CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 10 marzo 2017

il rapporto della CIA sul raffreddamento globale del 1974

Oggi si sente parlare molto del riscaldamento globale e dei suoi pericoli ma a quanto pare un tempo non così lontano anche il raffreddamento globale sembrava essere una preoccupazione per molti.
Risultano interessante e curioso a tal proposito questi due ‘articoli datati’ del ricercatore e ingegnere nonché appassionato di metereologia Maurizio Morabito, il quale aveva scoperto un rapporto della CIA sul raffreddamento globale e invita negli articoli a riflettere sulle esagerazioni e allarmismi che a volte si fanno anche in quest’ambito.
Insomma, bisogna senza dubbio preoccuparsi del riscaldamento globale e cercare di combattere i suoi danni senza tuttavia farsi prendere troppo dal catastrofismo e provando anche a dubitare quando c’è da dubitare su questo tema.
Di seguito i due articoli.
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Esclusiva Mondiale: Il Rapporto CIA del 1974 Che Dimostra La Vacuita’ delle Paure Climatiche (E Non Solo)
Di Maurizio Morabito
(Ho recentemente scoperto in biblioteca a Londra un eccezionale documento della CIA, dimenticato per 35 anni, sul consenso scientifico intorno al raffreddamento globale negli anni ’70. Data l’importanza, versioni dell’articolo qui sotto sono state pubblicate lo scorso 3 dicembre in esclusiva mondiale a pagina XIII del settimanale britannico The Spectator (UK) a firma miasulla prima pagina l Foglio a firma Piero Vietti e sul blog Climate Monitor a firma mia e di Guido Guidi)
Un rapporto della CIA vecchio di 35 anni sul raffreddamento globale rivela che il consenso scientifico e le paure del clima non ci hanno mai veramente lasciati …stranamente, quale che fosse e sia la tendenza delle temperature!”
Il documento può essere del 1974, ma lo scenario e’ stranamente familiare: un importante rapporto governativo avverte che il cambiamento climatico porterà ad alluvioni e carestie. “Climatologi di chiara fama” parlano di un “pernicioso cambiamento climatico globale”, che minaccia “la stabilità della maggior parte degli Stati “. Ma questo documento – mai reso pubblico prima d’ora – è stato scritto per rispondere al raffreddamento globale, non al riscaldamento (e sì, si parla anche dell’esistenza di un “consenso” tra gli scienziati!).
Il rapporto della CIA intitolato Uno Studio della Ricerca Climatologica per quanto Riguarda i Problemi dell’Iintelligence, scritto nel marzo del 1974 per aiutare la “pianificazione interna” potrebbe tutto solo spiegare la diffusa sensazione di deja-vu riguardo i cambiamenti climatici e giustificare i ricordi delle discussioni scientifiche della metà degli anni ‘70 circa il raffreddamento globale. Anzi, con il senno di poi, un po’ fa anche ridere e imbarazza il lettore, visto che le due fraseologie, di ieri sul raffreddamento e di oggi sul riscaldamento, sono praticamente identiche.
Quasi come se le paure climatiche fossero fatte con lo stesso stampino, la “nuova era climatica” era descritta nel 1974 come foriera di carestie, morti per fame, ondate di rifugiati, inondazioni, siccità, fallimenti delle coltivazioni e dei
monsoni, con ogni genere di fenomeni meteorologici in una mescolanza di catastrofi attuali e future e con la solita sottovalutazione dei possibili benefici, solo accennati. E accanto al Sahara che si doveva espandere, ecco il consueto riferimento alle riserve mondiali di cereali inferiori ad un mese e alle civiltà passate distrutte da “maggiori e minori” episodi di raffreddamento (le civilta’ dell’Indo, gli Ittiti, i Micenei, e l’Impero del Mali, se qualcuno lo volesse sapere).
Secondo la CIA, nel 1974 i modelli climatici erano in fase di perfezionamento (come sempre) e il bilancio energetico dell’atmosfera perfettamente spiegabile (incredibilmente, senza un solo riferimento ai gas serra). L’intervento governativo (ovviamente) aveva riunito famosi scienziati fino ad allora vittime di “scontri di personalità” (ma va’), e aiutato a stabilire un “consenso scientifico” (interdisciplinare, naturalmente) riguardo un “cambiamento climatico globale”, delle vaghe minacce (come no) a proposito di “una maggiore variabilità” nel clima, gravi problemi economici in tutto il mondo (difficile da indovinare, vero?), e una serie di proposte circa la creazione di nuove agenzie governative (chi l’avrebbe mai detto).
Quello è esattamente il consenso di cui si parlava all’epoca nelle pagine di Newsweek e del New York Times. Come mai un tale documento è allora stato fin’ora tralasciato? Perchè alcuni si sono sforzati per anni per definire “un mito” il
concetto stesso di consenso sul “raffreddamento globale”, come ad esempio in un noto articolo di Thomas C. Peterson, William M. Connolley, e John Fleck pubblicato dalla American Meteorological Society nel mese di settembre 2008?
Forse è facile non notare ciò che non si sta cercando (si può trovare menzione di un consenso sul raffreddamento globale almeno dal lontano 1961). La Scienza poi, nel 1974, non era fatta da gruppi intergovernativi di esperti. Infine, i documenti come questo della CIA che appaiono sul web solo nel titolo possono essere dichiarati a tutti gli effetti perduti nelle raccolte di microfiches delle biblioteche di tutto il mondo (in questo caso, della British Library).
Ipotizzando liberamente, il più probabile motivo che può aver spinto la CIA a produrre quel documento è stata la perdita di “una parte significativa” del raccolto invernale di grano dell’URSS nel 1972, con le conseguenze del caso sulla “politica degli approvvigionamenti” nella consapevolezza di non avere seri “strumenti di analisi”. Da qui la richiesta agli scienziati di rispondere (all’unanimità) a chi si occupa di leggi e regolamenti, un’altra caratteristica che fino ad oggi è rimasta sostanzialmente invariata. Vuol forse dire che ci sono climatologi modaioli in giro, pronti a fare di ogni tendenza una previsione?
ECCO COME HO SCOPERTO IL RAPPORTO DELLA CIA
Certo non avevo modo di immaginare come sarebbe andata a finire, quella mattina di un sabato estivo quando per curiosità ho cercato vecchi articoli di carattere meteorologico nel sito del Washington Post. E cosa mi è apparso? Un pezzo del 1976 a firma Jonathan Powers, riguardo, diremmo oggi, “Il deterioramento del meteo mondiale”.
Purtroppo il testo integrale era nascosto, disponibile solo a pagamento, ma nelle due righe iniziali visibili si parlava di un rapporto CIA di due anni prima, che a dire del giornalista suonava come un documento del Club di Roma.
Il Club di Roma? La fine del mondo, più o meno? E che strano, mi sono detto, in tutto l’annoso dibattito riguardo il concetto e il consenso sul raffreddamento globale negli anni ’70, mai una volta avevo letto della CIA. Eppure un trio di un certo peso, Peterson, Connolley e Fleck, avevano perso un mucchio di tempo per pubblicare nell’ottobre 2008 su una prestigiosa rivista dell’American Meteorological Society un lungo e dotto articolo per dire che il consenso scientifico sul global cooling non c’era mai stato, negli anni ’70. Dimenticando, ahimè, di guardare quel rapporto della CIA.
Con la curiosità in continuo aumento mi sono dunque recato in biblioteca, per scoprire che il rapporto CIA “Uno studio della ricerca climatologica in considerazione dei problemi di intelligence” era disponibile, bastava aspettare un paio di giorni per averlo dalla British Library. Tutto facile? Non esattamente: quella che è arrivata è una microfiche, un oggetto fragile e antidiluviano per leggere il quale ho dovuto fare il giro di tre biblioteche nel centro di Londra. Non vi dico poi come è stato difficile stamparne il contenuto su carta, con apparecchiature degne di HG Wells o Flash Gordon e particolarmente pronte a smettere di funzionare.
Eccomi allora con quelle 36 pagine, e subito sono stato colpito dal contenuto. Sembravano una parodia, una presa in giro, uno scherzo fatto da qualche “negazionista climatico” che si era divertito a prendere un documento IPCC qualunque e sosituire (è facile, oggi, con Microsoft Word) ogni riferimento “global warming” con “global cooling”.
Cosa dicevano gli spioni USA nel 1974 infatti? Arriverà il freddo: e con quello, siccita’, alluvioni, meteo impazzita, fame, problemi economici anche nelle nazioni più ricche, rischi di instabilità, l’Africa starà peggio, il Sahara si espanderà, e così via in una vera litania di catastrofi presenti e future, tutto o quasi preso dalla Bibbia, a parte la pioggia di rane (sono sicuro che qualcuno ci stava, e ci sta lavorando).
I modelli climatici? Sono presentati come il futuro della climatologia, e se avremo pazienza, in pochi anni saranno in grado di prevedere il clima che verrà (non l’abbiamo già sentita, questa?).
Consiglio a tutti la lettura di quel rapporto (in inglese, a questo link, incluso (comica finale?) una conferenza a San Diego che stabilisce un consenso scientifico sul raffreddamento globale. Wow!
Alla fine, ho deciso di affidare la “notizia” alla carta stampata (il settimanale The Spectator nel Regno Unito, e il quotidiano Il Foglio in Italia, co-ordinati per un lancio in esclusiva mondiale il 3 dicembre 2009). Più naturalmente il mio blog in inglese, la stessa mattina.
E’ possibile prendere ancora sul serio la climatologia, dopo aver letto quel rapporto? Sì: perché è evidente che il problema non è nella Scienza, ma nel modo in cui troppi scienziati e troppi politici riescono a trovare punti in comune per esagerare gli uni le dichiarazioni degli altri, in un parossismo che poco ha a che fare con la ricerca di migliorare le nostre conoscenze, o il desiderio di occuparci del nostro ambiente, e molto invece con il desiderio di “convincere” i cittadini a fare quello che politici (e scienziati) vogliono che loro facciano.
Rendiamocene conto: le paure climatiche sono le stesse oggi di trentacinque anni fa perché, anche se la Scienza è cambiata, anche se le letture termometriche sono cambiate, anche se i modelli sono cambiati, anche se la politica stessa è cambiata, alla fine quella che non è cambiata è la natura umana, con tutte le sue paure.
Ai catastrofisti del clima possiamo dunque solo rispondere: basta con i soliti terrori, basta con le bambinate, quello che ci occorre è diventare adulti, maturi nel senso di capaci di prenderci cura dell’ambiente per quello che è, e non come ricettacolo dei nostri terrori. Altrimenti, come nella recentissima parodia sul riscaldamento globale (quella sì, scritta per far ridere, da un irlandese), fra trentacinque anni ci troveremo a discutere di… Rallentamento Globale!!!
Come, non lo sapete? Il rallentamento globale è causato dalle importazioni di merci dall’Oriente…. (sottofondo: musica da film dell’orrore).

