CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 6 giugno 2014

l'era di Mary Quant

Mary Quant e la sua grande invenzione: la minigonna!

Chi, come e perché ha inventato uno dei capi più femminili in assoluto... curiosità e retroscena di una grande donna che oggi ancora in pochi conoscono
di Valentina Ciotola
Siamo negli anni 60, i favolosi anni 60. Anni in cui ci sono state tante svolte in ambito storico, culturale e del costume. In questi anni i giovani si trovavano in un periodo di cambiamento e rinascita, un periodo in cui hanno deciso di cambiare il loro stile di vita. Le donne in special modo tendevano a sottolineare la loro libertà e lo facevano urlando a gran voce la loro femminilità. Esprimevano la loro voglia di essere libere soprattutto attraverso il loro modo di vestire, attraverso il loro modo di scegliere gli abiti e di interpretarli. Ci troviamo a Londra, una fervente Carnaby street che sfornava sempre più tendenze e mode da seguire. Ma chi è riuscita ad interpretare al meglio i sogni ed i bisogni della gioventù femminile di quest’epoca è stata Mary Quant.
fonte kikibonmot.files.wordpress.com
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fonte giacomozito.com
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Mary: una donna forte, creativa e ribelle

Mary decide di aprire una boutique proprio a Carnaby street. Il suo non era un semplice negozio, era un luogo dove incontrare persone, dove chiacchierare in libertà, ascoltare musica, uno spazio accattivante per quell’epoca. Lì si produceva moda, Mary pensava, realizzava tutto all’interno delle mura del suo piccolo Bazar. Un logo fine e delicato la rappresentava, un fiore racchiuso in un cerchio, colori basici, minimali ed equilibrati. La prima rivoluzione iniziata da questa ribelle signorina inglese è stata quella di tagliare i suoi lunghi capelli: questa è una delle prime volte in cui vediamo il caschetto. Tutte le sue adepte portavano tagli corti e geometrici, ben allineati e quasi sempre con frange rigorosamente orizzontali che segnavano il taglio degli occhi sempre sottolineati da un make up forte e deciso. Ma questo è stato solo l’inizio. Mary si è spinta ancora oltre, per fortuna.
logo di Mary Quant fonte ittletreasuresvintage.com
logo di Mary Quant fonte ittletreasuresvintage.com
fonte fashionablymeg
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fonte shartadvisor.files.wordpress.com
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Mostrare le gambe la sua priorità

Mary adorava mostrare e dimostrare la femminilità e la sensualità delle donne senza però mai cadere nel volgare. Scopriva la parte migliore di ognuna di noi, io la ringrazio ogni giorno per questo. Lei è la creatrice della minigonna. Una minigonna indossata in maniera intelligente, portata sempre con le calze coprenti e super colorate, si, proprio come facciamo oggi.
fonte 4.bp.blogspot.com
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Vi siete mai chieste chi fosse stata la prima ad aver pensato e diffuso questa tendenza? Beh, ringraziate Mary. Non è finita mica qui eh. Abbiamo anche una rivisitazione delle calzature! La Quent inventa un tacco molto evidente, grosso ed appariscente, una zeppa colorata e comoda e stivaletti che sono a metà tra il gusto bambinesco e da donna adulta. Il look tipico delle sue followers (passatemi questo termine!) era: vestitini abbastanza accollati e semplici dalle linee informali, calze super colorate e coprenti, scarpe molto alte e massicce, capelli a caschetto, occhi truccatissimi e spesso anche addobbati con ciglia finte, labbra pallide. Un total look insomma tutto da imitare… ancora oggi!
fonte: www.bigodino.it

maxi processo a Cosa Nostra





mercoledì 4 giugno 2014

confessioni di un MdF (parte sesta)


