CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

mercoledì 25 luglio 2018

il Contattismo tra simboli e fini sinistri

Certi simboli sono simili a briciole che spazziamo via dalla mensa, finito di desinare. 

Rivelatori sono le icone di gruppi che ruotano attorno a contattisti, channelers, “profeti” dei tempi finali.

L’Ordine francese di Melchisedec, confraternita che mira ad eliminare il denaro, le religioni tradizionali e la guerra, annovera esponenti che asseriscono di essere in contatto con extraterrestri. La setta usa come emblema un cosiddetto sigillo di Salomone. All’interno dell’esagono formato dall’intersezione dei due triangoli è effigiato un quadrangolo in cui sono inscritti dei cerchi concentrici. Nelle punte della stella sono istoriati glifi dalle forme per lo più irregolari. [1]

I latori dei messaggi pseudo-mistici propinati da Ashtar Sheran di solito si identificano attraverso l’iconografia dell’ufonauta: sul palmo della mano destra aperta in segno di saluto brilla un astro a sette punte. Sulla divisa di Ashtar Sheran, sedicente Comandante della flotta spaziale interplanetaria, fa bella mostra di sé il sigillo di Salomone, dall’aspetto di un cristallo rutilante in modo da suggerire tridimensionalità. Le rivelazioni del lungicrinito visitor risalgono al 1952, quando il tedesco Georg Van Tessel compì un tour su un disco volante. Tessel fondò a Berlino il Centro della pace: ne originarono conventicole confluite in gran parte nella famigerata Federazione galattica ...



Il Centro studi fratellanza cosmica (C.S.F.C.), fondato da Eugenio Siragusa nel 1963, esibisce uno “stemma” in cui è rappresentato un ricognitore adamskiano, sotto il quale sono raffigurate due stelle a cinque punte da cui si dipartono due avambracci che si stringono fraternamente. Il Centro fu voluto dal cultista catanese che, secondo la sua testimonianza, il 30 aprile 1962, incontrò per la prima volta sul Monte Sona (massiccio dell’Etna), alcuni visitatori non terrestri, ricevendo il solito messaggio di amore e fratellanza. Il C.S.F.C., dopo la morte di Siragusa, è diventato punto di riferimento per i contattisti italiani, sebbene abbia poi patito divergenze e scissioni.

Il più importante discepolo di Siragusa è lo stigmatizzato e contattista Giorgio Bongiovanni, fondatore di “Nonsiamosoli”: il movimento usa come logo un sole su cui si staglia un’aquila al naturale. Il sole è circondato da sette stelle a cinque punte. In basso si leggono le lettere greche alfa ed omega, con la prima minuscola e l’altra maiuscola.

Il Movimento raeliano, creato dal giornalista francese Claude Vorilhon, che ha poi cambiato il proprio nome in Rael, ha adottato come “insegna” il sigillo di Salomone in cui è inscritto uno swastika. Rael afferma che il Dio della Bibbia è, in realtà, da identificare con gli Elohim, scienziati extraterrestri, esperti nell’ingegneria genetica. Vorilhon sostiene di ricevere i suoi messaggi da un ufonauta che ha descritto come alto circa un metro e venti, con lunghi capelli neri, occhi a mandorla, carnagione olivastra. L’ex cronista, che è riuscito con il suo credo materialista a radunare attorno a sé circa 60.000 proseliti, ritiene che gli uomini possano conseguire l’immortalità attraverso la clonazione. Dopo di che saranno degni di ricongiungersi ai Creatori.

Una frangia cultista, che afferma di essere in contatto con i Siriani, si fregia di una sfera contenente un tetraedro rotante decorato da tre volute. Di solito, però, i vari gruppi che si richiamano ai “maestri” di Sirio esibiscono il sigillo di Salomone (di nuovo!): al suo interno spicca l’occhio onniveggente, attorno è disegnato un circolo. Nella maggior parte dei casi gli emissari dei Siriani usano come contrassegno la Stella di David cui sono intrecciati una croce greca e due archi. (Immagine in testa all'articolo)

Come si vede da questa rapida ed incompleta rassegna, un fil rouge collega quasi tutte le organizzazioni di contattisti dagli anni ’50 del XX secolo ad oggi. E’ un simbolo che evoca, attraverso il significato assunto in questi ultimi secoli, un centro di potere.

Credo che i corifei del cultismo (Adamski, Angelucci, Fry, Williamson…) fossero in buona fede, ma le loro esperienze, i loro abboccamenti con esseri delle stelle non sono, a differenza di quanto opina Roberto Malini, fantasie e leggende urbane, quanto i prodromi di un’acclimatazione allo sbarco di visitatori “saggi e benevoli”. Che dietro questa fenomenologia si nasconda un agente terrestre o allotrio, poco importa, giacché è indubbia un’intenzione sinistra, il fine di gettare le basi per un Nuovo ordine dove l’ecumenismo cosmico è la controparte del mondialismo, inteso come dittatura planetaria.

George Adamski

Certo, il contattismo è realtà tutto sommato marginale, il cui influsso sull’opinione pubblica è limitato, sebbene persistente da più di cinquant’anni. Tuttavia dipingendo un quadro edulcorato della questione aliena, esclude in toto non solo lo spinoso problema dei rapimenti, ma anche l’atroce scenario delle mutilazioni animali ed umane. D’altronde se chiediamo ad un ufologo ottimista o ad un canalizzatore che cosa pensi delle abductions e delle mutilazioni, ci risponde che non bisogna alimentare le energie negative, occupandosi di questi temi. E’ giusto non concentrarsi su aspetti foschi, ma ignorarli non significa che non esistono.

L’”ecologismo” a senso unico, la responsabilizzazione dell’uomo comune in cui è instillato il senso di colpa, l’abitudine a scagionare i governi, l’ingenua celebrazione della scienza e del progresso sono costanti che, presenti in nuce in Adamski, si sono poi ingigantite sino all’attuale contattismo del tutto indistinguibile per ideologia dalle più bieche correnti globalizzatrici.

Come è ovvio, lo scempio indicibile della geoingegneria clandestina che sfigura la Terra non trova neppure lo spazio di un millimetro quadrato nelle frange cultiste. Ciò dovrebbe indurre a riflettere.