Fonte tratta dal sito .

fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.it

sabato 4 marzo 2017

adesso la cosa è grave

siamo tutti in pericolo. Avvisate tutti, diffondete questo video!



FAKE NEWS o FAKE REALITY? Ancora una tagliola messa in atto dalla Boldrini, questa volta alla gola dei liberi pensatori. La Clinton dà l'ordine "Basta con la libertà in rete" e Colonia Italia esegue: censura. Controllo e dissuasione saranno gli strumenti ufficiali. Stalkeraggio, discredito, oltraggio e minaccia gli strumenti usuali che lo Stato metterà in campo per chiudere una volta per tutte il mito della RETE LIBERA. Ecco cos'è INFORMAZIONE, VERO, FALSO, SUDDITO, SOVRANO, LO STATO e... le sue RAGIONI.
fonte tommix
http://ilsapereepotere2.blogspot.it/2017/03/adesso-la-cosa-e-grave-siamo-tutti-in.html



fonte: http://alfredodecclesia.blogspot.it/

mercoledì 1 marzo 2017

i 5 significati nascosti nella data di nascita

Ogni essere vivente riceve, al momento della nascita, un’impronta astrale, caratterizzata dalle energie presenti in quel momento che determinano le caratteristiche di base e lo rendono sensibile, nel corso della sua esistenza, alle energie affini secondo il noto fenomeno della risonanza.
Dal punto di vista delle filosofie esoteriche, il momento della nascita non è casuale, ma avviene in funzione delle configurazioni astrali,  se sono in accordo con il destino che noi stessi abbiamo determinato tramite ciò che abbiamo fatto nelle incarnazioni precedenti. In ultima analisi, quindi, gli astri influiscono ma sempre in conseguenza di ciò che è stato messo in atto da noi stessi, che siamo i veri e unici artefici del nostro destino.
1La numerologia è la più importante scienza psichica a cui tutte le altre (Astrologia, Tarocchi, ecc.) fanno in qualche modo riferimento; fin dall’antichità infatti ed in tutte le civiltà i numeri erano comunemente utilizzati per interpretare la realtà e predire il destino dell’uomo. Gli storici credono che la moderna numerologia sia un insieme di insegnamenti che derivano dall’antica babilonia, da e i suoi seguaci (VI Secolo A.C. Grecia), dai primi misticismi cristiani, dalla Filosofia astrologica da Alessandria D’Egitto, dall’occultismo dell’antico gnosticismo e dal sistema ebreo del Kabbalah. L’indiano “Vedas”, il cinese “Circle of the Dead”, e l’egiziano “Book of the Master of the Secret House”, (Rituale della Morte), danno una chiara dimostrazione di come la Numerologia è utilizzata e studiata da centinaia di anni. (1) Il principio di base consiste nel considerare i numeri entità che emanano frequenze vibrazionali che influiscono ed influenzano la vita dell’uomo; non soltanto quindi quantità aritmetiche utili per misurare ed effettuare calcoli, ma elementi simbolici che interagiscono con la realtà dell’UNI-verso (ognuno dei quali è originato dall’unità e ha una sua propria frequenza). L’Uno, difatti, è la potenza generatrice da cui tutti gli altri numeri discendono.

Come si applica la Numerologia

La numerologia utilizza il linguaggio simbolico dei numeri, considerato universale e atemporale. In ogni data o parola, eseguendo un processo di calcolo o di metodo, può essere identificato un numero elementare, compreso tra 1 e 9 (oltre a questi, esistono altri numeri, che approfondiremo più avanti, denominati Maestri che sono l’11, 22, 33 e quelli Karmici: 13, 14, 16, 19).
Ciascun numero elementare ha un suo significato simbolico da cui derivano le caratteristiche e le tendenze positive e negative delle persone influenzate da quel numero. L’interpretazione del numero relativo a ciascun elemento derivato dal nome e dalla data di nascita (o dalla combinazione di entrambi) fa riferimento a queste caratteristiche che devono essere “tradotte” per l’analisi che in quel  momento si sta effettuando. La numerologia è quindi un utilissimo metodo di autoanalisi e di introspezione.

