CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 31 gennaio 2014

la settimana Incom




WIKIPEDIA riporta:

Il cinegiornale è un cortometraggio di attualità ed informazione proiettato nelle sale cinematografiche prima dell'inizio dello spettacolo e caratterizzato da un taglio generalmente documentaristico o di reportage e da un ritmo abbastanza veloce dei servizi, determinato dalla sua durata contenuta. Un cinegiornale ha una lunghezza tipica di circa 300 metri di pellicola per una durata complessiva di proiezione di circa 10 minuti (1 minuto = 28,5 metri). I cinegiornali proiettati in Italia e Germania durante la Seconda guerra mondiale raggiungevano anche i 600 metri di lunghezza.
In un cinegiornale tradizionale sono assenti le interviste e i mezzi-busti mentre i filmati, quasi sempre privati dell'audio originale, vengono commentati da una stessa voce fuori campo e introdotti da un fotogramma fisso con il titolo del servizio. Un commento musicale sottolinea il genere di notizia e si protrae in sottofondo per tutta la durata del filmato. Ha una cadenza periodica, tipicamente settimanale.

Storia

Diffuso in tutta Europa e negli Stati Uniti, il cinegiornale nasce in Francia nel 1907 e si afferma già all'epoca del cinema muto. Acquista una importanza particolare nel corso della seconda guerra mondiale quando diviene un potente strumento di propaganda in tutti i regimi totalitari.
Viene realizzato sia dalle grandi case di produzione cinematografica, che lo utilizzeranno in apertura delle proiezioni dei propri film, che da medie o piccole case di produzione di cortometraggi appositamente costituite. I servizi realizzati vengono acquistati e ceduti a livello internazionale cosicché un singolo cinegiornale può essere confezionato sulla base di contributi filmati provenienti da diversi paesi del mondo.
Negli anni immediatamente successivi al conflitto il cinegiornale diventa un vero rotocalco popolare incentrato principalmente su notizie di costume, sport, spettacolo, moda, sui grandi fatti di cronaca e su avvenimenti politici, trattati comunque in modo leggero e poco impegnativo.
Il cinegiornale scompare progressivamente dalle sale cinematografiche nel corso degli anni settanta quando la televisione si afferma come grande strumento di comunicazione di massa e contemporaneamente entra in crisi il cortometraggio come forma di produzione cinematografica. Nello stesso periodo cambiano le modalità e i tempi con le quali il pubblico viene indotto a fruire dello spettacolo cinematografico, trasformato in un prodotto di semplice consumo.

Il cinegiornale italiano

In Italia il cinegiornale del dopo guerra contribuisce a formare una cultura popolare unitaria, diffonde nuovi modelli sociali di comportamento e rappresenta un veicolo di informazione più efficace della carta stampata in quanto in grado di raggiungere la parte meno alfabetizzata della popolazione nelle zone più arretrate del paese, dove, anche se in locali di fortuna o all'aperto, si allestiscono con regolarità delle proiezioni cinematografiche.
Il cinegiornale italiano storicamente più importante e significativo è rappresentato senz'altro da quello di regime prodotto dall'Istituto Luce tra il 1927 e il 1945: Il Giornale Luce. Il cinegiornale dell'Istituto Luce segna il primo intervento diretto di un regime politico sul sistema di informazione cinematografica, sebbene l'Istituto, a differenza di quanto accade nella Germania di Goebbels, non sia posto alle dirette dipendenze degli organismi di governo.
Il cinegiornale fascista è un misto sapiente di notizie interne, tutte tese a celebrare il regime e la personalità del suo Duce, e di notizie internazionali, generalmente frivole, provenienti per lo più dagli Stati Uniti. Non mancano però gli approfondimenti culturali, trattati in genere in modo non completamente ideologizzato, seguendo quella che fu una certa caratteristica di indipendenza e di autorevolezza dell'Istituto Luce.
Nel periodo di massimo sforzo bellico (1940), l'Istituto Luce produrrà 4 cinegiornali a settimana e la proiezione sarà resa obbligatoria in tutte le sale di quello che a quel tempo era definito l'impero, il lettore abituale dei testi era Guido Notari. Molti dei cinegiornali dell'Istituto Luce sono visionabili gratuitamente nell'archivio disponibile in rete.
I cinegiornali italiani degli anni cinquanta e sessanta, vari e numerosi, sono tutti allineati su posizioni generalmente filo-governative sebbene non manchino mai spazi dedicati alla opposizione. In virtù del carattere popolare la morale dei cinegiornali di questa epoca è orientata a quella tradizionale, fortemente influenzata da quella cattolica. Gli avvenimenti di costume riguardano generalmente il cinema e tutto il suo sistema industriale e promozionale al quale le case produttrici di questi cortometraggi non potevano essere estranee.
Tra i cinegiornali più importanti del dopoguerra è da segnalare certamente quello prodotto dalla Industria Cortometraggi Milano dal 1946 al 1965, meglio conosciuto come Settimana INCOM, che si avvarrà del contributo di alcune firme prestigiose del panorama giornalistico e cinematografico italiano. La Settimana INCOM è settimanale e possiede l'impaginazione tipica di un rotocalco, con un'ampia pagina dedicata alla mondanità e alle cronache dell'alta società.
L'ultimo cinegiornale italiano è stato "Settimanale Ciac" le cui ultime edizioni risalgono ai primi anni '90.

I cinegiornali nei diversi paesi del mondo

Algeria

Actualités Algériennes

Austria

Sascha-Meßter-Woche (1914-1918)
Österreich in Bild und Ton (1933-1938)
Austria Wochenschau

Belgio

Belgavox

Bulgaria

Kinokronika

Canada

Associated Screen News
Canada Carries On
Canadian Army Newsreel

Cecoslovacchia

Československý filmový týdeník

Francia

Eclair Journal
Pathè Journal

Germania

Dal 1925 al 1930

UFA Wochenschau

Dal 1930 al 1933

UFA-Tonwoche
Deulig-Tonwoche
Fox Tönende Wochenschau
Emelka-Tonwoche
Tobis Wochenschau

dal 1933 al 1945

UFA-Tonwoche (fino al 1940)
Die Deutsche Wochenschau

Repubblica Democratica tedesca

Der Augenzeuge
DEFA Wochenschau

Ungheria

Magyar Filmhirado

India

Indian News Parade

Irlanda

Amharc Eireann

Italia

Giornale Istituto Luce (unico legale dal 1927 al 1945 sotto il fascismo)
Settimana Incom
Caleidoscopio CIAC
L'Europeo CIAC
Settimanale CIAC
Filmgiornale SEDI
Mondo Libero ASTRA
Panorama
Sette Giorni
Tempi nostri

Giappone

Yomiuri (Yomiuri TV, Tokyo)
Asahi (TV Asahi, Tokyo)

Mozambico

Kuxa Kanema

Paesi Bassi

Polygoon

Nuova Zelanda

Weekly Review
Pictorial Parade

Polonia

Polska Kronika Filmowa

Romania

Saptamîna în Imagini

Spagna

No-Do

Svizzera

Ciné-Journal Suisse

Stati Uniti

The March of Time
Movietone News
News of the Day
Pathe News
RKO-Pathé
Warner-Pathé
Paramount News
Universal Newsreel
United States Information Service