[1] La Stella di David o sigillo di Salomone è un simbolo molto diffuso nelle culture del mondo antico. L’interpretazione tradizionale vi vede un triangolo “acqueo” (femminile, orientato verso l’alto) ed uno “igneo” (maschile, rivolto verso il basso) che, insieme, rappresentano un concluso sistema dualistico. La stella a sei punte è rintracciabile spesso nei graffiti della regione alpina ed in contesti culturali, come quello cinese, che non dipendono dalla tradizione ebraica.
[2] Lo swastika è simbolo cosmico, di movimento e di ciclicità, diffuso un po’ in tutto il mondo.
Fonti: 
Enciclopedia dei simboli, a cura di H. Biedermann, Milano, 1991 s.v. stella di David e svastika
R. Malini, Dizionario enciclopedico degli U.F.O., s.v. Bongiovanni, Raeliani, Siragusa
J. Vallée, Messaggeri di illusioni, Milano, 1984, passim

Fonte: zret.blogspot.it

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/

sabato 21 luglio 2018

Matera














fotografie di Massimo Listri
Galleria Jannone
Milanesiana 2018

c'è una splendida pulizia in queste foto di Matera di Massimo Listri. magari Matera non è così, ma così sembra.
così piace, senza polvere, senza tempo.

fonte: http://nuovateoria.blogspot.com/

mercoledì 18 luglio 2018

Renzi e Astori all'ombra del ciglio infranto...

4 MARZO 1943

Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare...
parlava un'altra lingua...
però sapeva amare;
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato...
l'ora più dolce
prima di essere ammazzato.


Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto,
con l'unico vestito
ogni giorno più corto,
e benché non sapesse il nome
e neppure il paese
m'aspetto' come un dono d'amore
fino dal primo mese.

Compiva sedici anni quel giorno
la mia mamma,
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna!
e stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava a far la donna
col bimbo da fasciare.


E forse fu per gioco,
o forse per amore
che mi volle chiamare
come nostro signore.
Della sua breve vita, il ricordo,
il ricordo più grosso
e' tutto in questo nome
che io mi porto addosso.

E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.



Il 4 Marzo 2018 non è stato il giorno di "pace" narrato nella canzone di Lucio Dalla, ma come la canzone, è stato un giorno di purificazione, di morte e rinascita simbolica, celebrativa di un passaggio importante per la storia politica del nostro paese.
Questo a livello sublimale lo hanno percepito anche milioni di cittadini che hanno votato più di altre tornate elettorali, stanchi di non poter più essere rappresentati democraticamente, stanchi di governi del Presidente o governi calati dall'alto. 
Una data importante per un evento importante, non le solite elezioni di routine, ma quelle che avrebbero cambiato (almeno nel gioco delle apparenze) lo scenario politico e che proprio per questo motivo andavano supportate in termini forti simbolici.
In perfetta sincronia con le votazioni accade un evento curioso, apparentemente slegato dalla sconfitta elettorale di Renzi, accade una tragedia, forse una fatalità.
Muore Davide Astori, capitano della Fiorentina, numero 13, di 31 anni.
Ci abbandona di notte nella stanza dell'Hotel che ospitava la sua squadra in trasferta per la partita di campionato contro l'Udinese. I suoi compagni di squadra lo aspetteranno invano la mattina seguente fino alla terribile scoperta del decesso senza una causa apparentemente plausibile.
La partita è stata successivamente sospesa e tutto il mondo del calcio, la città e l'intera nazione ha salutato il giovane capitano dei Viola precocemente scomparso.
Il calciatore era in perfetta salute e questa morte ha sorpreso un po' tutti, tanto che è stata aperta un'indagine per omicidio colposo.
Nessuno di noi sa cosa sia successo esattamente e, nel massimo rispetto del dolore dei familiari ed amici, proveremo ad indicare una strada alternativa per tracciare un parallelo simbolico tra la sua morte e la "morte" simbolica di un altro leader fiorentino, ovvero il segretario del PD, uscito tragicamente sconfitto da queste strane elezioni di Marzo.


Per noi cospirazionisti il caso non esiste e nel caso dovesse esistere, comunque contribuisce ad edificare un'assonanza significativa tra due eventi apparentemente distanti tra loro. L'assonanza va ad incidere simbolicamente a livello sottile, e da questo piano metafisico si riflette nel mondo fisico.
Gli eventi in questione come avete capito potrebbero essere correlati, perché questa è la prassi storica di un linguaggio di antica fattura che viene portato avanti dal potere per comunicare, annunciare,  celebrare ed omaggiare una nuova vita, un nuovo arrivo, un nuovo leader. 
Morto un Papa se ne fa un altro, recitava un vecchio detto popolare.
Davide Astori condivideva a livello suggestivo diverse cose con il suo omonimo simbolico Renzi, entrambi erano i capitani della propria squadra, entrambi "giocavano" a Firenze, il primo nella squadra di quella città, il secondo era nato in quella città.
C'è anche il legame tra diverse/uguali competizioni, calcio e politica, di simile impatto emotivo ed evocativo.
Entrambi muoiono diversamente all'ombra di un giglio infranto e non si capisce se questo Giglio magico muoia con loro o, più semplicemente, li guardi andar via verso altri mondi, dopo averli diversamente utilizzati per fini sovrastrutturali e continui il suo lavoro oscuro dietro le quinte con concordia.
Il 4 Marzo verrà ricordato dai loro spiriti come un brusco addio, ma questa data non contempla solamente la scomparsa dai loro mondi, prevede anche una nuova nascita successivamente celebrata.
Per ingraziarsi gli dei evocati, l'oracolo necessita talvolta di sacrifici di innocenti con il sangue.
Davide Astori oltre ad essere stato il leader del Giglio come è stato Matteo Renzi, indossava in campo il numero 13, numero fondamentale per una certa ritualità e per un certo linguaggio esoterico, ed aveva 31 anni (palindromo di 13) come il nuovo nato, ovvero, il leader del partito della maggioranza relativa Di Maio dei 5S.
Sono curiose queste assonanze, queste coincidenze significative, forse troppe, forse solo casuali, comunque interessanti da analizzare.


Annunciazione della fine politica di Renzi, messaggio augurale al nuovo DI MAIO, rinato come futuro leader politico, della stessa età della vittima sacrificale immolata al tempio del potere, ovvero il capitano della Fiorentina Astori.
Il cognome Astori ci ricorda l'anagramma di astro, invece l'etimo preciso del cognome deriva da Astorre, nome legato ad una razza di uccelli rapaci, quindi significato di rapace, scaltro, furbo.
Mentre il cognome Di Maio è legato all'etimo di Maio, albero delle Alpi che fiorisce in primavera a Maggio e che produce fiori simili alla ginestra. Curioso come anche la Ginestra sia un fiore e simbolo legato a Firenze, Ginestra Fiorentina è un paese in provincia di Firenze, oltre ad avere diversi legami simbolici floreali.
Astori è il medium rituale preposto a comunicare a Renzi la sconfitta e ad annunciare la vittoria a Di Maio. 
Il messaggio dovrebbe essere a favore dei 5S, non a caso nelle prime 3 ore dopo il termine delle votazioni i sondaggi davano i grillini al 33% (ancora numero simbolico con una forte valenza), valore poi sceso al 32%. Messaggio che contempla la possibilità di poter agire liberamente, per quanto possibile e nonostante il ROSATELLUM, per formare una coalizione di governo o governo di larghe intese, magari presieduto da un tecnico esterno calato dall'alto, accompagnato per mano da Mattarella.
Il sacrificio all'Oracolo è stato compiuto un'altra volta, gli Dei sono stati ingraziati, Giglio permettendo, il messaggio è arrivato e noi speriamo vivamente di esserci sbagliati ancora...

