L’allora direttore della CIA decise di non dire tutto ciò che sapeva alla commissione che si occupò della morte di Kennedy, per non distoglierla dalla “miglior verità”.
John McCone, morto nel 1991 a 89 anni, è stato il direttore della CIA – l’agenzia di spionaggio statunitense – dal novembre 1961 all’aprile 1965. McCone era dunque direttore della CIA il 22 novembre 1963, il giorno in cui a Dallas fu assassinato John Fitzgerald Kennedy, il 35esimo presidente degli Stati Uniti. Un recente articolo di Politico – scritto da Philip Shenon – spiega che nei mesi dopo la morte di Kennedy, McCone ostacolò di proposito le indagini che avevano lo scopo di capire se l’assassino di Kennedy – Lee Harvey Oswald – aveva agito eseguendo gli ordini di qualcuno o se era invece un “lupo solitario”, uno squilibrato. Oswald – che fu arrestato e si dichiarò sempre innocente – morì due giorni dopo Kennedy: lo uccise Jack Ruby, il proprietario di un locale di spogliarelli di Dallas, che gli sparò e disse di averlo fatto per vendicare Kennedy (alimentando però innumerevoli teorie del complotto, basate sul fatto che qualcuno voleva evitare che Oswald “parlasse”)
L’articolo di Politico si basa su un’importante fonte: un lungo report interno alla CIA, scritto nel 2013 da David Robarge e reso pubblico – seppur con alcune importanti omissioni – pochi mesi fa. In quel report Robarge ha scritto che “le testimonianze di McCone non furono né sincere né precise” e che con le sue volute omissioni McCone impedì di valutare con le necessarie informazioni tutte le possibili ipotesi sulle ragioni dell’assassinio di Kennedy. Le nuove informazioni su McCone offrono elementi per pensare – al di là di una semplice teoria del complotto – che nell’assassinio di Kennedy possano aver avuto un ruolo la mafia statunitense, oppure l’Unione Sovietica e la Cuba di Fidel Castro, e che la CIA decise di non farlo sapere al governo e ai cittadini degli Stati Uniti.
McCone restò a capo della CIA nei primi anni di presidenza di Lyndon B. Johnson, il vicepresidente di Kennedy che dopo la sua morte ne prese il posto. Tra le prime cose che Johnson fece da presidente degli Stati Uniti ci fu la creazione della commissione Warren, una commissione d’inchiesta sulla morte di Kennedy, presieduta dall’allora giudice della corte suprema Earl Warren, da cui prese il nome. Nel suo rapporto finale di 888 pagine, presentato quasi un anno dopo la morte di Kennedy, la commissione Warren disse che, secondo le informazioni in suo possesso, Oswald aveva agito da solo e non c’era nessuna prova di una cospirazione – interna agli Stati Uniti o decisa da stati esteri – per uccidere Kennedy. Secondo Robarge, McCone agì in buona fede, e scelse di non dire certe cose per far sì che la commissione Warren rimanesse concentrata su quella che la CIA riteneva essere la “best truth“, la migliore verità.
Tra i commissari che Johnson scelse per la commissione Warren – il cui nome ufficiale fu “The President’s Commission on the Assassination of President Kennedy” – c’era anche Allen Dulles, che era stato direttore della CIA prima di McCone. Dulles fu rimosso dal suo ruolo proprio da Kennedy, deluso da come nell’aprile 1961 la CIA aveva gestito la fallimentare invasione della baia dei Porci, a Cuba. McCone fu quindi scelto da Kennedy per rimettere in sesto la CIA e per gestire in modo diverso e migliore le operazioni di intelligence nei confronti di Cuba. Shenon scrive che «la più importante informazione che McCone non rivelò alla commissione Warren era quella che riguardava l’esistenza da molti anni di diversi piani per uccidere Castro». In sintesi: non sapendo che la CIA stava cercando di uccidere Castro e che per farlo aveva avuto rapporti con la mafia statunitense (lo si scoprirà negli anni Settanta), la commissione Warren non pensò mai di esplorare la possibilità che Oswald – che si dichiarava marxista, era stato in Unione Sovietica e aveva cercato di trasferirsi a Cuba – potesse essere stato l’esecutore di un ordine di “vendetta” di Castro.
Secondo Robarge l’assistenza che McCone fornì alla commissione Warren fu “passiva, di reazione e selettiva”: nelle molte occasioni in cui fu interrogato, McCone rispose in modo sintetico alle domande che gli venivano fatte, scegliendo quali informazioni comunicare e decidendo di ometterne completamente alcune. Secondo Robarge, McCone fece tutto questo perché era profondamente convinto che – nonostante i suoi legami con Cuba, di cui la CIA era a conoscenza – Oswald avesse agito da solo, senza eseguire nessun ordine dall’alto (o dall’estero). McCone pensava quindi che le informazioni su Cuba avrebbero inutilmente reso più complessa e ingarbugliata l’indagine della commissione, portandola fuori rotta. Il report di Robarge cita anche un importante funzionario della CIA che riferì di aver sentito McCone dire che lui intendeva “occuparsi da solo e in modo diretto delle faccende della commissione Warren”.
