CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA
mercoledì 23 ottobre 2013
martedì 22 ottobre 2013
vibrescion
La storia del vibratore
Oggi pensavo di dedicare un post ai sex toys, facendo alcune ricerche sui modelli più nuovi mi sono imbattuta in una storia molto curiosa. Qualcuno di voi ha visto per caso il film inglese Hysteria? È uscito circa un anno fa e racconta di un’epoca passata, non tanto lontana, in cui le donne non potevano votare ma potevano andare dal medico per una sana dose di masturbazione… non ci credete? È proprio vero! E così ho cambiato idea, ho deciso di dedicare questo post alla storia del vibratore: come nasce, come si evolve e come arriva ai giorni nostri…
Il vibratore è stato inventato per curare la condizione nota come “isteria”, i cui sintomi comprendevano un’ansia cronica, irritabilità e senso di pesantezza addominale. Le prime spiegazioni mediche tendevano a dare la colpa di questi disturbi all’utero, che in greco si chiama “Hustera”. Da qui il nome isteria. Solo nel Settecento si iniziò a ipotizzare una correlazione tra la mente e l’anima per spiegare i comuni e frequenti attacchi isterici. Fu il medico scozzese Robert Whytt a ricondurre manifestazioni isteriche come parossismi, tremore, panico e senso di soffocamento ad una forma di isteria. Le cure considerate idonee per questo problema erano: l’oppio e il matrimonio, ovvero una frequente attività sessuale.
Ai tempi non si concepiva tanto il sesso fuori dal matrimonio… mica come oggi 
La verità era ben diversa, in realtà queste donne erano affette da semplice frustrazione sessuale. Verso la metà del Diciannovesimo secolo, il problema raggiunge proporzioni enormi, tanto da interessare il75% della popolazione femminile. Tuttavia, perché l’idea stessa di eccitazione sessuale femminile non esisteva nell’epoca vittoriana, non era proprio concepita l’idea del piacere per una donna, la condizione veniva classificata come non-sessuale. Ne seguiva che la sua cura sarebbe stata considerata medica e non sessuale.
L’unico rimedio efficace era considerato quello che i medici avevano praticato per secoli: il massaggio pelvico, eseguito manualmente, fino a quando la paziente avrebbe raggiunto un ‘parossismo isterico’ a seguito del quale, appariva miracolosamente restaurata. Il massaggio pelvico era un rimedio di prima necessità da svolgersi con costanza nell’arco di diverse sedute.
Mica scherzavano i dottori dell’Ottocento 
Fermi tutti, non c’è nulla da sghignazzare! Non esiste alcuna prova di medici che traessero una sorta di piacere da questo massaggio… intimo, al contrario, sulle riviste mediche del tempo, la maggior parte dei dottori si lamentava di quanto questa pratica fosse noiosa e anche faticosa. Nell’epoca delle invenzioni apparve chiaro che andava trovata una soluzione, un dispositivo, un qualsiasi cosa che avesse fatto loro risparmiare tempo e… manodopera.
Siamo nella seconda metà dell’Ottocento in Inghilterra quando rispettabili medici vittoriani si sentono esausti di portare le pazienti di sesso femminile all’orgasmo, o meglio al ‘parossismo isterico’ (il che è molto diverso non dimentichiamolo), usando soltanto le dita e per questo motivo iniziano a immaginare un dispositivo per massaggiare la zona pelvica al posto loro.
Oggetti di forma fallica venivano usati nelle pratiche sessuali già dall’antica Grecia, ma il primo oggetto vibrante per la stimolazione clitoridea nacque in Francia nel 1734. Si chiamava “tremoussoir” e, con un meccanismo a molla, curava le donne affette da isteria. Nonostante questa invenzione, evidentemente poco pratica, i medici continuarono ad usare le mani con conseguenti dolori alle dita e ai polsi dovuti alla lunghezza del trattamento.
Fu soltanto dopo oltre un secolo che i medici trovarono un valido aiuto nel trattamento contro l’isteria. Nel 1869, George Taylor, un fisico statunitense, inventò il “manipulator”: un tavolo a cui era collegata una sfera che esercitava la stimolazione della clitoride e che veniva avviata da un macchinario a vapore. Il manipulator divenne uno strumento comune tra i medici insieme alla “doccia pelvica” ovvero un forte getto d’acqua indirizzato verso i genitali della paziente.