ANALISI DELLA DATA DI NASCITA

Dalla data di nascita possiamo individuare 5 importantissimi fattori, con i quali avremo modo di comprendere meglio 1 – ANIMA (CHI SIAMO) 2 – KARMA (COSA DOBBIAMO FARE) 3 – DONO (LE NOSTRE DOTI) 4 – DESTINO (IL NOSTRO DESTINO) 5 – REALIZZAZIONE (COME CI REALIZZEREMO) Ecco come questi vengono calcolati:
1) Il GIORNO DI NASCITA risponde alla domanda CHI SIAMO identifica l’ANIMA, la nostra personalità e il nostro essere interiore,
2) il MESE DI NASCITA risponde alla domanda CHE COSA DOBBIAMO FARE Identifica il KARMA, il nostro rapporto con il mondo esterno, il percorso che ci siamo prefissati per questa vita;
3) le ULTIME DUE CIFRE DELL’ANNO DI NASCITA rispondono alla domanda QUALI SONO LE NOSTRE DOTI descrivono il nostro DONO le nostre caratteristiche innate, già sviluppate, sulle quali poter contare.
4) La SOMMA DELL’ANNO DI NASCITA risponde alla domanda COSA SIAMO DESTINATI A FARE e COSA SIAMO DESTINATI A ESSERE; delinea il nostro DESTINO, ovvero ciò che siamo destinati ad essere, è anche una descrizione di come ci vedono gli altri e
5) La SOMMA COMPLETA DELLA DATA DI NASCITA rappresenta la nostra VIA DI REALIZZAZIONE delinea lo scopo, la strada da percorrere per la nostra più elevata realizzazione per vivere una vita serena.
Esempio di CALCOLO per una persona nata il 13 marzo 1961 come ANIMA = 13 quindi 1+3 = 4 come KARMA = 3 come DONO = 61 quindi 6 + 1 = 7 come DESTINO = 1961 quindi 1 + 9 + 6 + 1 = 17 quindi 1 + 7 = 8 come REALIZZAZIONE = 13 + 3 + 1961 quindi 1 + 3 + 3 + 1 + 9 + 6 + 1 = 24 = 2+4 = 6
Ebbene, con questo articolo abbiamo dato un breve sguardo alla Numerologia che ci insegna a conoscerci meglio e ci fornisce in breve tempo un ritratto di noi stessi che viene poi confermato e approfondito dall’analisi della carta numerologica completa.

Andiamo a scoprire il SIGNIFICATO ESOTERICO DEI NUMERI da 1 a 9

1Abbiamo visto  come si individuano i numeri in grado di individuare il percorso evolutivo della persona e di consigliarla su come evitare di incorrere in abitudini che frenano la sua crescita spirituale.
Vediamoli ora nel dettaglio

1

Simboleggia l’uomo in piedi, colui che prende parte all’opera della creazione. Il numero uno rappresenta l’inizio o meglio il principio dell’iniziazione e l’impulso, è il numero dal quale prende origine un’idea, nasce una vita. Raffigura anche l’indipendenza, la forza, l’energia, l’individualismo. Il numero uno caratterizza tutti i “leader”, quelle persone che vivono in una prospettiva mitica e che agiscono con energia convinti di lottare per una giusta causa e capaci di apportare cambiamenti positivi per l’umanità intera. L’ambizione è grandissima e si unisce ad un’ideale profondo che porta a raggiungere posizioni di rilievo. A livello psichico questo numero dona la capacità di affermarsi e di esprimere la propria individualità. In forma negativa è anche il numero che evidenzia l’egoismo e l’arroganza; questi due difetti possono essere degli aspetti comuni nelle prime fasi della vita delle persone caratterizzate dal numero uno, infatti nell’età giovanile potrebbero avere la tendenza a muoversi con scarso rispetto per gli altri e per l’ambiente che li circonda.

2

Questo numero rappresenta il principio della dualità: l’opposizione, il conflitto, il bene e il male, il maschile e il femminile. Rappresenta simbolicamente la relazione, della sensibilità verso gli altri e comunica collaborazione, propensione alle relazioni, l’unione, la sensibilità. Spesso gli individui del ”2″ ricorrono alla meditazione per sconfiggere la loro innata ansia interiore. Le persone caratterizzate da questo numero hanno un’energia intimamente femminile, atta a ricevere, sono magnetici, molto intuitivi e sensibili. Sono degli eccellenti collaboratori perché pur esprimendo la loro individualità riescono a vivere in armonia con chi li circonda; riescono infatti ad essere compagni perfetti anche se sono spesso indecisi poiché vedono il duplice aspetto di ogni cosa, vigendo in loro la “legge del contrasto”.

3

Questo numero è da sempre stato identificato come numero fondamentale, quello che simboleggia l’uomo generato dal Cielo e dalla Terra. Indica il principio della crescita, la creatività, la curiosità, una buona comunicazione, l’espressione e lo sviluppo dell’energia, inoltre dona spiritualità e ottimismo. Le persone caratterizzate dal numero 3 hanno un’energia giovanile che nasce dalla combinazione della forza innovatrice dell’Uno e l’intuizione e il magnetismo del Due. Sono allegri ed entusiasti, amichevoli e socievoli, attratti dai piaceri della vita, dall’opulenza, dal divertimento. le personalità “3″ riescono a catalizzare l’attenzione su di loro e di certo non passano inosservati anche se a volte per questo loro atteggiamento vengono scambiate per persone superficiali. Hanno un alto bisogno di  attenzione e per questo imparano l’arte della conversazione e dell’umorismo. Nella forma negativa si avrà una cattiva comunicazione ed una tendenza al pessimismo.

4

Questo numero è associato alla figura geometrica del quadrato e quindi indica il solido, il materiale, la concretizzazione delle rappresentazioni mentali, la realizzazione in senso materiale. Raffigura l’attuale mondo fisico, la globalità del creato, in altre parole la Terra con tutte le sue presenze fisiche. Mentre i primi tre numeri lavorano sul piano interiore, il numero 4 opera a livello pratico, quindi stimola ad utilizzare le qualità dell’individuo affinché riesca ad esprimere quanto di tangibile e concreto vi è nel suo intimo.
Il “4″ rappresenta la stabilità, la concretezza, la capacità di portare a termine quello che ci si prefigge con una grande forza di volontà. La sua è un’energia costruttiva e conservatrice, consapevole della necessità di agire nel mondo materiale. A livello psichico sono individui con un evidenziato senso della responsabilità e amano le tradizioni, sono intelligenti e riservati. Questo numero è di solito associato ad un aspetto fisico molto attraente.
Nell’aspetto negativo i numeri 4 sono spesso egocentrici, disfattisti e aggressivi anche perché nell’esistenza si ritrovano a dover fronteggiare ricorrenti alti e bassi e quindi si sentono spesso incompresi dagli altri.