Regno Unito

Pathe's Animated Gazette
Pathe Gazette
Eve's Film Review
British Pathe
Empire Newsreel
Empire News Bulletin
Gaumont Graphic
Around the Town
Gaumont Mirror
Topical Budget
British Movietone
Workers' Topical News
The Gen



mercoledì 29 gennaio 2014

tratto dal romanzo erotico lesbo "Dal cappello di Gia"


Image
SAPORE DI SALE DI GIA VAN ROLLENOOF

… Insieme, erano molto felici e la loro vita coniugale rasentava la perfezione. Nahed amava moltissimo gustarsi alla fonte il secreto vaginale di Gia nella tranquillità della loro privacy, nella loro stanza da letto. Spessissimo, di sera e talvolta il pomeriggio quando andavano a riposarsi, sfrontata e con un tono da bambina viziata, le diceva: «Gia, prima di andare a dormire mi è venuta voglia di… qualcosa di buono».
A quello, che era un codice ormai chiaro e inequivocabile tra loro due, lei, paziente e sorridente, dopo aver sistemato un cuscino dal profilo triangolare che l’avrebbe facilitata in corrispondenza del fondo schiena, si disponeva supina sul letto con le gambe molto divaricate e le cosce discoste al massimo; con il bacino ben proteso e sporgente, apprestandosi a nutrire la moglie, incominciava a massaggiarsi un seno e a sfregarsi continuamente e senza fretta il prepuzio del clitoride; Nahed allora, il capo fra le sue cosce e gli occhi puntati lì, la stava a contemplare per un po’ senza fare nulla; dopo, mentre le sue dita prendevano a giocare tra le labbra della vagina, incominciava a leccarle con dolcezza l’orlo anale e la circostante regione perineale: lei lo sapeva quanto Gia gradisse quella delicatezza.
In genere non ci voleva molto perché lei incominciasse ad agitarsi, gridare, e a donarle il proprio miele; non appena, al loro convergere inferiore, le labbra vaginali incominciavano a gocciolare, un’espressione di beatitudine illuminava il volto di Nahed mentre prendeva a raccogliere con la punta della lingua il secreto, spesso misto a smegma, che, copioso, affiorava di continuo per poi divenire un cospicuo flusso filiforme ininterrotto.
Ogni volta, come se fosse la prima, ogni tanto Nahed si arrestava e rimaneva in adorazione contemplativa, quasi mistica, davanti a quella sorgente. Le piaceva sempre osservare così da vicino le pareti lubrificarsi ed emettere delle goccioline, che dapprima isolate, in seguito formavano un velo continuo e lucente. Ma ciò che la infiammava anche di più, era osservare la vagina allungarsi, per reazione alla pressione delle sue dita, per poi vederla gonfiarsi, espandendosi in lunghezza e larghezza. Nel corso di quelle contrazioni, le mani ad allargarla per non perdersi nulla e suggerla pure alle pareti interne, lei poteva persino intravvedere la cervice ritrarsi ciclicamente. Era questo che a lei più interessava per i piani che le passavano per il capo e che non aveva ancora partecipato alla moglie.
Quando infine si era saziata, dopo che Gia era venuta per un paio di volte, alla sua offerta di ricambiarle il piacere, le rispondeva immancabilmente: «No Gia, ti ringrazio amore; ma ora voglio addormentarmi con la bocca buona di te». Quelle volte, lei neanche non voleva godere sessualmente; era contenta così, semplicemente…
fonte: erosartmalie.wordpress.com

martedì 28 gennaio 2014

Les enfilées di Alphablue

Les enfilées

Uno dei migliori titoli di Alpha France, la casa di produzione cinematografica francese fondata nel 1972 da Francis Mischkind. Protagonisti, tra gli altri, la bionda e statuaria Brigitte Lahaie (in questo caso eccezionalmente mora), la conturbante Morgane e un tris di attori (Alban Ceray, Richard Alan e Dominique Aveline) che, insieme a Jean-Pierre Armand, erano soprannominati i “Quattro Moschettieri del Porno”. “Les enfilées” (noto anche con il titolo di “Les soirées d'un couple voyeur”) narra le vicende di una coppia decisa a rendere più piccante il proprio mènage sessuale passando attraverso giochi sempre più perversi che, di esperienza in esperienza, li trasformeranno da semplici guardoni a scambisti. Il regista Jean-Claude Roy fa un gran uso di specchi e, contrariamente ad altre sue opere dello stesso periodo, limita a non più di tre o quattro elementi le scene di sesso di gruppo. La fotografia è curata dall'ottimo Robert Millié e le scenografie rendono al meglio l'ambiente borghese in cui l'intera vicenda si svolge. Insomma, da ogni punto di vista “Les enfilées” può essere considerato come un eccellente viatico per una serata ad alta tensione erotica.


La trama. Alban Ceray, il marito, fa ritorno a casa e si mette a sfogliare alcune riviste pornografiche. Ha con sé un regalo per la moglie (Morgane), un completino sexy. Lei si ritira in un'altra stanza per indossarlo mentre Ceray si spoglia e colloca uno specchio davanti al divano. Morgane rientra in scena e inizia a praticare una fellatio. I due si osservano allo specchio e l'eccitazione cresce. Ora Morgane è a cavalcioni di Ceray, le spalle rivolte verso di lui. L'uomo affonda il suo membro nel sesso della moglie. Poi la prende da tergo. Morgane è a pochi centimetri dallo specchio. Inizia a leccarlo con voluttuosità. Ceray viene, copiosamente, sulla superficie che riflette i loro corpi. Morgane lecca avidamente lo sperma del marito. I due si distendono, apparentemente esausti, sul tappeto. Morgane inizia a masturbare il marito mentre i due si confidano reciprocamente le proprie fantasie sessuali. Ad entrambi piacerebbe fare sesso con altri partner. Ceray, eccitato, viene nuovamente.


L'uomo rientra nuovamente in casa. Ha acquistato alcune riviste di annunci erotici ed inizia a leggerle insieme alla moglie. Decidono di rispondere ad alcuni di essi. La scena cambia. Ceray è solo in casa. Sta lavorando a un disegno tecnico (dal che se ne desume che la sua professione sia quella di architetto). Squilla il telefono. È Morgane che gli annuncia che sta per fare rientro in compagnia. Ceray si alza e si nasconde dietro un porta. Dopo pochi minuti Morgane entra in casa, scambia due battute con il marito e subito dopo fa la sua comparsa un ragazzo che indossa un t-shirt con su scritto “Rocky”. Rocky si dimostra timido ed inesperto. Confessa a Morgane di essere vergine e di aver compiuto diciotto anni solo il giorno prima. A queste parole, la donna inizia a spogliarsi e si offre come regalo di compleanno al ragazzo. Sotto lo sguardo eccitato di Ceray, sempre al riparo dietro la porta, i due amnti iniziano a masturbarsi a vicenda. Ma tanta è l'eccitazione e l'inesperienza del ragazzo che questi viene immediatamente nella bocca di Morgane. La donna si distende sul divano, accoglie Rocky tra le sue braccia e il suo membro nuovamente tornato turgido. Il ragazzo penetra Morgane con maggiore sicurezza per poi abbandonarsi a un altro orgasmo. Nello stesso istante, anche Ceray ha una eiaculazione.
Il giorno successivo marito e moglie ricevono una lettera. Un certo Frédéric invita la donna a casa sua per condividere un incontro amoroso. Non aggiunge altre parole. Morgane e Ceray si consultano e decidono di recarsi insieme all'appuntamento. Morgane suona al campanello della porta del misterioso amante. Le apre un uomo barbuto che indossa una vestaglia e dei guanti bianchi. La donna entra nell'appartamento ma ha cura di lasciare socchiuso l'uscio in modo da poter consentire al marito di introdursi di nascosto nell'appartamento. Ceray ha con sé un super 8. Si nasconde dietro uno specchio ovale in camera da letto, pronto a filmare. I due amanti si distendono sul talamo. L'uomo indossa uno strap-on che poi porge a Morgane. La donna inizia a masturbarsi con il fallo di gomma. I due, guardandosi allo specchio, si masturbano solitariamente. Poi Frédéric fa girare Morgane e la penetra da dietro. Dopo un po' le è sopra, affonda ancora qualche colpo prima di venire sul suo grembo. Morgane si alza e si struscia sullo specchio, sporcandolo del seme dell'amante. Ceray continua a riprendere di nascosto. Poi il marito ripone la cinepresa in una sacca e si allontana non visto dall'uomo con i guanti bianchi. Morgane e Ceray sono ora sul divano di casa. Guardano il filmino appena girato. Si eccitano e iniziano a fare sesso.