Con l’arrivo, nel 1899, del primo vibratore a batteria furono inventati e commercializzati circa un centinaio di diversi oggetti, i quali, in questo periodo, venivano acquistati soprattutto dai medici per la cura delle pazienti.
L’invenzione del vibratore è stata considerata fin dal principio come un normale strumento medico, non meno rispettabile di uno stetoscopio.
Ma torniamo ai primi esempi di vibratori. Prima di quelli con le batterie, i primi esemplari venivano alimentati da un generatore grande con un frigorifero e, ovviamente, era disponibile solo in ambulatori medici e poteva essere gestito solo da esperti.
Quando l’elettricità cominciò a diffondersi, nacquero versioni più piccole e portatili di vibratori, simili ad asciugacapelli. All’inizio del Novecento, oltre 50 varietà di vibratori erano disponibili sul mercato.
Soltanto nel 1902 la Hamilton Beach, azienda statunitense, è riuscita a far entrare il vibratore nelle case del grande pubblico. L’”elettrodomestico” veniva pubblicizzato come un massaggiatore utile a sciogliere la tensione dei muscoli, non solo per le donne ma anche per gli uomini. Diventò così un oggetto molto popolare tra le donne dell’epoca vittoriana ed edoardiana che, ben presto, cominciarono ad acquistare vibratori per loro stesse.
Per le prime clienti, il vibratore era un elettrodomestico normalissimo, non c’era assolutamente nulla di cui sentirsi imbarazzate a differenza di oggi.
Fino agli anni venti del Novecento, il vibratore, o ‘massaggiatore’ come era chiamato, ha goduto di una popolarità di tutto rispetto alimentata da una forte pubblicità nelle riviste per signore. Slogan li descrivevano come ‘deliziosi compagni’, qualcuno prometteva ‘tutto il piacere della gioventù vibrerà dentro di voi’. I vibratori venivano venduti al pari di altri innocui apparecchi elettrici domestici.
Con la diffusione massiccia dei vibratori, o meglio massaggiatori, nessuno più faceva riferimento al ‘parossismo isterico’. Forse perché si considerava, erroneamente, che in assenza di penetrazione nulla di sessuale poteva accadere. La sessualità era esclusivamente considerata ad appannaggio del rapporto coitocentrico.
Il discreto velo del decoro medico sopravvisse fino alla fine degli anni ’20 quando gli oggetti così tanto desiderati dalle donne iniziarono a comparire nei primi film pornografici. Fu così che il pubblico educato gridò allo scandalo e il vibratore entrò definitivamente tra gli oggetti tabù del Novecento.
Ma la storia del vibratore non finisce qui, dopo circa mezzo secolo, intorno agli anni ’60, l’oggetto del piacere ritorna come un giocattolo sessuale piuttosto audace. Secondo ‘il Rapporto Hite’, l’indagine della famosa femminista americana Shere Hite sul comportamento sessuale delle donne americane, negli anni ‘70 solo l’1% di donne ne aveva usato uno.
Questo è stato un dato importante, considerando che la maggior parte dei vibratori degli anni della cosiddetta ‘liberazione sessuale’ sono stati modellati su una nozione molto maschile di ciò che una donna vorrebbe, un fallo di grande taglia, replicante, in altre parole, dell’anatomia su cui c’era la “carenza”. A differenza di oggi in cui viene prestata finalmente la giusta attenzione alla sessualità e all’anatomia femminile.
Infine, colpo di scena: negli ultimi 15 anni il vibratore ha subito una sorta di rinascita. È ritornato con l’invenzione del ‘Coniglio Rampante’ a metà degli anni
‘90, reso popolare dalla sua apparizione in Sex and the city nel 1998, un modello particolare perchè dispone di uno stimolatore clitorideo.
L’avvento dello shopping online ha anche contribuito ad incrementare le vendite da quando il marchio Ann Summers è andato online nel 1999, il negozio ha venduto un milione di conigli in 12 mesi e il fatturato annuo nel Regno Unito continua a superare quello delle lavatrici e delle asciugatrici combinate. Ispirato dal suo successo, altri produttori hanno progettato modelli che prestano maggiore attenzione all’anatomia femminile piuttosto che per quella maschile.
