In ultimo, gli scettici pro versione Usa obietteranno che dopo la millantata operazione Abbottabad sarebbe stato interesse di Al Qaeda smentire la versione di Washington con foto della vera sepoltura di Osama sulle montagne centro-asiatiche. La risposta è no, perché una tale rivelazione avrebbe esposto la leadership di Al Qaeda al ridicolo in tutto il mondo islamico, cioè ci avrebbe rivelato un’organizzazione allo sbando da anni senza figura leader. Chi capisce i jihadisti sa di cosa parlo. E gran finale. La farsa dell’operazione Abbottabad del 2011 esplode come un fuoco d’artificio fuori dalla Casa Bianca e verso i media alla vigilia della campagna elettorale di Obama nella primavera del 2011, appunto. Be’, concludo qui. Credo che ce ne sia abbastanza. Bin Laden non arrivò vivo neppure a mille miglia dalla menzogna Abbottabad.
(Paolo Barnard, “Bin Laden era morto anni prima del blitz Usa, Seymour Hersh ha toppato”, dal blog di Barnard del 29 maggio 2015).

fonte: www.libreidee.org

sabato 13 giugno 2015

"non osiamo più escludere la possibilità, che avvenga l'inimmaginabile"


di Patrizia Cordone

In generale del fascismo e del nazismo ci si occupa tendenzialmente in occasioni di commemorazioni e di anniversari, che però dovrebbero rappresentare non la tappa unica né finale, bensì la premessa utile di un’acquisizione auspicabilmente approfondita degli eventi storici connessi. Invece, purtroppo, sovente, parrebbe esaurirsi il senso del dovere civico, laddove occorrerebbe trarre motivi di lezione dalla storia.

A questa deriva talvolta concorre anche il malinteso approccio metodologico, secondo cui determinati eventi e le loro cause sarebbero, oltre che confinati, cessati definitivamente in spazio e tempi circoscritti, a cui ne conseguirebbe l’autoassoluzione morale data la presunta ineluttabilità, quindi ci si rende dimentichi dei fattori scatenanti gli orrori storici. Come se non bastasse, le analisi sociologiche derivanti sono relegate, addirittura a torto ritenute pertinenti esclusivamente dell’ambiente accademico, senza che possano diventare patrimonio comune.

Realisticamente necessiterebbe una migliore capacità di porsi interrogativi, i quali condurrebbero le ricerche verso una più seria conoscenza sia del fascismo che del nazismo e delle innumerevoli modalità di interdizione dei diritti civili e dei conseguenti crimini perseverati.

“Per non dimenticare” significa dovere di informazione, il quale a sua volta consente la conoscenza per approdare alla consapevolezza e potere definirsi cittadini dotati di memoria storica e vissuta: ora e per sempre!

Tra le analisi più interessanti focalizzanti l’argomento nevralgico della causa delle dittature si annoverano Modernità ed olocausto, di Zygmunt Bauman, Il Mulino, Bologna, 1992 ed Obbedienza all’autorità, di Stanley Milgram, Einaudi, Torino, 2003, di entrambi gli studiosi si riporta l’elencazione delle opere al termine dell’articolo.

Al termine della seconda guerra mondiale venne editato il libro La personalità autoritaria, di T. Adorno, tradotto successivamente e pubblicato da Ed. Comunità, Milano, 1973. Citato da Bauman il pregio del suo lavoro, esitato assieme al gruppo di ricerca da lui guidato, è costituito dalla spiegazione indagata ed evinta dell’esistenza di personalità succubi dell’obbedienza alla gerarchia superiore, senza le quali nessun regime totalizzante troverebbero basi sufficienti né solide al suo insediamento virulento ed alla sua stabilizzazione.

Nel 1973 in Interpersonal dynamics in a simulated prison, in International journal of criminolgy, Philip Zimbardo relazionava riguardo ricerche centrate attorno al ruolo dell’autorità e della sua capacità coercitiva contro i suoi sottoposti con risultati impressionanti relativi alla schiavizzazione latente di soggetti altrimenti affatto propensi alla sottomissione incondizionata.
  
Non a caso entrambi i riferimenti sono menzionati da Bauman, dedicando un intero capitolo, il sesto, nel suo libro. Esordisce riportando una dichiarazione del presidente degli Usa, Dwight Macdonald, con cui nel 1945 allertava circa la pericolosità delle persone obbedienti alla legge, più che dei suoi trasgressori.

L’autore evidenzia il paradosso, secondo cui la tragedia del secolo scorso non scaturiva dall’ordine costituito violato, semmai dalla riverenza ad esso oltre ogni ragionevole premessa di morale rispettata, la quale lungi dall’essere un fenomeno provocato da una massa incontrollabile era determinata, attuata da soggetti in divisa, disciplinati ed obbedienti agli ordini superiori: una volta dismesse le uniformi si comportavano normalmente. Proprio questa incongruenza è scandagliata, cioè quanto “si era appreso sui suoi esecutori, non era costituito dalla possibilità, che qualcosa di simile potesse essere fatto a noi, ma dall’idea che fossimo noi a poterlo fare”.

Da qui Bauman diparte la disamina dello studio empirico condotto dallo psicologo statunitense Stanley Milgram. Nato negli anni trenta a New York, conseguì la laurea di psicologia sociale all’università di Harvard, dove svolse attività di ricercatore, mentre esercitò la docenza presso l’università di Yale ed alla City university di New York. Il suo ambito di interesse pertenne l’analisi del conformismo ed il condizionamento dei media televisivi sul comportamento sociale, seppure la sua notorietà oltreoceano è attribuibile all’attività pioneristica di documentari, comeObedience, relativi agli esperimenti da lui condotti all’università di Yale dal 1960 al 1963.

Riguardo le premesse preparatorie Milgram asseriva, che “Il problema dell’obbedienza, in quanto fattore decisivo nella genesi del comportamento, è emerso in modo drammatico in epoca recente (…) l’obbedienza è il meccanismo psicologico, che lega azione individuale ai fini politici (…) che unisce uomini e sistemi di autorità. (…) Le nostre ricerche si interessano soltanto all’obbedienza accettata volontariamente in assenza di ogni tipo di minaccia, all’obbedienza, che si fonda sulla semplice affermazione del diritto dell’autorità di impartire ordini ad un individuo. In questa ricerca la forza dell’autorità è derivata dai poteri, che in qualche modo il soggetto le attribuisce e non dall’impiego di pressioni fisiche amorali”.