fonte: http://maestrodidietrologia.blogspot.com/

sabato 14 luglio 2018

l'appeso dei tarocchi e la pittura d'infamia


I tarocchi sono un mazzo di carte da gioco la cui origine risale alla metà del XV secolo nell'Italia Settentrionale. All'interno del mazzo una figura attira la mia curiosità: l'appeso o impiccato. Questa raffigurazione è la dodicesima carta degli arcani maggiori, che rappresentano le carte più dense di significato. All'interno dei mazzi più antichi l'appeso è talvolta, non sempre, indicato come il traditore: nella mano dell'uomo raffigurato appaiono due sacchetti di monete a rappresentare il prezzo del tradimento perpetrato. Nelle rappresentazioni moderne è raffigurato come un uomo capovolto appeso per una caviglia al ramo di un albero o allo stipite superiore della cornice, con una gamba piegata dietro l'altra ed i polsi legati dietro la schiena. La posizione dell'appeso è associata ad un antico supplizio pubblico, motivo del mio interesse per questa particolare carta da gioco.


L'appeso sperimenta la dolorosa tortura riservata, in passato, ai debitori e come ebbe a dire il poeta inglese Spencer: egli per i piedi appeso ad un albero, è così deriso da tutti i passanti, in modo che potessero vedere la sua posizione.
L'appeso non rappresentò esclusivamente una tortura fisica poiché, grazie alle raffigurazioni dipinte sui muri delle città, divenne un forte deterrente per tutti coloro che si macchiavano di determinati reati.


Un concetto che deve essere introdotto, per meglio comprendere l'accostamento dell'appeso ad eventuali supplizi fisici o psicologici, è quello della pittura d'infamia, che possiamo considerare come la versione antica dei manifesti raffiguranti i latitanti. La persona che fuggiva dalla città, dopo essersi macchiato di un delitto, era condannato alla vergogna di essere ritratto sulle pareti dei principali palazzi pubblici. In questo strano mondo furono coinvolti anche grandi artisti dell'epoca rinascimentale poiché le autorità gradivano dei ritratti ben fatti, dove il condannato era ben riconoscibile. Nel caso in cui la figura non fosse particolarmente riconoscibile o nota, le autorità facevano apporre una didascalia con il nome della persona sottoposta alla pena. Purtroppo quasi nessuna di queste opere è giunta sino a noi in quanto si trattava di manifestazioni artistiche che avevano una funzione limitata nel tempo.


Per comprendere l'effetto psicologico di tali raffigurazioni dobbiamo soffermarci sull'antico codice d'onore, dove la vergogna era la più significativa forma di punizione sociale.
Questo tipo particolare di pittura nacque nel nord e nel centro dell'Italia per colpire i condannati in contumacia di determinati delitti: il furto, il tradimento, la bancarotta e quei delitti per i quali non esisteva un possibile rimedio legale.
L'immagine di chi si era macchiato di determinati reati era dipinta sui muri esterni degli edifici nelle piazze centrali o sulle porte d'accesso alla città. Uno dei primi resoconti che narrano della pittura d'infamia risale al 1261, quando gli Statuti di Parma introdussero tale pittura tra le pene previste dal codice. Probabilmente per inserirla all'interno di uno Statuto la punizione era già nota da tempo.


Durante il periodo di passaggio dal medioevo all'epoca moderna, la pittura infamante si concentrò soprattutto a Firenze. Uno dei primi esempi della città toscana era inerente alla rappresentazione di Bonaccorso di Lapo Giovanni. Bonaccorso nacque a Firenze, probabilmente, intorno al primo ventennio del XIV secolo, poiché in un documento del 1388 era menzionato come assai vecchio. Nella città toscana doveva essere assai noto se in una novella di un autore, anonimo, del tempo fu riportato un aneddoto che lo riguarda. Nel 1388, anno cui si riferisce la frase dell'assai vecchio in riferimento a Bonaccorso, fu corrotto dall'oro dei Visconti. Scoperto nel novembre dello stesso anno, riuscì a fuggire a Siena. Fu condannato a morte in contumacia e il suo patrimonio confiscato. Bonaccorso di Lapo Giovanni fu rappresentato, sui muri della città toscana, impiccato a testa in giù circondato da diavoli.
Nella Firenze di quel periodo furono molti gli artisti noti che ricevettero, loro malgrado, il compito di rappresentare qualche delinquente sui muri dei palazzi del centrò della città.
Tra i più noti ricordiamo Botticelli, Andrea del Sarto e, soprattutto, Andrea del Castagno, noto come Andreino degli impiccati.


Andrea di Bartolo di Bargilla, noto come Andrea del Castagno, nacque a Castagno nel 1421. Fu uno dei protagonisti della pittura fiorentina nei decenni centrali del XV secolo, assieme a Beato Angelico, Filippo Lippi e Paolo Uccello. Andrea del Castagno, dal nome del paese d'origine, visse buona parte dell'infanzia tra i pascoli dell'Alpe San Benedetto. Giunto a Firenze, fu Cosimo il Vecchio a concedere un'opportunità al giovane: gli commissionò i ritratti d'infamia per gli avversari politici banditi dalla città. Andrea fu talmente bravo nell'immortalare i condannati che il suo nome circolò rapidamente tra le vie della città toscana, tanto che gli fu affibbiato il nomignolo di Andreino, dalla giovane età, degli impiccati. Soprannome che gli resterà vicino per tutta la vita.
Anche il noto Botticelli ricevette un incarico per dipingere l'infamia sui muri di Firenze. Era il 1478 e il grande artista fu pagato per dipingere in Piazza della Signoria le effigi dei partecipanti alla congiura dei Pazzi. Botticelli ritrasse alcuni di essi appesi per la gola mentre i latitanti per un piede. La Congiura dei Pazzi, conclusasi il 26 aprile del 1478, fu una cospirazione ordita dalla famiglia di banchieri fiorentini de' Pazzi, avente lo scopo di stroncare l'egemonia della famiglia dei Medici tramite l'appoggio del papato e di altri soggetti esterni, come la Repubblica di Siena o il Regno di Napoli. La congiura condusse alla morte di Giuliano de' Medici ed al ferimento di Lorenzo, senza riuscire nell'intento di interrompere il potere della potente famiglia fiorentina.


