E’ una persona di religione ebraica, o che comunque condivide cultura e valori dell’ebraismo; è ebreo chi nasce da madre ebrea o si converte.
Ciascun ebreo ha caratteristiche fisiche e comportamenti sociali differenti.
La religione ebraica è la prima religione monoteista della storia.
In seguito alla diaspora, ovvero alla dispersione del popolo ebraico su tutto il territorio mondiale, essa si è declinata nel corso dei secoli in modo leggermente diverso nei singoli contesti ed ha assunto caratteristiche specifiche in base ai luoghi e ai tempi con cui veniva in contatto, così che ad oggi essa ingloba al suo interno vari modelli di religiosità, tutti però accomunati dalla condivisione di certe norme culturali comuni.
Dove vivono gli ebrei?
Nel 70 dell’era volgare il tempio di Gerusalemme venne distrutto dai Romani. Da quel momento il popolo ebraico si disperse ed errò in lungo e in largo, trovando domicilio in ogni paese del mondo.La dispersione degli ebrei (denominata diaspora) fuori dalla Palestina iniziò però nel VI secolo prima dell’era volgare, quando il Tempio di Gerusalemme venne distrutto, e gran parte della popolazione ebraica deportata a Babilonia.Nel Medioevo le comunità ebraiche dell’Europa settentrionale e occidentale subirono molte persecuzioni e spesso furono espulse dai paesi di residenza. A partire dalla seconda metà del Settecento i principali centri della diaspora furono quelli dell’Europa orientale e dalla seconda metà dell’Ottocento vi fu un consistente movimento migratorio verso gli Stai Uniti. Dalla fine dell’Ottocento crebbe rapidamente il movimento di colonizzazione della Palestina ..
Nel maggio del 1948, tre anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Onu dichiarò la creazione dello Stato d’Israele
Da quel momento molti ebrei reduci dell’appena conclusa persecuzione ebraica si trasferirono in quella che veniva considerata la Terra Promessa, aggiungendosi a coloro che vi erano arrivati allo scoppio delle leggi razziali e a coloro che vi abitavano ancor prima.
Ma allora dire ebreo non è come dire israeliano?
No, la parola “ebreo” indica una categoria religiosa , mentre “israeliano” una categoria nazionale. Esse non sono sinonimi, né vanno per forza a braccetto, benché molti ebrei siano di fatto cittadini israeliani ed Israele sia uno stato ebraico. Detta in altre parole, un ebreo può essere cinese, giamaicano o islandese; africano, americano o europeo. Un israeliano musulmano, cristiano, ebreo o buddista.
Cos’è l’antisemitismo?
E’ un sentimento, una teorizzazione o un comportamento di avversione, disprezzo, discriminazione o persecuzione contro gli ebrei. In alcuni casi è violento, come nella Shoah. L’antisemitismo è sempre basato su stereotipi e pregiudizi, ossia sull’assegnazione a tutti gli ebrei di caratteristiche uguali.
Cosa c’è alla radice dell’ostilità antisemita?
L’ostilità antisemita è un sentimento di inimicizia, di avversione, manifesto o nascosto, verso gli ebrei in quanto tali: tale sentimento, che può esprimersi in forme meditate o impulsive, affonda le sue radici nel pregiudizio. Per pregiudizio intendiamo un’opinione acritica che precede e preclude il giudizio razionale e che genera un sentimento negativo (ostilità) nei confronti di una persona che appartiene a un certo gruppo e solo per il fatto che appartiene a questo gruppo. Nel nostro caso, ostilità verso gli ebrei in quanto ebrei.
Il meccanismo del pregiudizio incasella automaticamente le persone in una categoria o gruppo attribuendo loro, individualmente, le caratteristiche negative preconfezionate ritenute tipiche di quella categoria o gruppo (“Tutti sanno che gli ebrei…”, “Gli ebrei sono tutti…”, ecc.) Resta aperta la questione: perché a quel particolare gruppo si attribuiscono le caratteristiche negative che il portatore di pregiudizi proietta su tutti i suoi componenti? La risposta sta nell’esistenza degli stereotipi.
Gli stereotipi sono l’insieme delle caratteristiche preconfezionate, attribuite come tipiche, a una categoria o gruppo sociale, sono una sorta di immaginario collettivo a cui attinge il pregiudizio individuale. Gli stereotipi non sono quindi una creazione individuale ma vengono appresi dall’ambiente; essi rappresentano la controparte sociale e la fonte di alimentazione dei pregiudizi individuali. La creazione e l’arricchimento degli stereotipi riflette l’esercizio nel tempo del potere culturale, religioso e politico esercitato da un gruppo maggioritario e forte ai danni di un gruppo minoritario e debole.
No, non è vero. Nel corso dei secoli vi sono stati sia periodi di dura persecuzione sia periodi di felice convivenza o di civile coesistenza tra la maggioranza della popolazione e la minoranza ebraica.
