CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

giovedì 4 giugno 2015

festa angloamericana alla Repubblica italiana!




di Gianni Lannes

«L’unica cosa che mancherà all’Italia è una totale libertà politica»: parole di Winston Churchill al delegato di papa Pio XII, pronunciate nel novembre del 1945. Una profezia più che avverata ma imposta, poiché dai documenti desecretati di recente del governo inglese, rinvenuti negli archivi di Kew Gardens a Londra, si evince che «I nostri piani prevedono la conquista assoluta dell’Italia». Da quelle carte si comprende che ad ordire e mettere in pratica piani eversivi contro l’Italia non è solo Washington, ma soprattutto Londra che non vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere nel Mediterraneo. I mafiosi Windsor al vertice della massoneria internazionale contrastavano la politica filoaraba di Mattei e Moro, fino a mettere in pratica la loro eliminazione violenta. In un altro documento del ministero dell’energia britannico datato 15 agosto 1962 si legge: «L’Eni sta diventando una crescente minaccia per gli interessi britannici».

Il saccheggio dell’Italia non è ancora terminato dopo oltre un settantennio di occupazione militare dello Stivale, isole incluse e ha compreso la privatizzazione della banca d’Italia nonché il trasferimento segreto negli Stati Uniti d’America e in Gran Bretagna della riserva aurea italiana (ben 2.400 tonnellate d’oro), non si sa bene a quale titolo se non il furto deliberato di due Stati stranieri. Per la cronaca: negli ultimi 6 anni, seppure interpellato in ambito parlamentare nessun governo italidiota ha fornito una risposta. Questa strategia terroristica ha manifestato il suo culmine nel 1992, quando furono eliminati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con rispettive scorte di Polizia: due magistrati che avrebbero potuto intuire e risalire al torbido intreccio della criminalità multinazionale. Gli spostamenti di Falcone non erano noti a Cosa Nostra, che pure ha avuto un ruolo di manovalanza nella strage di Capaci, bensì ai servizi segreti. Il Sisde vi dice niente?



Atto finale: il controllo della protesta popolare attraverso la discesa in campo del movimento pentastelluto, a seguito dell’incontro segreto nel 2008, dell’evasore tombale Giuseppe Piero Grillo con l’ambasciatore statunitense a Roma. Nonostante il rapporto diplomatico al dipartimento di Stato sia stato desecretato nel 2012, a tutt’oggi, il padrone (da atto notarile) di m5s non ha ancora fornito delucidazioni a fans, adepti e curiosi, tantomeno all’opinione pubblica, nonostante le mie domande in materia all'interessato. 

Non dimentichiamo che il governo Amato mise le mani nottetempo sui conti correnti del popolo italiano, con un prelievo forzoso di risparmi privati, vale a dire mediante una gigantesca rapina conclamata ai danni del "popolo sovrano" (sulla carta), per cui lo stesso Amato non ha mai subito un processo, anzi è stato promosso al rango di giudice della Corte costituzionale. 

Ma cosa accadde il 2 giugno 1992 a bordo del panfilo Britannia di proprietà della regina Elisabetta Windsor, dopo l’attracco a Civitavecchia e la fulminea crociera all’Argentario? E come mai dal 1993 ad oggi, nessuno governo ha risposto agli atti parlamentari relativi all'operazione Britannia?

Ecco le cronache testuali riportate all’epoca dal quotidiano Il Corriere della Sera, e mai smentite dagli interessati:



