“Abbiamo diritto al sesso”. Il grido dei disabili soffocato dall’Italia
Tostato da Enrico Geretto
Enea è un ragazzo autistico di 28 anni. Non ha mai fatto sesso, nonostante ne senta il desiderio e ne abbia le capacità per consumarlo. Sotto questo aspetto ha un grosso problema: è italiano, abita in Italia, e il suo Paese non gli propone alcuna soluzione legale per l’appagamento del suo desiderio. Per questo, aiutato dai suoi due amici, Carlo ed Alex, parte per l’Europa per ricercare un rapporto sessuale che sia alla luce del sole e che lo aiuti a dar forma concreta alle sue pulsazioni e alla sua sensibilità.
E’ questa la storia raccontata su un documentario in via di sviluppo, The special need, creato da Carlo Zoratti e Cosimo Bizzarri. L’obiettivo è quello di sensibilizzare i cittadini ad una questione spinosa, per il Belpaese: quella che separa i disabili dalla sessualità compromettendone, molto spesso, potenziali di crescita. E’ quanto han capito, in Europa, Paesi come Svizzera, Svezia, Olanda e Germania, Gran Bretagna, dove è prevista l’assistenza sessuale per i disabili che viene fornita grazie all’esistenza di ONG e dagli Stati stessi, a volte in maniera del tutto gratuita. L’assistente sessuale, dopo un corso di circa 600 ore può operare con i suoi pazienti.
E’ questa la storia raccontata su un documentario in via di sviluppo, The special need, creato da Carlo Zoratti e Cosimo Bizzarri. L’obiettivo è quello di sensibilizzare i cittadini ad una questione spinosa, per il Belpaese: quella che separa i disabili dalla sessualità compromettendone, molto spesso, potenziali di crescita. E’ quanto han capito, in Europa, Paesi come Svizzera, Svezia, Olanda e Germania, Gran Bretagna, dove è prevista l’assistenza sessuale per i disabili che viene fornita grazie all’esistenza di ONG e dagli Stati stessi, a volte in maniera del tutto gratuita. L’assistente sessuale, dopo un corso di circa 600 ore può operare con i suoi pazienti.
In una recente petizione lanciata da Max Ulivieri, web designer 40enne ed affetto da distrofia muscolare, si dà quella che potrebbe essere la definizione dell’assistenza sessuale:
Si configura come una pratica soprattutto relazionale, empatica e comunicativa. Attraverso il periodo in cui si svolgerà la sessione
d’incontro tra la persona che lo richiede e l’assistente, il fulcro dell’interesse sarà nello stabilire un rapporto empatico. Quello che l’assistente debitamente preparata deve riuscire a trasmettere all’altro è innanzitutto l’accettazione del suo corpo attraverso l’esplorazione manuale, l’accarezzamento, il massaggio. Concedere un momento di profondo benessere e attenzione all’altro inteso nella sua dimensione olistica, globale: l’uso delle mani sarà accompagnato dalla voce, da musica, dal racconto. L’assistenza viene non a caso definita sessuale. Il che significa che il corpo sarà preso in considerazione nella sua interezza.
Ulivieri ha lanciato inoltre un sito, Love Ability, che ha il compito di mettere in contatto i disabili di tutta Italia che ricercano un partner, “un luogo dell’amore senza barriere”, dove si raccolgono le storie e si ricerca una metà.
Anche al di fuori dell’Europa vi sono delle ONG che trattano la questione: è il caso di White Hands, un’organizzazione giapponese che finora ha trattato 400 persone, disabili, che vengono supportate al momento dell’eiaculazione. Ha fatto il giro del mondo il video, che riporto qui sotto, dell’eiaculazione assisitita che vede coinvolta Tanaka e il Sig. Osoya, disabile. Non si può parlare di prostituzione. Non può essere illegale. Ecco il video:
In Italia c’è chi fa disobbedienza civile. E’ il caso di Debora De Angelis, 31enne romana, che si definisce assistente del sesso. ”La sessualità è un’energia” ha raccontato “una bomba ad orologeria alla quale il disabile pone tutta la sua attenzione se non viene presa concretamente in considerazione, perdendo di vista le altre potenzialità e capacità che possiede”. Debora si inserisce di fatto nell’elenco di chi crede che sia d’obbligo un’evoluzione culturale che possa dare una svolta alla concezione della sessualità nella disabilità. Una cosa necessaria, ma siamo in Italia.
fonte: www.caffenews.it
Facciamocene una ragione. In Italia siamo e vogliamo rimanere arretrati. Ci difendiamo con la nostra arretratezza. Ci fa comodo. Ci evita di decidere e copre la nostra mancanza di coraggio nel pianificare il domani. Scorrere col fiume e dire che non ci possiamo fare nulla. Ci libera da responsabilità e camuffa la nostra codardia. Ci illudiamo perfino di essere perfetti come i siciliani di Tomasi di Lampedusa nel "Gattopardo".
RispondiEliminaQuesta codardia ci sta facendo lentamente scivolare indietro come gente, come popolo. In Europa abbiamo insegnato tutto a tutti nei tempi "oscuri" del medioevo. Ora andiamo a studiare all'estero perché abbiamo coltivato costumi asfissianti della libertà di azione e di pensiero, ci siamo legati mani e piedi. Siamo catatonici.