Tramite un’inserzione pubblicata da un giornale locale i partecipanti volontari  furono reclutati per l’avvio dell’esperimento camuffato dall’acquisizione delle modalità mnemoniche, mentre, in realtà, Milgram, era interessato all’individuazione dei confini dell’obbedienza assoluta scaturente il dissenso dettato da scelte morali, tra cui quella fondamentale era l’interrelazione all’autorità, cioè l’atto di ribellione a quest’ultima: si incaricavano due persone, l’una assumente  il ruolo dell’insegnante e l’altro quello dell’allievo, al cui polso era applicato un elettrodo, terminale di scariche elettriche azionate dall’insegnante ad ogni risposta errata. L’allievo ed il generatore era finti, l’insegnante vero ed è proprio sulla reazione di quest’ultimo era focalizzato l’esperimento, cioè dalla capacità di libero arbitrio accorto alle urla di protesta dell’allievo causate dal dolore inflitto alla vittima contrapposta dal suo ossequio incondizionato all’ordine impartito dall’autorità.

La vittima è tale, in quanto non rientrante, né riconosciuta parte sociale congegnale al mondo distorto del dittatore, sia esso Hitler oppure Stalin. Ne consegue il suo isolamento coatto, la sua rimozione sociale e soltanto successivamente l’annientamento totale. Lo studioso focalizzava i mutamenti psicologici tipici della sudditanza inconscia e paralizzante, inibente il consueto codice morale usato quotidianamente, di cui sbarazzarsene per sostituirlo con il comportamento condiviso dall’autorità e dal gruppo, secondo un intento di emulazione ed imitazione compiacente, peculiare degli ambienti caratterizzati dalla socializzazione totalizzante. Di fatto palese appare la deresponsabilizzazione individuale avvantaggiando l’uniformità pervasiva del gruppo di appartenenza. 

La violenza deve essere autorizzata con ordini ufficiali da autorità riconosciuta univocamente e costituire attività di routine; la vittima viene sottoposta alla disumanizzazione, secondo un’ottica efficientista, perché che ciò che conta, è il successo dell’azione deprivante; lo stesso valga per la moralità parametrata circoscritta dall’adempimento esecutivo dell’ordine impartito. A tal fine la socializzazione imposta al gruppo persegue la manipolazione e lo stritolamento dell’etica altrui, da soggiogare e da annullare.

A conclusione dell’esperimento i dissensi si attestarono appena al 30% dei casi esaminati. Come Bauman annota “Milgram dimostrò, che la disumanità è una questione riguardante i rapporti sociali. Se questi ultimi vengono razionalizzati e tecnicamente perfezionati, altrettanto avviene per la capacità e l’efficienza della produzione sociale della disumanità”.Si rilevi un particolare dettaglio. Per una maggiore efficacia dell’esperimento la vittima veniva posta in un’altra stanza, ciò a significare, non metaforicamente, l’isolamento e l’esclusione dal contesto del gruppo decisionale quale evidenza materiale dell’emarginazione coatta del singolo. 

La condivisione altruistica esprime uno stato di vicinanza, se la responsabilità individuale è agita; ma non nel caso dove la prossimità è erosa gradualmente fino all’approdo dell’espulsione. La motivazione di fondo era dettata dall’intento autocensorio di qualunque manifestazione solidale costretta dalla vicinanza prossima e di contro, quindi, esentandosi da ogni dovere sociale di soccorso altruistico. Tutto ciò aderisce ai canoni dell’economia organizzativa del crimine pianificato ed è propedeutica alla sospensione dei freni morali, di fatto la vittima è disumanizzata, cancellata  dall’orizzonte e depotenziata quanto a rivendicazioni morali: la visione della vittima è remota, quindi non percepibile, né esistente.

Proprio lo spostamento della prospettiva della vittima allontanata, a cui, invece, corrispondeva da contraltare l’attiguità dell’autorità, rendeva efficace l’obbedienza, offuscando ogni parvenza caritatevole verso il sofferente e quindi sciogliendo ogni vincolo di contratto sociale, in questo modo l’obiettivo era raggiunto: dovere e disciplina non incappavano né in ostacoli, né dovevano affrontare alcun antagonista. Bauman riferisce, che “l’effetto della distanza fisica e puramente psicologica, pertanto, viene ulteriormente accentuato dalla natura collettiva dell’azione lesiva”. Il gruppo organizzato agisce da valvola di scarico da e contro la propria individualità ed anche da e contro la propria responsabilità, “la disponibilità ad agire contro il proprio giudizio e contro la voce della propria coscienza non è semplicemente una funzione degli ordini emanati dall’autorità, ma il risultato del rapporto con una fonte di autorità risoluta, univoca e monopolistica”.

Da questa asserzione si traggono due conclusioni: la prima, secondo cui la funzione  di antidoto preventivo all’autoritarismo viene svolta dal pluralismo a tutela dell’integrità individuale; la seconda, secondo la quale l’efferatezza si connette strettamente al contesto sociale più di quanto sia a livello individuale. Secondo Bauman “la voce della coscienza morale individuale si ode meglio nel rumore della discordanza politica e sociale”.
  
La premessa al totalitarismo è costituita dall’attribuzione totale di potere ad alcune persone contro altre, a condizione che queste ultime siano manipolabili fino alla deresponsabilizzazione morale pur di aggregarsi ad un gruppo precostituito. Se al contrario la propria soggettività è abbastanza forte da opporre resistenza a tali siffatte malate socializzazioni, tanto orrore non invade in modo così onnipresente, né onnipotente. La parola magica è: scelta... Soltanto il soggetto, che si autodefinisce, si ritiene tale e non si consegna quale oggetto-strumento altrui, può esercitare il pieno controllo su di sé e la propria autonomia. Attraverso il disaccordo, che diventa dissenso ed a sua volta disobbedienza, quale segno palese di rottura all’infingarda autorità precostituita.