Ancora nei primi decenni del Cinquecento la pittura d'infamia era presente sui muri delle città.
Nel 1529 fu richiesto ad Andrea del Sarto di raffigurare i tre capitani che avevano tradito la Repubblica di Firenze passando tra le fila del nemico. Andrea del Sarto non volle apparire come il reale autore del dipinto, probabilmente consapevole della reputazione di Andrea del Castagno, attribuendo l'opera all'allievo Bernardo del Buda.
Nei decenni successivi la pittura infamante perse completamente il suo significato, andando verso l'estinzione.
Purtroppo nessuna di queste opere è riuscita a giungere sino a noi perché il loro effetto era limitato nel tempo. Per nostra fortuna alcuni disegni preparatori hanno resistito al trascorrere dei secoli. Il ricordo di queste opere ci permette di comprendere che la comunicazione e l'immagine pubblica erano dei pilastri della società anche in epoca rinascimentale.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Gherardo Ortalli, La pittura infamante nei secoli XIII-XVI, Roma, Jouvence, 1979

Gherardo Ortalli, Comunicare con le figure contenuto in Arte e storia del medioevo, Torino, Einaudi, 2004
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

martedì 10 luglio 2018

1° maggio esoterico...

Beltane - Beltaine - Rodmas

Il momento

Rodmas - Beltane è un momento in cui le energie della luce e della vita si manifestano nel loro aspetto più gioioso e trionfale.
Questo è un tempo in cui celebriamo il ritorno dell'estate e della fertilità, periodo di scampagnate e feste all'aperto.
E' un periodo dell'anno in cui di solito ci sentiamo fisicamente bene, in cui i nostri bioritmi si sono adattati alle accresciute ore di luce e ci siamo lasciati alle spalle i momenti critici della fine dell'inverno e dell'inizio della primavera.
Quindi è il momento adatto per operare, per condurre a realizzazione le cose che ci siamo prefissati di compiere.
Anche psicologicamente i nostri pensieri si volgono all'esterno, per fare e operare.
Questa estroversione stagionale fa sì che questa sia un'epoca propizia ai nuovi amori e alle nuove amicizie, come anche al rafforzamento delle relazioni già esistenti.
E' il momento di passare più tempo con gli altri. E' anche tempo di stimolare la nostra creatività e la nostra fertilità interiore.

Un augurio per Beltaine, tempo dei fuochi d'Amore (di Emanuela Pacifci):

Che i fuochi di Beltane danzino allegri nei vostri cuori, l'uovo di Ostara si schiude al calore dell'amore, dell'attrazione, della passione.
Con Beltane si celebra nella ruota dell'anno il ritorno della Vita, il mondo intorno a noi è un vociare di bellezza e sensualità... cosa c'è di più sensuale che sentire il formicolio dello sbocciare dei fiori sotto i nostri piedi, il richiamo d'amore degli uccelli, il sole che scalda la terra per permetterle di partorire la primavera... Ecco Beltane che ci avvolge con i suoi nastri colorati, la danza d'amore e d'eccitazione sessuale è presente ovunque, la Dea gode del nostro aprirci alla bellezza, la Dea sorride a tutte le forme d'amore.
Nel corso delle stagioni passate abbiamo "sacrificato" il Dio per vederlo rinascere al solstizio d'inverno o Yule, ora il Dio è un fuoco splendente ( significato letterare della parola Beltane) il fuoco si agita nel ventre di Madre Terra e fra danze e canti risale fino al cuore.
Beltane celebra la forza della Vita, il risveglio della kundalini che non ha paura di elevarsi dal desiderio sessuale fino a riempire il cuore, la Vita nasce da sempre dall'attrazione... niente è più giusto e bello, il sesso diventa così un atto sacro, un flusso di energia celebrato dall'Unione, la terra e l'universo tutto sono racchiusi in quel momento nell'accoglienza della Dea e nel Dono di se del Dio.
Spesso Beltane è descritto come un rito orgiastico, dove tutti si accoppiano con tutto.. ebbene è così, ma in modo molto diverso da come viene normalmente immaginato. 
La natura stessa vive in questo periodo la sua orgia di sensi... il profumo della vita invade ogni cosa e noi allo stesso modo apriamo il cuore e facciamo l'amore con ogni cosa, godiamo nello sdraiarci fra l'erba bagnata di rugiada, godiamo del tepore del sole sul nostro corpo, godiamo della danza d'amore di tutto l'universo..
Buon Beltane anime belle, perchè godere di tutto quello che l'universo ci dona non è peccato, è invece essere pieni d'amore e gratitudine e la gratitudine crea il circolo meraviglioso del Dono.

Origini e significati

Beltane (fuoco luminoso) o Primomaggio è il giorno con cui incomincia la fase estiva delle attività legate alla terra e una volta era il momento in cui il bestiame veniva portato ai pascoli dopo lo svernamento e la benedizione dei falò accesi a Beltane, appunto i fuochi di Beltane – ricorda la Rede:
"Quando la Ruota incomincia a girare
comincino i fuochi di Beltain a bruciare.”

Tradizionalmente si saltava attraverso i falò di Beltane per predire l’altezza del raccolto dai salti effettuati.
Beltane celebra l’amore, l’attrazione, il corteggiamento, l’unione, e tutti quei piccoli e grandi desideri istintivi che chiamiamo “febbri” o “amori” primaverili.
Molto prima che fossero inventate le elezioni di miss “quellochevolete” o, specialmente in USA, a fine corso venissero incoronati la reginetta ed il re del Liceo (o simili), i villaggi eleggevano una bella giovane coppia per rappresentare il re e la regina di Maggio, che nei paesi anglosassoni venivano chiamati John Thomas e Lady Jane. 
Comunque alla festa di Beltane il popolo danzava intorno al palo piantato al centro dello spiazzo dove si teneva la festa, un palo ben piantato a terra che si innalzava verso il cielo, un palo simbolo di vitalità; e non serve che vi illumini su che simbologia traspare in un palo piantato nel ventre di Madre Terra. Poi si raccoglievano i fiori e si passavano notti insieme sotto le stelle nel bosco.
Beltane è il tempo del latte e del miele, il periodo che più degli altri i Pagani dedicano al piacere. Dopo il risveglio primaverile i corpi sono pieni di energia. 
Adesso siamo nelle ore piene del mattino immaginario della Ruota dell’Anno. Il tempo migliore per sbocciare e fiorire, desiderio e soddisfazione.
Beltane è una delle feste principali nel calendario popolare ed è celebrato con miele, focacce di farina d’avena e formaggi. Il motivo di questo è ovvio. Cercando simboli per l’altare di Beltane, ricordate che la mucca e l’ape saranno le immagini della Dea; loro creano il miracolo del latte e del miele.

