Per carità,
 nessuna intenzione di sostenere qualsivoglia tesi complottista, specie 
in queste drammatiche settimane dove ognuno di noi è chiamato ad 
esercitare le proprie funzioni con il massimo senso di responsabilità. 
Ma proprio per fugare dubbi e perplessità, il governo Conte deve 
spiegare immediatamente chi, come, quando, perché e in cambio di cosa è 
stato autorizzato nei mesi scorsi il trasferimento a Sigonella del 
reparto sanitario d’élite delle forze armate Usa che svolge ricerche e 
test su virus e batteri e concorre alla produzione di vaccini e farmaci 
“antivirali”.
Avviato
 nel febbraio 2019, il 12 dicembre scorso si è concluso nella grande 
stazione aeronavale siciliana il progetto di “ricollocazione” dalla 
storica sede del Cairo, Egitto, della Naval Medical Research Unit (NAMRU) 3,
 con la cerimonia di insediamento al comando dell’unità del capitano 
Marshall Monteville. “NAMRU-3 non vede l’ora di continuare il suo 
importante lavoro fuori da Sigonella”, ha dichiarato Monteville. “Nessun
 problema su dove è collocato il nostro quartier generale: noi 
continueremo a svolgere sempre la nostra missione a supporto della 
salute e delle capacità operative delle nostre forze dislocate in 
Europa, Africa e Medio oriente”.
 
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| Il capitano Monteville | 
 
Secondo
 quanto riportato dai vertici delle forze armate statunitensi, la 
decisione di “ricollocare” in Sicilia il comando di NAMRU-3 sarebbe 
stata presa per non meglio specificate “necessità di potenziamento della
 sicurezza richieste per le facility” dell’unità specializzata. “NAS 
Sigonella è stata identificata come la migliore location per il quartier
 generale operativo in quanto è geograficamente al centro dei tre 
comandi combattenti da essa stessa supportati: U.S. Central Command, 
U.S. European Command e U.S. Africa Command”, spiega il Pentagono. 
“NAMRU-3 ha avuto una significativa presenza in Ghana, Gibuti ed Egitto 
per molti anni e ha dislocato il proprio personale in altre aree. Con il
 trasferimento del quartier generale a NAS Sigonella, il comando sta 
mantenendo una presenza in ognuna di queste località. 
Attualmente
 i ricercatori e i collaboratori di NAMRU-3 sono impegnati in diverse 
aree di ricerca di base sulle infermità virali e le malattie tropicali e
 subtropicali anche in Camerun, Liberia, Nigeria e Giordania”. Inoltre 
essi seguono l’evoluzione di eventuali problematiche epidemiologiche di 
cui potrebbe essere vittima il personale militare e civile del 
Dipartimento della Difesa dislocato in Turchia, Afghanistan ed Iraq.
Lo
 staff di comando di NAMRU-3 è composto da una decina di ufficiali di US
 Navy, a cui si affiancano ricercatori del Dipartimento della Difesa e 
di alcune aziende private “animate a ottimizzare le capacità di 
combattimento” delle forze armate degli Stati Uniti e dei paesi partner.
 L’unità può inoltre contare su un pool di “esperti” di entomologia, 
microbiologia e infettivologia. Oltre a quella di stanza a Sigonella, 
esistono altre quattro unità della Naval Medical Research sparse a 
livello mondiale: NAMRU-San Antonio in Texas; NAMRU-Dayton in Ohio; 
NAMRU-2 a Singapore e NAMRU-6 a Lima, Perù.
“La
 missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le 
emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e
 la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di 
mitigazione contro di esse”, riporta il Pentagono. “Ciò è svolto in 
partnership con le nazioni ospitanti e le agenzie Usa come U.S. Centers 
for Disease Control (CDC). Le ricerche di base, epidemiologiche e 
cliniche di NAMRU-3 si rivolgono in particolare alle malattie enteriche,
 alle infezioni acute respiratorie, alle epatiti, alla tubercolosi, alle
 meningiti, all’HIV e a varie infezioni da parassiti, batteri e virus 
che sono endemiche e rappresentano un grave problema pubblico nelle 
regioni d’intervento”. 
L’unità
 medico-militare si è specializzata nella ricerca e sperimentazione di 
“agenti profilattici come vaccini e farmaci contro le infermità e le 
infezioni tropicali che causano una severa mortalità o morbosità al 
personale militare Usa che opera in questi ambienti”. “Generalmente gli 
studi vengono effettuati con fondi propri o piccoli investimenti da 
parte delle principali compagnie farmaceutiche e si rivolgono alle 
infezioni da parassiti come la malaria a la leishmaniosi, al dengue e 
alle altre patologie virali, alle malattie da batteri come la “diarrea 
del viaggiatore” (ETEC, campylobacter, shigella), ecc”. Rilevanti le 
ricerche nel campo dei vaccini e dei farmaci resistenti alla malaria da 
falciparum o alle “infezioni batteriche nosocomiali”. NAMRU-3 concorre 
inoltre ad assistere i reparti e le infrastrutture mediche delle forze 
armate dei paesi partner “nella sorveglianza di focolai epidemici e 
durante le pandemie”, nella formazione tecnico-scientifica e 
epidemiologica e nella gestione dei più moderni laboratori di biologia 
molecolare. 
