CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

domenica 16 febbraio 2014

bugiardo e pericoloso

«Matteo Renzi è un mentitore pericoloso», taglia corto Pino Cabras su “Megachip”. «Ha illuso milioni di elettori con la narrazione del Rottamatore, ma ha rottamato solo chi gli si opponeva, imbarcando ogni genere di boss e sotto-boss nella sua scalata». Una lunga sequenza di menzogne: aveva «dichiarato solennemente di non voler andare a Palazzo Chigi senza legittimazione popolare», mentre ora – abbattendo Letta – disegna il nuovo scenario «con un Parlamento eletto con una legge incostituzionale», peraltro peggiorata con l’aiuto del Cavaliere, «con il quale – altra bugia per prendere i voti – diceva che non si potevano mai fare accordi». Il nuovo capo del Pd tradisce sistematicamente chi gli ha dato fiducia? «Certo, Renzi ha un disegno. Ma questo disegno non è nelle mani di alcuno che gli abbia dato fiducia dal basso. È nelle mani dei veri potenti che detengono le cambiali politiche che Renzi ha firmato durante la fase ascendente della sua parabola». E gli “azionisti” di Renzi non sono soltanto italiani.
Quando negli anni ‘80 Michael Ledeen varcava l’ingresso del dipartimento di Stato, ricorda Franco Fracassi su “Popoff”, chiunque avesse dimestichezza Renzicon il potere di Washington sapeva che si trattava di una finta: quello, per lo storico di Los Angeles, rappresentava solo un impiego di facciata, per nascondere il suo reale lavoro. E cioè: consulente strategico per la Cia e per la Casa Bianca. «Ledeen è stato la mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, è stato la mente degli squadroni della morte in Nicaragua, è stato consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, è stato una delle menti della guerra al terrore promossa dall’amministrazione Bush, oltre che teorico della guerra all’Iraq e della potenziale guerra all’Iran, è stato uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano. Oggi – aggiunge Fracassi – Michael Ledeen è una delle menti della politica estera del segretario del Partito democratico Matteo Renzi».
Forse è stato anche per garantirsi la futura collaborazione di Ledeen che l’allora presidente della Provincia di Firenze si recò nel 2007 al dipartimento di Stato Usa «per un inspiegabile tour». Non è un caso, continua Fracassi, che il segretario di Stato Usa John Kerry abbia più volte espresso giudizi favorevoli nei confronti di Renzi. Ma sono principalmente i neocon ad appoggiare Renzi dagli Stati Uniti. Secondo il “New York Post”, ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby che lavorano per Israele e per l’Arabia Saudita. «In questa direzione vanno anche il guru economico di Renzi, Yoram Gutgeld, e il suo principale consulente politico, Marco Carrai, entrambi molti vicini a Israele». Carrai, scrive Fracassi, ha addirittura propri interessi in Israele, dove si occupa di venture capital e nuove tecnologie. «Infine, anche il suppoter renziano Marco Bernabè ha forti legami con Tel Aviv, attraverso il fondo speculativo Wadi Ventures». Suo padre, Franco Bernabè, fino a pochi anni fa è stato «arcigno Michael Ledeencustode delle dorsali telefoniche mediterranee che collegano l’Italia a Israele».
Forse aveva ragione l’ultimo cassiere dei Ds, Ugo Sposetti, quando disse: «Dietro i finanziamenti milionari a Renzi c’è Israele e la destra americana». O perfino Massimo D’Alema, che definì Renzi il terminale di «quei poteri forti che vogliono liquidare la sinistra». Dietro Renzi, continua Fracassi, ci sono anche i poteri forti economici, a partire dalla Morgan Stanley, una delle banche d’affari responsabili della crisi mondiale. «Davide Serra entrò in Morgan Stanley nel 2001 e fece subito carriera, scalando posizioni su posizioni, in un quinquennio che lo condusse a diventare direttore generale e capo degli analisti bancari». Una carriera, quella del giovane broker italiano, punteggiata di premi e riconoscimenti per le sue abilità di valutazione dei mercati. «In quegli anni trascorsi dentro il gruppo statunitense, Serra iniziò a frequentare anche i grandi nomi del mondo bancario italiano, da Matteo Arpe (che ancora era in Capitalia) ad Alessandro Profumo (Unicredit), passando per l’allora gran capo di Intesa-San Paolo Corrado Passera».