Non è così sorprendente che un sondaggio del 2009 americano ha rilevato che oltre il 50% delle donne aveva usato un vibratore almeno una volta nella loro vita.
E voi? Avete qualche sex toys? Cosa ne pensate?
fonte: saluteluielei.wordpress.com
domenica 20 ottobre 2013
fame nera
ROMA - Sono padri separati e giovani precari, anziani e mamme sole con figli a carico, operai, impiegati cinquantenni rimasti senza lavoro perché l'azienda ha chiuso. Sono un esercito silenzioso e in crescita, che cerca di sopravvivere combattuto tra dignità e vergogna. Sono infatti 4 milioni, il 33 % in più in soli due anni, gli italiani che mangiano alle mense dei poveri, che mettono in tavola la famiglia a casa grazie agli aiuti di Caritas, Banco alimentare, assistiti dalle organizzazioni caritative.
I dati sono drammatici. Il 27,6% della popolazione italiana che vive nelle aree densamente popolate è a rischio povertà o esclusione sociale. Percentuale che pone l'Italia al di sopra della media Ue (23,3%). Peggio di noi solo
Grecia, Bulgaria e Lettonia, secondo Eurostat. Sono tanti e sempre di più, erano 3 milioni due anni fa, in un'Italia a due facce e due velocità. Dove si moltiplica il numero di chi ha bisogno di aiuto per arrivare a fine mese e allo stesso cresce, nonostante la crisi, la quantità di cibo raccolto e redistributo a chi ne ha bisogno.
La legge del Buon Samaritano. Il tutto grazie alla legge del Buon Samaritano, unica in Europa, che in questi giorni compie dieci anni e alla quale è dedicato a Roma oggi (mercoledi), la Giornata mondiale dell'alimentazione, un convegno organizzato dalla Fondazione Banco Alimentare, ai tempi promotrice della legge, insieme a Cecilia Canepa, in prima fila da anni nella lotta allo spreco, nel cercare di raccogliere e ridistribuire alimenti a chi ne ha bisogno con il progetto Siticibo, che prevede il recupero del fresco e cucinato da mense, ristorazione, catering e grande distribuzione. Il Banco, vista la drammatica situazione alimentare
nel nostro Paese, lancia la campagna Emergenza Alimentare in Italia che durerà fino a dopo la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che sarà il 30 novembre prossimo.
Due milioni e mezzo di piatti pronti. Il Banco Alimentare in dieci anni ha recuperato 2.664.908 porzioni di piatti pronti, 799.380 kg. di pane e 892.430 kg. di frutta che sono stati portati a chi ne aveva bisogno, distribuiti a centinaia di organizzazioni caritative. Tanto, molto è stato fatto se si pensa che dieci anni fa la quantità di cibo non sprecato e donato si aggirava sui 18mila piatti. Ma ancora una goccia nel mare. Troppi alimenti ancora buoni da mangiare finiscono nella pattumiera, ancora troppo spreco nelle famiglie italiane per distrazione, mancanza di organizzazione e poca abilità in cucina, o nei locali pubblici. Nel solo comparto della ristorazione il fenomeno dell'eccedenza alimentare è notevole: 209,1 mila tonnellate l'anno e di queste solo il 9,2% viene donato ad enti caritativi, ciò vuol dire che 189.9 mila tonnellate ogni anno finiscono nella pattumiera. Complessivamente nell'intera filiera, dal campo al consumatore, si generano 6 milioni di tonnellate l'anno di eccedenza per un valore economico di 13 miliardi di euro e di queste 5,5 finiscono al
macero.
I tagli dell'Europa. "La situazione è veramente di emergenza", dice Giussani presidente del Banco. "Fino all'anno scorso ricevevamo dalla Ue derrate alimentari, mediamente il 50 % di quello che il Banco Alimentare distribuiva. Adesso l'Unione ha decretato la fine di questo programma di aiuti, è in discussione un nuovo piano che però dovrà occuparsi di tutti i tipi di povertà, alimentare, abitativa, mentre i paesi della Ue sono aumentati e il finanziamento non ancora stabilito. A questo finanziamento europeo che dovrebbe essere approvato a fine anno, si aggiungerebbe il fondo nazionale di aiuto agli indigenti, quota volontaria che i governi sono invitati a donare. Il problema è che abbiamo trovato molta attenzionbe nel governo Monti e nel premier Letta, ma non ci sono certezze. E la fame cresce".
fonte: www.repubblica.it
venerdì 18 ottobre 2013
David Jay - The SCAR Project
Come si trasforma il corpo di una donna vittima del cancro al seno? Il fotografo di moda David Jay ha dato vita al progetto "The SCAR Project", in mostra a Houston (Texas) per tutto ottobre, il mese dedicato alla prevenzione. Un lavoro durato 6 anni durante i quali ha scattato fotografie a più di 100 donne, dai 18 ai 35 anni, affette da cancro al seno e provenienti da tutto il mondo. Il 10% di loro non ce l'ha fatta.
