CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

lunedì 23 febbraio 2015

Rossa...


Certi cambiamenti del corpo mi fanno pensare a quelle vie che percorri da anni. Un bel giorno un negozio chiude, l’insegna è scomparsa, il locale è vuoto, c’è un cartello affittasi, e ti domandi cosa c’era prima, cioè la settimana scorsa

guardo i giochi di luce, che filtra dalla tapparella.
sono le 5 del pomeriggio, c'è il sole, le giornate si sono allungate.
guardo i quadratini di luce e penso che l'inverno sta finendo.
sono spensierata, letteralmente, in quel momento.
cè perfino della bellezza che percepisco.
improvvisamente compare un pensiero.
lo sto facendo senza nessuna consapevolezza, non mi sono domandata nemmeno per un attimo se tutto questo avrà delle conseguenze.
pensavo fosse un controllo, solo un controllo, l'ultimo, anzi il primo, nel 2006.
avevo extrasistoli a raffica, ero passata dalla cardiologia e trattenuta per fare una marea di esami.
tra questi, un'ecocardiografia.
alla fine del consulto il collega mi consiglia una terapia antipertensiva: sono destinata, mi dice.
ignoro la prescrizione.
per anni.
poi il mio destino mi incontra e l'ipertensione si fa sentire, a novembre, con notti insonni in preda a pulsazioni, cardiopalmo, sudorazioni notturne spaventose.
il mio destino: ipertensione, anche notevole.
ed inizia la mia terapia mattutina, quella che si prende tutte le mattine per tutto il resto della vita.
ed eccomi lì, su un fianco, durante l'ecocardiografia cardiaca, a giocare con la luce a quadretti sul paravento che separa il lettino dalla scrivania del medico.
focalizzo un particolare apparentemente paradossale ma a ripensarci testimone della mia sicumera. entrando nella stanza della cardiologa mi sono accomodata dalla parte della scrivania destinata al medico, non al paziente. mi pensavo ancora dotata dei super poteri del grande dottore.
ma sono una paziente, sono dall'altra parte della scrivania. 
(impara)
e il verdetto lo conferma: insufficienza mitralica moderata.
ed eccolo lì il mio declino. mi proietto nel mio futuro, vecchia, malata, vedo la mia prossima storia clinica, vedo tutti i farmaci che progressivamente collocherò in cucina, la dose scritta sulla confezione , il promemoria. penso a Pennac, e al suo libro Storia di un corpo (http://nuovateoria.blogspot.it/2012/12/body-wolrds-la-salute-e-la-vita-nel.html) , capisco che sto entrando in quella fase della vita in cui il corpo cede, in cui dall'onnipotenza che ci illude di essere eterni si passa alla certezza quotidiana che siamo transitori.
è da settembre che sto male, tosse folle per un mese a settembre, otite catarrale con ipoacusia a ottobre per 5 settimane, notti insonni e diagnosi di ipertensione a novembre, ripetute sedute dal dentista fino a dicembre per problemi reiterati ai denti, neoformazioni dermatologiche trattate con il laser a gennaio, di nuovo tosse, perdita totale della voce per 5 giorni e ancora dolore all'orecchio e mal di gola trapassante questa notte. febbraio.
capisco, non potrei non capirlo, che tutto questo impegno di orecchie, gola e voce girano intorno alla parola, da mesi. girano intorno alla questione del mio lavoro, dell'emissione della parola e dell'ascolto, girano intorno al riconoscimento della mia persona e del mio riconoscere l'altro. sono stati mesi improntati dal trauma, che vivo ogni settimana, a ogni notizia che ricevo.
sono negata, la mia parola  è negata, non parlo e non ascolto più.
qualcosa sta cambiando, non mi sono mai ammalata per anni, improvvisamente il mio corpo cade dall'alto, si schianta.
qualcosa è inesorabilmente cambiato.
e pensare che l'inverno sta quasi finendo.



Passiamo la vita a confrontare i nostri corpi. Ma, una volta usciti dall’infanzia, in maniera furtiva, quasi vergognosa. A quindici anni, sulla spiaggia, studiavo i bicipiti e gli addominali dei ragazzi della mia età. A diciotto o vent’anni il gonfiore sotto il costume. A trenta, a quaranta, gli uomini paragonano i capelli (guai ai calvi!). A cinquant’anni la pancia (non metterla su), a sessanta, i denti (non perderli). E adesso, in queste adunate di vecchi avvoltoi che sono le nostre autorità tutorie, la schiena, i passi, il modo di asciugarsi la bocca, di alzarsi, di infilarsi il cappotto, l’età, insomma, semplicemente l’età.
Storia di un corpoDaniel Pennac

fonte: nuovateoria.blogspot.it

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