«Convegno sulle privatizzazioni - convegno sul Britannia, sponsor la Regina manager ed economisti invitati a un dibattito sul Mediterraneo, a bordo dello yacht della famiglia reale inglese… “Il Maestro della Casa Reale ha avuto ordine dalla Regina di invitarla a bordo dello Yacht di Sua Maesta' Britannia...”. Qualche giorno fa cento uomini d' affari, economisti e opinion leader italiani hanno ricevuto questo aulico invito. Appuntamento fissato per stamattina alla banchina traianea del porto di Civitavecchia: imbarco a bordo del panfilo piu' blasonato del mondo, due contrammiragli a dare il benvenuto, caffe' . Una gita di lusso? Non proprio: le macchine fotografiche sono rigorosamente proibite, avverte l' invito; il regale cartoncino, spesso come un foglio di compensato e ricamato in oro, non fa menzione di costumi da bagno, pinne e asciugamani da mare. Ma pare che anche questi articoli saranno messi al bando: mentre lo yacht fara' rotta sull' Argentario, gli invitati parteciperanno infatti (sottocoperta) ad un seminario sulle privatizzazioni. Un simposio che allineera' una serie di relatori di grande prestigio: dal direttore generale del nostro ministero del Tesoro, Mario Draghi, al presidente della Banca Warburg, Herman van der Wyck, dal presidente dell' Ina, Lorenzo Pallesi, a Jeremy Seddon, direttore esecutivo della Barclays de Zoete Wedd, passando per il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta. Solo una "passerella" di grande prestigio . dovrebbe essere presente anche Guido Carli . o l' occasione per avviare informalmente tra manager pubblici, vertici del Tesoro e banche d' affari europee un discorso sul collocamento internazionale del capitale delle aziende pubbliche che lo Stato ha deciso di vendere? "Un incontro sulle privatizzazioni che parte con l' esibizione di una fregata non mi pare gran che promettente" ironizza un economista invitato al simposio. Ed in effetti il programma prevede che i convegnisti assistano, tra un cocktail ed un salatino, all' esercitazione della fregata della Royal Navy, "HMS Battleaxe". Ma, anche se in mancanza di un governo con i pieni poteri non sono immaginabili decisioni immediate, il momento per le privatizzazioni in Italia e' cruciale e quindi il confronto non dovrebbe essere ozioso. Come si spiegherebbe altrimenti la decisione di Elisabetta II di prestare il Britannia, una barca che somiglia piu' a un transatlantico che a un panfilo, ai British Invisibles, gli organizzatori del seminario? L' unico dubbio riguarda l' adesione dei convegnisti italiani. D' accordo i power breakfast ai quali si sono abituati anche i manager lottizzati, pagando con epiche levatacce l' esibizione di abitudini anglosassoni. Ma annegare nel traffico di Civitavecchia alle 8.30 del mattino e' veramente dura. E poi c' e' quello strano invito firmato dagli "invisibili"…».

http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno /02/convegno_sul_Britannia_sponsor_Regina_co_0_92060218751.shtml

«Confronto tra manager italiani e britannici a bordo del panfilo della regina Elisabetta - Inglesi in cattedra: " privatizzazioni? fate come noi " a bordo del " Britannia " : un centinaio di manager pubblici e banchieri tra cui i presidenti di ENI, INA, AGIP, SNAM, ALENIA e BANCO AMBROSIANO, alti funzionari dello Stato e l' ex ministro del Tesoro Nino Andreatta per spiegare agli inglesi come impossessarsi di una parte dei 100 mila miliardi derivanti dalle privatizzazioni. presente anche Peter Baring, presidente della gloriosa banca BARING, che nel 1881 organizzo' il primo prestito allo Stato italiano… DA BORDO DEL "BRITANNIA" . Atto primo: un centinaio di manager pubblici e banchieri tra cui i presidenti di Eni, Ina, Agip, Snam, Alenia e Banco Ambrosiano, alti funzionari dello Stato e l' ex ministro del Tesoro Nino Andreatta ascoltano disciplinatamente una raffica di relazioni di esponenti di alcune delle maggiori banche d' affari, societa' di consulenza e law firm inglesi che illustrano in dettaglio condizioni, procedure e tecnicalita' delle privatizzazioni british style. Peter Baring, presidente della gloriosa banca Baring (nel 1881 organizzo' il primo prestito in sterline per lo Stato italiano che avrebbe poi consentito di agganciare la lira al gold standard), si affanna a spiegare come il nostro Paese abbia davanti una doppia sfida: quella di privatizzare e quella di creare un mercato per le aziende liquidate dallo Stato. Nel resto d' Occidente il piu' e' ormai fatto. L' Italia, invece, e' ancora ai primi passi e i consulenti della City sperano di ritagliarsi una bella fetta di una torta valutata in 100 mila miliardi di lire. Per questo hanno approfittato dell' ospitalita' della Regina Elisabetta per incontrare i nostri manager a bordo del Britannia, lo yacht di Sua Maesta' . Atto secondo: tocca ai relatori italiani . il presidente dell' Ina Lorenzo Pallesi e il consigliere della Confindustria Mario Baldassarri . infrangere i sogni dei banchieri inglesi: "L' Italia e' lontana da un vero processo di privatizzazioni per ragioni culturali, di sistema politico e di specificita' delle aziende da cedere", spiega Pallesi. Si puo' prendere sul serio un governo che pensa di portare i privati in una gestione assicurativa come quella della Sace che l' anno scorso ha perso 1.800 miliardi? "Per privatizzare . incalza Baldassarri . servono 4 condizioni: una forte volonta' politica; un contesto sociale favorevole; un quadro legislativo chiaro; un ufficio centrale del governo che coordini tutto il processo di privatizzazioni. Da noi oggi non se ne verifica nemmeno una". Gli inglesi ringraziano la controparte per questa "iniezione di realismo", si autodefiniscono, con una buona dose di ironia "londinesi un po' naif in visita in Italia". Poi tutti sul ponte a fare i turisti: esibizione della fregata Battleaxe, pranzo a base di mousse di scampi e costolette d' agnello alla menta; infine su e giu' per le passerelle a vedere la sala macchine e gli appartamenti reali. Poi tutti a casa. A mani vuote? Non proprio: in apertura del simposio il direttore generale del Tesoro Mario Draghi aveva spiegato che il processo di privatizzazione incontra molte difficolta' , ma almeno in parte verra' realizzato. E, anche se non verranno ceduti interi enti, alcune societa' arriveranno sul mercato. Il presidente dell' Eni Cagliari ha spiegato che le perizie su Agip e Snam sono quasi pronte: la quotazione e' attesa per l' autunno e l' ente petrolchimico spera di incassare 2 mila miliardi. Non sara' l' albero della cuccagna ma, a scuoterla, la quercia delle Partecipazioni statali puo' ancora dare un bel po' di ghiande.


