Sabato sera finita cena salutai gli altri partecipanti alla formazione e mi allontanai da loro che stavano per uscire dall’albergo, rifiutai di passeggiare con loro perché c’erano altri programmi per me in serata, avevo dato appuntamento a lei alle 22.30, gli accordi erano che l’avrei aspettata in camera.
Avevo parlato diverse volte con lei in rete, avevamo condiviso alcune immagini ed opinioni, quando ebbi l’occasione di venire nella sua città le proposi di incontrarci per approfondire i nostri discorsi, da tempo lei voleva provare qualcosa di nuovo, di originale ed il momento era arrivato.
Mentre l’aspettavo in camera mi rifeci il trucco e rimasi con gli abiti che avevo usato a cena, gonna di maglina nera, camicetta sangallo e saldali aperti col tacco neri, stavo studiando come iniziare il tutto e mentre ero immersa sui quei pensieri sentì bussare e con il cuore in gola andai ad aprire.
Era come me l’aspettavo, sorridente e con un abbigliamento di classe, i suoi pantacollant neri disegnavano perfettamente i suoi glutei, anche i suoi sandali bianchi col cinturino erano di classe e facevano pendant con la camicetta.
“Finalmente… ciao A. vieni” ci abbracciammo, i suoi seni comprimevano sui miei, erano sodi e caldi.
“Sei bella come sulle foto… sono contenta di essere venuta”
Ci sedemmo sul letto e le chiesi cosa potevo servirle, avevo fornito il minifrigo di lattine.
“Sai cosa voglio da te, sai perché son venuta”
“Allora non perdiamo tempo… apriamo i balli” e detto questo la baciai sulla bocca sfiorando le labbra, lei ripetè il mio gesto ma lasciando congiunte le labbra, feci allora il primo passo e la mia lingua iniziò a farsi strada entrando a cercare la sua che timida avanzò lentamente per poi slinguare con passione.
A. era coricata sul letto, io sopra di lei a braccia tese e rigide con le mani posate sul materasso, la sua lingua era fuori e io la succhiavo prendendola fra le mie labbra, mentre facevamo qual gioco innocente lei mi sbottonò i pusuar della camicetta e iniziò a palparmi i seni sopra il reggiseno, esitava quasi con timore a stringermi le mammelle, io le venni incontro liberandomi completamente da quel indumento di troppo, in ginocchio sopra di lei le aprii la camicetta, intromisi una mano nel reggiseno a mezza coppa e liberai facilmente prima un capezzolo poi l’altro, li contemplai sorridendo poi cominciai a pizzicarli con i polpastrelli.
“Iniziami ti prego… fai qualcosa” mi disse allora con un sussurro.
Io allora posai la mia bocca sui suoi capezzoli turgidi e feci ruotare la lingua intorno a loro alternandomi sui seni, lei mi abbracciò e con le mani dietro la schiena mi tolse il reggiseno, adesso eravamo con i seni scoperti, i miei piccoli, i suoi più prosperosi.
Ad ogni respiro gli si gonfiavano mettendo in evidenza la loro bellezza naturale, io presi l’elastico dei suoi pantacollant e li feci scendere, non mi stupii affatto di trovare subito le sue labbra libere senza perizoma, slacciai infine i suoi sandali per sfilarli del tutto.
La sua vulva non era rasata, i peli erano castani e morbidi, la sua carne calda, passai sull’inguine il palmo della mano più volte per accarezzare le labbra, per sentire la loro consistenza, quando ripassai per l’ennesima volta la mia mano si fermò sopra, il mio medio si piegò e trovò subito il suo percorso scomparendo nell’utero bollente e unto.
Tutto si svolgeva nel completo silenzio, i nostri sguardi erano fissi, lei con la bocca socchiusa ogni tanto chiudeva gli occhi per godersi quei momenti poi li riapriva per sorridermi, io intanto continuavo a masturbare le sue labbra oramai dilatate.
A. tese la mano per toccare le mie gambe, riusciva solamente a sfiorare le mie cosce interne con le unghie, capì cosa cercava in quel momento, cosa desiderava provare, mi avvicinai allora a gattoni per permetterle di toccarmi le labbra, mi alzò la gonna liberando i glutei e cominciò ad accarezzarmeli poi prese con un dito piegato il cavallo del perizoma e lo tirò facendolo così sfilare fino alle ginocchia, senza levarmeli del tutto posò allora la mano sulle mie labbra palpandole con determinazione, le sue dita si bagnarono e allora le avvicinò alle sue narici.
