CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

martedì 26 agosto 2014

il ponte di Mostar



estratto da Wikipedia:

Lo Stari Most (che in italiano significa: "Il Vecchio Ponte") è un ponte ottomano del XVI secolo appartenente alla città di Mostar, in Bosnia ed Erzegovina, che attraversa il fiume Narenta per unire le due parti della città che esso divide.

Il ponte venne distrutto dalle forze croato-bosniache nel corso della guerra in Bosnia, la mattina del 9 novembre 1993. Immediatamente venne messo in moto un progetto per la ricostruzione, che cominciò alla fine delle ostilità e terminò il 22 luglio 2004.

Caratteristiche

Il ponte è a schiena d'asino, largo 4 metri e lungo 30, e domina il fiume da un'altezza di 24 metri. È protetto da due torri, chiamate Helebija (a nord est) e Tara (a sud ovest), chiamate mostari (cioè "le custodi del ponte").

L'arco del ponte venne costruito usando una pietra locale chiamata tenelija. La forma dell'arco è il risultato di numerose irregolarità prodotte dalla deformazione dell'intradosso (cioè della linea interna dell'arco).

Invece che su fondamenta, l'arco del ponte poggia su due piedritti calcarei collegati a muri lungo gli argini del fiume, per poi alzarsi di 12,02 metri.

Storia

Apparentemente lo Stari Most collega la parte cristiana a quella musulmana della città di Mostar, in realtà la divisione tra la parte croata e quella mussulmana non è il ponte, ma il boulevard che è un largo viale che si trova poco fuori la città vecchia. Il ponte, inoltre, rappresenta il simbolo della città.

Costruzione

Lo Stari Most venne commissionato dal sultano Solimano il Magnifico nel 1557 per rimpiazzare un vecchio ponte sospeso di legno, piuttosto instabile. Il ponte in pietra venne ultimato nove anni dopo (un'iscrizione sul ponte dice che i lavori finirono nel 974 del calendario islamico, corrispondente ad un periodo compreso fra il 19 luglio 1566 e il 7 luglio 1567).

Della costruzione del ponte si sa poco o nulla, tutto ciò che resta si confonde nelle leggende locali; si conosce però il nome del costruttore, un certo Mimar Hayruddin, un discepolo del celebre architetto ottomano Sinan. Essendogli stato ordinato di costruire un ponte di dimensioni senza precedenti, pena la morte, egli si preparò per il suo funerale il giorno stesso in cui l'impalcatura veniva tolta dalla struttura appena completata. Alcune cose restano (e probabilmente resteranno per sempre) sconosciute, come per esempio il metodo utilizzato per erigere l'impalcatura (e come fece questa a rimanere in piedi per un periodo così lungo), oppure il metodo utilizzato per trasportare le pietre da una parte all'altra del fiume.

Si ritiene comunemente che lo Stari Most fosse il ponte a singolo arco più grande del suo tempo, il che lo rende uno dei capolavori architettonici dell'umanità.

Distruzione

Durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina (1992-1995), le forze secessioniste croate combatterono contro le forze governative bosniache e, il 9 novembre 1993, distrussero il ponte. Prima di questo evento, esso venne danneggiato già nel 1992 dai bombardamenti attuati dai serbi; entrambe le fazioni, sia la croata che la serba, vedevano un simbolo nel ponte e nell'area storica nelle sue vicinanze, una parte integrante della cultura bosniaca, da distruggere in quanto tale (e infatti anche prima della distruzione esso venne ripetutamente preso di mira).

Ricostruzione

Il ponte, incluso recentemente nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità, venne ricostruito sotto l'egida dell'UNESCO. Le sue 1.088 pietre vennero lavorate secondo le tecniche medievali; il lavoro di ricostruzione è costato circa 12 milioni di euro.

Lo Stari Most è stato riaperto il 22 luglio 2004, con cerimonie basate sull'idea di una riconciliazione fra le comunità bosniache dopo gli orrori della guerra, anche se il rancore e la diffidenza restano evidenti.

Curiosità

Per i giovani della città di Mostar il salto nella Narenta (in bosniaco Neretva) dalla cima del ponte è una radicata tradizione, anche se estremamente rischiosa a causa dell'altezza e della temperatura bassissima dell'acqua del fiume. Il primo a tuffarsi dopo la riapertura del ponte è stato un certo Enej Kelecija, ora emigrato negli Stati Uniti.

 

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