I criminali fascisti e nazisti sfuggiti dalla gogna del giudizio morale hanno vissuto esistenze da intoccabili nei loro nascondigli troppo protetti, pochissimi di loro sono stati assicurati alla giustizia: quante efferatezze rimaste impunite. E comunque, forse, la loro punizione non avrebbe consentito la chiusura dei conti, né di relegare nel dimenticatoio gli eventi, di cui furono malefici portatori. Allora, bisogna trarre la lezione.
  
Oggi, che i testimoni delle vicende passate sono invecchiati, molti di loro ci hanno abbandonato, a noi viventi resta il compito della testimonianza del loro passaggio su questa terra e di trarne debita lezione da coltivare e memoria da tramandare. Perché nulla resti invano.

Nel lontano 1919 Harold J. Laskin scriveva: “In ogni stato, uno scetticismo diffuso e coerente sulle norme imposte dal potere è la condizione della libertà.”


[Il titolo riporta una frase di Raul Hilberg,
in The significance of the holocaust, a cura di H. Friedlander e S. Milton]

Riferimenti:

Opere di Zygmunt Bauman:
Modernità ed Olocausto, Il Mulino, Bologna, 1992;
La decadenza degli intellettuali: da legislatori ad interpreti, Bollati Boringhieri, 1992;
Inverno nel mattino, Il Mulino, Bologna, 1994;
Il teatro dell’immortalità, Il Mulino, Bologna, 1995;
La sfida dell’etica, Feltrinelli, 1996;
La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999.

Opere di Stanley Milgram:
Dynamics of obedience. Experiments, in  “Social Psychology-Mineographed Report”, National   Science        Foundation, 1961;
Behavioral Study of Obedience in “Journal of abnormal psychology”, LXVII, 1963;
Group pressure and action against a person, in  “Journal of abnormal social psychology”, LXIX, 1964;
Issue in the study of obedience. A reply to Baumrind, in “American Psychology”, LXIX, 1964;
Liberating effects of group pressure, in “Journal of personality and social psychology”, 1965; 
Obedience (a filmed experiment), distribuito dalla N.Y. University film Library, 1965;

fonte: freeondarevolution.blogspot.it

giovedì 11 giugno 2015

il Progetto Blue Beam


La maggiore ambizione del Progetto Bluebeam è convincere la gente che la Terra sta per essere invasa dagli extraterrestri.

Nel 1938, l'attore Orson Welles fece finta di trasmettere in diretta radiofonica la cronaca di uno sbarco di “alieni” nel New Jersey. In realtà non si trovava là, ma si servì di attori ed effetti speciali all'interno di uno studio radiofonico. Il programma, una versione radiofonica del "romanzo" Guerra dei mondi di H.G. Wells, provocò terrore e panico nei luoghi in cui si diceva si trovassero gli invasori marziani. Un tizio si suicidò e ci furono ingorghi di traffico causati da persone che cercavano di scappare perché pensavano che i marziani fossero arrivati. Welles disse che era soltanto un gioco e che la gente aveva equivocato. In realtà si trattò di un esperimento per vedere come avrebbe reagito la popolazione di fronte a una tale situazione, e per realizzarlo si servirono di una storia scritta da H.G. Wells, un clone degli Illuminati che appoggiava l'Ordine del Giorno, compreso il controllo mentale collettivo.

Pensateci. Se vi serve una scusa per centralizzare tutti i governi, le finanze, gli eserciti, la polizia e altre istituzioni, dovete prima far sì che qualcosa minacci il pianeta nel suo complesso. Quale modo migliore che far credere alla gente che il proprio pianeta è stato invaso dallo spazio? Avrete così un problema globale, una richiesta globale affinché “si faccia qualcosa” e l'opportunità di offrire una soluzione globale: un governo e un esercito mondiale che fronteggino questa “minaccia”. È questo il piano che sta per essere attuato... 

Negli anni Sessanta del Novecento, durante l'amministrazione Kennedy, venne costituito un gruppo di 15 esperti in vari campi affinché redigessero uno studio sui metodi di controllo della popolazione e di centralizzazione del potere senza l'uso di guerre. Questo studio divenne poi noto col nome Rapporto dalla Montagna di Ferro, una struttura sotterranea che si trova nello Stato di New York, dove si tennero i loro primi ed ultimi incontri. Uno dei membri svelò il contenuto di quel rapporto a un amico, che a sua volta lo svelò ad altri. Se volete saperne di più su questo rapporto potete leggere ...e la verità vi renderà liberi. Due dei suggerimenti che venivano dati per centralizzare il potere erano: creare una minaccia nei confronti dell'ambiente e una minaccia di invasione extraterrestre. Il rapporto venne completato nel 1966 e nel 1968 venne fondato il Club di Roma, una facciata degli Illuminati, e da cui si formò poi il movimento ambientalista. Il suggerimento dato nel Rapporto dalla Montagna di Ferro a proposito dell'ambiente venne scrupolosamente seguito. E ora stanno giocando la carta extraterrestre. Per decenni l'idea degli extraterrestri venne liquidata e messa in ridicolo dai media, ma improvvisamente, è giunto il momento buono di considerare seriamente quel fenomeno.

La “ricerca” sugli UFO negli Stati Uniti è stata finanziata da Laurance Rockefeller e all'interno di tale ricerca si inserisce un gruppo di nove scienziati condotti dal fisico di Stanford Petre Sturrock. Sturrock ha dichiarato alla televisione americana di aver trovato "inequivocabili prove materiali" del fatto che sta avvenendo qualcosa che sfugge alla loro comprensione. Ora, mi chiedo di cosa possa trattarsi. E pensate alla serie infinita di programmi televisivi sugli extraterrestri che mirano a suscitare paura e a film come Independence Day (prodotto dalla 20th Century Fox, di proprietà di Rupert Murdoch).