"The SCAR Project fa parte di una campagna di prevenzione del cancro al seno dedicata soprattutto alle più giovani. Ma il messaggio più profondo è un messaggio d'umanità - afferma David Jay - Accettare ciò che la vita ci offre. Tutta la bellezza e la sofferenza, con grazia, coraggio, empatia, comprensione. In fin dei conti, The SCAR Project non si occupa solo di cancro al seno ma della condizione umana in sè. Le immagini vogliono trascendere la malattia, illuminare le cicatrici che ci uniscono".
"Quando ho iniziato questo progetto non sapevo se qualcuno avrebbe mai avuto voglia di guardare queste foto", dice David Jay. Con un libro pubblicato, mostre, il documentario "Baring it All" (vincitore di un Emmy), The SCAR Project ha raggiunto il grande pubblico arrivando a contare quasi 40mila fans sulla pagina Facebook. "Nella nostra società il cancro al seno è nascosto dietro un piccolo fiocco rosa. Il pubblico ha bisogno di essere educato".
"La gente non è informata sui rischi reali della malattia, è anestetizzata dai fiocchi rosa, dagli orsetti", così David Jay spiega i suoi scatti "duri". "C'è qualcosa di così dolorosamente bello nell'umanità, una bellezza che trascende le immagini sfavillanti portate avanti dai media. La riconosciamo subito. La condizione umana. Speranza, disperazione, amore, perdita, coraggio, paure. È una bellezza fragile".
"Questi ritratti possono non essere 'comodi' per l'osservatore - dice David Jay - Forzano a confrontarci con paure e inibizioni sulla vita, la morte, la sessualità, la malattia, le relazioni. La realtà non è sempre bella. Ma questa è la realtà".
Per il fotografo Jay c'è una donna in particolare che incarna un messaggio universale per chi soffre di cancro al seno. Si chiama Jolene. "Le è stato diagnosticato un cancro quando aveva 17 anni. Nel corso del tempo, il cancro le ha completamente cambiato il corpo e la vita. Quando l'ho fotografata sapevo che sarebbe stata l'ultima volta. Era coraggiosa, adorabile. Ci ricorda di essere presenti, di essere grati per quello che abbiamo. Ci mostra come non è solo possibile ma anche importante vivere e morire con grazie e dignità".
Qual è la più grande lezione che il fotografo ha imparato da queste donne? "Ho imparato che le cose che sembrano le più insopportabili, che le cose peggiori che possono capitarti possono essere anche le migliori se le sai accogliere. Noi come esseri umani tendiamo a procrastinare. Guardiamo dall'altra parte, ci culliamo con le nostre insicurezze e paure. Ma Madre Natura trova sempre il modo...forzando la mano, forzandoci a mostrare tutta la nostra potenza".
fonte: www.huffingtonpost.it
giovedì 17 ottobre 2013
sesso in gravidanza
Sesso in gravidanza: consigli pratici trimestre per trimestre
Il sesso in gravidanza infatti non aumenta il rischio di parti prima del termine, infezioni vaginali, rottura delle membrane... Tuttavia gli ormoni dell’eccitazione e dell’orgasmo che entrano in gioco durante i rapporti possono causare lievi contrazioni uterine e di conseguenza piccole perdite di sangue, che non devono spaventare: provengono infatti dal collo dell’utero e non dalla placenta o dal bambino e sono simili a quelle che spesso si hanno dopo una visita ginecologica o un pap-test. L’unica accortezza che si deve avere in caso di perdite ematiche è quella di sospendere i rapporti nei giorni successivi per controllare che siano dovute proprio a quelli e non ad altre cause.