E' vero, a volte c'è qualche problema a capirsi.
Sarebbe più semplice se tutti fossero sinceri e dicessero chiaramente cosa cercano, invece di far finta di essere (e cercare) qualcos'altro.
Oddio, cosa cercano i ragazzi lo si sa. Per fortuna, anche alcune ragazze si iscrivono con gli stessi obiettivi. Non molte però, direi.
Vista la mia proverbiale timidezza, ho deciso che avrei provato a dare appuntamento solo a quelle con cui sembravano esserci ottime possibilità di combinare qualcosa di concreto.
Morale? Ne ho incontrate sei. Con quattro di loro ci siamo limitati a bere il caffè o l'aperitivo nell'imbarazzo reciproco. Probabilmente dal vivo valgo meno che in foto, o forse loro non erano così "motivate" come si erano descritte.
Però un paio sono riuscito a scoparmele...una e mezza diciamo.
Con una ci siamo incontrati direttamente in disco, dopo che lei peraltro si era già scolata un bel po' di cocktail. Anzi, decisamente troppi: pur avendo preso lei l'iniziativa, dopo un mezzo pompino che non era evidentemente in grado di portare a termine l'ho caricata in macchina e adagiata sul giardino di casa sua. Per fortuna era maggio e non faceva troppo freddo.
L'altra mi ha dato appuntamento in un centro commerciale e, dopo un caffè bevuto di corsa al banco, mi ha trascinato nei bagni del personale (normalmente chiusi al pubblico ma dei quali aveva misteriosamente la chiave).
Memorabile? Oddio. Lei era un po' in carne ma passabile di viso (anche se a dire il vero non me la ricordo tanto). Ad ogni modo sembrava molto a suo agio e tutto sommato credo abbia anche gradito. Anche se la cosa che mi ricordo meglio è stata il bacio che mi ha dato alla fine.
Forse sì, sto diventando un romanticone...
Tanto che negli ultimi tempi, in questa chat che ormai mi tiene compagnia da anni, mi è venuto più di una volta questo pensiero:
"e se provassi a cercare quella GIUSTA? Una ragazza con cui poter parlare, scherzare ed emozionarmi senza arrossire e senza bisogno di dimostrare chissà cosa?"
Ma poi passa.

martedì 3 giugno 2014

le facciate



farsi il selfie appena svegli. Fotografarsi nel cesso durante il deflusso. La coppietta nella cameretta. Il richiamo di non aver nulla da nascondere è una dolce zolletta. La gente non vuole sentirsi sola. Valeria Marini, labbra a canotto, matrimonio da apoteosi, si consola. L'ex fidanzata di Tumiotto, in fase di osmosi, vola. Fabri Fibra arricchito ed accanito, nella metempsicosi, affetto da cirrosi, s'immola.

La mamma che perse la ragione e uccise le tre figlie per far loro risparmiare povertà e umiliazione, ve la ricordate? Immagino quanto ne avrà passate. Un gesto estremo, ma non passa giorno in cui dimentichiamo. Assomigliamo un po' a Polifemo, non vediamo. Ci aggrappiamo al remo sennò affondiamo.

Elena Ceste angelo celeste. Il marito pompiere è il biografo ufficiale, "cos'altro ha combinato questa quì per farmi vergognare!?" Non concepisce il tradimento, respinge la tentazione della fuga virtuale per essere liberi dal male. Rigetta la solidarietà per espiare, lavare l'onta dal senso di colpa. Elena, dal coniuge infranta, "mia moglie era una santa".

vecchi nuovi, nuovi vecchi

KISSINGER DECRETO’ LA CONDANNA A MORTE DI ALDO MORO E OGGI SE LA RIDE CON NAPOLITANO





di Gianni Lannes

Chissà cosa avrà pensato il presidente Moro dall’altro mondo, nel vedere insieme e sorridenti, uno accanto all’altro i buoni sodali Kissinger e Napolitano sotto l'egida Aspen, finanziata dal criminale internazionale David Rockefeller. In ogni caso, i documenti ufficiali ormai desecretati negli States,disegnano un’altra storia che sbugiarda le menzogne dei governi tricolore sull’omicidio mirato del leader italiano.
«I comunisti italiani stanno cercando di essere dei moderati, sono in favore delle libertà e molti pensano che ormai siano dei socialdemocratici». Con questi argomenti Aldo Moro spiegò  agli americani la realtà peculiare del Pci, alla vigilia della solidarietà nazionale e dopo la grande avanzata comunista alle amministrative di quell'anno. 




È il 1 agosto del 1975 e Moro presidente del Consiglio ingaggia a Helsinky un duro confronto con Gerald Ford ed Henry Kissinger, in occasione della Conferenza sula sicurezza e la pace europee. Dai National Archives di Washington sono spuntati i testi dei colloqui.  Kissinger esclude ogni partecipazione di governo che oltrepassi la conventio ad exludendum: «Sarebbe incompatibile- dice - con la permanenza nella Nato l'ingresso del Pci al governo». Sempre Kissinger polemizza con Moro: «I polacchi dicono che il Pci è vicino a Mosca». E Moro di rimando: «No,oltre ai legami hanno una loro autonomia, e oggi non sono vicini». A sua volta Ford fa notare con analoghi accenti: « Se fossero al governo sarebbe molto difficile per noi spiegare come l'Italia possa rimanere nella Nato». Replica Moro: «I comunisti di fatto non lo stanno ancora chiedendo (l'entrata al governo, n.d.r.)». E in ogni caso, soggiunge, «le barriere con il Pci in Italia non sono così grandi come in passato». Ancora Moro: «Come possiamo tenere queste rigide barriere se poi voi stringete le mani a Breznev?»