Celebrazioni

Possiamo celebrare questa festa in vari modi. 
Seguendo le tradizioni possiamo piantare un palo di maggio in un prato e danzare con i nostri amici. Oppure possiamo mettere ghirlande di fiori attorno ad un albero.
Un'altra tradizionale attività di Rodmas è attaccare nastri rossi (colore della passione) a cespugli di biancospino per propiziare amore, fortuna o guarigione.
Si possono accendere due piccoli fuochi e passare in mezzo ad essi per purificarci, sentendo la loro energia riempire i nostri corpi quando attraversiamo il loro spazio.
Se vogliamo si può celebrare questa data in modo più rituale:
La vigilia del primo maggio accendiamo un piccolo fuoco all'aperto o (se desideriamo restare in casa o non abbiamo la possibilità di trovare uno spazio adatto) una candela rossa dicendo:
"Signore del Bosco porta i tuoi doni di fecondità perche' la terra si desti dal suo sonno". 
Poi si accendiamo un secondo fuoco a sinistra del primo (o una candela color verde) dicendo:
"Bella Signora della Terra, gioisci. Il Grande Cervo viene a cercare la sua sposa perche' l'estate è arrivata". 
Poi passiamo in mezzo ai due fuochi per tre volte, salutando l'estate che è arrivata e gridando "Bel!".
Si medita sui misteri della fertilità, con riferimento sia al fiorire della Natura, sia alla nostra fertilità interiore.
Possiamo infine consumare ritualmente vino e dolci (lasciandone sempre una parte per la Madre Terra e le sue creature).
Questo è un rituale che sarebbe preferibile celebrare con altre persone o ancor meglio, col proprio partner. In quest'ultimo caso il rito può terminare nel modo in cui terminavano i festeggiamenti intorno ai fuochi di Rodmas o al palo di Maggio: con un bel "matrimonio" silvestre nel nome di Robin Hood e di Lady Marian (e non è necessario procreare un "figlio di maggio"!)...

Cammino esoterico

Abbiamo visto come Samhain e Yule avessero soprattutto delle finalità materiali e servissero a soddisfare dei bisogni primari come il denaro, il lavoro, la sfera della materialità in genere. 
Dal lato spirituale la loro funzione è stata quella di rendere meno duro ed arroccato l'accesso all'Inconscio lunare onde poterlo, in seguito, purificare: gli ermetisti chiamavano questa azione l'unione dell'acqua con il fuoco, del fisso con il volatile, dell'Aquila con il Serpente.
In questi due Festival l'infinito spirituale è stato solo intravisto, intuito potremmo dire, mentre la prima vera opera di purificazione e di elevazione è avvenuta con Imbolc (La Candelora).
L'azione di Imbolc è stata infatti quella di rimuovere dall'Inconscio lunare gran parte della componente dolorosa, legata ai ricordi e spesso totalmente inconscia, capace però di scatenare quegli schemi comportamentali di difesa, di chiusura o di aggressione.
Grazie all'azione catartica di Imbolc l'Io ha potuto, guidato da una volontà più forte e liberato dalla schiavitù del dolore, provare nuove esperienze, materiali e spirituali, onde crearsi nuovi schemi di comportamento, e questa è l'azione principe del Festival di Equinox che abbraccia un intero Anno a partire dalla sua esecuzione. 
All'Equinozio, inoltre, viene posta una particolare attenzione alla realizzazione personale nella sfera affettiva, poiché, come si è detto, la certezza di non essere soli e di essere importanti per almeno un'altra persona è un'altra premessa indispensabile per poter proseguire con serenità il cammino intrapreso.
Con Equinox termina la cosiddetta fase solve, la quale ha lo scopo di fornire una maggiore "fluidità" al nostro essere e di sciogliere i nodi dolorosi dell'inconscio lunare, in modo da rendere la persona di nuovo disponibile alle nuove esperienze, rinnovando tutte le energie e le potenzialità.
A Beltane (Calendimaggio) inizia la seconda parte del cammino, quella che gli antichi chiamavano fase coagula, cioè dopo aver rese fluide, rinnovate, disponibili le nostre potenzialità ed essersi cimentati in nuovi cammini, ora si tratta di consolidare i risultati raggiunti, onde poter ambire a più elevati traguardi sia nell'ambito spirituale che in quello materiale.