Il postino recapita un'altra lettera. Questa volta è indirizzata a Ceray. All'interno è contenuta una foto di una donna bionda. Nella lettera che la accompagna si invita l'uomo a recarsi in un appartamento del centro nel caso egli fosse eccitato all'idea di fare sesso in un bagno. Anche in questo caso la coppia accetta di vivere la nuova esperienza. Ceray si reca dunque all'appuntamento in compagnia della moglie. Stessa tecnica di prima seppur a parti invertite. L'uomo entra nell'appartamento e lascia l'uscio socchiuso. La bionda, che ha fatto indossare a Ceray un preservativo, inizia a masturbare con la bocca Ceray mentre Morgane riprende di nascosto la scena con la cinepresa. L'uomo viene nel preservativo, la donna glielo sfila e ne beve il contenuto. Poi i due si immergono nella vasca da bagno e fanno sesso. Alla fine la donna chiede, ed ottiene, di essere masturbata con il manico di una spazzola in plastica. Ceray raggiunge la moglie che nel frattempo è scesa in strada ad aspettarlo. I due tornano a casa e, eccitati dai momenti appena vissuti, fanno sesso.


Nuova lettera e questa volta è per Morgane. La si invita a un incontro amoroso per il giorno successivo, senza maggiori dettagli. L'indomani la donna si reca all'appuntamento. Ceray rimane a casa a lavorare. Il postino ha recapitato un'altra lettera ma l'uomo decide di aprirla più tardi. Morgane è giunta all'appuntamento. Ad attenderla, distesa su un letto circolare, una donna bruna (Brigitte Lahaie, che inossa una parrucca). La donna chiede a Morgane se è delusa, se si aspettasse un uomo e che se accetterà di restare sa per quale motivo lo farà. Morgane accetta e le due donne si spogliano e iniziano reciprocamente a masturbarsi. Il letto comincia a ruotare. Le due donne si masturbano insieme con un fallo di gomma bifronte.
Ceray ha deciso di aprire la lettera. Un uomo gli chiede di incontrarsi perché intende offrirgli sua moglie. Lui si limiterebbe a guardare ed eventualmente a partecipare solo su invito esplicito di Ceray. Il nostro architetto decide di accettare la proposta. Marito e moglie arrivano nell'appartamento accolti dai modi garbati del padrone di casa. La donna rimane però in silenzio lasciando che sia il marito ad esprimersi. Fatte le presentazioni, la donna inizia una fellatio su Ceray. Poi i due si spogliano e fanno sesso sul divano. Improvvisamente fa la sua comparsa in scena il marito di lei. È vestito da donna e truccato. Si masturba davanti ai due amanti poi lei gli prende il membro in bocca. Ceray nel frattempo viene sul ventre della donna. Cambio di posizione. Lei si accuccia sul sesso di Ceray mentre il marito la prende da dietro. L'uomo le eiacula sulle natiche. Prima di congedarsi, questi spiega che Ceray che la moglie è rimasta per tutto il tempo in silenzio non perché sia muta bensì perché lei riserva solo al consorte l'esclusività di udire la sua voce. Anche lui vuole concedersi il privilegio di essere possessivo in qualcosa.
Ceray è rimasto solo. Si accomoda sul divano, beve qualche sorso di “Ballantine's” e si addormenta. Sogna Morgane che, inginocchiata, lecca il suo membro e quello di Rocky. Viene risvegliato dal rientro della moglie. Non è sola. Insieme a lei c'è la donna bruna. I tre iniziano a fare sesso. Brigitte Lahaie prende in bocca il membro di Ceray, poi le due donne si distendono sul tappeto e iniziano a leccarsi mentre Morgane masturba con una mano il marito. La Lahaie si è messa a cavalcioni di Ceray, dandogli le spalle. L'uomo la penetra mentre Morgane gli succhia i testicoli. Ceray viene sul ventre della Lahaie e la moglie si affretta a leccare tutto lo sperma dal membro del marito. Le due donne si distendono nuovamente a terra, una sopra l'altra, sfregando i loro corpi. Ceray le riprende con la cinepresa, poi si unisce a loro ed entra da dietro nella vagina della Lahaie. Al termine la donna confida alla coppia di essere interessata a fare sesso solo con donne e non con coppie ma che, in questo caso, ha deciso di fare un'eccezione. Seguono languidi baci in bocca intervellati al racconto di esperienze, poi la donna si china su Ceray e inizia a masturbarlo con la bocca. Suonano alla porta. È Rocky. Morgane comunia la notizia al marito che si dimostra entusiasta all'idea di coinvolgere il ragazzo in un gioco a quattro. Morgane si infila uno strap-on e va ada aprire la porta al giovanotto. Questi si siede dapprima sul divano, un po' imbarazzato. Osserva la Lahaie che a poca distanza e distesa su Ceray si fa penetrare da dietro da Morgane. Poi la bruna si protende verso la patta del ragazzo, estrae il suo membro e inizia a succhiarlo. Anche Morgane la imita con il proprio marito. Gli uomini vengono. I quattro bevono qualcosa insieme e discorrono amabilmente dell'esperienza appena vissuta. Poi le due donne si infilano un soprabito sui corpi nudi e si allontananano per andare a rimediare la cena in qualche posto ancora aperto. I due uomini si confidano. Rocky confessa a Ceray di essersi innamorato di sua moglie. L'uomo, di rimando, gli spiega le regole del gioco.
Improvvisamente Morgane rientra a casa e dice che un uomo le ha scambiate per prostitute. Invita il marito e il ragazzo a nascondersi dietro una porta e ad assistere a quel che accadrà. Gli uomini eseguono i voleri della donna. Dopo pochi istanti la Lahaie entra con un uomo elegantemente vestito. Le due donne si spogliano e inziano a soddisfarlo con la bocca. Poi si distendono sul tappeto e si concedono qualche istante di amore saffico. Mentre Ceray e Rocky si masturbano, l'uomo soddisfa prima Morgane e poi la Lahaie. Alla fine l'uomo si riveste, chiede quanto vogliono per la loro prestazione ma le due donne rispondono negativamente (“Quando ce ne sarà bisogna ci troverà qui, gratuitamente”, “Ma non è possibile, è uno scherzo, allora non siete delle prostitute!?”, “Questo rimarrà un mistero…”). L'uomo si allontana e Ceray e Rocky si ricongiungono alle due donne. Ridono insieme di quanto è successo, poi la Lahaie e Morgane iniziano a masturbare con la bocca i due.