Nel 2006 Serra decise tuttavia che era il momento di spiccare il volo. E con il francese Eric Halet lanciò Algebris Investments. 
Già nel primo anno Algebris passò da circa 700 milioni a quasi due miliardi di dollari gestiti. 
L’anno successivo Serra, con il suo hedge fund, lanciò l’attacco al colosso bancario olandese Abn Amro, compiendo la più importante scalata bancaria d’ogni tempo. Poi fu il turno del banchiere francese Antoine Bernheim a essere fatto fuori da Serra dalla presidenza di Generali, permettendo al rampante finanziere di mettere un piede in Mediobanca. Definito dall’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani «il bandito delle Cayman», Serra oggi ha quarantatré anni, vive nel più lussuoso quartiere di Londra (Mayfair), fa miliardi a palate scommettendo sui ribassi in Borsa (ovvero sulla crisi) ed è «il principale consulente finanziario di Renzi, nonché suo grande raccoglitore di denaro, attraverso cene organizzate da Algebris e dalla sua fondazione Metropolis».
E così, nell’ultimo anno il gotha dell’industria e della finanza italiana si è schierato dalla parte di Renzi. A cominciare da Fedele Confalonieri che, riferendosi al sindaco di Firenze, disse: «Non saranno i Fini, i Casini e gli altri leader già presenti sulla scena politica a succedere a Berlusconi, sarà un giovane». Poi venne Carlo De Benedetti, con il suo potentissimo gruppo editoriale Espresso-Repubblica («I partiti hanno perduto il contatto con la gente, lui invece quel contatto ce l’ha»). E ancora, Diego Della Valle, il numero uno di Vodafone Vittorio Colao, il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio e l’amministratore delegato Andrea Guerra, il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef, l’ex direttore di Canale 5 Giorgio Gori, il patron di Eataly Oscar Farinetti, Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Romiti, Martina Mondadori, Barbara Berlusconi, il banchiere Claudio Costamagna, il numero uno di Assolombarda Gianfelice Rocca, il patron di Davide SerraLega Coop Giuliano Poletti, Patrizio Bertelli di Prada e Fabrizio Palenzona di Unicredit.
Fracassi cita anche il Monte dei Paschi di Siena, collegato al leader del Pd attraverso il controllo della Fondazione Montepaschi gestita dal renziano sindaco di Siena Bruno Valentini. Con Renzi anche l’amministratore delegato di Mediobanca, Albert Nagel, erede di Cuccia nell’istituto di credito. «Proprio sul giornale controllato da Mediobanca, il “Corriere della Sera”, da sempre schierato dalla parte dei poteri forti, è arrivato lo scoop su Monti e Napolitano, sui governi tecnici. Il “Corriere” ha ripreso alcuni passaggi dell’ultimo libro di Alan Friedman, altro uomo Rcs. Lo scoop ha colpito a fondo il governo Letta e aperto la strada di Palazzo Chigi a Renzi». Fracassi conclude citando il defunto segretario del Psi, Bettino Craxi, che diceva: «Guarda come si muove il “Corriere” e capirai dove si va a parare nella politica».
Gad Lerner, recentemente, ha detto: «Non troverete alla Leopolda i portavoce del movimento degli sfrattati, né le mille voci del Quinto Stato dei precari all’italiana. Lui (Renzi) vuole impersonare una storia di successo. Gli sfigati non fanno audience». Ormai è tardi per tutto: il Pd – già in coma, da anni – si è completamente arreso all’ex Rottamatore. «Dove mai andrà il “voto utile” in mano a Renzi? In quale manovra di palazzo, in quale strategia dell’alta finanza verrebbe bruciato? In quale menzogna da Piano di rinascita democratica?», si domanda Pino Cabras. «Ogni complicità con il nuovo Sovversore dall’alto diventa intollerabile ogni minuto di più». Fine della cosiddetta sinistra italiana. Fuori tempo massimo, ora, «in tanti saranno costretti ad aprire gli occhi, e a comprendere la differenza fra militanti e militonti. Ma hanno riflessi troppo lenti. La riscossa – a trent’anni dalla morte di Enrico Berlinguer – passerà da altre parti».