5

Questo numero è legato al cambiamento, alla libertà, alla capacità di vivere in modo intenso, all’esplorazione sia fisica che mentale, alla passione, alla sensualità e alla buona sorte. Rappresenta il numero del volere divino (la stella a cinque punte o il fiore a cinque petali che si trova nelle cattedrali gotiche) e quindi simboleggia l’anima, l’etere, il centro.
Sul piano psichico il numero cinque indica un carattere facile ai cambiamenti ma inquieto; l’energia del 5 è collegata al pianeta Mercurio: attiva, estroversa in continua espansione infatti, la sua posizione centrale, tra 1 e 9, guida verso luoghi sconosciuti. Sono individui curiosi, con uno spiccato senso della libertà personale e fortemente competitivi e istintivi.
Le personalità “5″ si ritrovano nello studio dell’astrologia, psicologia e altre discipline analoghe perché, quando sono abbastanza evoluti, cercano di espandere la loro consapevolezza. Nonostante una condizione economica a tratti “incerta”, essi sono in grado di risparmiare per i momenti più difficili. Nell’aspetto negativo i numeri “5″ sono decisamente impazienti e dovrebbero e ascoltare di più le opinioni altrui; inoltre, pur essendo abili e pieni di risorse dovrebbero prestare attenzione ai pericoli derivanti dagli eccessi.

6

Il numero 6 simboleggia il punto di arrivo, la responsabilità, le unioni durevoli, la famiglia. E’ simbolo appresenta dell’equilibrio, dell’armonia con se stessi e con il mondo. E’ il numero che racchiude sia il bene che il male, il possibile conflitto tra il Creatore e la sua creatura, come congiungimento e come ribellione. L’energia del sei si esprime quindi attraverso il dare e ricevere amore e supporto, infatti le persone dominate da questo numero dimostrano un continuo bisogno di occuparsi degli altri e sviluppano idee che possono migliorare il mondo. A livello psichico il numero 6 caraterizza individui energici ma sensibili; molto ricettivi, cordiali, amorevoli, socievoli e amanti dei viaggi; sono, inoltre, dotati di talento artistico (soprattutto nell’ambito musicale) e creativo.

7

Questo numero è il simbolo della conoscenza e della scoperta e della ricerca in tutte le forme soprattutto, mistica. È il numero dell’apprendimento, della dottrina scientifica, della profondità della vita, della concezione filosofica, della totalità; infatti questo numero corrisponde alle gerarchie angeliche, ai giorni della settimana, ai gradi di perfezione, ai sette cieli che insieme creano la perfezione; in sintesi, il numero 7, penetra negli strati più sottili e profondi dell’esistenza.
A livello psichico corrisponde ad individui molto ponderati, riflessivi, filosofici e spirituali. Dotati di una spiccata profondità mentale che li porta ad essere perfezionisti. La personalità “7″ ha una forte attitudine introspettiva; risulta un grande osservatore possedendo una mente brillante e meticolosa. Ama l’analisi scientifica ma anche la meditazione religiosa-spirituale. In negativo è solito prendere decisioni affrettate e non riesce sempre bene a gestire l’incredibile energia mentale.

8

Questo numero rappresenta il controllo e la gestione del potere. Le persone caratterizzate dal numero 8 vogliono raggiungere obiettivi concreti. Questo numero dona la capacità di realizzare i progetti con ambizione e capacità di programmazione nonché perseveranza. L’energia dell’otto guida alla realizzazione che può diventare straordinaria se si unisce alla percezione dei sensi e all’intuizione. E’ il numero associato all’equilibrio celeste e lo si trova sia nella ruota celtica che nella ruota buddista. .È indicato come numero dell’infinito e raffigura lo stesso simbolo orientato però in verticale.
A livello psichico gli individui ”8″ sono resistenti e accettano con coraggio qualsiasi prova dalla vita. Sono riflessivi, riservati, calmi a tratti nostalgici e all’esterno si mostrano sereni ed equilibrati. Hanno la capacità di adattarsi sempre alle nuove circostanze e riescono a preservare l‘affetto degli amici grazie alla loro dedizione. In negativo però sono molto vendicativi verso chi si, secondo loro, si è comportato nei loro confronti, in modo disonesto. Tendono a realizzare delle sicurezze economiche, avendo un’indole molto materialista, quindi tendono alla tirchieria e peccano di desiderio di possesso.
Generalmente rivolgono  il loro interesse verso aspetti della vita più spirituali dedicandosi a discipline esoteriche, filosofiche o religiose, solo dopo essersi “posizionati” socialmente ed economicamente.

9

Questo numero rappresenta l’universalità e la completezza. Include l’energia degli otto numeri precedenti compattandola in indulgenza e amore che domina l’individuo in positivo o negativo, vigendo la regola del “tutto o niente”; la personalità associata al nove può, per tale motivo, essere estremamente diversa: troviamo quindi, maestri, geni ma anche truffatori e arrivisti. E’ questa un energia che lascia spazio al libero arbitrio e le persone sotto l’influenza del nove sono costretti ad esercitarlo. Questo numero è legato ai nove giorni nel corso dei quali Demetra esplorò il mondo alla ricerca della figlia Persefone, ai nove mesi del periodo della gravidanza  e simboleggia il compimento degli sforzi, il completamento della creazione.
Il numero 9 dona grandissima energia che tuttavia ha necessità di essere ben canalizzata. Gli individui del “9″ sono molto particolari che si distinguono dalla massa ma risultano sempre stimate in ambito sociale. Possiedono un intuito particolarmente forte e riescono, con la loro comunicazione, ad influenzare le persone. Sono coraggiosi, intraprendenti, carichi di entusiasmo e risoluzione, ma solitamente riescono a conseguire la loro realizzazione oltre i 40 anni.
Fonte tratta  dal sito .
fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.it

venerdì 24 febbraio 2017

storia della prostituzione


Quando è nata la prostituzione? Dove? Perché? Le professioniste dell’amore sono presenti in ogni epoca, ma con ruoli e status sociale sempre diversi e spesso sorprendenti.

Etèra, meretrix, cortigiana, fille galante, mantenuta, lucciola, bella di giorno, puttana... e l’elenco potrebbe continuare, fino alle escort e alle sex workers di oggi. È comunque quello che, con un eufemismo e molta maschile arroganza, chiamiamo il più antico mestiere del mondo.

Ma lo è per davvero? In realtà no, perché il concetto di prostituzione implica un contesto di rapporti economici e culturali che è estraneo all’uomo primitivo.

Osservando le nostre cugine scimmie si è portati però a credere che la prostituzione abbia, in un certo senso, basi biologiche. Fra gli scimpanzé pigmei dell’Africa Centrale, per esempio, le femmine si concedono ai maschi in cambio di frutti e altre leccornie. Perché lo fanno?

Dovendo sostenere per anni il mantenimento di cuccioli, la natura impone loro di selezionare maschi che “pagano”, cioè aiutano a mantenere i piccoli. E i doni finiscono per essere desiderati da queste scimmie anche in assenza di piccoli da mantenere...



Affreschi in un postribolo di Pompei.


CACCIATRICE DI UOMINI

La prostituzione umana ha però radici diverse. Ai tempi dell’uomo preistorico la coppia era probabilmente a termine (ai 6 -7 anni di età, i figli passavano sotto il controllo della tribù) e, secondo gli antropologi, nel sesso anche la donna era “cacciatrice”.

Solo con lo sviluppo dell’agricoltura e il passaggio dalla vita nomade a quella stanziale, circa 10 mila anni fa, nacquero, con la coppia stabile, la divisione fra sessualità maschile e femminile e, contemporaneamente, una divaricazione nel destino sociale delle donne.