A sostenere questi messaggi contribuiscono gli infiniti resoconti di avvistamenti UFO e le esperienze di un vasto numero di persone che sostengono di essere state rapite dagli extraterrestri. Non sto dicendo che fenomeni di questo tipo non possano succedere, perché non posso saperlo, ma qualcosa a questo proposito sono in grado di dire. I “rapiti” ricordano invariabilmente una, alcune, o tutte tra le seguenti cose: perdita della cognizione del tempo, rumori simili a scatti o ronzii, sensazioni sessuali e odore di zolfo. Brian Desborough fa notare che tutti questi aspetti sono tipici dei contatti con campi magnetici ad alta intensità e sono causati da cambiamenti neurochimici nel cervello, come spiega dettagliatamente. Già nel 1930, il professor Cazamalli scoprì che le allucinazioni potevano essere indotte da frequenze elettromagnetiche di 500 megahertz. Questi fenomeni possono anche essere stimolati da aree di tensione geopatica sulla Terra e dalle linee dell'alta tensione, poiché entrambe producono campi elettromagnetici e possono certamente essere generati dalla tecnologia elettromagnetica di cui si servono gli Illuminati nei loro progetti di controllo mentale. Enorme è l'effetto e il potenziale che hanno i campi elettromagnetici di trasportare le persone in stati alterati di coscienza e di innescare molti fenomeni “soprannaturali”. Finché non capiremo questo, continueranno ad esserci proposte spiegazioni soprannaturali di fenomeni molto naturali. Questo vale anche per le palle e le luci di plasma nel cielo, che sono normalmente causate da proiezioni elettromagnetiche terrestri. La moderna esplosione di avvistamenti UFO iniziò dopo la seconda guerra mondiale, quando i tedeschi avevano già messo a punto forme di “dischi volanti”.

Il Progetto Paperclip fu un'operazione congiunta dei servizi segreti americani e inglesi per far uscire dalla Germania i principali scienziati, ingegneri, genetisti e manipolatori mentali nazisti e mandarli nell'America settentrionale e meridionale. Così le nozioni sugli UFO si sarebbero trasferite dall'altra parte dell'Atlantico e poco tempo dopo gli avvistamenti di dischi volanti aumentarono vertiginosamente negli Stati Uniti. Il famoso episodio di Roswell è del 1947. La mutilazione del bestiame è stata attribuita agli extraterrestri perché, si dice, gli esseri umani non dispongono di alcuna tecnologia in grado di sezionare il bestiame e di prelevarne il sangue in questo modo. Ma Brian Desborough fa notare come ciò non sia vero. Un laser portatile, necessario per queste operazioni, era stato messo a punto dal laboratorio aeronautico statunitense di Phillips e destinato al personale specializzato dei reparti speciali e fu solo in seguito che cominciarono le mutilazioni del bestiame. Alcune si verificarono vicino al laboratorio di armi chimiche di Dulce, nel Nuovo Messico, e Desborough suggerisce che il bestiame sia stato mutilato per realizzare studi che rientravano nell'ambito di queste ricerche. Ciò spiegherebbe il motivo per cui molti di questi capi sono marchiati con vernice luminescente che si può vedere solo di notte. Essi possono essere sollevati a bordo di aerei, dove alcune loro parti corporee vengono rimosse, e poi vengono ricondotti in altre zone, in modo da non lasciare impronte e da creare un grande “mistero”.

Molti studiosi disinformati (o no) del fenomeno UFO sostengono che l'aeroplano come quello di Roswell deve essere extraterrestre poiché è realizzato in materiale che presenta una struttura non cristallina, e che non può essere prodotto sulla Terra o tagliato con strumenti usati dagli esseri umani. Ancora una volta la cosa non è vera. Desborough dice che il processo di produzione di tali metalli si chiama raffreddamento a spruzzo. «Il metallo fuso viene depositato su una superficie raffreddata criogenicamente che dà luogo a un prodotto non cristallino. Allo stesso modo, quando un metallo viene compresso a temperature vicine allo zero assoluto, quel metallo raggiunge a temperatura ambiente una durezza pari a quella di un diamante».

La comunità di “ricercatori” sugli UFO pullula di manipolatori degli Illuminati e membri dei servizi segreti. Un numero considerevole di spie e autori di libri sugli UFO sono membri di un'unità dei servizi segreti chiamata “Voliera”, poiché i loro nomi in codice sono tutti nomi di uccelli. Ci si chiede come “ex” agenti dei servizi segreti possano parlare liberamente di progetti segreti quando il farlo dovrebbe comportare l'adozione di seri provvedimenti contro di loro e la perdita di ogni diritto di pensione per aver violato il giuramento di segretezza. 

Poi esiste la tecnologia nota come EDOM (Dissoluzione elettronica della memoria) che viene usata su ex agenti operativi dei servizi segreti per rimuovere dalla loro memoria informazioni che le autorità non vogliono lasciar trapelare. Altri membri o agenti operativi della "Voliera" includono molti degli ipnotizzatori che “aiutano” i “rapiti” a rievocare i loro “ricordi” del rapimento da parte degli “alieni”. Alcuni dei contattati da parte degli “alieni” sono legati a progetti segreti. George Adamski era coinvolto con gli scienziati del laboratorio elettronico navale di Point Loma e di un'istituzione simile a Pasadena, quando annunciò al mondo di aver contatti con gli extraterrestri. I microchip che si dice siano stati inseriti nei rapiti da parte degli extraterrestri sono, in realtà, molto terrestri. Sono stati messi a punto da un consorzio di ingegneri della Motorola, della General Electric, dell’IBM e del Boston Medical Center. Un esempio è il chip IBM 2020 usato nel programma di controllo mentale del Progetto Monarch. Anche alcuni medici e dentisti che lavorano per le agenzie di intelligence inseriscono questi microchip in pazienti ignari. Si pubblicano sempre più libri sugli alieni cattivi che stanno invadendo il pianeta e ci si chiede quale sia lo scopo ultimo di tutto questo. Lascio rispondere a Henry Kissinger, citando un brano di un suo discorso tenuto nel 1992 durante un incontro del Bilderberg a Evian-Les Bains, in Francia. Pare che sia stato scritto da un delegato svizzero.

Kissinger disse:

“Oggi l'America sarebbe oltraggiata se le truppe dell'ONU entrassero a Los Angeles per ripristinare l'ordine; domani sarà loro grata. Ciò è vero soprattutto nel caso che venisse loro riferito di una minaccia esterna, sia reale che ventilata, che mettesse in pericolo la nostra esistenza. Allora tutte le popolazioni del mondo implorerebbero i loro capi di liberarle da quel male”.

“L'unica cosa che ogni uomo teme è l'ignoto. Messi di fronte a questo scenario, rinunceremo di buon grado ai diritti individuali in cambio della salvaguardia della nostra incolumità da parte del governo mondiale”.