venerdì 14 febbraio 2014

la droga del cannibale

Allarme in Italia: si sta diffondendo la “droga del cannibale” che trasforma in zombie

Si sta diffondendo anche in Italia la “droga del cannibale”, sostanza stupefacente dagli effetti devastanti che suscita istinti cannibaleschi

Ha fatto la sua prima comparsa nel 2010, quando i media statunitensi iniziarono a parlare di una droga dai devastanti effetti allucinogeni, una miscellanea di sostanze chimiche detta “Sali da bagno”, capace di provocare estrema euforia, insonnia e alta irritabilità emotiva.

Una droga purtroppo sempre più diffusa non solo in America, ma anche in Italia. La chiamano anche “Droga del cannibale” o “Settimo cielo” e i suoi abominevoli effetti sull’uomo costellano di raccapriccianti dettagli le recenti cronache d’oltreoceano: basti pensare, per citare solo alcuni episodi, a quello studente ventunenne americano che ha confessato l’uccisione del suo coinquilino e la polizia, perquisendo la sua casa, ha ritrovato due scatole contenti resti umani. Oppure a quell’uomo che, nudo in strada, la polizia ha dovuto uccidere perché stava divorando il volto di un barbone. Violenza e ferocia disumane, degne del più spietato film horror. Ma non si tratta di finzione cinematografica, è pura realtà.Droga del cannibale in Italia

Ci sono anche dei casi italiani, prova del fatto che l’uso di questo stupefacente si sta diffondendo anche nel nostro Paese. A Genova, un ragazzo è stato ricoverato  in stato shock  e arresto cardiaco, per aver aggredito la sua compagna, staccandole brutalmente il labbro a morsi e provocandole diverse lesioni da morso su tutto il corpo. Ed è di ieri, mercoledì 12 febbraio, la notizia dell’arresto a Padova di una 33enne rumena, Monica Ioana Balaban, cameriera nel noto ristorante “Belle Parti” in pieno centro storico. L’insospettabile spacciatrice è stata sorpresa dai carabinieri con quasi sei etti di droga sintetica, di cui 500 gr di “droga del cannibale”, destinati non si sa ancora a chi.

Ma cos’è esattamente questa sostanza stupefacente? Sicuramente molto pericolosa e di facile reperibilità in quanto acquistabile online. Il suo principio è il mefedrone che, testato dai ricercatori dell’Università Health Care del North Carolina (Stati Uniti) sui ratti da laboratorio, causa effetti paragonabili a quelli di cocaina, ecstasy e anfetamina, ossia effetti stimolanti e di rapida dipendenza. Ma con un’ulteriore aggravante: provoca istinti cannibaleschi. Stimola l’aggressività già insita in alcuni soggetti, spingendo ad atti di violenza incontrollati, accompagnati da manifestazioni di spaventosa follia. Il mefredone viene ricavato dal metcatinone, una molecola sintetica la cui struttura può essere assimilata a quella del catinone, principio attivo ottenuto dalla pianta del Khat, consumato in Etiopia, Kenia e Yemen. Gli studiosi al momento non sanno dare una esaustiva spiegazione circa gli istinti cannibaleschi risvegliati da questa droga che, al momento, restano ancora un enorme punto interrogativo.


fonte: terrarealtime.blogspot.it



giovedì 6 febbraio 2014

tratto dal romanzo erotico lesbo "Dal cappello di Gia"