“E’ diverso sai?... abbiamo odori diversi”, sentendo questo sorrisi, era la prima volta che lei toccava una figa non sua.
Ci mettemmo comode una di fianco all’altra, la mia gamba copriva la sua coscia, le nostre dita continuavano a masturbare le labbra dell’altra, i nostri movimenti erano femminili se così posso definirli perché sapevano come rendere omaggio alla compagna di letto di quella serata.
“Siamo fradice A., lo sai vero?”
“L’ho visto fare tante volte nei video ma mai pensavo fosse una cosa così dolce, intensa”
Mi resi conto che eravamo nella situazione giusta per un gioco saffico particolare, i nostri clitoridi erano rigonfi e sensibilissimi, cambiai posizioni e scesa ai piedi del materasso incrociai le mie gambe con lei sue, subito lei non capì dove volessi arrivare ma poi comprese, le nostre labbra adesso si stavano toccando a forbice, iniziai con dei piccoli colpi di reni per farle aderire meglio, lei mi seguì e fece il mio stesso gioco, adesso le nostre fighe era come se slinguassero tra loro, si strusciavano quasi incollando le labbra, i clito si stimolavano l’un l’altro, il nostro ansimare era sempre in crescendo, l’orgasmo era alle porte, gli ultimi colpi erano quasi violenti ma servirono per lasciarsi andare completamente, per pochi secondi venne prima lei di me ma sentendo i suoi gemiti mi feci trascinare e con l’eccitazione alle stelle venni anch’io, fu un orgasmo intenso, gli umori colavano copiosamente dalle labbra, sul punto dove le nostre labbra giocavano si formò una macchia sulle lenzuola, rimanemmo a lungo con le labbra unite e scariche da ogni energia poi mi avvicinai nuovamente a lei e le accarezzai il viso.
Iniziammo nuovamente con le effusioni, le nostre mani non finivano mai di esplorare, di palpare, quando passavano dall’inguine scivolavano letteralmente per l’abbondanza di umori, mente ci baciavamo iniziammo a masturbarci per conto proprio con una mano mentre con l’altra giocavamo con il corpo dell’amica.
Venimmo nuovamente, i nostri corpi erano intrecciati come serpi, il nostro calore testimoniava i piaceri appena condivisi.
Esauste bevemmo qualcosa di ghiacciato per ricaricarci d’energia poi ci coricammo una vicina all’altra e felicemente abbracciate ci addormentammo.
La notte passò divinamente, lei dormiva e io mi godevo i suo respiro profondo e calmo pensando ai giochi compiuti la sera sul letto, avevo iniziato una donna a questi momenti paradisiaci dove un essere femminile sa donare se stessa per soddisfare un’amica.
Ci svegliammo all’alba consapevoli che ognuna avrebbe ripreso la propria strada, io avrei preso il treno per ritornare a casa e lei sarebbe ritornata alla vita di tutti i giorni, ci guardammo negli occhi ed annuimmo senza parlare, eravamo in sintonia e sapevamo come chiudere in bellezza, sempre nude ricominciammo i giochi della sera prima, li facemmo con frenesia e passione vera, le nostre dita andarono a visitare tutti gli orifizi, posammo le guance sui glutei e sui seni per godere il calore e la morbidezza delle nostre carni, il tutto senza ombra di malizia, al fianco del letto c’era un armadio a specchio, scivolammo ai piedi delle ante e ci sedemmo per terra davanti allo specchio divaricando le nostre gambe, allo specchio guardavamo estasiate i nostri giochi di dita mentre rapidamente gli orgasmi si facevano strada nelle nostre menti.
Proposi ad A. di fare qualche foto per immortalare quelle espressioni ma lei non le accettò, un vero peccato perché ne sarebbe valsa la pena… consapevole per esperienza che un giorno le avrebbe rimpiante.
Al momento di dividerci ci salutammo come due vere amiche, i nostri rapporti erano diventati profondi e intimi, quella notte eravamo diventate una cosa sola.
fonte: acquakiara.blogspot.it
(titolo sostituito)
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