Il report di Robarge spiega però che ci sono anche le prove del fatto che la CIA avesse letto segretamente le lettere inviate e ricevute da Oswald dopo che nel 1959 era stato in Unione Sovietica. In quegli anni la CIA spiava molte lettere di soggetti ritenuti pericolosi o implicati con il comunismo, e Oswald era uno di loro. È possibile, seppur poco credibile, che il capo della CIA non fosse a conoscenza del fatto che la CIA leggeva quelle lettere (e quindi quelle di Oswald). È più probabile invece che McCone non fu esplicito con la commissione Warren perché, scrive il report, voleva proteggere un’operazione molto segreta, che se fosse divenuta pubblica avrebbe creato molti problemi alla CIA.
Robarge suggerisce anche che le omissioni di McCone trovarono un importante aiuto in Dulles, suo predecessore e membro della commissione Warren: non è chiaro se Dulles sapesse dei piani per assassinare Castro, che furono probabilmente ideati dopo che lui fu sostituito, e si può credere che Dulles non sapesse quasi nulla sulla CIA e su Oswald. «McCone non sembrava avere nessun esplicito o chiaro accordo con Dulles», ha scritto Robarge: «ciononostante McCone poteva stare certo che il suo predecessore sarebbe stato attento a non compromettere la CIA e a tenere la commissione Warren lontana da pericolose linee investigative».
È facile credere che un ex direttore della CIA, un’agenzia di spionaggio, tenda a non rivelare tutto ciò che sa, scrive Politico. Viene quindi da chiedersi perché in una commissione d’inchiesta di quel tipo fu messo un ex direttore della CIA, e chi decise di mettercelo. Dulles fu scelto per la commissione Warren dal presidente Johnson e Politico scrive che fu Robert Kennedy – fratello di John Fitzgerald e al tempo procuratore generale degli Stati Uniti – a suggerire a Johnson di scegliere Dulles. Robert Kennedy – che fu assassinato nel 1968 – nel 1961 fu scelto dal fratello presidente per occuparsi di quella che Politico definisce “la guerra segreta della sua amministrazione contro Castro”. Il report di Robarge spiega anche che nei mesi dopo la morte di John Fitzgerald Kennedy, McCone e Robert Kennedy ebbero frequenti contatti: «Le loro comunicazioni sembrano essere state verbali, informali e – dal punto di vista di McCone – molto personali: non esistono trascrizioni o resoconti».
Il report di Robarge non trae immediate conclusioni dai rapporti tra Dulles, McCone e Robert Kennedy, scrive però che, proprio perché era direttamente implicato nei piani per assassinare Castro, le relazioni di Robert Kennedy con McCone hanno una “speciale gravità”. Robarge fa due importanti domande: la prima è: «Castro ha fatto uccidere il presidente Kennedy perché Kennedy ha provato a uccidere Castro?». La seconda è: «Può essere che l’ossessione dell’amministrazione Kennedy nei confronti di Cuba abbia inavvertitamente ispirato un sociopatico politicizzato uccidere il presidente Kennedy?». In altre parole, non è detto che Robert Kennedy e McCone volessero coprire la verità sul fatto che Oswald fosse stato mandato da Cuba. Potrebbe anche essere che Kennedy e McCone non volessero far sapere che la ragione per cui uno psicopatico aveva ucciso il presidente degli Stati Uniti era la politica estera degli Stati Uniti.
Resta da chiedersi come mai la CIA abbia deciso di rendere pubblico un report con importanti informazioni su una così dibattuta questione. Politico ipotizza che potrebbe essere un segno della volontà della CIA di aprirsi e aiutare a risolvere i misteri dell’assassinio di Kennedy. È però anche vero che nella versione pubblica del report ci sono 15 punti in cui nomi o frasi sono stati nascosti. Ed è anche vero che la CIA ha reso pubblico il report ma lo ha fatto facendogli pochissima pubblicità, in modo molto discreto: il report si trova infatti nel National Secuirity Archive, un archivio digitale sul sito della George Washington University. Politico ha chiesto alla CIA perché ha reso pubblico proprio ora proprio quel documento. La CIA ha risposto di averlo fatto per mettere in evidenza «i falsi miti che riguardano le implicazioni della CIA nell’assassinio di Kennedy». In altre parole: pur di far vedere di non aver avuto un ruolo nell’assassinio di Kennedy la CIA ha scelto di rendere noto che un suo ex direttore ha detto molto meno di quanto sapeva alla più importante commissione d’inchiesta della storia degli Stati Uniti.
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fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.it
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