PROSTITUTA? DI GIA VAN ROLLENOOF
… Lei continuò, raccontandole per filo e per segno quanto sentì dire a Violeta in un’occasione…
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Da che mondo è mondo, “puttane” ci chiamano Gia, e lo fanno spregiativamente, sia uomini sia donne. E, oltre che stronzi – dimostrando di non sapere – sono pure degli ignoranti! Quando si usa un termine, si dovrebbe prima conoscerne il significato autentico e non quello invalso nel tempo e spesso diametralmente opposto. Neanche lo sanno, quelli, che definendoci “puttane” ci fanno un complimento. Ogni qualvolta si vogliano conoscere in profondità le cose, che si dovrebbe fare? Cercare di comprendere, innanzitutto, l’origine dei termini che le definiscono: l’appellativo “puttana” deriva dai cunicoli, dove i Romani seppellivano i morti, che erano dei luoghi sacri. Nel testo sacro del “mazdeismo”, una delle più antiche religioni  la più importante e meglio nota dell’Iran antico pre-islamico  con tale termine ci si riferiva a un lago mistico di acqua rigenerante. In entrambi i casi, come puoi capire, il termine si riferisce a qualcosa che è vicina all’idea di un sentimento religioso, e quindi nobile.
Non a caso la radice sanscrita “puta” presente nei “Veda” – che sono i più antichi testi religiosi dell’India – allude a ciò che è puro o santo. In breve, il sostantivo, “puttana”, implica, inizialmente, il concetto della sacralità. Tuttavia, porre in relazione la sessualità all’idea del sacro – non da oggi – crea uno scomodo paradosso per molta gente. Eppure, anticamente, il sesso era considerato una vera e propria liturgia, un mistico atto sacramentale attraverso cui trascendere i sensi comuni per entrare in una dimensione spirituale.
E lo sai Gia perché gli uomini, pur sbavandoci dietro, anelandoci, cercandoci, ci hanno, da sempre, disprezzato e continuano a chiamarci “donne di malaffare, meretrici, bagascie, zoccole, e via discorrendo”, invece di esserci grati per quello sprazzo di felicità che abbiamo la bontà di concedere loro? In primo luogo, perché non possono avere il nostro corpo se non con il vile denaro… mentre, per lusingare se stessi, vorrebbero possedere anche la nostra anima. E anche a causa dei “regalini”, che frequentando chi esercita illegalmente, talvolta si portano a casa e poi trasmette. Delle due l’una, o sono proprio degli imbecilli, poiché, rifiutando le protezioni, è a causa loro che ciò succede, oppure sono degli stronzi: da chi, se non da uno di loro, sarebbe stata infettata quella povera donna che hanno convinto a farli godere senza usare il preservativo?
In ogni caso, dove lavoro io, almeno all’apparenza, è tutta un’altra cosa. Sai Gia, lì vengono uomini d’ogni età, ma devo dire che io preferisco quelli più maturi rispetto ai giovani: intanto sono meno insistenti, rompono di meno i coglioni, e sono tanto carini… e anche patetici qualche volta, poverini! Là ti capita di tutto: da quello che cornifica la moglie, al separato o divorziato, oppure al giovane che, imbranato, non riesce a rimorchiare per scopare. E non manca neanche qualche prete, sai Gia…
Là dove lavoro, Gia, neanche ti sembra di fare della prostituzione; lo concepisco, piuttosto, come un centro wellness da un lato, e un consultorio psicologico dall’altro: che sia l’inizio di una rivalutazione “nobile” del nostro mestiere?
Si lavora veramente bene là: intanto non vi è alcuna forma di sfruttamento: al contrario, la struttura ti assiste e ti protegge, mettendoti a disposizione anche un appartamentino con tutte le comodità, entro cui, però, non si esercita; quella è casa tua insomma, per viverci e non per lavorarci.
Il cliente arriva alla reception, paga un biglietto a un giusto prezzo che comprende, eccetto il sesso, la possibilità di fruire di ogni servizio: bar, buffet caldo a pranzo e anche la cena se vuole, oltre a spogliatoi, docce, idromassaggio, piscina, saune varie, e altro ancora. Insieme al biglietto gli sono forniti un accappatoio, degli asciugamani e delle ciabatte, il tutto sterilizzato; e, dopo, se ne va nello spogliatoio a cambiarsi.