Marito e moglie sono distesi sul divano, soli. Hanno ancora da leggere alcune lettere. Decidono di farlo il giorno dopo. Hanno ancora molto da fare questa notte…

SCHEDA TECNICA

Les enfilées
(Francia, 1980, 79 min.)
Regia di Jean-Claude Roy (con il nome di Patrick Aubin)
Sceneggiatura di Jean-Claude Roy (con il nome di Patrick Aubin)
Cast: Alban Ceray (il marito), Morgane (la moglie), Brigitte Lahaie (la donna nel letto girevole), Dominique Aveline (l'uomo dai guanti bianchi), Brigitte Verbecq (la donna nel bagno), Rocky (il verginello), Jacques Gatteau (Yves) (con il nome di Jacques Gato), Valérie Martin's (la donna silenziosa), Richard Allan (l'uomo dell'ultimo appuntamento).
Direttore della fotografia Robert Millié (con il nome di Pierre Robès)

fonte: alphabluexxx.blogspot.it

lunedì 27 gennaio 2014

il capitalismo reale


Il Capitalismo Reale

Mentre l’élite parassitaria del pianeta si apprestava a riunirsi nell’annuale conferenza del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, uno studio di un’organizzazione umanitaria britannica ha messo in evidenza le sbalorditive disuguaglianze che caratterizzano la distribuzione dei redditi nel sistema capitalistico mondiale. Secondo Oxfam, cioè, le 85 persone più ricche del pianeta sono giunte oggi a possedere beni pari a quelli della metà più povera della popolazione della terra, vale a dire 3,5 miliardi di persone.

Questo ristrettissimo gruppo di plutocrati rappresenta una minima parte dell’1% della popolazione mondiale più facoltosa, la quale a sua volta si appropria del 46% della ricchezza globale, ovvero 110 mila miliardi di dollari. Per comprendere ancora meglio la totale irrazionalità dell’intero sistema, questa distribuzione si traduce in una realtà nella quale lo stesso 1% detiene una ricchezza – rigorosamente intoccabile – 65 volte superiore a quella complessiva della metà più povera della popolazione terrestre.

A fronte della retorica vomitata quotidianamente dalle classi politiche di molti paesi, a cominciare dall’amministrazione Obama negli Stati Uniti, che promettono iniziative per ridurre le disuguaglianze sociali e di reddito, in questi anni la ricchezza prodotta è stata diretta pressoché interamente verso il vertice della piramide sociale.

Infatti, come mette in risalto lo studio di Oxfam, in relazione agli USA, l’1% della popolazione ha beneficiato addirittura del 95% della ricchezza creata dal 2009 ad oggi, mentre il 90% degli americani ha dovuto passare attraverso un processo di impoverimento. Complessivamente, il solito 1% del totale ha potuto incrementare i propri averi del 150% tra il 1980 e il 2012, grazie a politiche ideate e messe in atto appositamente a questo scopo da tutti i governi succedutisi al potere.

A livello globale, nonostante l’abbondanza delle risorse disponibili, oltre un miliardo di persone deve sopravvivere con meno di un dollaro al giorno, mentre più di tre miliardi non superano i 2,5 dollari. In concomitanza con la pubblicazione del rapporto Oxfam, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha a sua volta aggiunto i propri numeri alla drammatica situazione planetaria, affermando che i disoccupati nel mondo sono aumentati di altri 5 milioni nel solo 2013 e che le prospettive non saranno migliori per l’anno appena iniziato.

Queste tendenze sono dovute in primo luogo alla finanziarizzazione delle economie soprattutto occidentali, nelle quali la creazione di ricchezza è sempre più svincolata dalla produzione di beni, essendo legata prevalentemente alla speculazione finanziaria.

Il trasferimento di ricchezze dalle classi più povere a quelle più ricche è anche il risultato di altre politiche deliberate come quelle a cui si è assistito ovunque dopo l’esplosione della crisi nel 2008, fatte di austerity, compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori, licenziamenti, smantellamento del welfare, ma anche di salvataggi pubblici degli istituti finanziari e immissione sui mercati di quantità enormi di denaro da parte delle varie banche centrali.

In questo scenario, appare quanto meno paradossale che l’evento di Davos – dove, sborsando circa 40 mila dollari ciascuno, sono presenti alcuni dei principali responsabili della situazione dipinta da Oxfam – abbia tra i suoi argomenti centrali di discussione proprio le crescenti ineguaglianze sociali.

Nella località sulle Alpi svizzere, piuttosto, l’élite mondiale sta celebrando un’annata caratterizzata da profitti record per le corporations e dai livelli senza precedenti raggiunti da molti indici di borsa. Secondo i resoconti dei media, a Davos sono presenti quest’anno 80 miliardari e centinaia di milionari che, tra un party e l’altro, prenderanno parte a workshop e seminari su vari argomenti, dal presunto “ritorno” dell’Unione Europea alle strategie per migliorare la “competitività” di aziende e paesi.

Tra il compiacimento e le espressioni di approvazione reciproca per avere ingigantito i propri patrimoni, la conferenza del World Economic Forum è però attraversata anche quest’anno da una diffusa sensazione di precarietà e, soprattutto, di terrore per le conseguenze sociali provocate dalla devastazione causata in questi anni.


L’appuntamento di Davos si era infatti aperto con un rapporto sui rischi per il pianeta o, meglio, per l’oligarchia che controlla ovunque le leve del potere. Il primo dei rischi identificati, in maniera più che appropriata, è apparso essere appunto la disparità nella distribuzione delle ricchezze, con riferimenti allarmati alle rivoluzioni di Egitto e Tunisia del 2011.

L’economista del World Economic Forum, Jennifer Blanke, ha tenuto a ricordare che “il malcontento può portare alla dissoluzione dell’edificio sociale, specialmente quando i giovani sentono di non avere alcun futuro”.

Ad unirsi al coro delle voci preoccupate per le esplosioni sociali causate dalle differenze di reddito sono stati in molti alla vigilia di Davos, compreso Papa Francesco, allineandosi sostanzialmente alla vuota retorica del presidente Obama che in queste settimane si sta proponendo come paladino della lotta alle disuguaglianze dopo cinque anni trascorsi ad adoperarsi per l’obiettivo esattamente contrario.

Le proposte che emergeranno a Davos, così come quelle dello stesso Obama o del resto della classe politica mondiale, non avranno tuttavia nulla a che vedere con iniziative di autentica riforma sociale per rimediare anche in parte alle colossali disparità economiche.

Ciò che uscirà dal World Economic Forum saranno tutt’al più le consuete esortazioni ad abbassare le tasse sulle grandi aziende o a liquidare le rimanenti regolamentazioni che ostacolerebbero la crescita del settore privato, senza dimenticare l’impegno a ridurre ulteriormente la spesa e il debito pubblico dei vari paesi.