«Lettera del lettore Giuseppe Zaro - Che cosa accadde realmente il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo della Corona d'Inghilterra, dove manager ed economisti italiani discussero con i banchieri britannici della prospettiva delle privatizzazioni in Italia? Una minicrociera di mezza giornata al largo di Civitavecchia attorno alla quale si è sviluppata la leggenda di un complotto per svendere l'industria pubblica italiana alla finanza anglosassone. Quali esponenti italiani vi parteciparono? Che effetti ebbe quella riunione?
Risponde Sergio Romano - Caro Zaro, posso dirle anzitutto quello che accadde nei giorni seguenti. Vi furono indignate prese di posizione della stampa nazionalista. Vi furono preoccupate interrogazioni parlamentari di esponenti del Msi. E vi fu un coro di voci allarmate che denunciarono la «regia occulta» dell'incontro, le strategie dei «poteri forti», la «svendita dell'industria italiana». L'uso del panfilo della Regina Elisabetta sembrò dimostrare che la crociera del Britannia era stata decisa e programmata dal governo di Sua Maestà. E il fatto che l'evento fosse stato organizzato da una società chiamata «British Invisibles» provocò una valanga di sorrisi, ammiccamenti e battute ironiche. Cominciamo dal nome degli organizzatori. «Invisibili», nel linguaggio economico-finanziario, sono le transazioni di beni immateriali, come per l'appunto la vendita di servizi finanziari. Negli anni in cui fu governata dalla signora Thatcher, la Gran Bretagna privatizzò molte imprese, rilanciò la City, sviluppò la componente finanziaria della sua economia e acquisì in tal modo uno straordinario capitale di competenze nel settore delle acquisizioni e delle fusioni. Fu deciso che quel capitale sarebbe stato utile ad altri Paesi e che le imprese finanziarie britanniche avrebbero potuto svolgere un ruolo utile al loro Paese. «British Invisibles» nacque da un comitato della Banca Centrale del Regno Unito e divenne una sorta di Confindustria delle imprese finanziarie. Oggi si chiama International Financial Services e raggruppa circa 150 aziende del settore. Nel 1992 questa organizzazione capì che anche l'Italia avrebbe finalmente aperto il capitolo delle privatizzazioni e decise di illustrare al nostro settore pubblico i servizi che le sue imprese erano in grado di fornire. Come luogo dell'incontro fu scelto il Britannia per tre ragioni. Sarebbe stato nel Mediterraneo in occasione di un viaggio della regina Elisabetta a Malta. Era invalsa da tempo l'abitudine di affittarlo per ridurre i costi del suo mantenimento. E, infine, la promozione degli affari britannici nel mondo è sempre stata una delle maggiori occupazioni del governo del Regno Unito. Fra gli italiani che salirono a bordo del panfilo vi furono banchieri pubblici e privati, manager dell'Iri e dell'Efim, rappresentanti di Confindustria. Vi fu anche Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro nel governo di Giuliano Amato. Ma Draghi si limitò a introdurre i lavori del seminario con una relazione sulle intenzioni del governo italiano e scese a terra prima che la nave salpasse per l'Argentario».