fonte: http://maestrodidietrologia.blogspot.com/

Testi di
Emanuela Pacifici e tratti da:
ddrwydd


http://wicca.blog.excite.it/ 

http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_calend_beltane.htm

sabato 2 giugno 2018

Bestie di Satana, depistaggi, ridono i satanisti che contano

Quella delle Bestie di Satana è una delle vicende giudiziarie più importanti al mondo, in materia di satanismo. La “Bbc” definì questa storia una delle più scioccanti della storia d’Italia del dopoguerra. E’ importante per tanti motivi. Innanzitutto per il numero di omicidi attribuiti all’organizzazione: 4, per i quali ci sono state varie condanne, anche all’ergastolo, e altri 18 omicidi e/o sparizioni che, a torto o ragione, vengono attribuiti dai media, giornali e Tv, e dalla letteratura specifica, alla setta. Rilevante è anche il numero delle persone coinvolte: 9 persone, 9 condanne. Ergastolo per Paolo Leoni; due ergastoli per Nicola Sapone; 27 anni per Eros Monterosso e 29 per Marco Zampollo, 16 per Pietro Guerrieri, 20 ad Andrea Volpe, 16 a Mario Maccione e 23 ad Elisabetta Ballarin. La vicenda assume una rilevanza mondiale perché è uno dei pochissimi casi in cui viene condannata una setta satanica al completo. L’altro caso, anch’esso di rilevanza mondiale, fu il cosiddetto caso Manson, risalente al 1969. In altre parole, l’importanza di questo processo, già notevole di per sé, aumenta a maggior ragione se si tiene presente che chiunque si occupi di satanismo deve comunque avere a che fare con le “Bestie di Satana”, che entrano a buon diritto nella storia ufficiale del satanismo e dei serial killer, contribuendo a dare una fisionomia e un contorno a tutto questo settore specialistico.
In tutti i libri specialistici su sette e serial killer c’è sempre uno spazio considerevole dato a questa organizzazione e ai suoi componenti. Le Bestie di Satana sono studiate da criminologi, esperti di satanismo, docenti, semplici appassionati, ma Satanismocompaiono anche in testi che parlano di religione; ad esempio il “Dizionario delle religioni in Italia”, a cura di Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli, un’enciclopedia monumentale e dettagliatissima, dedica uno spazio abbastanza ampio alle Bestie di Satana; accanto quindi ai movimenti buddisti, induisti, e ovviamente cattolici, protestanti e ortodossi, e accanto ai gruppi di cosiddetta magia cerimoniale, o esoterici, come Templari, Golden Dawn, Oto, ecc., compaiono le Bestie di Satana. Peraltro, a seguito della rilevanza di questi fatti, si è aperto in tutto il mondo un dibattito sul rapporto tra satanismo e musica metal; psicologi, educatori, comitati di genitori, la Chiesa stessa tramite personaggi famosi come Padre Amorth, si sono mobilitati in dibattiti, manifestazioni, approfondimenti sul tema.
Numerosi sono anche i libri dedicati alla setta: “I ragazzi di Satana”, di Offeddu e Sansa, pubblicato nel 2005; “Le Bestie di Satana”, a cura di Gabriele Moroni (il libro è uscito nel 2004, quando ancora il processo di primo grado non si era concluso, e in esso già si davano per colpevoli Monterosso, Zampollo e Leoni); “L’inferno tra le mani”, di Stefano Zurlo e Mario Maccione (il libro, uscito nel 2011, è la storia delle Bestie di Satana vista dalla personale ottica di uno dei “pentiti” della setta); “Le sette di Satana”, di Mario Spezi (altro libro curioso, uscito nel 2004; la particolarità del libro è data dal fatto che anch’esso esce prima della sentenza di primo grado; nel titolo la T della parola Satana è più grande delle altre, di color oro, e circondata da un’aura rossa, ciò che ricorda un po’ il simbolo dell’“Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro”). Tantissimi anche i programmi Tv, da “Chi l’ha visto” a “La linea d’ombra”, fino al recente “Mistero” su Italia Uno.
Quando iniziai a occuparmi delle Bestie di Satana, ero già abituato a processi farsa in cui il colpevole additato dai media non c’entra assolutamente niente con le accuse che gli vengono addebitate e il responsabile è addirittura il magistrato inquirente, d’accordo con giornalisti e avvocati coinvolti a vario titolo nell’incastrare i malcapitati di turno (fenomeno, questo, che parte da Jack lo Squartatore e arriva fino al recente caso nostrano del Mostro di Firenze; ma ulteriori casi di innocenti assolutamente inconsapevoli sono il caso Cogne e quello di Erba) e pensavo che non mi sarei stupito di niente. Eppure anch’io sono partito con un preconcetto, purtroppo frutto del condizionamento mediatico: cioè sono partito dalla convinzione che almeno i ragazzi che avevano confessato, ovverosia Volpe, Maccione e Guerrieri, fossero responsabili. Il dubbio, se c’era, per me riguardava solo gli altri, a cui non era stata attribuita alcuna partecipazione materiale ai delitti, ma esclusivamente un concorso morale: Monterosso, Zampollo e Leoni. A parte invece deve essere considerata la figura di Sapone, che viene additato Paolo Franceschettida Volpe e Maccione come l’esecutore e il mandante di tutti i delitti (tanto che lui si beccherà addirittura due ergastoli); ma mentre Leoni, Monterosso e Zampollo si dichiarano innocenti, Sapone semplicemente dichiara di “non ricordare nulla”.
Misi quindi le mani alle carte processuali con questa idea di base e iniziai a scartabellare gli atti, a parlare con alcuni testimoni, e inoltre a dialogare con Paolo Leoni, oltre che con Marco Zampollo via lettera. Via via che procedevo con lo studio degli atti e dell’intera vicenda, mi rendevo conto che i fatti erano completamente diversi da come appaiono sui media. Di più. Tutta la vicenda è una completa montatura, ove i media hanno provveduto a romanzare e falsare una realtà processuale già falsa di per sé. Il che ha come risultato una conclusione molto semplice, ma al tempo stesso terrificante: nessuno dei ragazzi è coinvolto davvero in questa vicenda, perlomeno non nei termini in cui vengono presentati sui media. Alcuni sono completamente innocenti. Altri forse non lo sono del tutto, ma comunque non hanno commesso i fatti dei quali si autoaccusano. Non esisteva alcune setta satanica denominata Bestie di Satana, che è un’invenzione giornalistica. Non c’era alcun gruppo organizzato. Tutta la vicenda insomma è un immenso teatrino, che ha visto dei ragazzi completamente innocenti in carcere, mentre i veri colpevoli sono liberi; e, come accade nei migliori casi di cronaca nera di rilevanza mondiale, i veri colpevoli andrebbero ricercati altrove, tra persone altolocate, politici, magistrati, avvocati, e non tra una banda di ragazzi con un titolo di studio di terza media e senza né arte né parte. Esattamente, né più né meno, come accadeva nei delitti di Jack lo Squartatore, del Mostro di Firenze, e del femminicidio di Ciudad Juarez.