Tutte parole in codice insomma che, dietro l’apparente scrupolo egualitario, nascondono sempre e comunque politiche volte unicamente a favorire l’élite economico-finanziaria globale a discapito del resto della popolazione. 




fonte: ondafreerevolution.blogspot.it

nuovo ordine mondiale

“NUOVO ORDINE MONDIALE, siamo ormai entrati nella quarta fase del piano per la dominazione del mondo”

20131226-224824Luis Zapater, professore di diritto costituzionale presso l’Università di Valencia (Spagna) e portavoce del partito SOLVE, giovedì 19/12/2013, ha spiegato cos’è il “Nuovo Ordine Mondiale” e come s’intende stabilire una tirannia universale, al fine di sottomettere tutti i popoli della terra al potere di un governo unico mondiale, con una sola legislatura, una sola magistratura e una sola forza pubblica di sicurezza e militare per tutto il mondo.
Cos’è il Nuovo Ordine Mondiale?
Questa domanda ha due risposte possibili: La risposta politicamente corretta e quella che non lo è.
La risposta politicamente corretta dovrebbe attenersi a evidenziare solo il piano di convergenza internazionale ideato dalla fine della seconda guerra mondiale per stabilire una ‘Lega delle Nazioni’ per consentire la risoluzione pacifica delle controversie e il rispetto dei diritti umani nel mondo.

Dopo la seconda guerra mondiale, i leader delle potenze alleate vincitrici, in particolare il presidente degli Stati Uniti, hanno detto che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite del 1948, istituisce un “Nuovo Ordine Mondiale”.

La prima risposta possibile è fissata solo sulle apparenze. La seconda risposta possibile politicamente non corretta, definisce il cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”, come un piano progettato che va realizzandosi da circa gli ultimi 300 anni della storia dell’umanità per stabilire una tirannia universale, cioè, di sottomettere tutti i popoli della Terra al potere di un governo unico mondiale, con una singola legislatura, una sola magistratura e una sola forza pubblica di sicurezza e militare per tutto il mondo.

Il cosiddetto “processo di globalizzazione” è iniziato alla fine del ventesimo secolo in tutto il mondo, sarebbe una delle tante sfaccettature della progressiva creazione di questo nuovo ordine. Oggi solo la Russia, Siria, Iran, Venezuela e Corea del Nord sono riluttanti ad accettare il nuovo status quo. Non ho citato la Cina nella lista perché la sua posizione è ambivalente.
Quando verrà visualizzata la nuova espressione ORDINE MONDIALE?
Un noto studioso del “Nuovo Ordine Mondiale”, l’argentino Adrian Salbuchi, dice che il termine “Nuovo Ordine Mondiale”, è stato detto nel 1919, in occasione dell’adozione del trattato infame di Versailles, una delle principali cause dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Penso che anche prima del 1919 esisteva un progetto nella mente dei più potenti cospiratori di questo mondo riguiardo l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale, e si pensa che la prima volta venne detto da Adam Weishaupt nel 1776, quando scrisse i principi alla base del “Novus Ordo Secolorum” (o nuovo ordine dei secoli), con il simbolo massonico di una piramide con l’occhio che tutto vede (simbolo aggiunto alla banconota da un dollaro).

I principi stabiliti da Adam Weishaupt nel 1776, misero le basi per la realizzazione finale di ciò che oggi chiamiamo “Nuovo Ordine Mondiale”: abolizione della monarchia e di tutti i tipi di governo organizzati sotto il vecchio regime, la soppressione della proprietà privata e dei mezzi di produzione per gli individui e le società con la conseguente abolizione delle classi sociali, l’abolizione dei diritti di successione, la distruzione del concetto di patriottismo e nazionalismo e sostituzione con un governo mondiale di controllo internazionale, l’abolizione del concetto di famiglia tradizionale e vietare ogni religione con l’istituzione di fatto di un ordine luciferino.

È la Massoneria una dei piloti di questo ‘Nuovo Ordine Mondiale’? In che modo?
Sin dalla fondazione degli Stati Uniti a questa giornata di oggi, il progetto del Nuovo Ordine Mondiale è stato sostenuto dalla massoneria internazionale.

L’idea di una “Repubblica Democratica Universale” è stata lanciata da Ramsay, Gran Maestro della loggia francese, prima ancora che da Adam Weishaupt, nel 1741. La base fondamentale della Repubblica Universale sarebbe l’idea di tolleranza assoluta elevata a principio politico fondamentale, che ora è perfettamente in atto in questo periodo di tempo.

L’influenza della Massoneria nella presa del potere da parte del liberalismo e la costruzione dello stato democratico liberale è un fatto storico che non ho inventato, infatti, il rapporto tra la nascita della democrazia e dei partiti con la massoneria, era così grande che il docente di storia contemporanea presso l’Università di Vigo, Alberto Valín dice, nella sua tesi di dottorato, che “i partiti politici sono un’invenzione della Massoneria”.

Naturalmente questa teoria non contraddice la storia: Prima della Rivoluzione francese la gente di ogni paese, non era socialmente raggruppata per colore o fazione politica, ma per appartenenza ad un sindacato o ad un’associazione professionale di mestieri, religione, etnia, ecc.

Quali sono le fasi di attuazione del Nuovo Ordine Mondiale?

La prima fase (1741-1919), prevedeva la distruzione degli imperi cristiani. Il primo a cadere fu l’Impero Spagnolo con l’emancipazione delle Americhe tra il 1823 e il 1898. Poi venne il turno dei tre imperi che scomparvero a causa della prima guerra mondiale: Impero Russo, Impero Tedesco e Impero Austro-Ungarico.
il 666 del CFR

L’obbiettivo di questa prima fase è stato raggiunto attraverso un certo numero di organizzazioni internazionali. I Rothschild, i Rockeffeller e i Morgan, oltre a sponsorizzare il trattato di Versailles, misero a punto un piano strategico a lungo termine in tutto il mondo che portò alla creazione di un certo numero di organizzazioni internazionali: il Council of Foreign Relations (CFR) e la RIIA nel Regno Unito (Istituto di Relazioni Internazionali)

La seconda fase? La distruzione delle nazioni: dal 1919 ad oggi. Questa fase, a mio avviso avrebbe tre sotto-fasi corrispondenti ai “tre ordini mondiali” attuati nel ventesimo secolo:

La prima sotto-fase, 1919-1945, si è conclusa con la fine della Seconda Guerra Mondiale (Seconda Guerra Mondiale), che elimina le potenze europee dalla direzione del mondo, sostituite da due superpotenze con finalità internazionaliste (in un caso l’internazionalismo proletario e l’altro con la presunta democratizzazione universale).

La seconda sotto-fase è stata preparata a Yalta e Teheran. Questo “nuovo ordine mondiale” ha portato alla creazione delle Nazioni Unite nel campo della politica internazionale, mentre nella sfera economica ha portato alla conferenza di Bretton Woods, dove è stato istituito il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio con il compito di amministrare la pace dei vincitori della WW2 e standardizzare il dollaro.

La fine si è avuta con la distruzione del mondo USSR quando coloro che gestiscono il mondo si sono resi conto che si doveva terminare l’esperimento comunista e promuovere la caduta della superpotenza sovietica.

In questa fase è stato fondato, nel 1954, il Club Bilderberg, che riunisce esponenti del mondo della politica e dell’economia del mondo occidentale e dei direttori di potenti organizzazioni internazionali come la NATO o il FMI.

La terza sottofase, il “Terzo Ordine Mondiale”, è nato con la caduta del muro è, quindi, la copertura degli Stati Uniti a potenza mondiale con la caduta dell’Unione Sovietica.

In questa fase, i governanti del popolo, hanno sperimentato (come dice Salbuchi) il modo migliore per controllare le persone con la manipolazione dell’opinione pubblica attraverso la televisione.