Questa è la ragione della truffa del Progetto Bluebeam. Problema-reazione-soluzione. Gli extraterrestri non stanno per invaderci, sono già qui, e sono quelli che, operando attraverso corpi fisici, cercano di “salvarci”! Lo studioso del fenomeno UFO, nonché professore, Norio Hayakawa dice che questo piano si chiama “Progetto Panico” e che verrà usata una tecnologia sofisticata per creare l'illusione ottica di un'invasione da parte degli UFO. Ciò darà ai governi e alle Nazioni Unite la scusa per proclamare uno Stato globale di emergenza e tutti i poteri straordinari e i decreti presidenziali saranno attuati.

I decreti presidenziali approvati in questo secolo dai presidenti degli Stati Uniti senza dibattito o approvazione parlamentare, permetteranno al governo di impadronirsi dei trasporti, dell'energia, di casa vostra e di tutti i mezzi di informazione. Questi decreti presidenziali permetteranno al governo di stabilire dove voi dovete vivere e di farvi fare il lavoro che vuole. Potranno esservi sottratti i figli, tutto può succedere quando questi decreti vengono attuati sulla base di un' “emergenza” creata ad arte. Scoprirete che ogni governo, in simili circostanze, dispone degli stessi poteri. Altri aspetti dell'Ordine del Giorno degli Illuminati, negli anni che vanno dal Millennio al 2012, includono: un crollo finanziario globale atto a introdurre la valuta unica elettronica; una serie di conflitti e atti terroristici; e una lunga serie di altri eventi miranti a terrorizzare e scoraggiare la popolazione e a spingerla in uno stato di rassegnata sottomissione.

ecplanet.com

fonte: crepanelmuro.blogspot.it

martedì 9 giugno 2015

piano piano



LA POSTA DI S.E.: IL PERFIDO PIANO DEL PD PER LA SOSTITUZIONE DI ITALIANI CON EXTRACOMUNITARI

Riceviamo oggi una mail di una nostra affezionata lettrice, che pubblichiamo integralmente, alla quale abbiamo deciso di dare adeguata risposta.

“Sapete che l’Outlet di Soratte si dice ke sara’ chiuso x ospitare gli immigranti?……conosco una che ha la casa a Tortoretto e mi ha detto che i palazzi lungo il mare ospitano centinai di immigranti che vanno in giro tutto il giorno in bici….parlando al cellulare e giocando con il pallone sulla spiaggia… inoltre con gli 48 euro al giorno……anche io voglio diventare uno di loro ….ovviamente mi dispiace per la loro sofferenza….ma mo basta….!???!!?. La disoccupazione degli italiani e’ ancora aumentata !!! Uno sfogo ……non rompo piu!”

Mia cara amica, se non l’hai capito te lo spiego per bene, e cerca di capire sino in fondo la tragedia che stanno vivendo quei poveretti che hanno pianificato l’eurozona e l’europa in generale.
La cosa è semplice da comprendere, seguimi!
Abbiamo tre grandi nazioni nel nucleo centrale dell’Europa, Germania, Francia ed Italia.

Le tre nazioni sono in una situazione tra loro completamente differente:
1) la Francia ha grandi multinazionali molto agguerrite, competitive e redditizie
2) la Germania, che aveva gli stipendi più elevati d’Europa sino a 15 anni fa, ad un certo punto ha preso la decisione di abbassare il proprio costo del lavoro e di sostituire completamente i consumi interni con le esportazioni, ora come ora essi sono a posto, il loro problema è solamente il medio-lungo termine per la bomba delle pensioni in logica PONZI SCHEME
3) l’Italia non ha né grandi multinazionali supercompetitive né ha effettuato le riforme che la Germania ha fatto. L’Italia deve pesantemente ridurre il proprio clup onde attrarre lavori al posto di quelli spediti in oriente causa off-shoring per il costo.

Come tale, mentre la Francia non ha un grandissimo bisogno di stravolgere il suo livello di redditi da lavoro e la Germania lo ha già fatto, oltretutto in modo pesante, l’Italia dovrebbe invece farlo ma:
 a – dovendo far finire a lavorare gli italiani con stipendi greci, il PD non si può permettere di comunicarlo apertamente, perderebbe consenso dalla base, quindi MEDIATICAMENTE STA SPINGENDO GLI ITALIANI (AFFOSSATI DALL’AUSTERITY) AD ANDARE A LAVORARE ALL’ESTERO (nelle trasmissioni televisive questo è il refrain che va per la maggiore, giovani Italiani emigrate nei paesi in cui sarà possibile trovare velocemente lavoro con una laurea o un diploma poiché l’Italia non vi darà più alcuna soddisfazione;
b – una volta spediti all’estero i giovani italiani diplomati o laureati, quelli che vogliono il contratto a tempo indeterminato e ambiscono ad avere 1.500 euro il mese per mettere su famiglia, si aprono spazi enormi nei settori specifici italiani, principalmente legati all’agro-alimentare, dove il PD riesce a rimediare immigrati nordafricani che vengono qua spinti dall’austerity legata al FRANCO CFA di alcune nazioni o ai provvedimenti del FMI in altre;
Ieri era così:
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Oggi è in questo modo:
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Ed il fine ultimo è questo:
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c – la sostituzione di italiani (che vorrebbero lavorare per 1200-1500 euro al mese con contratto regolare e le connesse garanzie) con nordafricani più economici e disponibili a trattamenti da caporalato, consente ai dirigenti Piddini di garantirsi il lavoro ben retribuito per la propria prole lasciando che la produzione del PIL avvenga grazie a schiavi disposti a lavorare per 400 euro il mese da impiegare nei campi e nelle fabbriche  di subfornitura metalmeccanica (cinesizzate) al servizio dell’industria tedesca.


Come ebbe a dirmi uno di loro in privato, stiamo restaurando il regno dei Faraoni Egizi nel cuore della vecchia Europa! Solo che perché il progetto possa aver compimento, i dirigenti del PD, e la casta di servi sciocchi che li seguono, ha bisogno che l’Italiano etnia perdente o emigri o dia corso al proprio suicidio.
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Ah! Corollario a questo castello di carta è la scomparsa della classe media. Nella Grecia del Tiranno Solone, con una grandissima mole di lavori pubblici si sviluppò la classe media dei mercanti e degli imprenditori che più cresceva in ricchezza e più spingeva le vecchia aristocrazia ateniese verso l’impoverimento, da qui l’ancestrale ricerca di un nuovo Dio (l’Euro) e la lotta al Satana (Inflazione) ed alla spesa pubblica che (via piena occupazione) lo scatena (il Satana dell’Inflazione).