“Attraverso
 queste collaborazioni, NAMRU-3 può condurre ricerche sulle infermità 
che minacciano le truppe ivi schierate e che non sono comunemente 
conosciute negli Stati Uniti d’America, ottenendo in anticipo 
informazioni sulle incombenti pandemie come ad esempio l’influenza 
aviaria che potrebbe colpire la prontezza militare operativa”, ammette 
ancora il Pentagono. NAMRU-3 svolge anche sperimentazioni dal vivo con 
insetti (zanzare, mosche ecc.) e animali più evoluti, come i piccoli 
mammiferi. “Nei laboratori dell’unità medico-militare possono anche 
essere coltivati ed esaminati microbi provenienti da differenti fonti”, 
aggiungono i vertici delle forze armate Usa.
Creata
 nel 1942 durante la campagna in Africa come “Commissione USA contro il 
Tifo”, l’unità d’eccellenza s’insediò nella capitale dell’Egitto subito 
dopo la fine della Seconda guerra mondiale per rimanervi 
ininterrottamente sino a qualche mese fa. Nel corso degli anni ha svolto
 autonomamente o in collaborazione con le autorità egiziane studi e 
interventi sulle maggiori malattie endemiche. Più recentemente ha 
garantito il proprio supporto tecnico-scientifico per alcune indagini 
epidemiologiche in Africa e Medio oriente, come ad esempio le violenti 
gastroenterite acute che hanno colpito nel 1999 i militari Usa di stanza
 nella base aerea di Incirlik, Turchia; l’impressionante numero di morti
 verificatosi nello stesso anno nel dipartimento di Gharbia, Egitto, 
causato, presumibilmente, dall’intossicazione di metanolo; le gravi 
lesioni cutanee che hanno colpito numerosi cittadini in Egitto nel 2000,
 presumibilmente a seguito di un’accidentale esposizione alle 
radiazioni; la febbre epidemica che ha falcidiato innumerevoli vittime 
nella Rift Valley in Yemen, ancora nel 2000. 
A
 partire dal 1987, NAMRU-3 ha pure avviato un’assai discutibile 
partnership con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) 
sull’HIV/AIDS. Nel 2001 l’unità medico-militare è stata riconosciuta 
dall’OMS quale “Centro di collaborazione per le malattie infettive 
emergenti e/o riemergenti” e successivamente quale “laboratorio di 
referenza” per le influenze e le meningiti nella Regione del 
Mediterraneo orientale, mentre è in atto il processo di riconoscimento 
come laboratorio per l’influenza aviaria.
Solo
 negli ultimi vent’anni NAMRU-3 ha condotto una settantina di indagini 
epidemiologiche in 25 paesi differenti, tra cui Yemen, Arabia Saudita, 
Oman, Siria, Sudan, Ucraina, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakhstan e 
Azerbaigian. Sono stati pure effettuati “raffinati test diagnostici” sul
 virus che causa l’insorgenza della febbre emorragica “Lassa” negli 
esseri umani e in altri primati, mentre a partire dal 2008 le forze 
armate della Giordania hanno accettato l’invito di NAMRU-3 a cooperare 
ai test contro l’influenza aviaria e altre “sindromi respiratorie acute 
gravi (SARS)”. La partnership con il paese mediorientale si è pure 
concretizzata nel biennio 2014-2015 con ricerche e interventi contro 
l’infermità respiratoria di origine virale “MERS” (altro ceppo di 
coronavirus) che aveva colpito la regione mediorientale. Ancora in 
Egitto NAMRU-3 ha operato nel 2015 con le autorità sanitarie nazionali 
durante l’epidemia di dengue nel distretto di Dayrout, testando il virus
 tipo I, e per “identificare le mutazioni nelle glico-proteine del virus
 del ceppo influenzale  H5M1”, quello da cui si sono originate alcune 
gravi recenti epidemie. Nel 2018, l’unità Usa ha pure cooperato con le 
autorità egiziane ai programmi di ricerca contro l’espansione del virus 
dell’epatite C.
