CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

mercoledì 29 gennaio 2014

tratto dal romanzo erotico lesbo "Dal cappello di Gia"


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SAPORE DI SALE DI GIA VAN ROLLENOOF

… Insieme, erano molto felici e la loro vita coniugale rasentava la perfezione. Nahed amava moltissimo gustarsi alla fonte il secreto vaginale di Gia nella tranquillità della loro privacy, nella loro stanza da letto. Spessissimo, di sera e talvolta il pomeriggio quando andavano a riposarsi, sfrontata e con un tono da bambina viziata, le diceva: «Gia, prima di andare a dormire mi è venuta voglia di… qualcosa di buono».
A quello, che era un codice ormai chiaro e inequivocabile tra loro due, lei, paziente e sorridente, dopo aver sistemato un cuscino dal profilo triangolare che l’avrebbe facilitata in corrispondenza del fondo schiena, si disponeva supina sul letto con le gambe molto divaricate e le cosce discoste al massimo; con il bacino ben proteso e sporgente, apprestandosi a nutrire la moglie, incominciava a massaggiarsi un seno e a sfregarsi continuamente e senza fretta il prepuzio del clitoride; Nahed allora, il capo fra le sue cosce e gli occhi puntati lì, la stava a contemplare per un po’ senza fare nulla; dopo, mentre le sue dita prendevano a giocare tra le labbra della vagina, incominciava a leccarle con dolcezza l’orlo anale e la circostante regione perineale: lei lo sapeva quanto Gia gradisse quella delicatezza.
In genere non ci voleva molto perché lei incominciasse ad agitarsi, gridare, e a donarle il proprio miele; non appena, al loro convergere inferiore, le labbra vaginali incominciavano a gocciolare, un’espressione di beatitudine illuminava il volto di Nahed mentre prendeva a raccogliere con la punta della lingua il secreto, spesso misto a smegma, che, copioso, affiorava di continuo per poi divenire un cospicuo flusso filiforme ininterrotto.
Ogni volta, come se fosse la prima, ogni tanto Nahed si arrestava e rimaneva in adorazione contemplativa, quasi mistica, davanti a quella sorgente. Le piaceva sempre osservare così da vicino le pareti lubrificarsi ed emettere delle goccioline, che dapprima isolate, in seguito formavano un velo continuo e lucente. Ma ciò che la infiammava anche di più, era osservare la vagina allungarsi, per reazione alla pressione delle sue dita, per poi vederla gonfiarsi, espandendosi in lunghezza e larghezza. Nel corso di quelle contrazioni, le mani ad allargarla per non perdersi nulla e suggerla pure alle pareti interne, lei poteva persino intravvedere la cervice ritrarsi ciclicamente. Era questo che a lei più interessava per i piani che le passavano per il capo e che non aveva ancora partecipato alla moglie.
Quando infine si era saziata, dopo che Gia era venuta per un paio di volte, alla sua offerta di ricambiarle il piacere, le rispondeva immancabilmente: «No Gia, ti ringrazio amore; ma ora voglio addormentarmi con la bocca buona di te». Quelle volte, lei neanche non voleva godere sessualmente; era contenta così, semplicemente…
fonte: erosartmalie.wordpress.com

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