CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

domenica 12 aprile 2015

USA: sterilizzazione per ridurre la popolazione


Gli Usa sono stati il primo paese al mondo ad intraprendere un programma di sterilizzazione obbligatoria a fine eugenetico. I responsabili del programma erano dei credenti accaniti nell'eugenetica, giustificazione che hanno spesso sostenuto per il loro programma stesso, che tuttavia finì per essere interrotto a causa di problemi etici. 

I principali bersagli di questo programma americano erano gli individui intellettualmente disabili e malati di mente, ma in molte leggi statali venivano anche specificamente presi di mira sordi, ciechi, epilettici, fisicamente deformi. 

Secondo l'attivista Angela Davis, sia nativi americani che donne afro-americane furono sterilizzati contro la loro volontà in molti stati, spesso a loro insaputa mentre erano in ospedale per altri motivi (ad esempio, parto). Altri attivisti nativi americani, come il dr. Pinkerman, hanno concluso che circa 25.000 donne native americane furono forzatamente sterilizzate contro la loro volontà, anche se altri hanno sostenuto che questi numeri siano esagerati.

Alcune sterilizzazioni ebbero luogo in prigioni ed in altri istituti di pena, avevano dunque come target la criminalità, ma erano in relativa minoranza. Stime conclusive parlano di oltre 65.000 persone sterilizzate in 33 stati, sotto programmi statali di sterilizzazione obbligatoria.

Il primo stato ad introdurre un disegno di legge per la sterilizzazione obbligatoria fu il Michigan, nel 1897, ma la proposta di legge non riuscì a raccogliere sufficienti voti da parte dei legislatori per essere adottata. Otto anni dopo, i legislatori statali della Pennsylvania approvavano una legge di sterilizzazione, ma le fu posto il veto da parte del governatore. L'Indiana divenne quindi il primo stato ad adottare effettivamente una legislazione sterilizzativa nel 1907, seguito da vicino dalla California e da Washington nel 1909. Comunque i tassi di sterilizzazione in tutto il paese erano relativamente bassi (la California fu l'unica eccezione), almeno fino al 1927, quando, in relazione al caso Buck vs. Bell, la Corte Suprema legittimò la sterilizzazione forzata dei pazienti di un istituto per disabili intellettivi in Virginia. 

Da allora, il numero di sterilizzazioni effettuate ogni anno aumentò, fino ad un altro caso giunto in valutazione nel 1942 alla Corte Suprema, Skinner vs. Oklahoma, che complicò la situazione giuridica con una sentenza contro la sterilizzazione di criminali, motivando che la clausola della parità di diritti tutelata dalla costituzione veniva violata, nel senso che, se la sterilizzazione doveva essere eseguita, allora non se ne potevano esentare chi avesse commesso crimini finanziari.

In linea generale, la maggior parte delle leggi di sterilizzazione americane possono essere suddivise in tre principali categorie di motivazioni: 

- eugenetica (problema dell'ereditarietà), 
- terapeutica (basata sull'idea che la sterilizzazione avrebbe potuto curare tratti sessuali considerati patologici come la masturbazione o la pedofilia), 
- punitiva (intesa dunque come una punizione per i criminali), anche se naturalmente queste motivazioni potrebbero essere combinate tanto nella teoria quanto nella pratica (la sterilizzazione dei criminali avrebbe potuto essere intesa sia in senso punitivo che eugenetico, ad esempio). 

In ogni caso, la sentenza Buck vs. Bell affermò solo che la sterilizzazione eugenetica era costituzionale, mentre la sentenza Skinner vs. Oklahoma stabilì l'illegittimità di particolari discriminanti riguardo alla sterilizzazione punitiva. Comunque la maggior parte delle operazioni furono tese soltanto ad impedire la riproduzione (come nel caso del recidere i vasi deferenti nei maschi), anche se alcuni stati (Oregon e North Dakota in particolare) avevano anche leggi che richiedevano l'uso della castrazione. In generale, la maggior parte delle sterilizzazioni sono state eseguite in strutture statali: istituti eugenetici, ospedali, case per disabili mentali e psichiatrici. Non c'è mai stato uno statuto federale per la sterilizzazione, anche se l'eugenista Harry H. Laughlin, il cui studio "Modello Eugenetico per la Legge sulla Sterilizzazione" è stato la base della legislazione affermata nel caso Buck vs. Bell, propose di instituirne uno nel 1922.

Dopo la seconda guerra mondiale, l'opinione pubblica verso l'eugenetica ed i relativi programmi di sterilizzazione è diventata più negativa, alla luce del collegamento con le politiche di genocidio attuate dalla Germania nazista, anche se un numero significativo di sterilizzazioni è proseguito in alcuni stati fino alla fine degli anni sessanta, ed in particolare il Consiglio di eugenetica dell'Oregon, più tardi rinominato commissione di protezione sociale, è esistito fino al 1983, con l'ultima sterilizzazione forzata verificatesi nel 1981.

Negli ultimi anni, i governatori di molti stati hanno fatto pubbliche scuse per i loro programmi precedenti, iniziando con la Virginia, seguita poi dall'Oregon e dalla California stessa. Tuttavia nessuno si è mai offerto di risarcire le persone sottoposte a sterilizzazione coatta, adducendo a motivo che probabilmente pochi di essi erano ancora in vita (e che ovviamente non avevano figli da risarcire), e che comunque le registrazioni rimaste erano inadeguate ad un'indubitabile verifica.