Quando, vestito del solo accappatoio, entra nella sala principale, che noi chiamiamo “camera club”, vede tanti omini vestiti di bianco come lui per il colore dell’accappatoio che indossano, e tante di noi ragazze nude o seminude che stiamo ad aspettare sedute nelle poltroncine o al bancone del bar, a chiacchierare tra di noi, bevendo qualche cosa o fumandoci una sigaretta. É anche divertente, perché in alcuni giorni della settimana, invece che nude, indossiamo della biancheria sexy, in occasione dei cosiddetti “Lingerie – party”. Altre volte, siamo mascherate, in costume; sempre molto sexy naturalmente, e improvvisiamo dei balli o fingiamo di tubare tra ragazze, per eccitare i clienti: per la verità, devo confessarti che in tali occasioni io non fingo proprio per niente! Ma quelle mie colleghe, che sono etero, sono sempre molto carine con me, e non se la prendono: al contrario, si divertono molto fingendo di essere “bi”. Chissà che non riesca a convertirne qualcuna, prima o dopo… con la nausea che avranno accumulato dalle ripetute e stomachevoli deiezioni maschili…
Una delle regole, per noi, è di non essere assillanti, e aspettiamo che sia il cliente ad avvicinarci e a chiederci le cose; in questa maniera lui ha tutto il tempo e il modo per esaminarci e scegliere. Quando ha deciso, basta che ci avvicini e ci chieda, “andiamo?”. Neanche ha il dovere di offrirci da bere, perché tanto le consumazioni, incluse le nostre, sono comprese nel biglietto d’ingresso, superalcoolici a parte: ma solo i più cretini ne fanno uso, e specialmente noi ragazze ci guardiamo bene dal consumarli.
Sai Gia, noi siamo carine, ospitali e disponibili, ma non stupide! Vogliamo sempre mantenere un buon controllo della situazione, e anche se l’ambiente è assolutamente protetto e protettivo, se non sei lucida, un errore lo potresti sempre commettere, del tipo… accettare di farlo senza il preservativo, o lasciare che ti lecchi dove non deve, o baciarti profondamente nella bocca. La tariffa base, non è eccessiva, ed è uguale per tutte le ragazze: prevede un incontro della durata di mezz’ora; tuttavia prima di portarcelo nella “loveroom” vogliamo sentire quali siano le sue attese… se gli basta scopare e magari un pompino, o se vuole dell’altro; se pretende del sesso anale, ad esempio, per le ragazze che ne siano disposte, è richiesta una tariffa supplementare; lo stesso è se vuole scopare con più ragazze insieme, e così via. Naturalmente, può concordare degli incontri di maggior durata, e di conseguenza, pagarne il corrispettivo… senza lo “sconto quantità” e senza saldi di fine stagione, beninteso: la fica mantiene sempre il suo giusto valore, in tutte le stagioni, e con qualunque variazione dei mercati finanziari! Fin che sei giovane e bella, è un bene rifugio, Gia, altro che l’oro…
Insomma, io affitto la mia fica come altri si vendono delle cose ben più preziose: sfiancarsi in otto o dieci o più ore al giorno in lavori di fatica o insalubri, non significa, forse, vendere il proprio corpo e la propria salute? E per quattro soldi: in quei casi, più che vendere, parlerei di svendere…
Una volta per settimana, come ti dicevo Gia, siamo tutte controllate in sede intorno all’HIV, all’epatite B e per ogni altro genere d’infezione sessuale. Ecco… questa è l’unica cosa che rimprovero all’organizzazione: perché controllare solo noi e non i clienti? Non potrebbero richiedere loro, già alla reception, di esibire un tesserino sanitario che attesti la loro salubrità? Ciò, sarebbe nell’interesse di tutti, non è vero? Questo, è un criterio che il Parlamento dovrebbe comprendere quando si legifera intorno alla prostituzione. D’altra parte, non mi nascondo le difficoltà pratiche: gran parte dei frequentatori della nostra azienda lo fa di nascosto da mogli, fidanzate o altri, e perciò nell’anonimato; figurarsi se siano disposti a far conoscere il loro nome! Di conseguenza, una disposizione del genere li restituirebbe al mercato della prostituzione clandestina…