Da dove arriva l’immagine dell’ebreo “usuraio” e “strozzino”?
L’immagine dell’“ebreo usuraio” è uno stereotipo molto antico. Esso deriva da una serie di eventi storici sviluppatisi in Italia durante il Medioevo, che fecero sì che molti ebrei intraprendessero i mestieri di prestatore di denaro ed esattore delle tasse. Infatti, nel IV secolo dell’era volgare, agli ebrei, allora schiavi romani, venne vietato il possesso fondiario e spesso anche il lavoro nei settori mercantili e artigianali. Contemporaneamente la Chiesa vietò ai cristiani ogni mestiere che implicasse il rapporto col denaro, ritenendolo peccato. Gli ebrei si trovarono così costretti ad intraprendere le attività di finanzieri, banchieri, prestatori di denaro, cambiavalute, etc.
Essi vennero però ben presto accusati di essere sfruttatori della povera gente: nacque così lo stereotipo dell’“ebreo strozzino”, poi alimentato nel corso dei secoli da varie politiche pubbliche, avvenimenti storici e propagande antisemite.
E quella dell’ “avido ebreo”?
I sovrani feudali in quella stessa epoca spesso utilizzavano gli ebrei come funzionari amministrativi che rastrellavano il denaro necessario con tassazioni e confische per finanziare la politica dei sovrani: più i sovrani diventavano avidi, più gli ebrei diventavano esosi. Fu così che iniziò il circolo vizioso che portò alla figura dell’“avido ebreo”.
L’idea della potenza ebraica e dell’influenza che questo gruppo eserciterebbe sugli equilibri politici ed economici mondiali fa parte dell’ideologia antisemita.Uno dei fattori che influirono maggiormente sulla genesi del mito della “cospirazione ebraica” fu lo status acquisito dagli ebrei in seguito all’emancipazione ebraica: essi ebbero allora l'occasione di affacciarsi liberamente al mondo del lavoro e delle economie capitalistiche e grazie ad un antico radicamento urbano, ad un’alta qualificazione professionale, all’assenza della proprietà fondiaria e ad una marcata alfabetizzazione ottennero uno spazio significativo all’interno del mercato.
L’inserimento lavorativo ebraico danneggiò i ceti borghesi e diede talvolta vita ad invidie, discordie e competizioni. Il relativo successo economico e finanziario, la mobilità sociale e il presunto potere conseguito da alcuni ebrei fecero sorgere l’idea che gli ebrei fossero i promotori, oltre che i principali profittatori, dei nuovi assetti economici e politici. Essi vennero così accusati di essere gli autori di un piano complottistico volto a soggiogare il mondo sotto il loro dominio.
La teoria cospirativista ebraica è poi divenuta oggetto di grande popolarità nei primi decenni del XX secolo, con la pubblicazione dei Protocolli dei Savi di Sion: un pamphlet redatto dalla polizia segreta russa che contiene relazioni totalmente false e pretende di svelare i particolari di una presunta cospirazione internazionale degli ebrei volta alla progressiva conquista e dominio del mondo.
E’ vero che gli ebrei sono tutti intelligenti?
Mentre qual è l’origine della teoria dell’uccisione dei bambini?
Dal mito di Saturno deriva l'immagine dell’ebreo divoratore di bambini, e per comprenderlo dobbiamo fare un passo indietro: secondo la mitologia greca, Kronos, il governatore dell’universo, fu rimosso dal trono da suo figlio Zeus, che si era salvato dal destino di essere mangiato dal padre grazie all’aiuto della madre Rea, la quale aveva sostituito il neonato con una pietra.
(a sinistra, il Cronos di Goya)
Nella mitologia romana la figura di Kronos fu poi associata a quella di Saturno, che si riteneva guidasse i padri, gli anziani e le cose vecchie, e quella di Zeus fu trasposta in Giove. Fu così che il rapporto fra Kronos e Zeus, fra Saturno e Giove, fu equiparato a quello fra ebrei e cristiani, ovvero alla vittoria della nuova giustizia contro l’anziana crudeltà, del figlio sul padre che l’ha ucciso (deicidio ebraico di Cristo nell’ottica della Chiesa), rendendo possibile la creazione di un nuovo archetipo all’interno del repertorio della retorica antisemita. Alcuni settori dell’antisemitismo infatti trasposero il mito greco e l’interpretazione che ne fecero i Romani nella leggenda degli ebrei crudeli ed uccisori di bambini.
E la storia del naso adunco?
E la storia del naso adunco?
Nell’epoca romana infatti gli ebrei erano associati con Saturno, pianeta che corrispondeva al Sabato, lo Shabbat ebraico. Infatti Saturno è il pianeta più lontano dal sole, quindi il più freddo. Similmente gli israeliti durante il Sabato, giorno di riposo per la religione ebraica, non potevano accendere fuochi e mangiavano solitamente cibi freddi. I Romani ne deducevano una corrispondenza tra ebrei a Saturno.