Per vivere serenamente la sessualità di coppia anche durante la gravidanza, è necessario però essere informati su alcuni importanti cambiamenti che avvengono nel corpo della donna.
Innanzitutto, si indica solitamente il secondo trimestre come il periodo migliore per l’attività sessuale: la pancia non è ancora troppo ingombrante e idisturbi delle prime settimane di gravidanza (nausea, stanchezza, sonnolenza...) di norma non si fanno più sentire. Nel primo trimestre infatti l’interesse sessuale diminuisce a causa di molti fattori: prima fra tutti la tempesta ormonale alla quale è sottoposta la donna, ma anche la paura di far male al feto e, non ultimi, i disturbi fastidiosi a cui prima si accennava. Anche il partner talvolta è troppo preso dalla nuova responsabilità, tanto da non essere interessato ai rapporti. Perciò è normalissimo che l’attività sessuale diminuisca nelle prime 12 settimane.
Se nel secondo trimestre poi l’interesse sessuale (la voglia) torna ai livelli precedenti la gravidanza, negli ultimi tre mesi di gestazione i rapporti diventano più difficili, anche se dal punto di vista ormonale non c’è nessun freno. Le difficoltà infatti sono fisiche: la pancia inizia a diventare molto ingombrante e talvolta compare un gonfiore a livello vaginale che rende difficile la penetrazione. Inoltre spesso la donna fatica a trovare la soddisfazione poiché il peso del bambino sul bacino causa una costante eccitazione che non si riesce a risolvere con l’orgasmo. Per questi motivi, di solito, si consiglia di provare posizioni alternative per il coito (quella più istintiva è la posizione carponi della donna) e di scegliere soluzioni alternative al rapporto vaginale quando questo diventa insostenibile.
fonte: www.gravidanzaonline.it
orgasmo clitorideo o vaginale?
Il sospetto che il clitoride avesse un ruolo nell'orgasmo femminile ha cominciato a farsi largo nel momento in cui si osservò che una donna si masturba massaggiando proprio quell'area anatomica. Freud teorizzò che l'orgasmoclitorideo fosse il segno di una personalità immatura e questo è stato sicuramente il frutto dei primi tentativi organici di dare spiegazioni ai fenomeni e ai comportamenti umani e probabilmente risentiva di una visione funzionale dell'orgasmo, (in effetti mentre il vaginale è utile alla natura per ottenere la procreazione quello clitorideo non avrebbe senso).
Cos'è l'orgasmo femminile?
Cos'è l'orgasmo femminile?
...il meccanismo fisiologico è conosciuto, si tratta di 15 contrazioni muscolari consecutive che possono ripetersi altrettanto intense dopo qualche decina di secondi, provocando lo stesso piacere , e che possono essere scatenate stimolando due punti diversi anzichè uno solo : clitoride e vagina
(che cos'è l'amore - M.R. Procenzano ed. focus libri)
(che cos'è l'amore - M.R. Procenzano ed. focus libri)
I nervi situati sulla punta del clitoride comunicano direttamente con il centro del piacere sessuale nel cervello: quando vengono stimolati, sollecitano l'attività elettrochimica finchè essa non raggiunge una soglia precisa, scatenando un'esplosione di impulsi e rilasciando dopamina, ossitocina ed endorfine, sostanze neurochimiche che provocano benessere e attaccamento. [ ...]
L'intero anello di tessuti che circonda l'apertura vaginale , l'uretra e il settore esterno della vagina sono collegati da nervi e vasi sanguigni alla punta del clitoride : l'insieme di tutti questi tessuti è responsabile dell'eccitazione che porta all'orgasmo.
( louann brinzendine - il cervello delle donne)
In pratica il clitoride funzionerebbe come una specie di molla che viene caricata fino a raggiungere una determinata soglia in cui scatta rilasciando tutta la sua energia.
Va precisato che , come per gli uomini i genitali non sono tutti uguali e possono variare sia per dimensione che per caratteristiche, (alcuni hanno una eiaculazione precoce e altri ritardata), anche i genitali femminili non sono tutti uguali, cosa di cui non ci si rende conto perchè per la gran parte interni.
Quanto dura un orgasmo femminile? Differenza tra realtà e percezione.