 La mia professione è comunemente chiamata “prostituzione”: ebbene, obbedire, anche contro la propria volontà, a un capo o al titolare di un’azienda, o dover fare delle cose che vanno contro la propria coscienza… non è anche peggio? Non è quello, prostituirsi l’anima? Io non ho né capi né padroni Gia, sono una libera professionista, punto e basta, e più che una prostituta, mi considero un’assistente sociale e umanitaria: se tu sapessi, quanto si può vedere e imparare con il mio lavoro! Altra storia è per quelle poverette che da voi, in Italia, per esercitare, sono sfruttate e pure perseguitate dagli organi di polizia. Per non parlare, infine, dei rischi che corrono per la loro salute: vallo a dire al tuo sfruttatore che hai rifiutato perché quello voleva farlo senza il preservativo e te lo voleva mettere pure nel culo… ti riempirebbe di botte!
Il tuo, però, è un Paese perfetto, non è vero Gia? In Italia la prostituzione, giacché non riconosciuta né regolata, da un punto di vista giuridico, non esiste! In che Paese vivete Gia! E tutto a causa di quelli, che “Stato nelle Stato”, tutto possono, intorno alle regole di quel primo Stato che loro non dovrebbe essere. E di conseguenza, sfruttamento, brutalità, criminalità, AIDS e altre piacevoli malattie, droga, e così via, proliferano: qui da noi, una donna che vuole fare la prostituta per comprarsi la droga, può provarci solo per la strada, e se la beccano, per lei, sono cazzi amari, perché se da un lato la legge permette la prostituzione, da un altro pone delle regole molto precise; e la sanzione, qui, si sconta eccome!
Da voi, invece, chiunque può farsi i cazzi propri, tanto, se anche lo beccano e lo condannano, o neanche ci finisce in carcere, o se per improbabile ipotesi dovesse andarci, dopo qualche settimana si ritroverebbe già fuori, o ai domiciliari, o ai servizi sociali! Scusami Gia, tu lo sai quanto io odi la volgarità, e questa è la prima volta che mi senti esprimere, in maniera tanto cruda, del disappunto: ma quanto mi fa incazzare quando penso a queste cose!
E in ultimo, e scusami se mi esprimo in questo modo nei confronti del tuo Paese: oltre che servi di un altro Stato, siete anche degli sciocchi! Lo sapete quanti soldi vi fate soffiare dagli austriaci e dagli sloveni? Pensa a una struttura come quella in cui lavoro qui, a casa tua, a Venezia, per esempio: e poi dite che non sapete come uscire dalla crisi economica. Mia cara, se da un lato per rispetto dei patti scellerati che non avete il coraggio civile di rinegoziare o di non onorare, vi fate sfilare i soldi dal Vaticano, e dall’altro vi accomodate alle sue direttive riguardo alla prostituzione, per voi proprio non la vedo una luce che vi porti fuori dal tunnel della recessione economica! Non che tutto lo possiate risolvere con la prostituzione legalizzata, ma non vi è dubbio che aiuterebbe non poco. E giacché “quelli” non ve lo lasciano fare, allora voi come risolvete? Di conseguenza, ossia, aumentando le tasse a chi non può esimersi dal pagarle, in altre parole, alla povera gente a reddito fisso… con i “compro oro” e le sale da gioco che proliferano come funghi, come se non si sapesse chi le ha messe su, e dove i soldi poi vadano a finire: almeno facessero pagar loro tutte le tasse, senza quei vergognosi sconti miliardari di cui ho sentito recentemente!
Una seconda critica avrei da muovere alla struttura per cui lavoro: di rivolgersi ai soli signori uomini! Quante ce ne saranno in giro di donne omosessuali, poverine, che a differenza di noi due, non sono fortunate a ritrovarsi belle e capaci di rimorchiare? Dobbiamo avere pazienza, tuttavia, Gia: già questo, visti i tempi che corrono, mi sembra abbastanza!