Il motivo fu in effetti soprattutto economico: per difendere e tramandare la proprietà privata (nata appunto con l’agricoltura) ai propri figli maschi, la paternità doveva essere certa. Quindi diventava necessario imbrigliare la sessualità della “moglie”, limitandone le relazioni sociali al di fuori della famiglia. È a quel punto che, per soddisfare la richiesta sessuale dei maschi non accoppiati e le “eccedenze” di sessualità di quelli già accoppiati, nacquero le prime forme di prostituzione femminile, che da una parte non mettevano a repentaglio la famiglia e dall'altra permettevano la sopravvivenza di molte donne sole.

SESSO SACRO

In origine alla prostituzione si dedicavano le schiave, le giovani sterili o le vedove senza protezione, ma c'erano anche culti che la incoraggiavano (anche quella maschile) e sacerdotesse che diventavano prostitute sacre (vedi notizia).

L’istituzione delle prime case di tolleranza si fa invece risalire al padre della democrazia: Solone, il riformatore di Atene (VI sec. a. C.). Nella società ateniese, la vita sessuale maschile era a due facce: una privata, orientata verso le donne, di cui però si pensava non valesse la pena di parlare; l’altra pubblica, orientata verso i ragazzi. La disparità dei prezzi (vedi la gallery Millenni di sesso e soldi, più sotto) fa capire che vi erano diversi mercati sessuali per clientele diverse e con funzioni sociali diverse.

Al livello più basso vi erano le pornai dei bordelli pubblici, schiave appartenenti a un custode, il pornoboskos, che era tenuto a pagare una tassa sulla rendita delle sue dipendenti a un funzionario statale che si fregiava del titolo di pornotelones. Appena un gradino più in alto vi erano le prostitute da strada: potevano essere donne libere ma povere, oppure schiave.

Gli archeologi hanno ritrovato un sandalo disegnato in modo da lasciare impressa nella polvere la parola greca akolouthi (seguimi). Le danzatrici e le suonatrici che provvedevano a procurare l’indispensabile intrattenimento durante i banchetti erano un po’ più care.

Vi erano poi le etère, collocate sul gradino più alto della scala: alcune offrivano i loro favori a chiunque, altre a clienti fissi che però tenevano nascosti uno all’altro. Anche i filosofi frequentavano le etère; molte entravano nella scuola di Epicuro, anche come studentesse, e lo stesso Socrate si intrattenne varie volte con Aspasia.


Affresco in un lupanare di Pompei


FORNICARE SOTTO GLI ARCHI. Parente dell’etèra greca era nell’antica Roma la raffinata meretrix, mentre il popolo frequentava le prostitute dei lupanari, le lupae appunto. Nei bordelli (postribula) si incontravano schiavi, artigiani, soldati e marinai. L’élite, che aveva schiave in abbondanza per i propri piaceri, disprezzava quei posti. Luoghi di prostituzione erano taverne, bagni, terme (ad stuphas), le osterie con alloggio situate lungo le grandi vie romane, e sotto gli archi (fornices, da cui deriva il nostro verbo fornicare) dei principali edifici pubblici cittadini.

Le prostitute di basso rango erano, per la maggior parte, di proprietà di un leno, padrone di schiavi, mezzano e protettore (assistito da un servo detto villicus puellarum) che rastrellava l’intero bacino del Mediterraneo alla ricerca di ragazze e bambini da vendere sulla piazza del sesso a pagamento.

Accanto alla prostituzione femminile era infatti diffusa anche quella infantile, finché non fu proibita da un editto di Domiziano (fine I sec. d. C.). «Nessuno ti impedisce di andare dai prosseneti (mezzani)», esclama un personaggio di Plauto, «a patto che tu non tocchi una donna sposata, una vedova, una vergine, una giovane o dei fanciulli di nascita libera, ama chi vuoi!»

E Catone il Censore si felicita così con un amico incontrato all’uscita di un lupanare: «Bravo! È qui che i giovani devono soddisfare i loro ardori, piuttosto che attaccarsi alle donne sposate!»


Banchetto con etère nell'antica Grecia: gli amanti erano ostentati, le amanti nascoste


32 MILA PROSTITUTE 

I Greci avevano un magistrato addetto al controllo della prostituzione, mentre a Roma esisteva un “tribunale domestico” che vegliava sulla condotta di 32 mila prostitute. Durante l’impero divennero un capro espiatorio della crisi e furono oggetto di leggi speciali. Caligola (che pure aveva fatto aprire un bordello a corte) tassò le prostitute con il vectigal (abolito in seguito da Settimio Severo), Domiziano tolse loro il diritto di successione, Teodosio il Giovane soppresse i lupanari e punì con pene severissime i genitori che costringevano le figlie a prostituirsi. Giustiniano infierì su lenoni e tenutari, mandandone a morte alcuni, e introdusse protezioni per le prostitute che intendevano cambiare vita. La sua stessa moglie,Teodora, secondo lo storico Procopio di Cesarea, avrebbe esercitato in gioventù il meretricio.

CONDANNA COL FUOCO

Presso i barbari sembra che la prostituzione fosse meno diffusa. Ma Teodorico, re degli Ostrogoti, decretò la pena di morte per coloro che accoglievano presso di sé “donne infami”. Pene severe contro il commercio del corpo furono emanate anche da Carlo Magno e dai suoi successori: per esempio, percorrere per 40 giorni la campagna, nuda fino alla cintola, con il motivo della condanna scritto in fronte con un ferro rovente. A partire dalla metà del XIII sec., col fiorire delle attività mercantili, la cura dei postriboli divenne anche motivo di propaganda politica: era simbolo dell’efficienza dello Stato.

Molte prostitute si spostavano secondo il calendario di fiere, mercati, pellegrinaggi, concili. Oppure accompagnavano gli eserciti (consuetudine tramandatasi fino a epoche recenti: si pensi alle francesi putaines de regiment della Prima guerra mondiale), compresi quelli crociati. Quando re Luigi IX di Francia proibì ai suoi uomini di portarsele dietro (VI e VII crociata), essi rimediarono con schiave musulmane.

Nel 1400 la paura dello spopolamento dovuto a guerre ed epidemie fu all’origine, indirettamente, delle fortune del meretricio. Secondo le autorità civili era infatti necessario convincere molti giovani, distratti dai “crimini contro natura” (sodomia e masturbazione), a riscoprire le gioie dell’accoppiamento eterosessuale come viatico per il matrimonio e la procreazione.

Il Rinascimento vide affermarsi la cortigiana (così chiamata perché seguiva le corti), che ricalcava la figura dell’etèra greca. Le meretrices honestae possedevano un’educazione raffinata e nelle loro dimore passavano cardinali, artisti, nobili e re. Ma «per una che riesce ad acquistarsi delle terre al sole», scrisse Pietro Aretino nel 1536, «ce ne sono mille che finiscono i loro giorni in un ospizio».

Una foto alle pareti di una casa di appuntamenti degli Anni '30: serviva ad accendere le fantasie dei clienti.


LE REGOLE DI NAPOLEONE


L’atteggiamento della società verso le prostitute mutò quando in Europa si diffuse la sifilide, considerata un castigo divino, e prese avvio il vasto movimento di moralizzazione promosso da Riforma e Controriforma.

I postriboli vennero chiusi, le prostitute sottoposte a pesanti imposizioni fiscali e si tentò di relegarle in quartieri-ghetto. Tolleranza e repressione si alternarono nel corso dei secoli. 