I ricercatori R.Levin e G.Wagner in una loro ricerca su un campione di 28 donne invitate a masturbarsi scoprirono che la metà di loro aveva avuto un orgasmo di 26 secondi, (misurarono l'aumento di sangue alle pareti vaginali), ma le interessate indicavano una lunghezza temporale inferiore della metà o più, (come suol dirsi il tempo vola quando ci si diverte), in ogni caso la media di un orgasmo femminile è di 20 secondi.
Orgasmo clitorideo e orgasmo vaginale sono fenomeni diversi?
Una opinione abbastanza diffusa tra i ricercatori è che non esista una contrapposizione tra i due fenomeni ma che in realtà si tratti della stessa cosa
non esiste un orgasmo vaginale contraposto a un orgasmo clitorideo ( Louann brinzendine - il cervello delle donne)
In pratica l'idea che si tratti di due fenomeni diversi sarebbe dovuta ad una percezione distorta legata alle peculiarità dei vari organi sessuali femminili per cui una può raggiungere l'orgasmo solo grazie alla stimolazione del clitoride e un'altra grazie ad una stimolazione vaginale ma alla fin fine il meccanismo sarebbe identico, (come è identico il meccanismo dell'orgasmo per tutti gli uomini).
In realtà non tutti condividono questa opinione. Il neuroendocrinologo B.R. Komisaruk ha effettuato un esperimento su un campione di 11 donne. A queste ha chiesto di stimolare i propri genitali mentre erano monitorate da uno scanner cerebrale. Durante l'orgasmo dovuto alla sola stimolazione vaginale il cervello rispondeva in maniera diversa rispetto all'orgasmo dovuto alla sola stimolazione clitoridea. Questo esperimento potrebbe rimettere tutto in discussione e potremmo arrivare alla conclusione che l'orgasmo vaginale abbia delle caratteristiche proprie e non sia legato alla stimolazione del clitoride.
Perchè alcune donne non sono in grado di avere un orgasmo vaginale ma solo clitorideo?
Marie Bonaparte cercò di dare una spiegazione anatomica al perchè alcune donne potessero provare l'orgasmo solo grazie alla stimolazione clitoridea individuando la
regola del pollice secondo cui se la distanza tra il clitoride e la vagina di una donna è inferiore a quella tra la punta del suo pollice e la fine della falange, (come da immagine a fianco), allora lei potrà avere orgasmi anche durante la penetrazione, in caso opposto sarà più difficile.
La spiegazione della teoria è semplice, in realtà il bacino dell'uomo muovendosi avanti e indietro, (e anche più limitatamente dal basso verso l'alto quando si spinge), va a toccare e massaggiare il clitoride, più la distanza dell'organo dalla vagina aumenta meno probabilità ci saranno che il bacino dell'uomo riesca a toccarlo aumentando la difficoltà di raggiungere l'orgasmo con la penetrazione.
Una ricercatrice ha affermato di aver verificato la correttezza della teoria però non si può escludere che, almeno in una parte dei casi, la causa potrebbe essere dovuta a una minor reattività dei tessuti vaginali.
Nella situazione individuata da Marie Bonaparte si può provare ad usare posizioni amatorie che permettano una stimolazione del clitoride anche se troppo distante dalla vagina come ad esempio quella dove lui sta sotto e lei sopra. La donna in questo modo può muovere il bacino in modo da stimolare il clitoride e raggiungere l'orgasmo durante la penetrazione. Anche la pratica del Qi Gong spinale può essere utile allo scopo, una disciplina che, nata per favorire la salute della colonna vertebrale rinforzando i muscoli che la sorreggono, ha come effetto collaterale l'aumento della mobilità dell'area delle vertebre lombari e quindi del bacino.
Prima di darsi per vinti ci sarebbe anche un'ultima cosa da tentare: provate a tagliare tutti i peli attorno alla vulva perchè potrebbero attutire il contatto tra i bacini degli amanti. Non so fino a che punto questo stratagemma possa rivelarsi risolutorio ma come dice il proverbio: tentar non nuoce.
Prima di darsi per vinti ci sarebbe anche un'ultima cosa da tentare: provate a tagliare tutti i peli attorno alla vulva perchè potrebbero attutire il contatto tra i bacini degli amanti. Non so fino a che punto questo stratagemma possa rivelarsi risolutorio ma come dice il proverbio: tentar non nuoce.
Perchè è così difficile accettare che non si possa avere un orgasmo vaginale?