Inoltre, per raggiungere la fase attuale della globalizzazione, era necessario che una delle due superpotenze scomparisse. La superpotenza superstite è diventata la forza trainante della globalizzazione, com’è stato. In questo “Terzo Ordine Mondiale” ha guadagnando maggior rilievo il Club Bilderberg.

Nella terza fase abbiamo la distruzione della famiglia e il principio di autorità nella società avviati dalla rivoluzione sociale degli anni Sessanta, i Beatles, il movimento hippy, pacifismo, il femminismo, il liberalismo e maggio ’68.

In quarto luogo, con l’istituzione di una singola potenza mondiale dal 1999, si è creata la tirannia universale, con un unico leader, identificato da alcune persone religiose come l’Anticristo, un parlamento internazionale unico, un unico esercito, ecc.

Un presupposto fondamentale per questi quattro obiettivi era l’attacco, ancora in corso, contro la religione cattolica che ha avuto inizio quando Voltarie ha lanciato il suo proclama:“Ecrasez l’infame”.

Il significato è: “Schiacciate l’infame”, “Schiacciate l’orrore” oppure, quello che preferisco, “dagli alla canaglia.” Secondo un recente biografo, Ian Davidson, con questa frase Voltaire si riferiva “alla superstizione, alla repressione teologica, ai Gesuiti, ai monaci, ai fanatici regicidi, e a ogni forma di inquisizione; in breve a tutti gli aspetti negativi che nascevano dall’oscura alleanza fra la Chiesa Cattolica e lo Stato francese.” Nel 19esimo secolo la frase è riuscita a compiere la sua missione, non solo in Francia ma in tutto l’Occidente, dove i poteri di Chiesa e Stato sono stati separati. I motivi sono più che validi, senza un chiara e robusta separazione i due poteri, fra loro uniti, non possono fare altro che corrompersi e diventare i tiranni, in nome di un “potere più alto”, e non i servitori del popolo.

A che punto siamo ora?

Purtroppo siamo già più di 40 anni nella terza fase e siamo entrati nella ​​quarta grazie al precipitare degli avvenimenti della fine del secolo scorso e l’inizio di quello in corso, che comprende la guerra in Iraq, l’attentato alle torri gemelle, la primavera araba, le guerre in Afghanistan.

Il punto di passaggio alla quarta fase, a mio parere, c’è stato con gli eventi che hanno messo fine all’Unione Sovietica (la Perestroika 1987, la caduta di Gorbaciov, del muro di Berlino nel 1989, l’insediamento Knockdown dell’URSS nel 1991, il ritiro dall’Afghanistan nel 1992). Anche la guerra del 1991 avrebbe segnato la svolta ed il passaggio da un mondo bipolare (USA-URSS) ad uno unipolare guidato dagli Stati Uniti.

Luis Zapater

La data di inizio di questa quarta fase potrebbe essere il 24 marzo 1999, data di inizio dei bombardamenti della NATO contro la Serbia, che corrisponde alla comparsa di un mese dopo, il 24 Aprile 1999 in una riunione del Consiglio Atlantico a Washington, del documento intitolato “Nuovo Concetto Strategico della NATO”, in cui ci sono cambiamenti significativi al sistema e scopo dell’organizzazione originale, stabilendo per la prima volta un approccio globale alla sicurezza, “a che fare con il terrorismo internazionale, conflitti etnici, stagnazione economica e oppressione politica”.

Ciò significa che, contro tutti gli ex ordini internazionali, contro il diritto internazionale, la NATO ha il diritto, completamente autogarantito, d’intervenire in qualunque momento e in qualsiasi parte del mondo.

La NATO ha assunto la funzione di polizia universale: “Dato che le forze della NATO potrebbero essere costrette ad operare al di fuori dei confini della NATO, bisogna essere pronti ad intervenire al di là di quei confini”, con o senza il sostegno delle Nazioni Unite.

Inoltre, nella guerra del 1999 contro la Serbia, i membri della NATO hanno mostrato di avere a cuore, soprattutto il conseguimento degli interessi delle potenze anglosassoni (USA e il Regno Unito di Gran Bretagna), ma possono ledere gli interessi geostrategici degli altri paesi europei della NATO, come è successo con l’istituzione, grazie alla sconfitta della Serbia – Kosovo, di uno stato musulmano nel cuore dell’Europa.
Si ricorda che la globalizzazione non è solo un’interdipendenza globale dell’economia e della comunicazione, ma piuttosto una società mondiale culturalmente più omogenea, con i valori della “cultura occidentale”.
Con la globalizzazione non solo si cerca di estendere la cultura occidentale, ma anche la controcultura: matrimoni tra gay, aborto libero, disobbedienza, attacco al principio di autorità, disprezzo contro la religione.

Le Femen, tanto di moda in questi giorni, sono un buon esempio di attivismo proveniente dalla globalizzazione.

Pensi che il Nuovo Ordine Mondiale vincerà, oppure il piano di dominazione del mondo è destinato a fallire?
Nel breve-medio termine, l’agenda continuerà e prevede l’inizio di una III° Guerra Mondiale: conflitto internazionale in Siria, Iran o Corea del Nord.
Per fortuna la Russia ci ha salvato da questa situazione nel mese di ottobre di quest’anno (2013 ndr), ma succeda o no, la natura non permetterà che il mondo sia governato dal male in una spirale di caos a tempo indeterminato.
Per ora, pur avendo il più alto potere distruttivo di tutta la storia dell’umanità, hanno sollevato l’opposizione di oltre un terzo della popolazione europea che non si rassegna a sparire e che essi chiamano “società intollerante”.
Conoscere la verità ci renderà liberi di fronte a loro.
FONTE

fonte: fintatolleranza.blogspot.it

sabato 25 gennaio 2014

Cina

Cina: lo sviluppo della Repubblica Popolare è una dichiarazione di guerra agli Stati Uniti

La Cina ha fiducia in sé, osa delle riforme e la nuova dirigenza vuole consolidarne il successo

Il contrasto non potrebbe essere più grande: da un lato del Pacifico, la potenza sempre egemone che affronta gravi problemi economici e politici, dall’altro, la superpotenza che batte tutti i record economici, nonostante i profeti di sventura, ed ha piena fiducia nel futuro. Questo non sorprende: tre decenni e mezzo dopo l’avvio della politica di riforma e apertura voluta da Deng Xiaoping, successore di Mao Zedong, questo cambiamento rivoluzionario ha dato frutti in molte aree. Lo Stato dei contadini poveri, con milioni di “formiche blu”, è diventato un Paese moderno con edifici prestigiosi e ha sviluppato l’industria della moda, che ora accede alle “passerelle” di Parigi e Milano. 


Anche Hollywood ne è sconvolta poiché, infatti, l’industria cinematografica statunitense ha tutte le ragioni di temere l’emergere di un concorrente serio in Estremo Oriente.Perché? Wang Jianlin, l’uomo più ricco della Repubblica popolare cinese sta costruendo a Tsingtao (ex-colonia tedesca) i più grandi studi cinematografici del mondo. Questo gigantesco progetto costerebbe più di otto miliardi di euro e sarà completato nel 2017. Potremmo anche elencarne molte come questa, a conferma dello sviluppo esponenziale della Cina moderna. Eppure, quando la nuova leadership cinese è salita al potere nel novembre 2012, diverse voci annunciavano l’imminente declino della Cina, la stessa voce, del resto, l’aveva ripetuto precedentemente.

