CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 7 ottobre 2016

l'emerito firmaiolo

È tempo di uno dei nostri necrologi…
Alla veneranda età di 96 anni è venuto a mancare nell’assoluta indifferenza generale l’emerito Carlo Azeglio Ciampi, che fu presidente del consiglio, ovviamente non eletto secondo una fortunata tradizione destinata a durare, inaugurando la nefasta stagione dei “governi tecnici”, e per questo elevato a presidente della repubblica nelle vesti del quale tenne a battesimo e cullò nei suoi gracili passi quell’aborto unanimemente aborrito che va sotto il nome di “Seconda Repubblica”. Pertanto, nei suoi paludamenti istituzionali rientra a pieno titolo tra i padri di quella patria figlia di mater ignota e troppi genitori putativi a farne le veci.


Il Ciampi nazionale nasce a Livorno nel lontano 1920 ed è il degno rampollo di quella borghesia liberale buona per tutte le stagioni e tutti i regimi. Secchione a scuola dai preti, cresce spensierato sotto l’Italia ducizzata in anni di dittatura, dove subito si contraddistingue per il suo mostruoso anti-fascismo. Nel frattempo, intanto che ci pensa sù, si laurea in Lettere Antiche. Durante il servizio militare, è ufficiale di complemento degli “autieri”: praticamente il paradiso degli imboscati di lusso, in un esercito come quello regio che è scarsamente meccanizzato e drasticamente a corto di automezzi. Distaccato in Albania, segue l’esercito dalle retrovie, e riesce ad evitare tutte le guerre con gli infiniti fronti che il fascismo regala generosamente all’Italietta in camicia nera.

Dopo l’armistizio dell’8 Settembre del 1943, come tanti altri, fa la Resistenza in soffitta, salvo inventarsi partigiano a guerra finita. Mentre in Italia si combatte contro l’occupante nazista ed i collaborazionisti di Salò, il nostro eroe marcia imperterrito sulla linea opposta a quella dei combattimenti. Per sicurezza, è munito di un passaporto con visto tedesco, onde non incorrere in spiacevoli inconvenienti durante la tradotta. Lungo il percorso attraverso gli Appennini, si imbatte per caso nei patrioti della Brigata Maiella; un incentivo in più per accelerare il passo e procedere in senso inverso. Fosse mai che possa essere coinvolto in qualche scontro! 

Però scrive tanto… Infatti si specializza nella produzione di quei manifestini destinati ad essere distribuiti a mano non oltre il circolo degli amici del bridge. Con una formazione in filologia greca, entra alla Banca d’Italia ed in virtù di sì straordinaria competenza ne ascende rapidamente i vertici, fino a diventarne il governatore generale. Con una seconda laurea in Giurisprudenza ed una honoris causa in Economia, non capisce un cazzo dell’una né dell’altra. Ed in entrambe gli ambiti di applicazione, da banchiere centrale prima e presidente della repubblica poi, combina disastri epocali… Come governatore della Banca d’Italia si ritrova suo malgrado ad occuparsi delle politiche monetarie e della difesa valutaria di un intero paese, con risultati che perdurano nel tempo… 

Nel 1992 infatti il filologo riesce a bruciare in una sola notte la bellezza di 60.000 miliardi di lire, che stiamo pagando ancora oggi con gli interessi. Giusto a proposito di quella storia su come il debito italiano è esploso sfuggendo ad ogni controllo..!

In virtù di così strabilianti risultati, l’anno successivo viene messo a capo di un “governo tecnico di transizione”, il cui atto più significativo è la revoca del carcere duro ai mafiosi in risposta alle stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio, con l’avvio della famigerata ‘trattativa’. Ovviamente il presidente Ciampi non ne sa nulla, consumandosi gli eventi a sua totale insaputa. Sarà una sua prerogativa costante.