Una donna che non riesca a raggiungere l'orgasmo con la penetrazione ma solo con la stimolazione del clitoride vive talvolta questa situazione con una certa problematicità e talvolta questa cosa può essere vissuta come un problema di coppia. Ovviamente nel caso del partner il dubbio di non essere stato all'altezza è forte ma secondo me incide anche un altro elemento più squisitamente culturale-psicologico: Il sesso durante la penetrazione è una attività simmetrica dove si da e si riceve nello stesso atto mentre al contrario la stimolazione manuale o orale del clitoride , oltre ad essere associata ai preliminari, è asimmetrica e quindi uno da e l'altro riceve.
Un rapporto di coppia saldo tra persone con una buona autostima sicuramente permetterà di affrontare la cosa nella maniera giusta altrimenti sarà utile il supporto di un consulente di coppia.
Una donna che non riesca a raggiungere l'orgasmo con la penetrazione ma solo con la stimolazione del clitoride vive talvolta questa situazione con una certa problematicità e talvolta questa cosa può essere vissuta come un problema di coppia. Ovviamente nel caso del partner il dubbio di non essere stato all'altezza è forte ma secondo me incide anche un altro elemento più squisitamente culturale-psicologico: Il sesso durante la penetrazione è una attività simmetrica dove si da e si riceve nello stesso atto mentre al contrario la stimolazione manuale o orale del clitoride , oltre ad essere associata ai preliminari, è asimmetrica e quindi uno da e l'altro riceve.
Un rapporto di coppia saldo tra persone con una buona autostima sicuramente permetterà di affrontare la cosa nella maniera giusta altrimenti sarà utile il supporto di un consulente di coppia.
Orgasmo femminile e calzettoni di lana: la strana coppia
Il professore Gert Hostege volle scoprire quali aree del cervello femminile fossero implicate nella simulazione dell'orgasmo scoprendo qualcosa di imprevisto. Il suo studio si svolse su diverse coppie di volontari in cui la donna infilava la testa in uno scanner di brain imaging mentre il partner la stimolava manualmente. la prima volta dovevano raggiungere l'orgasmo e la seconda simularlo. Purtroppo per l'esperimento il 50% delle donne non riusciva ad arrivare. Quando i ricercatori fornirono dei calzettoni l'80% delle signore portò a termine l'esperimento. Oggi grazie a questa ricerca conosciamo quali aree sono coinvolte nell'amplesso simulato, (certo è un po' costoso come sistema) e ... che un paio di calze aiutano eccome!!!
Orgasmi a telecomando?
Clitoride o vagina sono solo dei sensori che inviano segnali al cervello ma è solo quest'ultimo che stabilisce cosa sia un orgasmo e quando è arrivato il momento di provarlo. Il dottor Stuart Meloy si appresta a fare montagne di soldi grazie ad una apparecchiatura da lui brevettata che utilizza una sua casuale scoperta. Impiantando alcuni elettrodi nella colonna vertebrale di una paziente, durante una terapia per alleviare i suoi dolori, ha inavvertitamente toccato, (e quindi individuato), i circuiti che trasmettevano i segnali dell'orgasmo al cervello. Il piccolo congegno si potrà impiantare sotto cute all'altezza del sedere e tramite telecomando manderà impulsi al cervello scatenando orgasmi nella donna.
Orgasmi a telecomando quindi sono prevedibili in un prossimo futuro. E' proprio il caso di dirlo: chi avrà il controllo del telecomando avrà il potere :-D
Ettore Panella
fonte: www.sublimia.it
mercoledì 16 ottobre 2013
crisi in Spagna
E’ da un po’ di tempo che non si hanno notizie dai media della crisi in Spagna. Girando su Internet ho trovato quest’articolo.
La Germania sta isolando la Spagna dall’Europa. Ma nessuno lo dice.
Aveva ragione la gente e aveva ragione Internet: anche la Spagna è fallita definitivamente. È ora di toglierci il casco e unirci alla controinformazione. Pubblichiamo una testimonianza che ci arriva da Barcellona. FATELA GIRARE!!!
