CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

lunedì 29 ottobre 2012

i pescecani



Questa è una storia di indifferenza, di cattiveria e di inciviltà. Tutti sappiamo quanto sia impressionante il numero di cani che sono abbandonati ogni anno, in special modo d'estate sulle autostrade. Io abito lontano da grandi città e grandi strade. Sono in un paesino con quattro poveri cristi (perché i gatti di sicuro son molti di più!). E non era mai capitato che qualcuno proprio qui pensasse di abbandonare dei cani. Tutto è successo a maggio. Un giorno davanti al cancello abbiamo trovato a gironzolare una femmina di segugio o almeno così sembra, un maschio di beagle e pochi giorni dopo anche una femmina di spinone. Noi ce ne siamo occupati cercando di farli mangiare e non è stato semplice, visto che erano molto impauriti. Il beagle ancora oggi non si lascia toccare né avvicinare troppo. Il segugio ha sempre avuto paura di scope e altri oggetti con manici lunghi. Chissà cosa gli hanno fatto...

Le femmine dopo pochi giorni sono andate in calore, si sono accoppiate. Nel frattempo io e mia madre ci siamo affezionati al segugio, che ho chiamato Iris. Veniva sempre dentro la nostra proprietà a mangiare mentre l'altra femmina era più restia. Iris ha imparato ad aprire il cancello ed è successo che una notte ci ha fregati. Ha partorito sotto a una scalinata, dove aveva fatto una buca bella grossa qualche giorno prima. Era l' 8 agosto. Quattro cuccioli neri, di cui uno è morto il giorno seguente. La situazione diventava sempre più impegnativa, perché noi non avevamo tanti quattrini per mantenere cinque cani (ne abbiamo già uno che sta in un recinto e per altro è maschio), però abbiamo deciso di tenerli dentro almeno fino a quando non avrebbero cominciato a fare danni. Durante quel periodo di tempo abbiamo pure cercato di piazzarli questi cani. Tutti a parole erano disponibili, il sindaco diceva un giorno una cosa e un giorno un'altra; fatto sta che sono rimasti quasi due mesi con noi. L'altra femmina ha partorito (fuori) verso la fine di agosto. Sei cuccioli. Aumentava la gente che dava da mangiare ai cani, tra cui l'unico ristoratore del paese. E aumentavano i bastardi che si lamentavano per la puzza. C'è stata persino una signora che ha detto "il mio l'hanno avvelenato e questi che so randagi non li avvelena nessuno". Abbiamo dovuto "cacciare" da casa Iris con i figli che però rimanevano sempre qui intorno. D'altronde siamo sempre stati in tre o quattro a dare da mangiare a questi disgraziati. I cuccioli facevano molti danni ma era impossibile non affezionarcisi, però tutti sapevamo che avevano bisogno di vaccini. E nessuno nel vicinato è stato capace di portarli da un veterinario, in un canile o da un'associazione. Anche gente che i soldi sicuramente ce li ha e a cui non sarebbe costato nulla fare quel sacrificio. Anche perché stavano sempre a lamentarsi che così non si può. I cuccioli dello spinone erano deboli, hanno iniziato ad ammalarsi e sono morti nel giro di una settimana l'uno dall'altro. Solo uno si è salvato perché è stato preso da una volontaria (di non so cosa) che era stata contatta dal ristoratore. Quest'ultimo però ha mancato rispetto ad alcune promesse.
Quando la più piccola tra i figli di Iris fu investita, lui disse che l'avrebbe portata da un veterinario. Risultato? Quel signore non s'è più visto. Il sindaco diceva che i soldi non ci sono e, dico io, quelli che ci sono vengono spesi male. La piccoletta è morta dopo due giorni passati senza mangiare. Io l'ho vista mentre moriva e non lo dimenticherò mai. Poi è successo che anche suo fratello ha iniziato a dimagrire troppo e una ragazza, fidanzata di un vicino di casa, se l'è portato nel suo paese ma quando è andata dal veterinario era già troppo tardi. Gastroenterite. Lei ha preso pure l'altra cucciola, che sembrava stesse bene. Invece l'altro ieri ho saputo che è morta pure per gastroenterite. Sono rimaste solo le madri, che evidentemente dagli ex proprietari erano state fatte vaccinare.

