Marcello Pamio 
		La “Spagnola” scoppiò a settembre del 
		1918, in un momento storico ben preciso e cioè quando l’umanità era 
		esausta dalla Grande Guerra; imperversò ovunque, e dopo aver ucciso nel 
		giro di pochi mesi più persone di qualsiasi altro morbo che la storia 
		umana ricordi, finì assieme alla guerra, scomparendo nello stesso 
		misterioso modo in cui era apparsa.
		E’ stata un’apparizione così strana, che i medici esitarono a 
		definirla influenza proprio perché credevano fosse un nuovo 
		morbo. E forse non era così sbagliato… 
		Il numero esatto di morti non lo sapremo mai: le stime ufficiali 
		oscillano tra i 20 e i 60 milioni di individui, ma qualcuno azzarda 
		addirittura 100 milioni!
		I libri di storia vengono scritti dai vincitori, per cui andiamo per 
		ordine, cercando di capire cosa realmente è successo agli inizi del 
		secolo scorso. 
		I sintomi
		Le persone cominciarono ad ammalarsi lievemente nella primavera del 
		1918, accusando brividi e febbre per tre/quattro giorni, ma poi 
		guarivano. Dopo una calma estate, a settembre-ottobre si scatenò, con la 
		potenza di una macchina bellica, l’epidemia.
		I medici erano impotenti: morivano loro stessi, e quelli che 
		sopravvivevano vedevano i pazienti, parenti e amici, morire come mosche. 
		Provarono di tutto: farmaci, sieri e arrivando ad inoculare composti da 
		secrezioni corporee degli ammalati e batteri che presumevano essere 
		all’origine della malattia.
		Iniettarono - scrive un medico - “una broda composta di sangue e muco 
		degli influenzati, filtrata per eliminare le cellule più grandi e i 
		detriti”, ovviamente senza alcun risultato, anzi scatenando vere e 
		proprie patologie, come vedremo tra poco.
Vaccini per tutti
		Per il paradigma vigente, la scomparsa delle grandi epidemie 
		(colera, tifo, vaiolo, ecc.) è stata opera delle vaccinazioni, che le 
		avrebbero debellato. Oggi sappiamo invece che il ruolo centrale lo hanno 
		avuto le migliorate norme igienico-sanitarie, l’alimentazione e la 
		pulizia in generale. Migliorie queste - e non i vaccini - che hanno 
		contribuito a salvare la vita a centinaia di milioni di persone.
		Tornando alla Spagnola: possiamo veramente credere alla favola, secondo 
		la quale nel 1918 apparve dal nulla un virus, di cui nemmeno oggi 
		sappiamo il ceppo, le origini e le evoluzioni, che sterminò 100 milioni 
		di persone e poi, misteriosamente, da un giorno all’altro, scomparve 
		proprio alla fine della Guerra? Liberi di farlo, ma se iniziassimo a 
		usare il cervello - cose questa sempre più difficile in una società 
		computerizzata e multi tasking - potremo scorgere qualcosa non torna…
		I sopravvissuti
		Numerose persone sopravvissute alla Spagnola, hanno testimoniato che 
		si ammalavano e morivano solamente coloro che erano stati vaccinati! 
		I sintomi erano: febbre alta (tifoidea), brividi, dolore, crampi, 
		diarrea, congestione di gola e polmoni come nella polmonite (tipica 
		della difterite), vomito, mal di testa, debolezza, piaghe sulla pelle 
		(causate dai vaccini antivaiolosi), paralisi, ecc. 
		Esattamente i sintomi provocati dalle malattie per le quali erano stati 
		vaccinati tutti i militari e gran parte della popolazione civile: tifo, 
		difterite, polmonite, polio e vaiolo. Casualità?
		Il primo tassello della nostra storia è questo: i medici hanno inoculato 
		vaccini totalmente sperimentali e sieri altamente tossici in quasi tutte 
		le persone giovani e sane. 
		“Ho potuto osservare - dice  il medico L. Day, ex chirurgo in 
		capo dell’ospedale di S. Francisco e professore nella facoltà di 
		medicina - che l’influenza essenzialmente veniva contratta dai 
		vaccinati: coloro che non erano stati vaccinati, evitavano la malattia. 
		La mia famiglia aveva rifiutato le vaccinazioni; e’ in questo modo che 
		siamo rimasti tutto il tempo in ottima salute.
		La combinazione di tutti quei vaccini tossici - per esempio quello 
		contro la febbre tifoidea scatenò un problema ancor più serio chiamato 
		paratifo - causò violente e gravissime reazioni che i medici non 
		riuscirono ad affrontare e alcuni ospedali militari furono riempiti 
		esclusivamente di soldati paralizzati.