fonte: erosartmalie.wordpress.com

martedì 4 febbraio 2014

Federico Caffè: cent'anni di solitudine e la sua lezione ancora viva


di Antonio Capitano
Con una perfetta uscita di scena, silenziosa e misteriosa, Federico Caffè non ha lasciato alcuna traccia, ma il suo pensiero, più forte che mai, indica ancora oggi la strada da seguire. Nel centenario della sua nascita, che cade il 6 gennaio 2014, è doveroso ricordare l’opera discreta del professore, il quale, in molte occasioni, ha lanciato delle decise grida di dolore per una società più umana, a partire dal riconoscimento della dignità.
“Nessun male sociale può superare la frustrazione e la disgregazione che la disoccupazione arreca alle collettività umane”. 
La sua vita, può riassumersi in cent’anni di solitudine da autentico riformista contro l’arroccamento dei sistemi politici e finanziari, invalicabili come edifici di cemento armato,  al riparo da ogni tentativo di fare spazio a quello stato sociale per il quale Caffè ha speso tutte le sue energie fisiche e intellettuali. Ma non invano,  perché il suo pensiero è uscito dalle aule universitarie e si è diffuso nelle nuove generazioni che si sono riconosciute nei suoi scritti e nei suoi intenti. Quasi un paradosso che ha trasformato la sua  solitudine, con il suo carattere schivo, in un Maestro da cercare per avere la sua compagnia in momenti di smarrimento.
Si tratta di un vero professore che ha messo a disposizione la sua conoscenza, il suo sapere per la costruzione di un’economia giusta mettendo al centro l’uomo per un vero Welfare ancora oggi sacrificato dall’indifferenza delle politiche pubbliche: “Al posto degli uomini abbiamo sostituito i numeri e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l’assillo dei riequilibri contabili.” 
Ciò che colpisce è che la sua “Ultima Lezione” è quella di oggi, con parole attualissime e scritte con una lungimiranza propria di un intellettuale riformista e rivoluzionario, sebbene mite in un mondo di aggressioni e di aggressori. La sua costante lezione consente di pensare con uno sguardo attento alla realtà non dimenticando i più deboli che debbono essere protetti attraverso un interventismo sociale, irrinunciabile. Dispiace constatare che alcuni dei suoi allievi che oggi ricoprono ruoli di prestigio e di potere non avvertano lo stesso bisogno. Quasi che le lezioni del professor Caffè, per taluni,  si perdano nella nebulosità di scelte in nome di una certa “stabilità” più autoreferenziale che… del Paese.
Tuttavia, spontaneamente nascono, anche con le possibilità del web, gruppi, sostenitori e schiere di appassionati degli insegnamenti di Caffè i quali, attraverso la sua testimonianza trovano strada e luce per agire nello spirito del Maestro nei rispettivi ambiti. Non è forse questa la sua lezione migliore?
La sua solitudine però oggi è anche la solitudine di quanti non riescono a trovare una via di uscita dalla crisi. Una crisi di sistema ma anche di valori. Il potere finanziario ormai sovrasta le scelte nazionali e rende le nazioni satelliti impotenti di decisioni che piegano la schiena soprattutto a chi rimane indietro, il nome di un assurda austerità che sta ghiacciando ogni speranza. Come è noto,  Federico Caffè da sempre era convinto che “la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi“.
Hanno una data queste parole? Sono parole purtroppo valide anche oggi e con la stessa intensità. Ciò significa che la società indagata da Caffè non è dissimile a quella odierna con gli stessi attori e con un evidente mantenimento dell’”Ancien Regime” politico e finanziario che stritola, come una piovra, l’economia reale e i ceti più deboli, sempre più deboli.
Per loro Caffè, avrebbe continuato a combattere, in solitudine, queste iniquità con la forza delle sue idee.
Di lui sappiamo con certezza la data della sua nascita. Sappiamo la data della sua scomparsa (15 aprile 1987). Non sappiamo la data della sua morte: forse perché Caffè rappresenta proprio questa forza delle idee che quando sono così concrete non muiono mai. 
fonte: www.ilfattoquotidiano.it

imbalsamato


Il pugile imbalsamato per i suoi funerali ...


Sono dell'idea che a questo mondo ognuno abbia le sue tradizioni e che della propria vita (della propria morte in questo caso) possa fare ciò che vuole, ma vedere un uomo morto, imbalsamato e vestito da pugile su un ring per il suo funerale, è alquanto insolito se non folle, non trovate? beh ... pace all'anima sua!



Christopher «Perrito» Rivera, pugile 24enne di Porto Rico ucciso qualche giorno fa, è stato imbalsamato per i suoi funerali e il cadavere portato su un ring, dove familiari, amici e fan gli hanno dato l'ultimo addio. La cerimonia si è svolta presso una Funeral Home specializzata nel personalizzare l'ultimo addio. Anche il ring è stato realizzato con «qualche ora di lavoro», ha spiegato una rappresentante.(Corriere della Sera)
fonte: www.stopcensura.com

lunedì 3 febbraio 2014

oltre il fondo del barile


ANNO 2014: ITALIA DA MORIRE


di Gianni Lannes




Ho lasciato il Belpaese per una settimana: altrove un altro mondo, mentre nello Stivale va in onda il solito copione preconfezionato con parassiti nei gangli vitali dello Stato e spettatori paganti ai piani bassi che si lamentano e starnazzano anche sul web. Insomma, non ho perso niente in questo breve lasso di tempo annichilito per sempre.

L'Italia odierna non conosce il valore del dissenso critico e annega in un pantano di grigiore, di grettezza e di ignoranza dilagante. Sono in circolazione i narcotizzatori del rischio: essi si riconoscono tutti facilmente perché in primo luogo negano la realtà sotto gli occhi di tutti, e poi violentano il buon senso e la lingua italiana. 