Lo so che il film non ti piacerà, mia cara amica, ma mica ti avevo promesso un Fantozzi….. questo è un vero horror alla HALLOWEEN !

Maurizio Gustinicchi
 http://scenarieconomici.it/la-posta-del-cuore-lettera-di-una-lettrice-riguardo-il-piano-invasione-piddina-come-cacciare-gli-italiani-per-far-posto-agli-schiavi/

fonte: alfredodecclesia.blogspot.it

giovedì 4 giugno 2015

festa angloamericana alla Repubblica italiana!




di Gianni Lannes

«L’unica cosa che mancherà all’Italia è una totale libertà politica»: parole di Winston Churchill al delegato di papa Pio XII, pronunciate nel novembre del 1945. Una profezia più che avverata ma imposta, poiché dai documenti desecretati di recente del governo inglese, rinvenuti negli archivi di Kew Gardens a Londra, si evince che «I nostri piani prevedono la conquista assoluta dell’Italia». Da quelle carte si comprende che ad ordire e mettere in pratica piani eversivi contro l’Italia non è solo Washington, ma soprattutto Londra che non vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere nel Mediterraneo. I mafiosi Windsor al vertice della massoneria internazionale contrastavano la politica filoaraba di Mattei e Moro, fino a mettere in pratica la loro eliminazione violenta. In un altro documento del ministero dell’energia britannico datato 15 agosto 1962 si legge: «L’Eni sta diventando una crescente minaccia per gli interessi britannici».

Il saccheggio dell’Italia non è ancora terminato dopo oltre un settantennio di occupazione militare dello Stivale, isole incluse e ha compreso la privatizzazione della banca d’Italia nonché il trasferimento segreto negli Stati Uniti d’America e in Gran Bretagna della riserva aurea italiana (ben 2.400 tonnellate d’oro), non si sa bene a quale titolo se non il furto deliberato di due Stati stranieri. Per la cronaca: negli ultimi 6 anni, seppure interpellato in ambito parlamentare nessun governo italidiota ha fornito una risposta. Questa strategia terroristica ha manifestato il suo culmine nel 1992, quando furono eliminati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con rispettive scorte di Polizia: due magistrati che avrebbero potuto intuire e risalire al torbido intreccio della criminalità multinazionale. Gli spostamenti di Falcone non erano noti a Cosa Nostra, che pure ha avuto un ruolo di manovalanza nella strage di Capaci, bensì ai servizi segreti. Il Sisde vi dice niente?



Atto finale: il controllo della protesta popolare attraverso la discesa in campo del movimento pentastelluto, a seguito dell’incontro segreto nel 2008, dell’evasore tombale Giuseppe Piero Grillo con l’ambasciatore statunitense a Roma. Nonostante il rapporto diplomatico al dipartimento di Stato sia stato desecretato nel 2012, a tutt’oggi, il padrone (da atto notarile) di m5s non ha ancora fornito delucidazioni a fans, adepti e curiosi, tantomeno all’opinione pubblica, nonostante le mie domande in materia all'interessato. 

Non dimentichiamo che il governo Amato mise le mani nottetempo sui conti correnti del popolo italiano, con un prelievo forzoso di risparmi privati, vale a dire mediante una gigantesca rapina conclamata ai danni del "popolo sovrano" (sulla carta), per cui lo stesso Amato non ha mai subito un processo, anzi è stato promosso al rango di giudice della Corte costituzionale. 

Ma cosa accadde il 2 giugno 1992 a bordo del panfilo Britannia di proprietà della regina Elisabetta Windsor, dopo l’attracco a Civitavecchia e la fulminea crociera all’Argentario? E come mai dal 1993 ad oggi, nessuno governo ha risposto agli atti parlamentari relativi all'operazione Britannia?

Ecco le cronache testuali riportate all’epoca dal quotidiano Il Corriere della Sera, e mai smentite dagli interessati:



«Convegno sulle privatizzazioni - convegno sul Britannia, sponsor la Regina manager ed economisti invitati a un dibattito sul Mediterraneo, a bordo dello yacht della famiglia reale inglese… “Il Maestro della Casa Reale ha avuto ordine dalla Regina di invitarla a bordo dello Yacht di Sua Maesta' Britannia...”. Qualche giorno fa cento uomini d' affari, economisti e opinion leader italiani hanno ricevuto questo aulico invito. Appuntamento fissato per stamattina alla banchina traianea del porto di Civitavecchia: imbarco a bordo del panfilo piu' blasonato del mondo, due contrammiragli a dare il benvenuto, caffe' . Una gita di lusso? Non proprio: le macchine fotografiche sono rigorosamente proibite, avverte l' invito; il regale cartoncino, spesso come un foglio di compensato e ricamato in oro, non fa menzione di costumi da bagno, pinne e asciugamani da mare. Ma pare che anche questi articoli saranno messi al bando: mentre lo yacht fara' rotta sull' Argentario, gli invitati parteciperanno infatti (sottocoperta) ad un seminario sulle privatizzazioni. Un simposio che allineera' una serie di relatori di grande prestigio: dal direttore generale del nostro ministero del Tesoro, Mario Draghi, al presidente della Banca Warburg, Herman van der Wyck, dal presidente dell' Ina, Lorenzo Pallesi, a Jeremy Seddon, direttore esecutivo della Barclays de Zoete Wedd, passando per il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta. Solo una "passerella" di grande prestigio . dovrebbe essere presente anche Guido Carli . o l' occasione per avviare informalmente tra manager pubblici, vertici del Tesoro e banche d' affari europee un discorso sul collocamento internazionale del capitale delle aziende pubbliche che lo Stato ha deciso di vendere? "Un incontro sulle privatizzazioni che parte con l' esibizione di una fregata non mi pare gran che promettente" ironizza un economista invitato al simposio. Ed in effetti il programma prevede che i convegnisti assistano, tra un cocktail ed un salatino, all' esercitazione della fregata della Royal Navy, "HMS Battleaxe". Ma, anche se in mancanza di un governo con i pieni poteri non sono immaginabili decisioni immediate, il momento per le privatizzazioni in Italia e' cruciale e quindi il confronto non dovrebbe essere ozioso. Come si spiegherebbe altrimenti la decisione di Elisabetta II di prestare il Britannia, una barca che somiglia piu' a un transatlantico che a un panfilo, ai British Invisibles, gli organizzatori del seminario? L' unico dubbio riguarda l' adesione dei convegnisti italiani. D' accordo i power breakfast ai quali si sono abituati anche i manager lottizzati, pagando con epiche levatacce l' esibizione di abitudini anglosassoni. Ma annegare nel traffico di Civitavecchia alle 8.30 del mattino e' veramente dura. E poi c' e' quello strano invito firmato dagli "invisibili"…».

