CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

sabato 30 dicembre 2017

il Sol Invictus: l'Emmanuel o Dio con noi




Anche chi appartiene alla religione essoterica cristiana è chiamato a riconoscere il valore esoterico della data simbolica del 25 dicembre. E’ indiscutibile sul piano storico che il 25 dicembre non è il dies natalis di Gesù, ma quello di un’altra divinità del pantheon ellenistico-romano, Mitra. Le due nascite sono state sovrapposte all’incirca tra la fine del III e l’inizio del IV secolo, e quella di Gesù ha progressivamente preso il posto e oscurato quella di Mitra, in un contesto di competizione tra il nascente culto cristiano e gli atavici culti pagani. Alla fine a vincere, soprattutto per ragioni storiche legate al declino dell’Impero romano e della sua facies culturale, fu il cristianesimo. Ma i Padri della Chiesa che spostarono la data della nascita di Cristo, il bambino divino, al 25 dicembre, non lo fecero in modo arbitrario e solo per mere questioni di leadership. Essi erano a conoscenza del significato simbolico del 25 dicembre, giorno consacrato al Sol Invictusche, passato il solstizio d’inverno, riprende il suo posto nel cielo dopo mesi di oscurità. Cristo è egli stesso il sole invincibile che abita dentro di noi e che, spazzando via le tenebre, illumina il mondo con la sua luce divina. Giovanni, nel prologo del suo Vangelo, lo dice chiaramente: “era la luce vera, che illumina ogni uomo, venendo nel mondo” (v 1,9). Nemmeno la morte poté vincere la luce vera, che invincibile trionfò persino su di essa.  

Chi è Cristo? Cristo è colui che trionfa sull’oscurità del mondo. Fu un essere umano in un periodo di tempo circoscritto, ed è sempre stata, è  e sempre sarà una vibrazione, una forza dinamica cosmica, la più pura e potente. Una vibrazione talmente potente che si incarnò in un essere umano vissuto 2000 anni fa e che sconfisse la morte. Dal punto di vista simbolico Christòs è colui che trionfa sui poteri corrotti del cosmo, su Chrònos, il tempo lineare che macina l’esistenza, e su Shaitan, l’avversario che nelle tre tentazioni del deserto appare a Gesù sotto forma di sostentamento fisico, del potere temporale e  delle ricchezze. Anche Mitra uccidendo il toro, simbolo delle forze ctonie della terra, e quindi della materialità, trionfa sui poteri di questo mondo. Dal punto di vista archetipico le vicende di Mitra (nel culto mazdeo più recente) e quelle di Cristo sono parallele: entrambi nascono da una vergine, affrontano un’impresa impossibile, muoiono e risorgono. Le loro storie traggono cioè origine da uno stesso mitema: la morte e rinascita dell’eroe. Con una differenza: Gesù è un personaggio realmente esistito, Mitra, invece, è un personaggio avvolto nelle nebbie della mitologia orientale. Ma su questo punto credenti cristiani da una pare e non cristiani o non credenti dall’altra imboccano sentieri differenti: per chi crede, non solo la morte ma anche la risurrezione di Cristo è stato un evento reale. Per chi non crede, invece, si tratta di un’invenzione della comunità cristiana primitiva. Al di là di come la si pensi sulla questione, anche i non cristiani sono chiamati, come scrivevo sopra, a riconoscere il simbolismo della nascita di Cristo. Egli è, dicevo, la luce interiore che illumina ogni essere umano, è il Logos cosmico chiarificatore di cui il Logos umano ne è un’emanazione. Dal punto di vista simbolico il Logos divino si fa carne dopo il solstizio d’inverno, giorno più corto dell’anno: all’abbassamento massimo dei raggi del sole durante il Solstizio (kénosis in greco, che è lo stesso termine utilizzato nel Nuovo Testamento per indicare la discesa del Logos e la sua incarnazione sul piano fisico in un essere umano), segue immediatamente l’ascesa gloriosa del Sole nel suo cammino di riconquista del cielo. L’ascesa del sole lungo l’arco dell’orizzonte simboleggia la trasfigurazione del mondo e la risurrezione di Cristo, che dopo la morte ascende al cielo, sedendo alla destra del Padre.

La luce cosmica è quella forza che per mandato divino si è fatta carne, decidendo di abitare in mezzo agli uomini. Essa, incarnandosi, è diventata l’Emmanuel, in aramaico il Dio-con-noi, che attraverso il doppio movimento di discesa e nel mondo e ascesa nel cielo rischiara il buio dell’anima. Perché Dio è con noi anche nelle condizioni più estreme: quando ci ammaliamo, quando la nostra vita è ridotta a uno stato larvale di lavoratori-consumatori, quando i poteri corrotti di questo mondo attentano alla sopravvivenza del mondo e complottano per impoverirlo, quando non abbiamo più nulla da perdere se non la nostra dignità. Dio è con noi, perciò la nostra dignità di esseri partecipanti - unici tra tutti gli animali - del Logos divino, non verrà mai meno. “Era nel mondo, e il mondo avvenne per mezzo di lui, ma il mondo non lo riconobbe” (Gv 1,10).

Buon Natale-Sol Invictus a tutti.

fonte: http://federicafrancesconi.blogspot.it/

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