Vediamo di raccontare quindi quello che molti di questa vicenda non sanno, precisando che la versione ufficiale, quella raccontata da tutti i media, la diamo per conosciuta. Chi non la conoscesse può consultare la voce di Wikipedia o uno qualsiasi dei siti in cui viene riassunta la storia delle Bestie di Satana, sempre uguale in ogni sito specialistico, senza mai alcuna voce discordante. Qui, in sintesi, ci limitiamo a dire che nel 2004 Andrea Volpe, Mario Maccione e Pietro Guerrieri, confessarono 4 omicidi: quelli di Fabio Tollis e Chiara Marino nel 1998; quello di Andrea Bontade sempre del 1998; e quello di Mariangela Pezzotta nel 2004. Questi tre ragazzi con le loro confessioni accusarono anche altri: Nicola Sapone, Paolo Leoni, Eros Monterosso e Marco Zampollo. Il primo fu accusato di aver partecipato a tutti e quattro i delitti come esecutore e mandante. Le sette di Satana, il libro di SpeziGli altri furono accusati di aver partecipato moralmente, di aver approvato l’operato della setta e di avere in qualche modo concordato i primi due omicidi. La verità? Quello che i medianon hanno detto, e che mai diranno, è ciò che segue.
La caratteristica più eclatante di tutto il processo è data dalla constatazione che l’intera versione di Maccione e Volpe è falsa. Anche nella parte in cui i due “pentiti” si autoaccusano dei delitti di Chiara Marino e Fabio Tollis, infatti, il racconto è platealmente inattendibile. Si evince dalla narrazione che la notte del delitto del 1998, Fabio Tollis e Chiara Marino vennero uccisi a colpi di coltello e di badile, in modo barbaro; non risulta però dai loro racconti che dopo l’omicidio i ragazzi si siano cambiati di abito e lavati dal sangue; secondo i loro racconti, invece, dopo aver seppellito i cadaveri, sarebbero rientrati in auto e tornati a casa, e i loro familiari non si sarebbero accorti di nulla. Di più. Mario Maccione, interrogato durante il processo, dirà che si era solamente macchiato i pantaloni; ma siccome indossava due paia di pantaloni, si limitò a levarsi il pantalone sporco (senza ricordare se lo avesse buttato o portato con sé). La versione viene confermata sempre da Maccione nel suo ultimo libro, “L’inferno tra le mani”, ove il ragazzo specifica che l’indomani si era svegliato al mattino con gli abiti puliti e il giubbotto di pelle intatto. Una cosa impossibile da realizzare, in un bosco, di notte. Uccidere barbaramente due persone in quel modo, infatti, significa imbrattarsi di sangue dalla testa ai piedi; significa che gli abiti sono non semplicemente sporchi, ma completamente inzuppati di sangue tanto da poterli strizzare come se fossero stati lavati. Quindi è impossibile rientrare in auto senza sporcare i sedili il volante, le portiere, in modo tale da non essere notati poi da chiunque.
Di conseguenza, dopo un delitto simile, è necessario avere un luogo dove potersi lavare e cambiare degli abiti, che devono poi essere fatti sparire in una discarica o un altro posto simile, perché è difficilissimo mandare via il sangue dagli abiti. Già questo particolare basterebbe per invalidare tutta la ricostruzione di Volpe e Maccione, e per capire che è tutto assolutamente falso. Ma non è finita qui. Che la versione dei due “pentiti” sia falsa è dimostrato anche dall’incredibile numero di particolari discordanti nelle loro versioni dei fatti; entrambi infatti non sono d’accordo quasi su nulla, e forniscono versioni differenti su chi sedeva davanti e chi dietro, su chi avrebbe sferrato il primo colpo, sul momento in cui avrebbero indossato i guanti di lattice che furono poi trovati nella fossa di Chiara Marino e Fabio Tollis, sulle modalità con cui convinsero Fabio e Chiara a salire in auto, ecc. Addirittura non sono d’accordo neanche sul movente dei primi due omicidi. Inverosimile poi è che i ragazzi numero 666, la Bestia dell'Apocalisseabbiano potuto trovare la strada per arrivare alla tomba precedentemente scavata, nel bosco e di notte, e che Fabio e Chiara non si siano insospettiti a vedere i loro “amici” portare con loro coltelli, guanti, pale.
Infine, pochi sanno che nell’ansia accusatoria, e a processo finito, Andrea Volpe accuserà Nicola Sapone e Paolo Leoni di un altro omicidio, quello di Andrea Ballarin avvenuto nel 2004, autoaccusandosi dello stesso reato; si scoprirà che Sapone il giorno del delitto era in vacanza a Cuba e Volpe verrà processato per calunnia, perché confesserà di essersi inventato tutto. Risultato: sparisce la cassetta con la registrazione dell’interrogatorio di Volpe. E Volpe viene assolto. E nessuno, né giornalisti né magistrati, si interrogano sul motivo per cui Volpe avrebbe mentito su un fatto così grave; a nessuno viene il dubbio che se una persona mente in questo modo, forse potrebbe aver mentito anche sul resto. A nessuno viene in mente di ascoltare e interrogare gli altri condannati, per sentire la loro versione, che potrebbe essere importante per la ricostruzione dell’intera vicenda. No. Al contrario, Volpe continua a comparire in Tv, ad essere interrogato, e magari prima o poi scriverà un libro; le Tv mandano addirittura in onda un “confronto” tra il padre di una delle vittime, Michele Tollis, e lo stesso Volpe, che si incontrano per un colloquio davanti alle telecamere. Mentre continua a regnare il silenzio sulle versioni fornite da Leoni, Zampollo e Monterosso.
Nessuno, soprattutto, si interroga per capire se dietro a tutto questo ci siano dei mandanti, ci sia una regia, non essendo possibile che una persona arrivi addirittura ad inventarsi un omicidio mai commesso per mera voglia di protagonismo, o per gioco. Sempre lo stesso Volpe in un’intercettazione dirà: «Se la gente mi infogna io tiro dentro un sacco di gente, mi invento nomi a palla… a quel punto credono a me». Nonostante ciò, Volpe verrà ritenuto “attendibile”. E ancora, dai vari mass media, continua ad essere ritenuto fonte attendibile sol perché si è autoaccusato. Attendibile viene ritenuto anche Maccione, nonostante nel suo libro “L’inferno tra le mani” dica a più riprese di non ricordare mai nulla perché era sempre strafatto di droga (cosa che invece negli atti processuali è stata smentita da Volpe, il quale dice che erano lucidissimi). Tutto il libro è, in pratica, un racconto con un unico leit motiv: io non volevo, e se ho partecipato è perché sono stato costretto, e in ogni occasione ero drogato, quindi non ricordo bene. Sempre Maccione dice che le Bestie di Satana hanno ucciso circa 18 persone tra Milano e Varese. Tra queste 18 persone ci sarebbero Doriano Molla (trovato ucciso con un filo elettrico al collo; la procura L'inferno tra le mani, di Zurlo e Maccionearchivierà come suicidio quello che è un evidente omicidio), Christian Frigerio (scomparso e mai ritrovato), Andrea Ballarin (trovato impiccato), Stefano Longone e altri: 18 persone di cui non ricorda il nome, il luogo, le modalità della morte.