Dovete sapere che la Spagna è in balia a una vera e propria guerra civile, ma nessun giornale italiano ne parla. Mi chiamo Don Diego De La Vega, vivo a Barcellona da molti anni e mia moglie è greca, quindi so perfettamente di cosa parlo. E vi prego di leggere questa mia testimonianza con molta attenzione, perché quello che oggi sta succedendo a me potrebbe accadere domani a voi, a vostro figlio, vostro fratello o vostra madre…
Accorgersi che la posta non funziona non è uno scherzo, perché non sai mai se stai aspettando lettere o no. Quindi è veramente molto complicato smascherare la CENSURA POSTALE di cui il popolo spagnolo è vittima. Io me ne sono accorto quasi per caso: grazie a un fortuito giro di telefonate ho scoperto l’altro ieri che mio cugino Simone Grossi, italiano emigrato in Islanda, mi ha spedito una lettera contenente informazioni importanti sulla Troika e istruzioni su come uscire dall’euro. Ma non è il contenuto della lettera che ci interessa (per il momento), bensì il fatto che non sia mai arrivata a destinazione. Cioè a me (casualmente).
Ma facciamo ordine: la lettera, dopo più una settimana, non è arrivata. Non ci vuole un genio per capire cosa stia succedendo. Basta avere un po’ di conoscenze di massoneria spicciola e fare 2 + 2 per capire che poco a poco la Germania (Merkel, BCE, Bildemberg & co.) sta isolando la penisola iberica dal resto d’Europa. Il primo passo -la storia ce lo insegna- è bloccare la Posta, come è successo nella Bolivia di Pinochet nel 1963. Ricordo come fosse ieri che i miei genitori emigrati in Bolivia, in fuga dal nazismo tedesco, spedivano la posta in Italia e non arrivava. Mai. Fate la prova, chiamate un amico che vive in Spagna e chiedetegli di inviarvi una cartolina della Sagrada Familia: non la riceverete mai (NB ho provato: sarà un caso ma dopo 8 giorni non è arrivata !!!). Volete un’altra prova? Andate dal calzolaio sotto casa e chiedete se ha un paio di spadrillas. E poi mi dite cosa vi ha detto…
Ho avuto modo di verificare personalmente con varie associazioni di postini in sciopero che è tutto vero. La Spagna non riceve più la Posta dal resto d’Europa! Incredibile, no? Beh io dico che la vera incredibilità è che non ne parlino i telegiornali italiani (domandatevi il perché, ma la risposta ve la posso dare anche io ed è: CENSURA).
Quindi, dopo aver verificato con vari giri di chiamate che la Spagna era isolata postalmente, ho telefonato ad alcuni amici portoghesi che vivono a Lisbona (fanno parte di un’importante associazione umanitaria locale) per sapere come fosse la situazione postale dalle loro parti, ma il telefono era spento. Ho richiamato qualche ora pù tardi e niente. Un caso? Io la chiamo una conferma, una prova di quello che sta accadendo e che presto finirà con dei morti, perché la gente è alla fame. Per colpa della BCE e della Germania ci sono ben 6.000.000 di disoccupati in Spagna.
Le manifestazioni nelle piazza spagnole (più di 2 milioni di persone il 29 febbraio dell’anno scorso a Barcellona) ormai sono all’ordine del giorno, con bandiere. Ma anche con carroarmati.
La gente in fila alla CARITAS ormai intralcia il traffico, delle poche Seat Marbella rimaste in circolazione dopo che i concessionari hanno smesso di vendere auto nel 2011 (cercate su Internet, c’è tutto). Ma i vigili urbani per fortuna, invece di mettere le multe ai poveri in fila alla Caritas, si sono tolti il casco e si sono uniti alle file in segno di solidarietà gridando: “Questa crisi non la pagamos!”. Ci sono le foto, le testimonianze, i video. Se andate su Internet c’è tutto. Ma i media mainstream italiani lo censurano, e sapete perché? Perché fra poco toccherà all’italia.
Non mancano neanche casi di ragazzi spagnoli desaparecidos, tirati dalle carrozze della polizia in corsa (le automobili non ci sono dal 2011 in Spagna ma nessuno ce lo dice) e di cui nessuno poi sa nulla. La situazione è gravissima (nonostante il Governo Rajoy continui a fare fracking come se niente fosse): tutte le banche del paese sono crollate (leggete The Guardian, c’è tutto!) e i banchieri si sono tolti l’abito e il monocolo per unirsi agli indignados e vendere le banche alla gente per 1 euro!
(fonte Valigia Blu)
fonte: www.ilsignoraggio.it
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