Come il “New York Times” o “Spiegel”, i media occidentali all’unisono evocavano scenari catastrofici: una bolla immobiliare stava per scoppiare, seguita da una bolla del credito, o che poi il Paese sarebbe crollato per la corruzione, mentre l’inquinamento la devastava le persone non avrebbero tollerato le differenze tra ricchi e poveri. Il desiderio generale di libertà avrebbe fatto cadere la leadership comunista, se riforme rapide e ampie non fossero state tradotte in realtà e se la dirigenza non avesse ceduto il monopolio del potere. Niente di tutto ciò è accaduto dopo che Xi Jinping (capo di Stato e del partito) e Li Keqiang (Primo ministro) si sono insediati nel novembre 2012, per rimanervi per dieci anni. Non vediamo il motivo per cui caos politico e crollo economico dovrebbero colpire la Cina nel prossimo decennio, decennio in cui la Repubblica Popolare, secondo l’OCSE, sorpasserà gli Stati Uniti quale prima potenza economica del pianeta. Il nuovo presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, ha previsto per la Cina uno sviluppo positivo da metà ottobre:
“La Repubblica Popolare cresce certamente più lentamente, ma continua le riforme. Il Paese s’impone una grande trasformazione, passa da esportatore e investitore a un’economia orientata al consumo. La sua dirigenza ha intenzione di attenersi a questa politica, nonostante le difficoltà. È un modello per gli altri“.
Due nuove istituzioni dovranno contribuire a consolidare la strada scelta dal governo cinese: una sola autorità, soggetta al governo, ha ricevuto la missione, su decisione del Comitato Centrale, “di evitare conflitti sociali e risolverli in modo efficiente“, per garantire la sicurezza interna dello Stato. L’emergere di questa autorità, in primo luogo, è volta a risolvere i problemi che si celano dietro le molte proteste e talvolta violente manifestazioni nel Paese contro gli eccessi di funzionari locali, dall’altra rispondere ad ulteriori sabotaggi, come il recente attentato che ha colpito Pechino. A fine ottobre, davanti la Porta della Pace Celeste, tre uiguri avevano travolto, con la loro auto carica di benzina, una folla uccidendo due passanti con loro. Non possiamo dire con certezza se fosse un piano terroristico islamista, come affermato dal governo. Una cosa è certa: in Tibet come nel Xinjiang, popolato da uiguri, gli incidenti aumentano, mentre gli abitanti di queste vaste regioni si sentono minacciati dalla crescente immigrazione di cinesi Han. La seconda autorità che emergerà, si chiama “Central Management Group” e sarà sottoposta al Comitato centrale del Partito comunista cinese. Supervisionerà e pianificherà le riforme, per garantirne una “profondità complessiva”.

Con queste decisioni, che il Comitato centrale del Partito comunista cinese ha preso all’inizio di novembre 2013, dopo quattro giorni di discussioni, Xi Jinping e il suo compagno d’armi, l’elegante Li Keqiang, hanno imposto la loro politica alle forze ortodosse del partito. Infatti, il testo della risoluzione dice che il mercato non avrà un “ruolo fondamentale”, ma un ruolo “decisivo” nell’allocazione delle risorse. La proprietà dello Stato e la proprietà privata sono ormai componenti essenziali della “economia socialista di mercato”. Importanti riforme sociali sono state decise. Così, la politica del figlio unico verrà allentata, al fine di arrestare il processo d’invecchiamento che ostacola lo sviluppo economico. Finora le coppie che vivono in aree urbane potevano avere un secondo figlio se entrambi i genitori non avevano fratelli. Ora, nelle città cinesi le coppie possono avere un secondo figlio se un genitore non ha né fratello, né sorella. È stato anche annunciata l’abolizione dei campi di lavoro dove, dal 1957, piccoli criminali e oppositori del regime potevano essere “rieducati” per un periodo massimo di quattro anni, senza una decisione del giudice.

Il fallimento del piano di ricostruzione cinese, che causerebbe disordini interni nei prossimi anni, è una chimera spacciata dai media occidentali. Molti cinesi ora beneficiano della politica del governo. Ogni visitatore straniero scopre facilmente, camminando per le strade delle città cinesi, che non sono più soltanto i leader politici comunisti ad aver l’auto con autista. Oggi, milioni di cinesi, orgogliosi, guidano la propria nuova auto statunitense, tedesca, giapponese o sudcoreana. Inoltre, più di 90 milioni di cinesi sono andati all’estero quest’anno. Non sono solo amanti dei paesaggi, ma campioni internazionali di “shopping”. Nel 2012, i turisti cinesi all’estero hanno speso quasi 102 miliardi di dollari, più di qualsiasi altra nazione al mondo.

Praticamente sconosciuta al resto del mondo, Pechino inizia la lotta sul piano energetico. Secondo i media cinesi, il governo prevede per i prossimi cinque anni 280 miliardi di dollari per finanziare le misure per il risparmio energetico e per ridurre gli effetti negativi dell’inquinamento. Questo assieme ai 220 miliardi già investiti nelle energie rinnovabili. Ancora più importante, a medio termine, la leadership cinese vuole liberalizzare lo yuan (la moneta cinese), abbinarlo all’oro e detronizzare il dollaro da valuta globale.

Fortune

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
fonte: fintatolleranza.blogspot.it

giovedì 23 gennaio 2014

in Danimarca

Danimarca. Se è tutto vero, noi siamo il terzo mondo

Non so per quale strano caso, me negli ultimi mesi diversi cari amici, hanno scelto di andare a vivere nel Nord Europa e nessuno si lamenta della nuova vita. Tra questi, le storie più incredibili le sento dagli amici che ora vivono in Danimarca.
Qualche settimana fa mi chiama Martina e mi dice: “Allora Carlo, come procede la gravidanza della tua compagna?” e io le rispondo: “Martina… fortunatamente procede tutto bene, ma in pochi mesi stiamo spendendo tantissimi soldi, tra visite specialistiche, ecografie, esami del sangue, e ancora deve nascere, figuriamoci quanto inciderà un figlio nel bilancio famigliare appena sarà nato… ora capisco quando le persone dicono c’è troppa crisi per permettersi un bambino”
e lei “SCUSA? Cioè in Italia per fare figli devi pagare? Cioè in Italia fanno pagare per mettere al mondo creature che, tra qualche anno, pagheranno tasse per mantenere il paese? Non ci credo, qui è un mondo completamente diverso, non solo ogni esame medico è completamente gratuito, ma nel caso di gravidanza lo stato ti sovvenziona, non paghi nulla, anzi… ogni bambino che nasce lo stato da dei contributi economici, e non solo le mamme prendono la maternità, ma contemporaneamente lo stato fa prendere anche la paternità ai padri. C’è un altissimo rispetto per la famiglia, anche perché allo Stato, tutto torna… nei prossimi giorni, quando torno in Italia ti racconto il resto….”
Io nel frattempo ho cercanto in giro e ciò che trovavo era sconcertante se paragonato al nostro paese: In DANIMARCA non si paga la tassa sulla prima casa. In DANIMARCA non esiste il sostituto di imposta, i lavoratori dipendenti percepiscono la paga lorda e compilano una dichiarazione dei redditi di 2 paginette senza commercialista, CAF e menate varie. In DANIMARCA ci sono -20 gradi d’inverno, ma nelle case ci sono 25 gradi perchè il riscaldamento delle abitazioni si fa con le acque reflue delle fogne depurate, inviate nelle abitazioni sfruttando come fonte energetica il gas prodotto.
La spesa di una famiglia di 3 persone per scaldare un ambiente di 100 mq. per un anno è di 150 euro.
In DANIMARCA i ministri girano in bicicletta, così come la gran parte della popolazione, indipendentemente dalle condizioni climatiche. 