http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno /02/convegno_sul_Britannia_sponsor_Regina_co_0_92060218751.shtml

«Confronto tra manager italiani e britannici a bordo del panfilo della regina Elisabetta - Inglesi in cattedra: " privatizzazioni? fate come noi " a bordo del " Britannia " : un centinaio di manager pubblici e banchieri tra cui i presidenti di ENI, INA, AGIP, SNAM, ALENIA e BANCO AMBROSIANO, alti funzionari dello Stato e l' ex ministro del Tesoro Nino Andreatta per spiegare agli inglesi come impossessarsi di una parte dei 100 mila miliardi derivanti dalle privatizzazioni. presente anche Peter Baring, presidente della gloriosa banca BARING, che nel 1881 organizzo' il primo prestito allo Stato italiano… DA BORDO DEL "BRITANNIA" . Atto primo: un centinaio di manager pubblici e banchieri tra cui i presidenti di Eni, Ina, Agip, Snam, Alenia e Banco Ambrosiano, alti funzionari dello Stato e l' ex ministro del Tesoro Nino Andreatta ascoltano disciplinatamente una raffica di relazioni di esponenti di alcune delle maggiori banche d' affari, societa' di consulenza e law firm inglesi che illustrano in dettaglio condizioni, procedure e tecnicalita' delle privatizzazioni british style. Peter Baring, presidente della gloriosa banca Baring (nel 1881 organizzo' il primo prestito in sterline per lo Stato italiano che avrebbe poi consentito di agganciare la lira al gold standard), si affanna a spiegare come il nostro Paese abbia davanti una doppia sfida: quella di privatizzare e quella di creare un mercato per le aziende liquidate dallo Stato. Nel resto d' Occidente il piu' e' ormai fatto. L' Italia, invece, e' ancora ai primi passi e i consulenti della City sperano di ritagliarsi una bella fetta di una torta valutata in 100 mila miliardi di lire. Per questo hanno approfittato dell' ospitalita' della Regina Elisabetta per incontrare i nostri manager a bordo del Britannia, lo yacht di Sua Maesta' . Atto secondo: tocca ai relatori italiani . il presidente dell' Ina Lorenzo Pallesi e il consigliere della Confindustria Mario Baldassarri . infrangere i sogni dei banchieri inglesi: "L' Italia e' lontana da un vero processo di privatizzazioni per ragioni culturali, di sistema politico e di specificita' delle aziende da cedere", spiega Pallesi. Si puo' prendere sul serio un governo che pensa di portare i privati in una gestione assicurativa come quella della Sace che l' anno scorso ha perso 1.800 miliardi? "Per privatizzare . incalza Baldassarri . servono 4 condizioni: una forte volonta' politica; un contesto sociale favorevole; un quadro legislativo chiaro; un ufficio centrale del governo che coordini tutto il processo di privatizzazioni. Da noi oggi non se ne verifica nemmeno una". Gli inglesi ringraziano la controparte per questa "iniezione di realismo", si autodefiniscono, con una buona dose di ironia "londinesi un po' naif in visita in Italia". Poi tutti sul ponte a fare i turisti: esibizione della fregata Battleaxe, pranzo a base di mousse di scampi e costolette d' agnello alla menta; infine su e giu' per le passerelle a vedere la sala macchine e gli appartamenti reali. Poi tutti a casa. A mani vuote? Non proprio: in apertura del simposio il direttore generale del Tesoro Mario Draghi aveva spiegato che il processo di privatizzazione incontra molte difficolta' , ma almeno in parte verra' realizzato. E, anche se non verranno ceduti interi enti, alcune societa' arriveranno sul mercato. Il presidente dell' Eni Cagliari ha spiegato che le perizie su Agip e Snam sono quasi pronte: la quotazione e' attesa per l' autunno e l' ente petrolchimico spera di incassare 2 mila miliardi. Non sara' l' albero della cuccagna ma, a scuoterla, la quercia delle Partecipazioni statali puo' ancora dare un bel po' di ghiande.