Ribatte Ford duramente: «Le due dinamiche non sono compatibili. Questa è distensione, e se incontro Breznev non significa che voglio farlo vicepresidente. Non capisco come non si possa distinguere una mela da un'arancia». La discussione si fa sempre più tesa e alla fine Rumor prende la parola per stemperarla. Dà ragione agli Usa sul tema della partecipazione, ma evidenzia al contempo le difficoltà dell'anticomunismo Il seguito della storia è noto. Il Pci non entrerà al governo, ma appoggerà dall'esterno la Dc. Fino al 1979, allorché dopo il rapimento Moro e le Br, sceglierà di non proseguire la sua marcia «revisionista». Dislocandosi sulla difesa dell'«identità comunista», in nome dell'«alternativa democratica». Campo libero perciò al craxismo, con tutto quel che ne seguì di disastroso per l’Italia. E, di fatto, subalternità alla «logica di campo».  





fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

lunedì 2 giugno 2014

la Bayer

Prima Guerra Mondiale: “La BAYER non riconosce le proprie responsabilità”

L'anno scorso la BAYER AG ha celebrato il suo 150° anniversario. Ma i lati oscuri della storia della Compagnia sono stati completamente ignorati. Durante le celebrazioni non sono state menzionate né la relazione mutuamente proficua col Terzo Reich né gli avvelenamenti da pesticidi né i prodotti farmaceutici mortali. Ci stiamo ora avvicinando al 100° anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e ancora una volta la BAYER evita qualunque discussione sui suoi numerosi crimini.
Nella Prima Guerra Mondiale l'industria chimica tedesca produsse esplosivi, munizioni e gas velenosi. Gli alti prezzi garantiti dalle commissioni governative aumentavano significativamente i margini di profitto. Si arrivò a distribuire dividendi del 25%.
La BAYER costrui, a Cologne-Flittard, una fabbrica dedicata alla produzione di esplosivi, che sfornava 250 tonnellate di TNT al mese. Ci fu anche un boom nella produzione di materiali sostitutivi. Carl Duisberg, il Direttore Esecutivo della BAYER così si vantava dei propri successi nel luglio 1915: „Se tu vedessi come stanno le cose qui a Leverkusen, come l'intera fabbrica è stata trasformata e riorganizzata, come ormai sforniamo quasi solamente forniture di guerra... ne saresti molto contento“.
Axel Koehler-Schnura della Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (CBG Germania), afferma: "Il nome BAYER si collega in particolar modo con la produzione di gas velenosi. Eppure la Compagnia non si è ancora confrontata con il suo coinvolgimento nelle atrocità della Prima Guerra Mondiale. La BAYER non ha nemmeno preso le distanze dai crimini commessi da Carl Duisberg. Per questo motivo l'operato del Consiglio Direttivo non deve essere ratificato". Axel Koehler-Schnura ha introdotto una contromozione alla futura assemblea degli azionisti, pubblicata sul sito web della Bayer, in cui solleverà questo argomento.
Fin dall'autunno del 1914, in risposta a una istanza del Ministero della Guerra, venne istituita una commissione per studiare la possibilità di utilizzo dei prodotti di scarto velenosi dell'industria chimica. La commissione era presieduta da Fritz Haber (direttore del Kaiser Wilhelm Institut), Carl Duisberg della BAYER e dal chimico Walter Nernst. Carl Duisberg fu presente personalmente durante i primi test sui gas velenosi e lodò entusiasticamente la nuova arma. „Il nemico non si accorgerà nemmeno che un'area è stata irrorata o del pericolo che corre e rimarrà tranquillo sul posto fino a quando si manifesteranno le conseguenze“. A Leverkusen fu perfino costruita una scuola per la guerra chimica. L'esercito tedesco usò gas clorino per la prima volta a Ypres in Belgio. Si stima che in quell'attacco morissero dalle 2 alle 3 mila persone e molte di più furono quelle colpite seriamente.
Sotto la guida di Carl Duisberg, la BAYER continuò a sviluppare armi chimiche sempre più letali, prima il fosgene e più tardi il gas mostarda. Duisberg chiese con veemenza che tali armi venissero usate. “Il fosgene è l'arma più perfida che conosco (...) Raccomando fortemente di non lasciarsi scappare l'opportunità di provare le granate a gas durante questa guerra”. Si stima che un totale di 60.000 persone siano morte come diretto risultato della guerra chimica iniziata dalla Germania.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la BAYER ha anche sfruttato il lavoro forzato. Nell'autunno del 1916 Carl Duisberg chiese che gli fosse consentito “l'accesso alla vasta disponibilità di gente del Belgio”. Il governo fece allora deportare circa 60.000 Belgi, cosa che provocò forti proteste internazionali.
La Direzione della BAYER è stata coinvolta in tutti gli aspetti della guerra fino al 1918. Per esempio, Carl Duisberg promosse la guerra sottomarina a oltranza, il bombardamento dell'Inghilterra in violazione delle leggi internazionali e l'annessione del Belgio e della Francia del Nord. Chiese anche la creazione di Lebensraum, territorio addizionale da destinare ai tedeschi, in Polonia e Russia.
Col procedere della guerra il governo tedesco realizzò che non avrebbe più potuto vincerla e che era opportuno cominciare negoziati di armistizio. La BAYER temette la fine dei suoi alti profitti di guerra e nel febbraio del 1917, assieme agli alti comandi militari, Carl Duisberg chiese le dimissioni del Cancelliere Theobald von Bethmann. “Se si dovesse giungere a una scelta tra Hindenburg e Bethmann, sicuramente verrebbe rimosso Bethmann (...) Siamo totalmente sul piede di guerra e sarebbe meglio che questa situazione potesse essere comunicata al resto del mondo, fondendo in un unico ufficio quelli di Feldmaresciallo e di Cancelliere (...) perché la politica oggi è guerra e la guerra è politica“. Poco dopo infatti il Cancelliere fu rimosso e non ci furono i negoziati per l'armistizio.
Quando finì la guerra, Carl Duisberg era sulla lista delle persone per le quali gli Alleati chiedevano l'estradizione ed aveva buone ragioni per temere l'incriminazione come criminale di guerra. Le sussidiarie della BAYER negli USA furono espropriate.