Sono
 stati condotti progetti di ricerca con le autorità militari del Ghana 
per “migliorare le competenze e le infrastrutture per i test dei nuovi 
vaccini anti-malarici”; i laboratori dell’unità, in collaborazione con 
USAID (U.S. Agency for International Development), sono stati attivati 
pure in occasione dell’epidemia di Ebola che a partire dal 2006 ha 
colpito Ghana, Liberia, Sierra Leone e Guinea. Recentemente NAMRU-3, il 
Comando Usa per le operazioni nel continente africano (USAfricom) e 
l’U.S. Army Medical Research Division - Kenya (un’unità dell’esercito 
con funzioni similari a quella oggi di stanza a Sigonella) hanno 
promosso la East and West Africa Malaria Task Force “per assistere i 
partner militari di undici stati africani nei loro programmi 
anti-espansione della malaria”. La task force ha sede ad Accra, capitale
 del Ghana, dove NAMRU-3 ha avviato una stretta collaborazione pure con 
il Noguchi Memorial Institute for Medical Research e l’Ospedale Militare
 n. 37. 
Al
 Noguchi Institute si è insediato un distaccamento di NAMRU-3 con 
relativi laboratori e spazi amministrativi, che ha già svolto ricerche e
 test su alcune malattie infettive (sindromi o pandemie influenzali, 
infermità con trasmissione sessuale, ecc.) e su farmaci e vaccini 
anti-malarici. Nel luglio 2018 è stato inaugurato all’interno 
dell’Ospedale militare n. 37 un laboratorio molecolare per 
“l’individuazione di agenti patogeni per Ebola, febbre gialla e febbre 
Lassa” con personale di NAMRU-3 e fondi del Dipartimento della Difesa 
Usa. Il laboratorio sta eseguendo test su campioni provenienti dal Benin
 e dal Camerun per isolare il virus della Chikungunya, una malattia 
febbrile acuta che si trasmette grazie alla puntura di zanzare infette. 
Il primo marzo 2020, il ministro della sanità del Ghana ha reso noto che
 nell’ambito dei provvedimenti emessi per contrastare la diffusione del 
Coronavirus (COVID-19), i test dei tamponi sui casi sospetti saranno 
effettuati al Noguchi Memorial Institute for Medical Research “con il 
supporto di OMS e dell’US Naval Medical Research Unit 3”. L’unità 
medico-militare, congiuntamente ad altre agenzie statunitensi, “ha 
inoltre assicurato la fornitura delle apparecchiature, dei fondi e dei 
reagenti per i test” e “sosterrà la realizzazione e la pubblicazione dei
 materiali informativi da distribuire alla popolazione e la necessaria 
formazione del personale sanitario”.
La
 rilevanza dell’impegno più che controverso di NAMRU-3 nel campo della 
ricerca anti-virale è comprovato dai riferimenti contenuti in importanti
 studi scientifici pubblicati dal Journal of Virology della Società 
Americana di Microbiologia. In particolare nel 2013 è stato reso noto 
come i laboratori dell’unità militare abbiano analizzato i tamponi con 
tessuti rettali e campioni delle feci di alcuni bambini di comunità 
rurali egiziane, vittime di diarree di origine batterica, nell’ambito di
 una ricerca di alcune università statunitensi sull’Enterotossigeno 
Escherichia coli (ETEC). Nel 2016, i virus influenzali della pandemia 
H7N9, isolati da NAMRU-3, sono stati oggetto di uno studio 
internazionale sul “ruolo delle cellule endoteliali polmonari 
nell’orchestrazione della produzione di citochina e nel reclutamento dei
 leucociti durante l’infezione virale influenzale”. 
Ancora
 nel 2016, test in laboratorio al Cairo sul coronavirus Mers-CoV che 
aveva colpito violentemente l’area mediorientale quattro anni prima: 
nello specifico si è valutata la risposta immunitaria dei topi al ceppo 
virale isolato in Giordania. Infine nel 2017, The Journal of Virology ha
 pubblicato gli esiti di una ricerca sulla diffusione in nord Europa del
 virus dell’aviaria H10N8 proveniente dalla Cina, che ha visto i 
laboratori di NAMRU-3 cooperare nell’isolamento del virus e nella 
produzione di un apposito vaccino, tramite la sua sperimentazione in 
vitro e in vivo  sui furetti.
E’ 
presumibile che adesso, in piena emergenza coronavirus 
(Covid-19),  ufficiali e ricercatori statunitensi stiano lavorando a 
pieno regime nei laboratori aperti nella grande base di Sigonella. 
Certo, a caval donato non si guarda in bocca. Ma se invece ci trovassimo
 di fronte alle fauci del Cavallo di Troia?
Per concessione di Antonio Mazzeo
Fonte: https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/03/a-sigonella-i-militari-usa-che.html
Data dell'articolo originale: 16/03/2020
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=28365
fonte: VOCI DALLA STRADA