Se ti azzardi a comprare una macchina nuova ti bastonano di tasse, mentre se tieni la tua vecchia carretta (rinunciando a produrre CO2 per il ciclo produttivo d una nuova auto) hai agevolazioni fiscali. In DANIMARCA paghi le tasseper avere la pensione, ma se decidi di rinunciare ti ridanno i soldi con gli interessi. In DANIMARCA i crediti dello STATO verso i contribuenti sono liquidati per legge ENTRO 1 MESE ma nessuna amministrazione si azzarda a superare i 15 gg per una questione di efficienza. In DANIMARCA un operaio guadagna l’equivalente NETTO di 2.500 euro e un direttore di banca non supera i 7.000.
NON E’ VERO CHE IN DANIMARCA LE TASSE SONO PIU’ ALTE CHE DA NOI, in quanto la pressione fiscale (che è esente da addizionali locali) è inferiore al 42% TUTTO COMPRESO.

E ieri è passata a trovarmi Martina, e abbiamo approfondito il discorso:
“Ambientarsi in un paese nuovo può spaventare, ma quando un paese ha un alto livello di civiltà, diventa tutto molto più semplice e veloce, corsi gratuiti di 3 anni della lingua Danese per tutti, ma qui il danese sembra quasi la seconda lingua, con l’inglese vai ovunque. La cosa che mi ha stupita di più di questo paese è che qui si pagano tasse care, ma mai quanto in Italia e la cosa pazzesca è come il paese fa vivere i propri cittadini.
Efficienza in ogni settore, il rispetto per l’ambiente, il rispetto per le classi sociali…
Le case sono molto belle, prevalentemente basse, i grattacieli e i palazzoni sono una rarità, il clima in inverno è molto rigido ma in estate è assolutamente mite. E in ogni stagione si gira tutti in bicicletta, sempre. Le città sono tutte a misura di bici e chi usa la macchina viene visto malissimo, sembra una pecora nera in un paese di mosche bianche. Chi vuole la macchina paga tasse pesantissime, questo perché lo stato disincentiva traffico e smog. Le autostrade sono completamente gratuite, mentre da voi in Italia costano più del carburante che consumate per percorrerle.
Posso continuare col raccontarti che voi pagate scuole e università, ma qui è tutto gratis, ma la cosa più bella rispetto a voi è che gli studenti in Danimarca percepiscono uno stipendio. Si perché lo stato considera lo studio come un lavoro e quindi come tale va retribuito.
[Io a questo punto ho iniziato a "sudare" dalla rabbia e mi sono subito andato a cercare informazioni a riguardo perché non ci credevo…. e sentite bene, uno studente universitario danese (o immigrato con residenza/cittadinanza) percepisce uno stipendio mensile minimo di circa 700€ (5.000 corone danesi) come "stipendio dello studente" pagato dal governo]
E come se questo non bastasse lo stato danese continuerà a dare un aiuto economico nel caso in cui gli studenti nei 12 mesi successivi dalla laurea non trovassero lavoro.
La vita costa un po’ più dell’Italia, nel senso che le case sono un po’ più costose della media italiana, ma non esistono poi tasse sugli immobili, e credimi che uno studente che percepisce dalla scuola minimo 700€ se divide un affitto con altri studenti può comunque permettersi di non pesare più sulla propria famiglia.
…E pensare che in Italia a volte 700€ non è neanche la retta mensile per certe universitào lo stipendio di molti lavoratori….
Comunque è vero che le case costano un po’ di più, come costa un po’ di più la vita se vai a prenderti un aperitivo con gli amici tutti i giorni, ma considera che un laureato, semplicemente con il suo primo lavoro percepisce quasi 4.000€ al mese, NETTI”.
A quel punto, io a 36 anni con una vita di lavoro alle spalle dubito così fortemente da schernire Martina: “MA FIGURATI, neolaureato al primo lavoro e percepisce 4.000€ netti? È impossibile”.
E lei: “Eccoti la busta paga di Luca: 3.780€ a 24 anni per il suo primo lavoro.
È vero che paghi un po’ di più una casa, ma tu pensa che noi come coppia portiamo a casa 2 stipendi simili, anche se il nostro bellissimo bilocale, arredato e in centro costa 1.200€ al mese, guadagnando comunque 7.000€ ci rimangono ogni mese 5.800€ e ti garantisco che ci viviamo benissimo. E poi vuoi sapere qual’è la ciliegina sulla torta? Che qui non si lavora come muli o schiavi, qui si è molto tranquilli, sereni, si inizia a lavorare mediamente alle 10 la mattina e alle 16 si esce dal lavoro. Questo è il nostro “full time” che ti fa prendere quasi 4.000€ di stipendio. Il resto del tempo potrai passarlo con la tua famiglia e viverti la tua vita.
Considera che comunque da queste parti nessuno guadagna meno di 2.500/2.700€ al mese.
La cosa che da italiano ti farà strano, è vedere milioni di biciclette, alcune costosissime, lasciate libere, senza catene, e nessuno ruba nulla. Nei primi tempi mi metteva in difficoltà vedere le donne che lasciavano borse e cellulari abbandonati sui tavoli o sulle sedie e tranquillamente dopo mezz’ora tornavano a riprenderle su quei tavoli abbandonati, mai nessuno che osa fare un furto. In Italia sarebbe solo una questione di pochi secondi per subirlo. C’è così tanta onestà in questo paese, che le mamme con i bambini nei passeggini, quando vanno a fare shopping, entrano nei negozi, e lasciano i piccoli parcheggiati fuori, loro con calma scelgono i capi, se li provano, li pagano ed escono fuori a riprendere i passeggini, lo fanno per non far subire ai piccoli gli sbalzi termici in modo che si ammalano di meno, ma non è mai sparito un bambino in Danimarca! In Italia quale madre avrebbe così tanta fiducia del prossimo?
Un’altra caratteristica è la luce… d’estate le giornate sono piene di sole per moltissime ore al giorno, in inverno la luce è poca… teniamo le luci un po’ più accese di voi nei periodi freddi. Si dice che potrebbe essere questo a causare una percentuale discreta di suicidi nella popolazione, ma in realtà neanche l’Italia ne è esente, anzi da quanto sento negli mesi forse nei prossimi dati che verranno pubblicati ci supererete. Proprio per diminuire questo problema il governo ha da poco stanziato un “piano ferie” che aumenta mensilmente la possibilità ai dipendenti di farsi un viaggio nei paesi caldi, si arriva tranquillamente ad avere una settimana di ferie al mese (percependo sempre lo stesso stipendio), e il colmo è che la Danimarca è un paese felice, dove tutto va benissimo, dove non manca nulla e anche gli autobus, che hanno un biglietto più costoso (circa 3€ ma utilizzabile contemporaneamente da 4 persone: 1 genitore e 3 figli), indicano la destinazione con uno smile e la scritta “Sorridenti fino alla meta”.
Ora raccontami, come va la tua vita in Italia?

Fonte: italiainweb.com
visto su nocensura.com

fonte: fintatolleranza.blogspot.it