Partecipa alla costruzione di quel trappolone a tasso fisso e cambi bloccati che ha praticamente paralizzato l’economia europea in una recessione permanente e che va sotto il nome di Euro. Ovviamente, nell’elaborazione della moneta unica non tiene conto di nessuna delle variabili, che ne sanciscono i limiti e le rigidità valutarie. È talmente esperto che non arriva nemmeno a concepire una qualche forma di contromisura alle inevitabili speculazioni sul cambio e l’aumento dei prezzi, durante il passaggio dalla lira all’euro, che sul momento ha dimezzato il potere di acquisto di milioni di italiani a vantaggio di pochissimi. Lo avrebbe capito anche un bambino. Ciampi ovviamente no.

Come presidente della repubblica, è colui che sancisce il trionfo dell’anomalia berlusconiana, trasformando l’eccezione nella regola ed in pratica ordinaria di sistema. In compenso inaugura la stagione della “moral suasion”, che nell’applicazione pratica consiste nel subire ed assecondare lo stupro delle Istituzioni in silenzio, onde evitare più spiacevoli conseguenze. Una così sofisticata strategia provoca subito l’entusiasmo delle forze responsabili e democratiche del paese, che ovviamente plaudono a tanto coraggioso ardore presidenziale. Tra i peana si distinguono subito gli estatici panegirici di Eugenio Scalfari: un altro che s’è scoperto antifascista a guerra finita. C’è da chiedersi se lo stupro istituzionale fosse veramente tale, o piuttosto non fosse una simulazione dietro alla quale nascondere un amore consensuale…

Nel suo settennato presidenziale, Ciampi si conquista la fama della firma più veloce del Colle: non c’è legge vergogna, provvedimento ad personam, o normativa inficiata da palesi vizi di incostituzionalità sulle quali il presidente non apponga la sua firma a tempo di record, senza mai battere il minimo ciglio o fingere il minimo dubbio (foss’anche per sbaglio!), nella serena apoplessia che ne ha contraddistinto per tre quarti di secolo l’attività politica ed istituzionale. Il famigerato “Porcellum”, la contestatissima legge elettorale definita dal suo stesso inventore “una porcata”, scritta in fretta e furia forzando i regolamenti parlamentari a legislatura finita, per sabotare la prevista vittoria elettorale dell’allora centrosinistra e per garantire la sopravvivenza ad un parassita della politica come Pier Ferdinando Casini, la stessa legge dichiarata incostituzionale dalla Consulta e diretta responsabile del caos politico attuale, porta ovviamente la firma di Ciampi che nonostante gli appelli e le rimostranze circa la sua costituzionalità appose in calce al testo l’austera approvazione presidenziale in una manciata di ore dalla sua presentazione.

Per il resto, l’Emerito trascorre i suoi sette anni al Quirinale in sonno criogenico, ermeticamente chiuso in una teca con su scritto “rompere solo in caso di cerimonia”. Il risveglio avviene ogni volta viene intonato l’inno nazionale che sembra titillare le passioni risorgimentali del presidente. Uomo di carattere, riesce a dimettersi persino dal comitato per il 150° anniversario dell’unificazione d’Italia, indisposto dalle provocazioni leghiste, invece di prendere a calci nel culo i nazi-padani che inneggiano alla secessione.

Negli anni successivi alla fine del mandato, Carlo Azeglio Ciampi praticamente scompare. Ogni tanto viene avvistato in qualche concerto, mentre batte le mani scandendo il ritmo della“Marcia di Radetzsky”, perché nessuno in tanti anni ha spiegato al patriottico Emerito che l’opera di Strauss è una marcia militare, composta in onore del vittorioso maresciallo imperiale che alla guida delle truppe austro-ungariche ha stroncato le velleità degli italiani, ponendo fine alla prima guerra di indipendenza.

La sua presenza emerita è così forte e sentita, che viene dato per mortosenza che nessuno si accorga della mancata dipartita. E c’è da chiedersi se anche stavolta non si tratti di uno scherzo. Nessuno noterebbe la differenza, per uno che forse non è stato tra i peggiori presidenti della repubblica, ma sicuramente tra i più perniciosi.  



fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

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