Saturno era poi un’entità notturna e vicina al regno dei morti, quindi riconducibile agli animali da preda. Nelle rappresentazioni il pianeta era spesso raffigurato attraverso rapaci antropomorfizzati e dai becchi adunchi, il più delle volte posizionati di profilo: rappresentare di profilo era infatti un metodo usato per stigmatizzare figure diaboliche, oltre a permettere di enfatizzare spiacevoli caratteristiche facciali. Fu così che il naso pronunciato incominciò ad essere associato con gli ebrei e divenne un tratto distintivo della fisiognomica ebraica nell’immaginario comune e nel sapere popolare.
Ma perché ce l’han tutti con loro? Qualche colpa l’avranno pure avuta…
Come abbiamo visto, il popolo ebraico è il popolo della diaspora, che da sempre vive sparso per il mondo, in ogni luogo. Oggi siamo abituati a vedere diverse etnie che vivono nelle nostre città e la diversità non ci stupisce (benché ad alcuni infastidisca), ma una volta le migrazioni non godevano di spostamenti così facili e le comunità locali, non essendo abituate ad entrare in contatto con popoli diversi e stranieri, non erano abituate alla diversità culturale: gli ebrei erano spesso gli unici “infiltrati”, su cui ricadeva ogni forma di xenofobia e dunque ogni tentativo di esclusione, più o meno violenta. La contrapposizione fra gruppi culturali è infatti un universale del genere umano: ogni gruppo sociale tende, per una forma di sopravvivenza culturale, ad opporsi agli altri contigui e a costruire la propria identità proprio in contrapposizione rispetto a quella dei gruppi geograficamente vicini, che viene screditata attraverso vari meccanismi, fra i cui più noti ricordiamo le demonizzazioni e gli stereotipi negativi.
Gli ebrei sono da sempre stati gli “Altri”, i “Diversi” per eccellenza per tutti, poiché hanno sempre vissuto in contesti diasporici, venendo ad essere una minoranza quasi ovunque e perciò aggiudicandosi infiniti trattamenti denigratori e xenofobi; che hanno reso il repertorio dei fenomeni antisemitici così vario ed esteso.Per di più l’ebreo esercita una particolare diffidenza nel mondo occidentale e cristiano poiché non è facilmente distinguibile, essendo spesso simile sia fisicamente che culturalmente ai cittadini comuni e dunque difficile da individuare ed eventualmente isolare.
Nel mondo ci sono stati moltissimi stermini e il popolo ebraico non è l’unico ad aver subito una grande perdita per colpa di una gratuita e irrazionale violenza altrui: perché allora si parla moltissimo della Shoah mentre altre stragi quasi non vengono commemorate? Non è che gli ebrei sono troppo vittimisti?
E’ vero, la storia del mondo è piena di guerre omicide, di genocidi e di guerre interetniche, e non tutte sono sufficientemente ricordate. La Shoah invece è oggetto di numerose commemorazioni, fra cui anche di una giornata apposita indetta tramite una legge parlamentare del 2000 e dedicata al ricordo del genocidio a livello nazionale, il 27 gennaio. Tuttavia l’abbondanza di queste cerimonie non è esito di un eccessivo vittimismo da parte degli ebrei, ma piuttosto della particolare natura del genocidio antiebraico. L’evento della Shoah è infatti un unicum storico, che ha avuto un impatto notevole sulla coscienza europea, costruitasi proprio attorno a questo evento.
E’ vero, la storia del mondo è piena di guerre omicide, di genocidi e di guerre interetniche, e non tutte sono sufficientemente ricordate. La Shoah invece è oggetto di numerose commemorazioni, fra cui anche di una giornata apposita indetta tramite una legge parlamentare del 2000 e dedicata al ricordo del genocidio a livello nazionale, il 27 gennaio. Tuttavia l’abbondanza di queste cerimonie non è esito di un eccessivo vittimismo da parte degli ebrei, ma piuttosto della particolare natura del genocidio antiebraico. L’evento della Shoah è infatti un unicum storico, che ha avuto un impatto notevole sulla coscienza europea, costruitasi proprio attorno a questo evento.
Inoltre quello ebraico è stato uno sterminio di dimensioni mondiali, pianificato a tavolino ed avvalsosi di un avanzato grado di tecnologia, cosa che non era mai avvenuta in precedenza. Gli ebrei non erano nemici diretti della Germania nazista, né un popolo da sterminare per ambizioni di conquista territoriale o per una loro effettiva minaccia ai paesi che stavano combattendo la guerra. Il loro sterminio fu programmato a freddo, per pura ideologia e con l’obiettivo di estirpare il popolo ebraico a livello mondiale, solo per puro odio. Ben pochi purtroppo vi si opposero.
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