Fino a Napoleone, fondatore della moderna regolamentazione delle case di tolleranza (passate sotto controllo dello Stato nel 1804; l’Italia ne seguì l’esempio col regio decreto del 15 febbraio 1860).

10 ANNI DI BATTAGLIE

Sempre nell’800 prese piede la casa d’appuntamenti, dove l’incontro fra cliente e prostituta si accompagnava a una parvenza di seduzione. È del 1904 il primo accordo internazionale contro lo sfruttamento della prostituzione, del 1910 la convenzione per la repressione della cosiddetta “tratta della bianche”.

Nella Russia dei soviet la prostituzione, considerata vergognoso retaggio dello “sfruttamento capitalistico”, resiste: nel ’22 furono censite 62 mila prostitute a Pietrogrado e Mosca. Solo nel ’46 la Francia chiuse i bordelli, seguita dalla Germania. In Italia la legge per l’abolizione delle case chiuse, presentata dalla senatrice socialista Lina Merlin nell’agosto del ’48, passò 10 anni dopo, il 4 marzo ’58, tra accese polemiche e tesi ancora oggi dibattute.

Fonte: www.focus.it

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it

lunedì 20 febbraio 2017

muri nel mondo

I muri come confini e a difesa di un territorio sono, grazie al nuovo presidente degli stati Uniti, tornati alla ribalta. I muri non sono una novità. Gli esseri umani hanno sempre eretto muri e barriere intorno ai propri insediamenti, anche i più primitivi. 
Conosciamo i più famosi come la Grande Muraglia cinese (8.851, 8 km), il Muro di Berlino (106 km), o le mura del Vaticano erette dopo il saccheggio dei saraceni e che meritano un capitolo a parte. Facciamo intanto un giro per conoscere altri muri... Buona lettura.
Catherine


Per quelli di noi che non c’erano quando l’ultimo grande muro di cui l’Europa si ricorda è stato abbattuto, quelli che sono cresciuti nell’era di Internet e della globalizzazione, dei voli low cost e della moneta unica, concepire un mondo diviso da muri può risultare difficile.
Eppure i muri nel mondo vengono eretti da sempre. 

Separano territori, nazioni, a volte perfino quartieri della stessa città, per motivi che possono essere di varia natura: etnici, religiosi, politici, economici...

La Grande Muraglia cinese

Un breve elenco dei muri nel mondo


Il muro tra Israele e Palestina

Chiamata “muro salvavita” dal lato israeliano e “muro della vergogna” o “muro dell’annessione” da quello palestinese, questa barriera lunga più di 700 chilometri è stata costruita nel 2002 e i suoi confini sono stati ridisegnati molte volte. 

Formalmente concepita con lo scopo di non permettere l’entrata in Israele dei terroristi palestinesi, in realtà questa barriera priva gli abitanti della Palestina dell’accesso alla maggior parte delle terre coltivabili e delle fonti d’acqua della regione. 

I palestinesi la chiamano anche jidār al-faṣl al-ʿunṣūrī, che in arabo ha due possibili significati: “muro di separazione razziale” e “muro di separazione razzista”.

Il muro tra Bulgaria e Turchia

Questa barriera di filo spinato al confine tra Bulgaria e Turchia è stata costruita nel 2014 e i lavori per la sua estensione sono in corso ancora oggi.

Il suo scopo è quello di ostacolare il passaggio in Bulgaria di migranti clandestini provenienti dalla Turchia. 

La lunghezza complessiva della barriera dovrebbe arrivare a 268 chilometri, 170 dei quali verranno costruiti entro fine estate. 

Un segno evidente della tensione e della paura degli stati europei di fronte all’emergenza migranti. E una prova del fatto che, purtroppo, i muri nel mondo ancora si costruiscono.

La barriera tra Zimbabwe e Botswana

Questa barriera elettrificata di quasi 500 chilometri che separa i due stati è stata costruita dal Botswana nel 2003.

Lo scopo ufficiale sarebbe quello di evitare lo sconfinamento del bestiame ed evitare così epidemie come quella che ha colpito gli allevamenti del Botswana nel 2003, causando ingenti danni. 

In realtà è più una barriera contro gli immigrati che dal poverissimo Zimbabwe provano a cercare fortuna in Botswana, uno dei paesi più ricchi d’Africa.

Il muro tra India e Pakistan

“Linea di Controllo”, così si chiama la linea di demarcazione lunga 3300 chilometri che dal 1949 divide la regione del Kashmir in due zone: quella sotto il controllo indiano e quella sotto il controllo pakistano, che vorrebbe l’indipendenza dall’India.

Nel 1990 il governo di Nuova Dehli ha iniziato a costruire dal suo lato una barriera di separazione, terminata nel 2004, provvista di recinzioni elettrificate, sensori di movimento e telecamere termiche.

Il muro tra Corea del Nord e Corea del Sud 

Costruito nel 1953 per dividere la Corea del Sud dalla Corea del Nord in seguito alla guerra del 1950-1953, il cosiddetto “Muro coreano” è lungo 4 chilometri ed è stato eretto lungo il 38° parallelo, preso come linea di demarcazione tra i due stati.

Oltre al muro, a separare i due stati c’è una zona demilitarizzata e completamente disabitata che si estende per diversi chilometri, disseminata di reti e mine antiuomo. 

Come conseguenza di questo tragico conflitto, oltre 200 mila famiglie sono state divise per sempre.

Il muro tra Stati Uniti e Messico

Uno fra i più famosi muri nel mondo, la frontiera tra Stati Uniti e Messico è un vero e proprio simbolo della migrazione, della fuga dalla povertà e dalla violenza. 

A partire dagli anni ’90 il numero di migranti che dal Messico varcano clandestinamente la frontiera è aumentato a dismisura. Ogni anno sono circa 500 mila i messicani che tentano di attraversare il deserto per raggiungere gli USA, ma molti di loro vengono catturati dalla polizia e rimandati in Messico o peggio muoiono di fame e di sete lungo il viaggio massacrante o ancora vengono uccisi dalla polizia di frontiera. 

Nel 1994, per cercare di arginare il problema, gli Stati Uniti hanno iniziato a costruire una barriera non continuativa lungo il confine, che al momento misura circa 1000 km. Chiamata dai Messicani El bordo o il Muro della vergogna, la barriera è dotata di un’illuminazione fortissima, di sensori elettronici e strumentazioni per la visione notturna, ed è sotto vigilanza costante da parte dell’esercito statunitense. Peccato che non sia servita a nulla se non ad alimentare il giro d’affari dei coyotes, uomini paragonabili a degli scafisti di terra che guidano i clandestini attraverso il deserto o dei tunnel sotterranei.

Irlanda, Belfast cattolica–Belfast protestante

Forse non tutti lo sanno, ma la città di Belfast, nell’Irlanda del Nord, è divisa da circa 100 tra muri, cancelli e recinzioni di ogni tipo.

Costruite a partire dal 1969 e soprannominate peace lines, queste barriere sono aperte di giorno e chiuse di sera e servono a separare gli abitanti cattolici da quelli protestanti. 

Ancora oggi la maggior parte della popolazione di Belfast vede questi muri come una dolorosa necessità. Secondo Jonny Byrne, professore alla Ulster University, le mura e i cancelli di Belfast sono diventati «parte dell’antropizzazione di Belfast. […] Fu necessario abbattere il Muro di Berlino per poter normalizzare Berlino. Noi dobbiamo normalizzare Belfast mantenendo i suoi muri».