Fonte tratta dal sito .
fonte: wwwblogdicristian.blogspot.it

domenica 1 giugno 2014

il Bilderberg, espressione dell'elite mondiale

di Salvatore Santoru

Se sino a pochissimi mesi fa parlare del Bilderberg e dell'oligarchia mondiale era considerata una prerogativa per "complottisti" o presunti tali, ora sembra che non sia più così. Un articolo di Giuliano Balestreri sul quotidiano la Repubblica di ieri, chiarisce un pò come stanno le cose. Descrive il Bilderberg come "una sorta di oligarchia globale", il cui direttivo è formato da "personaggi profondamente connessi tra loro, espressione dell'élite mondiale e, spesso, anello di congiunzione tra le grandi aristocrazie e il mondo degli affari". Quindi non proprio una semplice riunione privata e ininfluente tra amici di vecchia data, come affermavano in molti per rispondere a quelle che consideravano "ridicole teorie complottiste".

Continua Balestreri: "Il presidente attuale, Herni de Castries, numero uno del colosso francese Axa, appartiene alla nobiltà transalpina, così come nobile era il principe Bernhard van Lippe Biesterfeld, tra i fondatori del gruppo e marito della regina Giuliana d'Olanda. Nobili, ma attivi nel mondo degli affari".

Proprio ciò che i cosiddetti "complottisti" dicevano da anni, cioè che il potere politico ed economico mondiale dipende dal dominio di una ristretta elitè fondata sull'alleanza tra certe aristocrazie e le famiglie di banchieri internazionali, come i Rothschild ad esempio. Continua l'articolista: "Del direttivo hanno fatto parte anche l'ex segretario di Stato americano, Henri KissingerEdmond de Rothschild e il primo presidente della Bce, Wim Duisenberg". Henry Kissinger ed Edmond De Rothschild sono due nomi ricorrenti nella letteratura considerata "complottista", e non sono di certo due personaggi ininfluenti come sino a poco tempo fa si affermava.


Se un'articolo del genere fosse stato pubblicato invece che su la "Repubblica", su un qualsiasi blog o sito di informazione alternativa, sicuramente sarebbe stato considerato come la solita "fuffa complottista", come viene chiamata qualsiasi tesi non ortodossa da parte dei cosiddetti "scettici". Sino a poco tempo fa, del Bilderberg anche l'esistenza era considerata una "teoria della cospirazione", poi è diventata "teoria del complotto" il suo potere, e ora invece si parla di esso come un fondamentale centro di potere dell'elitè mondiale, come sostenevano da anni e anni i cosiddetti "complottisti".

Per chi pensa che sia una semplice conferenza, magari meno influente del Davos o del G8, uno stesso membro del Bilderberg ha precisato, in un'intervista sul mensile tedesco "Cicero", che “le cose che importano davvero si dicono al Bilderberg. Si impara una quantità di cose incredibile. Davos in confronto sono solo chiacchiere”.


Vedi anche:

IL BILDERBERG COMPIE 60 ANNI: DENTRO LA PIÙ SEGRETA CONFERENZA MONDIALE

fonte: freeondarevolution.blogspot.it