I mentitori di turno usano sempre due parole a sproposito: i termini "complotto" e "bufala", per tentare maldestramente di smentire il lavoro di ricerca documentato ed inequivocabile di chi non si arrende a questa finzioni a caro prezzo per la collettività. Allora, attenzione agli stereotopi da lobotomizzazione: per tenere buona la popolazione, c'è gente in giro che spande idiozie ovunque, e che meriterebbe di sprofondare. 

Nell'ex giardino d'Europa, sempre più fogna e discarica industriale del cosiddetto "primo mondo", prevale la scarsa memoria sociale e l'eccessiva rassegnazione. Il risultato è disarmante: un deficit di civiltà e di attenzione a problemi cruciali senza precedenti nell'universo noto e ignoto.

Qualche esempio documentato, come sempre. Il livello di imbarbarimento si può toccare con mano: nel 2013 sono spariti in Italia più di 3 mila minori (fonte ministero dell'Interno). E l'italiano che fa? Niente, neanche si interroga, continua a cazzeggiare ovunque o al massimo si getta nel gioco d'azzardo, mentre la sua nazione sta collassando. Sulla scena qualche buffone di corte che finge di assere contro il sistema - come i branchi di giornalisti al guinzaglio padronale - starnazza per conto straniero e distrae masse di grulli a buon mercato.

La Corte costituzionale ha impiegato quasi nove anni per dichiarare illegale (fuorilegge) la legge elettorale 270/2005, fondamentale in una democrazia. Tutti abusivi ed illegittimi, ma non si è dimesso nessun parassita al governo, in parlamento e al quirinale. E adesso, addirittura, gli stessi eterodiretti dall'estero che hanno impunemente violato le regole fondamentali della democrazia, si accingono ad imporre a tutti nuoive regole più fuorilegge di prima.

A gennaio in provincia di Cosenza i criminali a piede libero della 'ndrangheta hanno assassinato un bimbo di 3 anni, Nicola, dando in pasto alle fiamme il suo piccolo corpo. La sua colpa? Stava insieme al nonno (anch'egli ammazzato). E l'Italia, ancora una volta, non si è fermata un istante almeno a riflettere. Che pena generale!

fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

domenica 2 febbraio 2014

mentre in Spagna

Spagna: PIL in ripresa, e tutti in coda alla Caritas...

Quella che si vede non è la coda per uno spettacolo, un avvenimento sportivo o un concerto: è la coda per la distribuzione di alimenti davanti a una Caritas. E non è un foto scattata in qualche paese in guerra o in qualche campo profughi, ma a Madrid, capitale della “Spagna”, parola con cui molti politici si riempono la bocca dimenticandosi però degli spagnoli, o perlomeno della maggior parte di essi.
Leggo centinaia di tweets e post su Facebook su che cosa dovremmo fare, però siamo incapaci di metterci d’accordo e non abbiamo intenzione di fare troppi sacrifici, ci limitiamo
semplicemente a parlare.
Faccio un esempio personale:
Nonostante il calcio sia il mio sport preferito, da anni non vedo una partita, allo stadio o in televisione. Ho smesso di seguirlo perché trovo completamente ingiusto che le società calcistiche debbano più di 800 milioni di contributi per la Sanità, e che i giocatori, nonostante i lauti stipendi, paghino meno tasse di me.
So che non serve a nulla, ma cosa succederebbe se tutti smettessimo di seguire il calcio?
Eppure, perfino questo sembra impossibile.
Semplici azioni collettive, come spegnere la luce dieci minuti al giorno, non usare il cellulare un giorno alla settimana e non utilizzare la macchina durante i week-end per non consumare combustibile, creerebbero più problemi che una manifestazione o uno sciopero. Se solo ritirassimo tutti, ogni giorno, 20 Euro dagli sportelli bancari provocheremmo un intasamento del sistema finanziario.
Ma non ne siamo capaci e chi è al potere se ne approfitta.
Tutto quello per cui abbiamo lottato durante anni se ne sta andando velocemente in malora, con leggi degne dell’epoca medioevale e di una qualunque passata dittatura. Se restiamo inerti continueremo a essere ciò che siamo adesso, nient’altro che marionette.



fonte: terrarealtime.blogspot.it