Quelli appena elencati sono solo alcuni dei muri nel mondo. Certi sono più impenetrabili o più duraturi di altri, ma ognuno di questi rappresenta un fallimento del dialogo e della collaborazione tra i popoli. Un triste monumento all’incapacità degli esseri umani di coesistere pacificamente. E purtroppo sembra che questa millenaria “soluzione” alle dispute e ai conflitti non verrà abbandonata molto presto.

Tratto da: fascinointellettuali.larionews.com

Il muro tra Egitto e Israele

Oltre al noto muro tra Israele e Palestina che divide arabi e israeliani, da qualche anno il governo israeliano capeggiato da Benjamin Netanyahu, cavalcando un consenso elettorale a spese di migliaia di disperati in fuga da guerre, persecuzioni e miserie dal Corno d’Africa (Sudan, Eritrea, Etiopia, Somalia), ha avuto la bella idea di costruire anche un muro tra Egitto ed Israele, nel deserto del Sinai.

Il muro di divisione tra Israele ed Egitto percorre in linea retta il territorio della penisola del Sinai, dalla città di Rafah a quella di Eliat. Rafah, in particolare, è letteralmente divisa in due dal muro: una barriera tecnologica, intervallata da torri di controllo e sorvegliata da telecamere, alta in media 5 metri e lunga 245 km che divide la striscia di Gaza dalla nazione egiziana. La costruzione è stata fatta da entrambi i paesi, ma il tratto principale si deve alle politiche del presidente israeliano Benjamin Netanyahu, che nel gennaio 2013 ne ha inaugurato il primo pezzo. Da parte sua l’Egitto ha cooperato alla costruzione del muro, supportato dalla tecnologia francese e americana, così come riportato da al-Jazeera. Questa barriera fisica, che si aggiunge ai muri israeliani con i territori palestinesi della West Bank e al muro costruito a confine con il Libano, avrebbe lo scopo di evitare ingressi illeciti nello Stato Israeliano e, a detta delle autorità, garantirebbe un’ulteriore sicurezza per la nazione.

"Una persona che pensa solo a costruire muri” e “non a costruire ponti, non è cristiano"
...Lo ha dichiarato Papa Francesco quando ha saputo dell'intenzione di Trump di continuare la costruzione del muro tra Messico e Stati Uniti.
Ricordiamo:

Le Mura vaticane

Le Mura Vaticane di Papa Urbano VIII, Roma, furono volute da Maffeo Barberini, di Firenze, che divenne Papa con il nome di Urbano VIII, e che fu al soglio pontificio tra il 1623 e il 1644. Papa Urbano VIII volle sia il restauro del sistema difensivo di Roma che una nuova cinta muraria munita di bastioni fino alla Città Leonina, per questa opera venne incaricato l'architetto Marc'Antonio De Rossi. 

Le nuove mura iniziavano nei pressi della Porta Cavalleggeri e salivano su per il colle Gianicolo fino alla Porta Aurelia, che venne demolita. Sulla sommità del Gianicolo le mura voltavano ad angolo retto scendendo verso il Tevere lungo le mura Aureliane lasciando fuori la Porta Portuense. Urbano VIII tenne fuori la porta Aurelia, la Porta Portuense e la Porta Settimiana del recinto Aureliano e laPorta Santo Spirito della Città Leonina. Per ricavare i fondi per la realizzazione di questa grande opera estorse denaro e preziosi a tutti i sudditi e spogliò dei bronzi tutti i monumenti. Questo ampliamento della cinta muraria di Roma portò la cinta difensiva alla massima estensione perimetrale di 25 Km...
Fonte: www.annazelli.com

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/

giovedì 16 febbraio 2017

i versacci satanici. Perché la cultura pop è diventata così volgare?

Miley Cyrus

"Quando il brutto, l'orrido vengono venerati come fossero bellezza, possiamo dire di vivere in una cultura all'ultimo stadio di decadenza e depravazione. " (Paul Joseph Watson)

Diciamo la verità. Se negli anni sessanta-settanta, ma perfino nei già decadenti e vacui anni ottanta, seppur in confronto una decade rinascimentale rispetto alla cloaca attuale, ci avessero detto che quest'ossessa ipercazzuta sarebbe diventata un giorno uno dei modelli culturali per le ragazzine, non saremmo mai riusciti a crederlo possibile. In realtà Miley Cyrus è al di là della provocazione perché arriva in un'epoca in cui ogni limite di provocazione è già stato superato da tempo ed ogni tabù è stato già trasgredito, con gli ultimi più resistenti sul punto di essere infranti.
Il suo e di altri ruolo di "modello" è unicamente quello di riempire un vuoto - l'assenza di cultura - con il nulla culturale, imbottendolo con il pluriball delle loro canzonette di merda e i loro versacci satanici, non potendo agire nient'altro che quella particolare forma di disturbo mentale che è la disinibizione frontale, ovvero il non aver più freni inibitori perché una lesione o una intossicazione chimica ci hanno fottuto il cervello. Qualcosa di molto simile alla lobotomia praticata non molto tempo fa dalla psichiatria politicamente rieducativa. Ogni loro gesto è volutamente estremo ed il più possibile volgare, perché lo scopo è unicamente quello di essere offensivi, di aggredire il senso estetico fino a far accettare l'annichilimento del bello e della purezza per sostituirli con il brutto e il sordido.

Miley Cyrus
Lo stato desolante dell'Arte attuale è sempre più evidente ma finché ne parliamo noi babyboomers, ormai sulla soglia della vecchiaia, possono sembrare discorsi da vecchi, appunto. Da nostalgici della propria interpretazione personale ed idealizzata del passato vissuto quando si era giovani, magri e belli. Spensierati magari no ma sicuramente circondati da un mondo meno disfunzionale e votato all'autodistruzione. Un'epoca in cui si viveva nell'incubo atomico, ovvero si poteva rischiare di morire per mano di altri, ma non si sarebbe certo potuto prevedere di doversi un giorno difendere dai "nostri", votati alla nostra distruzione e a quella di un'intera civiltà per sostituirla con il suo contrario, ovvero la regressione alla barbarie.
Noi vecchi ci rendiamo conto, dunque, che non vi è più cultura ma il suo contrario, ma fa un immenso piacere ascoltare dei giovani, dei millennials, come si chiamano ora, esprimere un sano e giovanile disgusto e una salutare ribellione nei confronti di questo attacco senza precedenti alla propria civiltà.
Ho particolarmente apprezzato in questo senso il video che segue di Paul Joseph Watson, perché potrebbe essere considerato un bel manifesto di reazione contro la vocazione alla distruzione di tutto ciò che è cultura.