«Lettera del lettore Giuseppe Zaro - Che cosa accadde realmente il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo della Corona d'Inghilterra, dove manager ed economisti italiani discussero con i banchieri britannici della prospettiva delle privatizzazioni in Italia? Una minicrociera di mezza giornata al largo di Civitavecchia attorno alla quale si è sviluppata la leggenda di un complotto per svendere l'industria pubblica italiana alla finanza anglosassone. Quali esponenti italiani vi parteciparono? Che effetti ebbe quella riunione?
Risponde Sergio Romano - Caro Zaro, posso dirle anzitutto quello che accadde nei giorni seguenti. Vi furono indignate prese di posizione della stampa nazionalista. Vi furono preoccupate interrogazioni parlamentari di esponenti del Msi. E vi fu un coro di voci allarmate che denunciarono la «regia occulta» dell'incontro, le strategie dei «poteri forti», la «svendita dell'industria italiana». L'uso del panfilo della Regina Elisabetta sembrò dimostrare che la crociera del Britannia era stata decisa e programmata dal governo di Sua Maestà. E il fatto che l'evento fosse stato organizzato da una società chiamata «British Invisibles» provocò una valanga di sorrisi, ammiccamenti e battute ironiche. Cominciamo dal nome degli organizzatori. «Invisibili», nel linguaggio economico-finanziario, sono le transazioni di beni immateriali, come per l'appunto la vendita di servizi finanziari. Negli anni in cui fu governata dalla signora Thatcher, la Gran Bretagna privatizzò molte imprese, rilanciò la City, sviluppò la componente finanziaria della sua economia e acquisì in tal modo uno straordinario capitale di competenze nel settore delle acquisizioni e delle fusioni. Fu deciso che quel capitale sarebbe stato utile ad altri Paesi e che le imprese finanziarie britanniche avrebbero potuto svolgere un ruolo utile al loro Paese. «British Invisibles» nacque da un comitato della Banca Centrale del Regno Unito e divenne una sorta di Confindustria delle imprese finanziarie. Oggi si chiama International Financial Services e raggruppa circa 150 aziende del settore. Nel 1992 questa organizzazione capì che anche l'Italia avrebbe finalmente aperto il capitolo delle privatizzazioni e decise di illustrare al nostro settore pubblico i servizi che le sue imprese erano in grado di fornire. Come luogo dell'incontro fu scelto il Britannia per tre ragioni. Sarebbe stato nel Mediterraneo in occasione di un viaggio della regina Elisabetta a Malta. Era invalsa da tempo l'abitudine di affittarlo per ridurre i costi del suo mantenimento. E, infine, la promozione degli affari britannici nel mondo è sempre stata una delle maggiori occupazioni del governo del Regno Unito. Fra gli italiani che salirono a bordo del panfilo vi furono banchieri pubblici e privati, manager dell'Iri e dell'Efim, rappresentanti di Confindustria. Vi fu anche Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro nel governo di Giuliano Amato. Ma Draghi si limitò a introdurre i lavori del seminario con una relazione sulle intenzioni del governo italiano e scese a terra prima che la nave salpasse per l'Argentario».








Sul Britannia, personaggi di centro, destra e sinistra si piegarono alle oligarchie straniere. Essi svendettero definitivamente la nostra sovranità, calpestando la nostra indipendenza. I principali artefici del sacco d’Italia furono Mario Draghi, Romano Prodi, Franco Barnabè, Beniamino Andreatta e Riccardo Galli. Per far approvare la dismissione dei beni italici, agli amici del Britannia, serviva una lira più debole, un bilancio ancor più disastrato e il declassamento dei nostri BOT. Tutte cose che vennero concordate su quel panfilo, con la piena accondiscendenza dei caporioni politici. Ci si accordò per una mega svalutazione della lira. Il compito fu affidato a George Soros a capo del Quantum Fund. La svalutazione della lira raggiunse il 30 per cento, e l’allora governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò 50 miliardi di dollari per arginare l’imminente tracollo della nostra economia monetaria. Moody’s, l’agenzia di rating, completò l’opera declassando i nostri Bot. Nessun potente speculatore venne trascinato in tribunale, nessun politico italiano fu mai dichiarato colpevole. Reginald Bartholomew, ambasciatore inglese a Roma e esponente di spicco della finanza anglo-americana dichiarò sprezzante: «Continueremo a sottolineare ai nostri interlocutori italiani la necessità di essere trasparenti nelle privatizzazioni, di proseguire in modo spedito e di rimuovere qualsiasi barriera agli investimenti esteri».  

Singolare coincidenza: nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un individuo in sintonia con gli speculatori che ambivano a mangiarsi l'Italia. Infatti, Amato, per avviare le privatizzazioni si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers. Amato trasformò gli enti statali in società per azioni, avvalendosi del decreto legge 386/1991, in modo tale che l'élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare. L'inizio fu concertato dal fondo monetario internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare  la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia. La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, spuntò nel 1989. Altri complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l'allora direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l'allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all'allora capo del governo Giuliano Amato e al direttore generale del Tesoro Mario Draghi. Alcuni come Dini fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori. Gli attacchi all'economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell'élite. Ad esempio, la Sip era divenuta Telecom Italia e le Ferrovie dello Stato erano diventate Trenitalia. Il decreto legislativo 79/99 ha concentito la privatizzazione delle aziende energetiche. Nel settore del gas e dell'elettricità apparvero numerose aziende private, oggi più di 300. Dal 24 febbraio del 1998, anche le Poste Italiane sono state privatizzate. Oltre 400 uffici postali sono stati chiusi, e quelli rimasti aperti appaiono come luoghi di vendita più che di servizio. Il piano per il controllo di Telecom aveva la regia nascosta della Merril Lynch, del gruppo bancario nordamericano Donaldson Lufkin & Jenrette e della Chase Manhattan Bank (David Rockefeller).  

Dietro tutto questo c'era l'élite economico finanziaria (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg, Rockfeller, Rothschild ecc.) che ha agito preparando un progetto di devastazione dell'economia italiana, e lo ha attuato valendosi di politicanti, di finanzieri, di prenditori.  

Nel corso di un’intervista resa al quotidiano “Il Tempo” il 6 dicembre 1996, l’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti spiegò che nel febbraio 1992 i servizi segreti e il capo della polizia Vincenzo Parisi avevano redatto e fatto pervenire sulla sua scrivania un rapporto in cui erano sommariamente elencate e descritte le modalità di un imminente piano di destabilizzazione politico, sociale ed economico dell’Italia, orchestrato da svariate forze internazionali in combutta con alcune potenti lobby finanziarie. Il piano in questione, secondo quanto affermato da Scotti, comprendeva attacchi diretti di varia natura ad alti rappresentanti delle istituzioni e al patrimonio industriale e bancario di stato.  

La stagione di “mani pulite” con soffiate mirate dei servizi di sicurezza anglo-americani, è servita a far fuori qualche politicante che non stava al gioco della svendita tricolore e a distrarre la gran massa di italidioti. Lo stesso Antonio Di Pietro, dismessa la toga è andato a scuola negli States dal terrorista Micheal Leeden (già cacciato dall’Italia, poiché coinvolto attivamente nella strategia della tensione ed in alcune stragi, inclusa quella di Bologna) attuale consulente internazionale di Matteo Renzi. La programmata svendita dell'Italia è stata portata a compimento dai governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi (gli ultimi tre esecutivi imposti dall'abusivo Napolitano ma non votati dal popolo sovrano).



riferimenti:







































http://storia.camera.it/documenti/indirizzo- e-controllo/19930329-interrogazione-risposta-scritta-4-12630#nav