Negli occhi di Iris ho visto e vedo una tristezza infinita. Tra l'altro qualche giorno fa girava per il paese con in bocca la testa del suo primo figlio morto. Perché? Perché il signore che abita dove l'avevo vista morire, ha fatto una cosa stupida. Ha buttato la carcassa in campagna e la madre ovviamente con il fiuto l'ha ritrovata. Lei non si è rassegnata anche se ora la carcassa probabilmente è stata decomposta del tutto. Io sapevo che il mio paese non brilla per l'onestà o la simpatia dei suoi abitanti ma non credevo che ci fosse così tanto disprezzo per la vita di creature innocenti. Ho ancora in mente lo sguardo di quei cuccioli quando volevano mordermi a tutti i costi le scarpe ma ho in mente ancora più impresso lo sguardo nei giorni dell'agonia. Ho tante foto nella macchina fotografica, fatte quando stavano bene. E ora non ho la voglia di scaricarle. Mi sembra impossibile che non ci siano più

giovedì 25 ottobre 2012

Druuna


l'omicidio Tenco

la morte di Maria Callas


Nuova luce sull'enigma – tale è stato sempre considerato – di Maria Callas. La morte non sarebbe stata causata da un suicidio per mezzo di barbiturici legato all'esaurimento nervoso. Nulla di tutto ciò. Uno studio approfondito firmato da due noti foniatri, Franco Fussi e Nico Paolillo, che hanno presentato gli esiti della ricerca all'università di Bologna, sancisce ora che la cantante era affetta da dermatomiosite, una malattia che provoca un cedimento dei muscoli e dei tessuti in generale, compresa la laringe: di qui la discontinuità e il declino della voce che iniziarono a manifestarsi già all'inizio degli anni Sessanta.

La Callas, scomparsa il 16 settembre 1977, sarebbe dunque morta, come certificò il referto ufficiale, per arresto cardiaco dovuto allo stadio finale di questa strisciante malattia degenerativa. Con le cause del decesso, i due scienziati hanno anche provato la ragione del progressivo cedimento vocale a cui la soprano di origine greca è andata incontro fra anni Sessanta fino ai difficili concerti dei Settanta. Recuperando le registrazioni (soprattutto dal vivo) degli spettacoli e realizzandone un'analisi spettrografica hanno infatti verificato che nell'ultimo periodo, in realtà molto lungo e iniziato già alla fine degli anni Cinquanta col famoso forfait alla prima della Norma di Bellini all'Opera di Roma, il registro della Callas era diventato mezzosoprano: di qui la difficoltà nel raggiungere le note più alte.



Nulla a che vedere, dunque, con le pene d'amore legate al rapporto con l'armatore greco Aristide Onassis – con cui la cantante ebbe una relazione nell'estate del 1959 e da cui ebbe un bambino morto poco dopo il parto – né alla separazione, sopraggiunta nel frattempo, dall'industriale veronese Giovanni Battista Meneghini. La Callas era malata. E il suo lavoro – come la sua vita – ne ha risentito in profondità.

Anche l'analisi di postura e respirazione confermerebbero quest'ipotesi, d'altronde già formulata dal medico Mario Giacovazzo che visitò la cantante nel 1975 ma rivelò il segreto solo nel 2002. La cassa toracica non si espandeva in corrispondenza delle prese di fiato ma si alzavano impropriamente le spalle e si contraevano i muscoli deltoidi. Insomma: il cedimento muscolare era evidente.

In un quadro di maggiore chiarezza, rimane comunque un tassello di mistero sul repentino e miracoloso dimagrimento di Maria Callas, che nel 1954 perse ben trenta chili: si disse, e nessuno ancora ha avuto modo di smentirlo, che la cantante avesse ingerito la Taenia solium, il verme solitario.

martedì 9 ottobre 2012

Vajont

« Dopo tanti lavori fortunati e tante costruzioni, anche imponenti, mi trovo veramente di fronte ad una cosa che per le sue dimensioni mi sembra sfuggire dalle nostre mani. »
(Dalla lettera di C. Semenza a V. Ferniani del 20 aprile 1961)