L’esperimento di Sir William Leishman
		E’ quasi sconosciuto il “grande 
		esperimento di vaccinazione” condotto da 
		Sir William Leishman 
		medico e direttore generale della Sanità militare britannica, 
		sui militari. Oltre a 
		partecipare alla vaccinazione contro il tifo nel 1914, ne
		sviluppò il vaccino, partendo da tre fonti 
		principali: tifo, paratifo A e paratifo B. 
		Nell’autunno del 1914 i medici iniziarono a chiedere la vaccinazione 
		obbligatoria per tutte le truppe militari; quella contro il vaiolo lo 
		era già da tempo. E fu così che durante il 1915, il 90% delle truppe fu 
		vaccinato contro il tifo e a partire da febbraio 1916 anche contro 
		paratifo A e B.
		Il vaccino era composto da brodo di colture di un ceppo di bacilli del 
		tifo, nel quale il batterio era standardizzato in modo che ogni 
		centimetro cubo del liquido ne contenesse 500.000.000 nella prima dose e 
		1 miliardo nella seconda.
		Nel resto del mondo la situazione non cambia: nel 1855 passa in 
		Massachusetts la prima legge che impone l’obbligo vaccinale per tutti 
		gli scolari e nel 1856, stranamente, vi fu una grande epidemia di 
		difterite. Nel 1859 si inizia a produrre l’antitossina difterica; nel 
		1911 il vaccino contro il pneumococco e nel 1915 quello contro la 
		pertosse. Nel 1917 i militari vengono vaccinati con l’antitossina 
		tetanica, e nel 1918 arriva quello contro il vaiolo. Vaccini su vaccini 
		vengono iniettati nel corpo di milioni di persone.
		Pandemia del 
		1976
		Dove si verifica nel 1918 il primo 
		caso di Spagnola? Nella base militare di Fort Riley nel Kansas.
		Nulla di strano, visto che l’altra cosiddetta pandemia avvenuta nel 1976 
		è scoppiata contemporaneamente nelle basi militari di Fort Meade nel 
		Maryland e Fort Dix nel New Jersey! Sempre e solo basi militari. Le 
		pandemie del 1918 e 1976 si sono manifestate nelle persone più 
		vaccinate al mondo: i militari.
		Nel 1976 seguendo il motto “meglio un vaccino senza epidemia, che 
		un’epidemia senza vaccini” volevano vaccinare l’intera popolazione 
		americana: 200 milioni di individui.
		L’American Insurance Association e le varie compagnie 
		assicurative - certamente più informate degli enti governativi e dei 
		medici - misero le mani avanti, affermando che toccava al governo farsi 
		garante per gli eventuali danni. Erano a conoscenza che i vaccini sono 
		pericolosi per la salute, per cui ritardarono la loro produzione.
		L’empasse durò fino al 12 agosto, quando il presidente Gerald Ford firmò 
		la legge che assegnava al governo federale la responsabilità civile per 
		eventuali danni. I primi americani si vaccinarono il 1° ottobre e dieci 
		giorni dopo si verificarono i primi morti.
		Per mitigare i timori, Ford e la sua famiglia si fecero vaccinare 
		davanti alle telecamere, ma i quotidiani continuarono a contare le 
		vittime: svariate migliaia di casi di Guillan-Barré (paralisi con 
		deficit sensoriale), sclerosi multipla, artrite reumatoide, polimiosite, 
		sincopi, paralisi facciale, nevrite, tetraplegie da encefalite, 
		demielinizzazione, nevrite ottica, ecc.
		Le vittime: i più giovani e sani
		Nel 1918 i medici che non usarono farmaci, ottennero guarigioni nel 
		100% dei casi. 
		“La malattia aveva le caratteristiche della peste nera, con 
		l’aggiunta del tifo, polmonite, vaiolo e di quelle malattie contro le 
		quali la gente era stata vaccinata alla fine della prima Guerra 
		Mondiale. La pandemia si trascinò per due anni, mantenuta viva 
		dall’aggiunta di farmaci velenosi dispensati dai medici. Quelli che 
		rifiutarono le vaccinazioni non si ammalarono! 
		La malattia colpiva sette volte di più i soldati vaccinati che i 
		civili non vaccinati.”
		Non bastavano sieri e vaccini, vi fu anche un eccesso di farmaci come l’aspirina, 
		utilizzata per curare l’influenza. Secondo alcune ricerche 
		questa pratica fece morire moltissime 
		persone: le autorità 
		sanitarie scambiarono gli 
		effetti del sovradosaggio di 
		aspirina con l'influenza 
		stessa.
