CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

domenica 28 giugno 2015

bombardamento di asfalto e cemento nelle montagne del Veneto



di Gianni Lannes


Si lamentano di Roma ladrona, ma fanno peggio i razzisti in poltrona del nordest e i soliti lacché del piddì. Abusi istituzionali, inganni economici e prevaricazioni dei partiti: pretesti per annientare il territorio italiano con arterie inutili. Insomma, profitti privati con denaro pubblico. Adesso le aree prescelte dalla devastazione affaristica giacciono nelle province di Vicenza e Treviso. Che fare? Mobilitazione permanente popolare.


Il traforo che spappolerà il cuore del monte Grappa (area protetta sulla carta, soggetta a vincolo paesaggistico, storico, idrogeologico e naturalistico) sarà lungo più di 12 chilometri. Infatti,  il progetto «Itinerario della Valsugana Valbrenta - Bassano Ovest.  Superstrada a pedaggio» prevede la realizzazione di una galleria autostradale all’interno del Monte Grappa in provincia di Vicenza.


La pianificazione distruttiva sarà realizzata dall’ATI costituita dalle società “Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. (capogruppo) - Ing. E. Mantovani S.p.A. - C.I.S. Compagnia Investimenti Sviluppo S.p.A. - Cordioli S.p.A. (imprese mandanti), approvata dalla Giunta Regionale con deliberazione numero 2399 del 04.08.2009, avente ad oggetto l'iniziativa «Itinerario della Valsugana Valbrenta - Bassano Ovest. 



Superstrada a pedaggio», da attuarsi in regime di finanza di progetto, che attraverserà i territori comunali di Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Loria, Rossano Veneto, Cassola, Romano d’Ezzelino, Pove del Grappa, Solagna, e San Nazario per raggiungere il terminale Nord di Pian dei Zocchi (Cismon del Grappa).


A Vittorio Veneto (nel trevigiano), invece, sarà trivellato il colle di Santa Augusta per dirottare il traffico pesante nel centro della città: un’opera terroristica dell’Anas già bocciata dal Consiglio di Stato nel 2013, perché priva della valutazione di incidenza ambientale nonché della relazione sismica, eppure riesumata ed in fase di realizzazione. Una curiosità: il progetto leghista risalente al 2009, non è stato arrestato dalla nuova amministrazione comunale targata partito democratico. 
Ma le tangenziali, per definizione, non dovrebbero, forse, costeggiare i centri abitati e non trafiggerli come in questi assurdi casi? Le previsioni negative? La devastazione irreversibile del territorio, l’inquinamento delle falde acquifere, e l’aumento di traffico veicolare con la conseguente emissione di quantità abnormi di gas di scarico direttamente nei polmoni di cittadine e cittadini. 
Di più e peggio: una velocità paralizzante. A strade più ampie corrispondono ingorghi maggiori, ad automobili sempre più veloci tempi di spostamento lentissimi. Sono solo due dei numerosi paradossi sui quali si fonda il moderno paradigma della velocità. Un’industria i cui costi socio-ambientali sono elevatissimi: dal consumo energetico all’impatto ambientale, all’ecologia umana (negli ultimi 20 anni gli incidenti automobilistici hanno prodotto in Italia, tanti morti quanti la seconda guerra mondiale). L’industria petrolifera e quella automobilistica sono legate indissolubilmente all’industria bellica, sia nella loro evoluzione storica sia nel contesto attuale. Il sistema di produzione industriale persegue il mito, nefasto, della crescita illimitata a tutti i costi.
La velocità (e il suo complemento: la sete devastatrice di energia delle nazioni industrializzate) è la dimensione critica del rapporto distruttivo che l’uomo moderno ha instaurato con la vita. L’utilizzazione di elevate quantità d’energia (la velocità dei trasporti) ha effetti distruttivi sia per la struttura sociale sia per madre natura.
  

fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

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