A partire dal gennaio 2011, tornarono in corso discussioni in materia di risarcimento per le vittime della sterilizzazione forzata sotto l'autorizzazione del Consiglio eugenetico del North Carolina, ciò a conseguenza della costituzione, nel 2010, da parte del governatore Bev Perdue, d'una fondazione atta a "fornire giustizia e risarcire le vittime che sono state forzatamente sterilizzate da parte dello Stato del North Carolina". Alla fine, nel 2013, lo stato del North Carolina ha annunciato che avrebbe versato 10 milioni dollari, a partire dal mese di giugno del 2015, per compensare gli uomini e le donne che fossero state sterilizzate nel programma eugenetico dello Stato stesso; nello specifico, il North Carolina ha sterilizzato 7.600 persone dal 1929 al 1974, cittadini che sono stati ritenuti socialmente o mentalmente inabili. 
Discussioni in materia di risarcimento per le vittime della sterilizzazione forzata in altri stati devono ancora cominciare.
Una recente indagine della Associated Press sulle pratiche dei tribunali del Tennessee durante il patteggiamento ha messo in allerta gli americani su una delle tradizioni governative più agghiaccianti e finora considerate proibite: la sterilizzazione forzata dei carcerati.

Secondo la giornalista della AP Sheila Burke, un caso recente ha riguardato una donna del Tennessee con disturbi psichici, il cui bambino era morto in circostanze “misteriose”. Durante il patteggiamento, il pubblico ministero avrebbe usato la minaccia del carcere se la donna non avesse acconsentito alla sterilizzazione. “Negli ultimi cinque anni, i pubblici ministeri di Nashville hanno incluso almeno quattro volte la sterilizzazione della donna nel patteggiamento” scrive la Burke.

La pratica della sterilizzazione non si limita all’ufficio del procuratore distrettuale di Nashville. Tra il 2006 e il 2010, in California, circa 150 donne carcerate sono state sterilizzate, cosa che ha spinto il governatore Jerry Brown a firmare una legge che vieta la pratica. Solo l’anno scorso la Carolina del Nord ha passato una legge che risarcisce le vittime dei programmi eugenetici operanti fino al 1976. Legge che però non risarciscele vittime di sterilizzazioni forzate attuate al di fuori delle competenze del Consiglio Eugenetico della Carolina del Nord.

L’appoggio forse più famoso alla sterilizzazione di stato arrivò dal giudice supremo Oliver Wendell Holmes, che motivando la decisione sul caso Buck v. Bell scrisse vergognosamente: “tre generazioni di imbecilli sono abbastanza”. La corte suprema votò otto contro uno a conferma del programma di sterilizzazione forzata applicato a discrezione dello stato della Virginia sulle persone giudicate inadatte a riprodursi. Sebbene sia considerata una delle peggiori tra quelle emesse dalla corte suprema, la sentenza non è mai stata rovesciata.

Se in passato la sterilizzazione forzata era giustificata sulla base di una “purezza genetica”, i sostenitori di quella attuale non hanno problemi a citare la “pubblica sicurezza” a giustificazione dell’atto. Ai genitori che coerentemente mettono i loro figli in condizioni di rischio dovrebbe essere vietato avere altri figli: tutto qui, dicono. E, citando casi tragici e talvolta inquietanti di infanticidio, non mancano quelli che supportano la tesi.

Anche intesa come misura di sicurezza, però, la sterilizzazione mostra il volto più disumano dello stato. Il governo, qualunque governo, che impone la mutilazione a chi è accusato di un crimine è roba da fantascienza distopica. Dicendo di voler prevenire un futuro abuso su minori, la sterilizzazione viene fatta passare per giustizia preventiva. In realtà non è altro che il “precrimine” di cui parla Philip K. Dick nel suo Minority Report. Ed è anche una chiara violazione del principio del giusto processo, a prescindere da quello che dicono gli uomini in toga nera.

Per quanto la faccenda sia inquietante, non dovrebbe sorprendere chi ha visto erodersi la relazione medico-paziente a causa dell’intrusione dello stato. Come spiega il dottor Thomas Szasz, la privacy del paziente sfuma man mano che lo stato si inserisce nella sanità. Quando la medicina passa da una interazione da pari a pari, medico-paziente, ad una transazione a più strati, paziente-medico-stato-aziende, gli interessi in competizione tra loro cominciano ad insinuarsi sempre più nelle relazioni tra le parti interessate. Oggi i medici sono tenuti a riportare le loro azioni alle compagnie di assicurazioni, i tribunali, gli avvocati, le burocrazie, le agenzie di assistenza ai minori, e tutta una serie di terze parti, e sono tutti questi assieme a dettare le condizioni in cui deve avvenire il trattamento medico.

Leonardo Conti, il medico “Capo della Sanità” durante il Terzo Reich in Germania, nutriva ambizioni simili riguardo il sistema sanitario da lui diretto. Il suo regime richiedeva che “la terapia… fosse somministrata negli interessi della razza e della società e non dell’individuo malato”.Questa è la trasformazione avvenuta tanto tempo fa nel sistema sanitario americano. Quando stato e interessi aziendali si insinuano nella sanità, la salute mentale dei singoli genitori e il diritto a riprodursi diventano schiavi delle fisime perverse di una classe manageriale affamata di potere. Pratiche aberranti come la sterilizzazione forzata si trasformano in “trattamenti” di routine, con il bisturi nelle mani di avvocati e burocrati. 

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Vedi anche: 

La strage della sterilizzazione forzata

fonte: freeondarevolution.blogspot.it

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