		Il secondo tassello, è la caratteristica atipica della strana pandemia, 
		che uccise perlopiù adulti giovani, con il 99% delle vittime di età 
		inferiore ai 65 anni di cui più della metà tra i 20 e i 40 anni. 
		E’ curioso perché normalmente l'influenza è più micidiale tra i bambini 
		di meno di 2 anni e i vecchi con più di 70. Curioso fino a un certo 
		punto, perché le fasce a maggior mortalità sono proprio le fasce più 
		vaccinate…
Perché si chiama 
		Spagnola?
		Alcuni soldati americani ammalati erano stati in Spagna durante il 
		periodo bellico, e così nacque l’idea di incolpare qualcun altro della 
		pandemia. Tanto più che all’epoca la Spagna non era coinvolta nella 
		Guerra, quindi la stampa era meno soggetta alla censura, onnipresente 
		nei periodi bellici. Essendo il primo paese a parlarne pubblicamente, 
		venne chiamata Spagnola, forse per rappresaglia nei confronti di questo 
		paese. Negli Stati Uniti, il silenzio fu tombale.
Resuscitare il 
		mostro
		Il dottor Johan Hultin di San Francisco è riuscito a far rivivere il
		virus della Spagnola.
		Uno sforzo perseguito per 10 anni, e che ha compreso l'esumazione dei 
		resti di alcuni morti di spagnola, ben conservati nel permafrost 
		sub-artico.
		Hultin però non è un ricercatore normale: lavora per l'Armed 
		Forces Institute of Pathology di 
		Rockwille e la ricerca è stata finanziata dal Pentagono.
		
		Una simile ricerca finanziata dalla Difesa rende credibili i 
		peggiori sospetti, dichiarati da Leonard Horowitz, esperto 
		internazionale di sanità pubblica. Egli sostiene che nel 1975 Henry 
		Kissinger affidò alla CIA la preparazione di germi che potessero 
		“ridurre la popolazione mondiale”, come risulta dagli atti del 
		Congresso. Ed accenna ad un agghiacciante successo di alcuni 
		ricercatori (O'Conner, Stewart, Kinard, Rauscher) dello Special 
		Virus Cancer Program, che sarebbero riusciti, lavorando 
		sui virus ricombinanti, a combinare i virus influenzali con un 
		virus che provoca leucemia acuta linfocitica, per produrre una arma 
		capace di trasmettere la leucemia, come l'influenza. 
		Sappiamo pochissimo, per ovvi motivi di segretezza militare, ma è 
		possibile che nel 1918 stavano eseguendo simili esperimenti? Esperimenti 
		di guerra batteriologica sfuggiti di mano?
		Il primo a proporre questa tesi fantascientifica fu nel 1948 Heinrich 
		Mueller, già capo della Gestapo. Durante gli interrogatori della CIA 
		disse che la Spagnola era parte di un’arma batteriologica iniettata con 
		i vaccini dell’esercito che infettò i soldati del Camp Riley nel marzo 
		del 1918 e si diffuse nel mondo…
		Farneticazioni di un nazista o amara realtà? Non si sa, ma la cosa 
		certa, è che sicuramente c’entrano i vaccini e i primi infettati 
		furono i soldati.
		Conclusione
		Cosa accadde nell’autunno del 
		1918? Vi furono una concomitanza di fattori molto particolari, tra cui 
		una Guerra Mondiale devastante, condizioni igienico-sanitarie complesse 
		e numerose campagne di vaccinazioni che interessarono decine di milioni 
		di persone.
		Alla fine del XIX secolo, la medicina era agli albori. I vaccini erano 
		un miscuglio tossico formato da sangue infetto di persone malate, 
		colture di batteri e bacilli; i medicinali erano a base di mercurio (calomelano), 
		stricnina, antimonio, iodio, poi c’erano i salassi, i caustici e 
		vescicanti, ecc.
		Vaccini e medicinali erano un abbinamento mortifero che uccideva il 
		paziente.
		Queste sostanze, iniettate più e più volte, assieme a farmaci, in 
		organismi debilitati, stressati e snervati dalla guerra, hanno creato le 
		premesse per la manifestazione di patologie mortali.
		Oggi, nel Ventunesimo secolo, c’è chi afferma che l’omeopatia è acqua 
		fresca.
		Sarà anche vero, ma su 26.795 casi analizzati di influenza Spagnola, i 
		medici omeopati e naturisti nel 1918 avevano un tasso di mortalità pari 
		a l’1%, mentre gli allopati, con i loro farmaci, una mortalità dal 30 al 
		100%!
		Laudato sì, mi Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile 
		et humile et pretiosa et casta. 
		Ben venga l’acqua fresca…
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