Sul Britannia, personaggi di centro, destra e sinistra si piegarono alle oligarchie straniere. Essi svendettero definitivamente la nostra sovranità, calpestando la nostra indipendenza. I principali artefici del sacco d’Italia furono Mario Draghi, Romano Prodi, Franco Barnabè, Beniamino Andreatta e Riccardo Galli. Per far approvare la dismissione dei beni italici, agli amici del Britannia, serviva una lira più debole, un bilancio ancor più disastrato e il declassamento dei nostri BOT. Tutte cose che vennero concordate su quel panfilo, con la piena accondiscendenza dei caporioni politici. Ci si accordò per una mega svalutazione della lira. Il compito fu affidato a George Soros a capo del Quantum Fund. La svalutazione della lira raggiunse il 30 per cento, e l’allora governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò 50 miliardi di dollari per arginare l’imminente tracollo della nostra economia monetaria. Moody’s, l’agenzia di rating, completò l’opera declassando i nostri Bot. Nessun potente speculatore venne trascinato in tribunale, nessun politico italiano fu mai dichiarato colpevole. Reginald Bartholomew, ambasciatore inglese a Roma e esponente di spicco della finanza anglo-americana dichiarò sprezzante: «Continueremo a sottolineare ai nostri interlocutori italiani la necessità di essere trasparenti nelle privatizzazioni, di proseguire in modo spedito e di rimuovere qualsiasi barriera agli investimenti esteri».  

Singolare coincidenza: nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un individuo in sintonia con gli speculatori che ambivano a mangiarsi l'Italia. Infatti, Amato, per avviare le privatizzazioni si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers. Amato trasformò gli enti statali in società per azioni, avvalendosi del decreto legge 386/1991, in modo tale che l'élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare. L'inizio fu concertato dal fondo monetario internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare  la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia. La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, spuntò nel 1989. Altri complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l'allora direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l'allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all'allora capo del governo Giuliano Amato e al direttore generale del Tesoro Mario Draghi. Alcuni come Dini fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori. Gli attacchi all'economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell'élite. Ad esempio, la Sip era divenuta Telecom Italia e le Ferrovie dello Stato erano diventate Trenitalia. Il decreto legislativo 79/99 ha concentito la privatizzazione delle aziende energetiche. Nel settore del gas e dell'elettricità apparvero numerose aziende private, oggi più di 300. Dal 24 febbraio del 1998, anche le Poste Italiane sono state privatizzate. Oltre 400 uffici postali sono stati chiusi, e quelli rimasti aperti appaiono come luoghi di vendita più che di servizio. Il piano per il controllo di Telecom aveva la regia nascosta della Merril Lynch, del gruppo bancario nordamericano Donaldson Lufkin & Jenrette e della Chase Manhattan Bank (David Rockefeller).  

Dietro tutto questo c'era l'élite economico finanziaria (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg, Rockfeller, Rothschild ecc.) che ha agito preparando un progetto di devastazione dell'economia italiana, e lo ha attuato valendosi di politicanti, di finanzieri, di prenditori.  

Nel corso di un’intervista resa al quotidiano “Il Tempo” il 6 dicembre 1996, l’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti spiegò che nel febbraio 1992 i servizi segreti e il capo della polizia Vincenzo Parisi avevano redatto e fatto pervenire sulla sua scrivania un rapporto in cui erano sommariamente elencate e descritte le modalità di un imminente piano di destabilizzazione politico, sociale ed economico dell’Italia, orchestrato da svariate forze internazionali in combutta con alcune potenti lobby finanziarie. Il piano in questione, secondo quanto affermato da Scotti, comprendeva attacchi diretti di varia natura ad alti rappresentanti delle istituzioni e al patrimonio industriale e bancario di stato.  

La stagione di “mani pulite” con soffiate mirate dei servizi di sicurezza anglo-americani, è servita a far fuori qualche politicante che non stava al gioco della svendita tricolore e a distrarre la gran massa di italidioti. Lo stesso Antonio Di Pietro, dismessa la toga è andato a scuola negli States dal terrorista Micheal Leeden (già cacciato dall’Italia, poiché coinvolto attivamente nella strategia della tensione ed in alcune stragi, inclusa quella di Bologna) attuale consulente internazionale di Matteo Renzi. La programmata svendita dell'Italia è stata portata a compimento dai governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi (gli ultimi tre esecutivi imposti dall'abusivo Napolitano ma non votati dal popolo sovrano).



riferimenti:







































http://storia.camera.it/documenti/indirizzo- e-controllo/19930329-interrogazione-risposta-scritta-4-12630#nav



















  



















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