Cerco di riassumervene i concetti principali. Dice Paul:
"La cultura pop attuale ha raggiunto livelli di disumanizzazione, volgarità, vacuità, idiozia e gusto del grottesco come mai era accaduto nella storia. Il fenomeno si è particolarmente evidenziato negli ultimi venticinque anni.
Il postmodernismo si prefigge lo scopo di cancellare la distinzione tra cultura alta e cultura popolare, mirando a plasmare la società a sua immagine. Se ci fate caso, dall'architettura all'arte, alla musica, all'intrattenimento televisivo, è un trionfo di orrido, di grottesco, di osceno, il cui scopo è minare alle fondamenta la civiltà occidentale. La televisione, ad esempio, non fa che mostrare continuamente famiglie distrutte, maschi emasculati e giovani affetti da edonismo narcisistico e nihilista, pretendendo con ciò di rappresentare la realtà e fornire il modello al quale dovremmo tutti adattarci.
Il comportamento bizzarro e deviante è legittimato dalla cultura dominante televisiva fino, ad esempio, all'esaltazione delle perversioni, financo la pedofilia. Tuttavia questa liberazione non provoca felicità ma il suo contrario. E' ormai provato e lo afferma uno studio scientifico del 2010, che più televisione si guarda, più si diventa depressi, ansiosi ed obesi.
L'attuale cultura popolare è ipersessualizzata. Anche la pornografia diventa sempre più oltraggiosa e deviata. Non è difficile rendersi conto che il richiamo alla sessualità dei messaggi proposti è decisamente più gratuito rispetto al passato e per nulla liberatorio ma rappresentante una sessualità ritualizzata e fine a sé stessa dove l'esaltazione della promiscuità e dell'infedeltà conduce a livelli maggiori di infelicità e solitudine."
Il senso di vuoto, disperato abbandono e anestesia dei sentimenti che è così ben descritto nell'ultimo film di Stanley Kubrick "Eyes Wide Shut", film erotico dominato da Thanatos e straordinario messaggio di avvertimento a chi è in grado di interpretarlo.
Il rovesciamento dell'Eros in istinto di morte e distruzione serve a ridurre l'individuo a cellula indistinta che forma una massa di individualità senza radici, cultura e punti di riferimento; il fango con il quale devono essere plasmati gli schiavi del nuovo millennio.
Analizzando l'industria dello spettacolo, Watson afferma:
"La volgarità ha sostituito il talento. Le star, le celebrità diventano tali quanto più in basso sono capaci di scendere nella scala del ludibrio al quale sottopongono sè stesse. Il narcisismo è l'unico valore di riferimento e quello da trasmettere al pubblico. Bisogna diventare una celebrità in sé e per se, non al fine di poter esprimere una qualunque capacità artistica e creativa.
Le star, d'altra parte, sono prigioniere di un meccanismo che le obbliga ad uniformarsi all'unico modello postculturale di vacuità, nel quale ogni diversità od originalità, per non dire talento, sono vietati, pena l'emarginazione e la perdita della posizione dominante raggiunta. Il risultato di questa oppressione è una cultura popolare assolutamente sterile.
Guardiamo alla musica. Sempre i soliti autori che scrivono sempre le stesse canzoni per le stesse quattro o cinque star. Perché pensate che tutto suoni uguale, ripetitivo, con il medesimo ritmo elettronico e la stessa diarrea verbale che costituisce i testi delle canzoni. La musica non è mai stata mai così indistinta e i testi più uguali e demenziali. Gli ultimi venticinque anni non hanno prodotto nemmeno un autentico nuovo movimento nella musica pop. I giovani che dagli anni Cinquanta agli Ottanta avevano potuto veicolare la propria ribellione in movimenti come il rock, la psichedelia, fino al punk, al grunge, al goth, ora sono condannati a crescere con in sottofondo musica rappresentante il nulla.
I giovani sono stati privati della musica come mezzo tradizionale per esprimere la propria ribellione per essere invece rinchiusi nel ghetto delle "identità".
Un aspetto particolare di questa cultura dell'assenza di cultura è rappresentato dal movimento Gangsta e Hip Hop, secondo il quale il modello per i giovani afroamericani dovrebbe essere il criminale da strada, violento e barbarico, che ha mille volte più probabilità di essere fatto secco da un altro afroamericano, altrettanto violento ed imbarbarito, più che da un poliziotto, ma che viene sobillato alla guerra razziale contro "i bianchi". Un modello creato dai razzisti elitari per imprigionare il talento dei neri e dove il rap, ovvero la regressione alla lallazione autistica sostituisce, distruggendola, l'immensa cultura musicale afroamericana del rag, jazz, soul, blues, funk che aveva dominato il secolo scorso e che ne era stata la colonna portante. Dietro la maschera del politicamente corretto che attribuisce ai bianchi cresciuti nel mito di Charlie Parker e Jimi Hendrix un inesistente suprematismo, la narrazione al contrario dell'élite auspica un ritorno degli afroamericani e, in Europa, degli africani ivi deportati, al modello del "negro da piantagione".  Orco da usare, assieme all'islamico radicalizzato, contro l'odiosa democrazia occidentale.
Per fortuna esiste un movimento in fortissima crescita, all'interno della comunità afroamericana, fatto di giovani e no, che si oppone a questo sordido razzismo fatto di buonismo tagliato con il male, al quale occorrerà dedicare un post a parte e che spero spiegherà perché siamo finiti da Hendrix a Bello Figo.

Tornando al video di Paul, gli effetti del condizionamento nihilista sono devastanti perché eliminano alla radice il dissenso la cui gestione, tradizionalmente e in ogni epoca, è affidata in primis ai giovani ed al loro naturale senso di ribellione.
"Gli studenti in passato creavano controcultura, che poi, generalizzandosi, diveniva cultura pop. Ora gli studenti sono impegnati nel politicamente corretto, del virtue signaling e negli studi gender mentre vengono imprigionati nei social media. Non esiste controcultura perché i giovani sono forzati alla conformità ed all'omologazione dell'unica postcultura dominante.
I ragazzini sono talmente sazi della cultura dell'intrattenimento che non hanno tempo per creare la loro controcultura, di esprimere le loro idee ma rigurgitano solo ciò che vomitano loro nel cervello le celebrità. Ed è per questo motivo che questi ragazzini sono tutti uguali. C'è individualismo ma non individualità."
L'attacco alla civiltà passa attraverso la distruzione del senso estetico.
"L'Arte contemporanea celebra l'orrido e tutto ciò che è contrario al concetto di bellezza. Un escremento dentro un sacchetto di plastica diventa un'opera d'arte da esporre in un museo. Allo stesso tempo ai veri capolavori d'arte figurativa del passato vengono cambiati i titoli, affinché essi non suonino "offensivi".Le rappresentazioni teatrali sono passate da Shakespeare e Oscar Wilde alla pura azione vuota della volgarità e della demenzialità.
Per come si è strutturata, la cultura pop attuale rappresenta una vera minaccia alla civiltà occidentale, tanto da diventare uno dei pretesti per giustificare il radicalismo islamico." 
In effetti, quando il radicalismo islamico ci definisce una civiltà degenerata, come dargli torto? Il problema è che non si può sostituire una civiltà che ha stabilito, come fine di un lunghissimo percorso, il principio di democrazia, con la regressione al fondamentalismo religioso ed alla pre-democrazia. Non vi è salvezza se non all'interno della cultura democratica che, dispiace per i finti antirazzisti e falsi amici delle culture "altre", è una conquista dell'Europa e della cultura fondata sulle radici greco-romane e giudaico-cristiane. Ovvero tutto ciò che un'élite folle e fuori controllo sta facendo di tutto per distruggere con ogni mezzo culturale ed economico.

Conclude Paul Joseph Watson, nel video:  "Dobbiamo promuovere la nascita di un nuovo Rinascimento culturale che torni a promuovere la bellezza, il talento e l'esaltazione delle conquiste della creatività umana. Il conservatorismo sarà il nuovo movimento rivoluzionario."

Non potrei essere più d'accordo. Ma perché Paul non sei mio figlio?

fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/