Una delle cose più impotranti da sottolineare in tutta questa vicenda è che non è mai esistita nessuna setta satanica. Infatti il tribunale ha escluso l’associazione a delinquere e nessuno dei ragazzi è stato condannato in base all’articolo 416 del codice penale. Nel “Dizionario dei serial killer” a cura di Ruben De Luca, invece, viene presentata addirittura la struttura della setta e i metodi di reclutamento. La fonte dell’autore? Il “Corriere della Sera”. Anche il nome Bestie di Satana è un’invenzione. Racconta Maccione che il nome fu dato al gruppo un giorno che si trovarono a fare un rito in una casa abbandonata; un nome dato per caso, inventato lì per lì. Ma un gruppo organizzato, in particolare una setta satanica, che ha l’onore di comparire addirittura in un dizionario delle religioni, deve avere dei libri di testo, dei riti di iniziazione, delle regole precise, dei gradi. Altrimenti non è una setta, non è una religione, ma è solo, al massimo, un gruppo di sbandati senza un’ideologia. Nulla di nulla è emerso dagli atti del processo. Anzi, a domanda precisa, i “rei confessi” Volpe e Maccione hanno risposto che non ricordavano alcun rituale, alcuna formula e non avevano alcun libro di testo; anzi, non sapevano neanche la differenza tra plenilunio, novilunio, e luna piena.
Messo alle strette, Maccione dirà che avevano un libro di testo, il “Necronomicon”; peccato però che questo libro sia un romanzo di Lovecraft, e non un testo satanico. Inoltre le decisioni di questa fantomatica setta venivano prese addirittura in luoghi aperti al pubblico, in mezzo alla folla; la decisione di uccidere Chiara Marino e Fabio Tollis, ad esempio, sarebbe stata presa alla Fiera di Sinigallia, un mercatino delle pulci, in stile Porta Portese, affollato più o meno come una metropolitana all’ora di punta. Non è mai esistito alcun capo. I giornali hanno riportato in genere come capo della setta Paolo Leoni. Ma nessuno dei ragazzi che hanno “confessato” ha mai additato Paolo Leoni come il vero capo. O meglio, di volta in volta è stato additato (ma dai giornali) Nicola Sapone, talvolta Maccione, mentre di recente, nel suo libro “L’inferno tra le mani”, lo stesso Maccione dice che “la mente del gruppo era Zampollo”, e sempre nello stesso libro Paolo Leoni viene indicato come una sortaI ragazzi di Satana, di Offeddu e Sansadi idiota che sbavava di invidia perché non partecipava mai agli omicidi in prima persona. In altre parole, Mario Maccione nel suo ultimo libro smentisce il ruolo di capo di Leoni.
In alcuni articoli di giornale come capo della setta viene indicato Andrea Volpe. La verità è che negli atti processuali si legge che le decisioni venivano prese collegialmente e non c’era una vero capo. Una strana setta, quindi, senza un capo, se non per i giornali. Paolo Leoni riesce a dimostrare che il giorno in cui – a detta di Volpe e Maccione – venne presa la decisione di uccidere Fabio e Chiara, era in realtà al lavoro; ma i giudici riterranno irrilevante la circostanza. Ci sarebbe molto altro da dire, ma per gli approfondimenti rimandiamo alla lettura degli atti processuali. Brevemente: testimoni che cambiano versione continuamente; testimoni che si contraddicono a vicenda; testimoni a favore che non vengono considerati; prove a discarico non ammesse e non considerate; la mancanza di un movente per il delitto di Fabio e Chiara (di volta in volta verrà detto che il movente erano i soldi, o il fatto che Chiara fosse “la Madonna” e dovesse essere uccisa perché una setta satanica doveva sopprimere una figura così pura, o il fatto che Chiara forse volesse parlare; addirittura Maccione sostiene nel suo ultimo libro la bizzarra tesi secondo cui Chiara e Fabio volessero essere uccisi di loro spontanea volontà). E poi, immancabile in tutti i delitti di rilevanza mediatica, la mancanza dell’arma del delitto.
Alla luce di tutto ciò non stupisce più di tanto che i libri usciti sulle Bestie di Satana siano tutti datati 2004 e 2005 – tranne l’ultimo scritto da Mario Maccione e Stefano Zurlo – cioè in un periodo antecedente al processo, quando le indagini erano ancora in corso. Il motivo è abbastanza semplice: qualunque giornalista dovesse oggi avvicinarsi a questo tema e leggere gli atti processuali, si troverebbe davanti una realtà completamente diversa rispetto a quella prospettata da giornali e Tv e inevitabilmente scoperchierebbe un calderone di proporzioni immani. Non a caso uno dei pochi giornalisti che hanno provato a proporre una tesi alternativa fu Alberto Ballarin, padre di Elisabetta, che scrisse un libro dal titolo “Satanisti della mutua”, ma morì prima che il libro potesse uscire in stampa. In conclusione, la vicenda delle Bestie di Satana è una delle tante farse giudiziarie che servono ad intrattenere gli spettatori della Tv, affinché non si informino mai sulla realtà attorno, e a depistare chi studia, o anche i semplici appassionati, da quello che è il vero satanismo. Il vero satanismo è un fenomeno organizzato e Sammy Davis tra Michael Aquino e Anton LaVeydiffuso su scala mondiale; che coinvolge alti politici, imprenditori, avvocati, magistrati, giornalisti, professionisti di ogni risma; che vede ogni anno solo in Italia la morte di centinaia di bambini e la scomparsa nel nulla di tante persone.
Alcune di queste organizzazioni sono addirittura ufficiali. Hanno dei loro siti, i loro libri di testo, i loro seguaci in ogni parte del mondo: la Chiesa di Satana di Anton La Vey; il Tempio di Seth di Michael Aquino. Queste organizzazioni sono serie, pericolose e organizzate, avendo appoggi nei presidenti americani o di Stati europei, potendo contare sull’appoggio di forze di polizia, carabinieri, magistratura; alcune indagini, come quelle relative al caso Dutroux, sono arrivate a lambire i reali del Belgio, famiglie nobili, cardinali, politici. I libri di queste organizzazioni sono talvolta in libera vendita nelle librerie esoteriche. Purtroppo, a fronte della disinformazione sul vero satanismo, l’informazione ufficiale continua a presentarci il satanismo come un fenomeno dovuto ad alcuni metallari con la terza media e senza un lavoro fisso, per continuare a nascondere quello che avviene ogni giorno sotto i nostri occhi. Per nascondere, ad esempio, un caso come quello del magistrato Paolo Ferraro, il Pm della procura di Roma che, incappato in una vera setta satanica, che aveva radici in ambito militare, è stato destituito nel giro di poche ore per infermità mentale dal suo lavoro di magistrato. Di Paolo Ferraro però i mass media non parlano. Di Paolo Leoni, Eros Monterosso e Marco Zampollo sì.
(Paolo Franceschetti, estratto da “Le Bestie di Satana: la verità”, pubblicato su “Petali di Loto” sulla base di un post precedente, del 10 gennaio 2012. Franceschetti ha studiato a fondo il caso dopo esser stato chiamato in causa, come legale, da alcuni dei ragazzi condannati: «Avvocato, ci aiuta a capire perché siamo in carcere? Non abbiamo ammazzato nessuno». Indagatore dei misteri italiani, Franceschetti ha anche ricostruito un quadro simbologico della vicenda: i cognomi di alcuni dei giovani arrestati – Leoni, Zampollo e Volpe, così come il nome di Tollis, Michele – richiamerebbero i personaggi dell’Apocalisse di Giovanni; Franceschetti rileva che l’anno di massima esposizione mediatica del caso, il 2004, fu quello segnato dalla firma del Trattato di Lisbona, la famigerata “Costituzione europea” redatta dall’oligarchia finanziaria e concepita come strumento di vessazione di massa, per mezzo dell’austerity).

fonte: http://www.libreidee.org/