CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

domenica 20 ottobre 2013

fame nera




ROMA - Sono padri separati e giovani precari, anziani e mamme sole con figli a carico, operai, impiegati cinquantenni rimasti senza lavoro perché l'azienda ha chiuso. Sono un esercito silenzioso e in crescita, che cerca di sopravvivere combattuto tra dignità e vergogna. Sono infatti 4 milioni, il 33 % in più in soli due anni, gli italiani che mangiano alle mense dei poveri, che mettono in tavola la famiglia a casa grazie agli aiuti di CaritasBanco alimentare, assistiti dalle organizzazioni caritative.

I dati sono drammatici.
 Il 27,6% della popolazione italiana che vive nelle aree densamente popolate è a rischio povertà o esclusione sociale. Percentuale che pone l'Italia al di sopra della media Ue (23,3%). Peggio di noi solo
Grecia, Bulgaria e Lettonia, secondo Eurostat. Sono tanti e sempre di più, erano 3 milioni due anni fa, in un'Italia a due facce e due velocità. Dove si moltiplica il numero di chi ha bisogno di aiuto per arrivare a fine mese e allo stesso cresce, nonostante la crisi, la quantità di cibo raccolto e redistributo a chi ne ha bisogno. 

La legge del Buon Samaritano.
 Il tutto grazie alla legge del Buon Samaritano, unica in Europa, che in questi giorni compie dieci anni e alla quale è dedicato a Roma oggi (mercoledi), la Giornata mondiale dell'alimentazione, un convegno organizzato dalla Fondazione Banco Alimentare, ai tempi promotrice della legge, insieme a Cecilia Canepa, in prima fila da anni nella lotta allo spreco, nel cercare di raccogliere e ridistribuire alimenti a chi ne ha bisogno con il progetto Siticibo, che prevede il recupero del fresco e cucinato da mense, ristorazione, catering e grande distribuzione. Il Banco, vista la drammatica situazione alimentare
nel nostro Paese, lancia la campagna Emergenza Alimentare in Italia che durerà fino a dopo la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che sarà il 30 novembre prossimo.

Due milioni e mezzo di piatti pronti.
 Il Banco Alimentare in dieci anni ha recuperato 2.664.908 porzioni di piatti pronti, 799.380 kg. di pane e 892.430 kg. di frutta che sono stati portati a chi ne aveva bisogno, distribuiti a centinaia di organizzazioni caritative. Tanto, molto è stato fatto se si pensa che dieci anni fa la quantità di cibo non sprecato e donato si aggirava sui 18mila piatti. Ma ancora una goccia nel mare. Troppi alimenti ancora buoni da mangiare finiscono nella pattumiera, ancora troppo spreco nelle famiglie italiane per distrazione, mancanza di organizzazione e poca abilità in cucina, o nei locali pubblici. Nel solo comparto della ristorazione il fenomeno dell'eccedenza alimentare è notevole: 209,1 mila tonnellate l'anno e di queste solo il 9,2% viene donato ad enti caritativi, ciò vuol dire che 189.9 mila tonnellate ogni anno finiscono nella pattumiera. Complessivamente nell'intera filiera, dal campo al consumatore, si generano 6 milioni di tonnellate l'anno di eccedenza per un valore economico di 13 miliardi di euro e di queste 5,5 finiscono al
macero.

I tagli dell'Europa.
 "La situazione è veramente di emergenza", dice Giussani presidente del Banco. "Fino all'anno scorso ricevevamo dalla Ue derrate alimentari, mediamente il 50 % di quello che il Banco Alimentare distribuiva. Adesso l'Unione ha decretato la fine di questo programma di aiuti, è in discussione un nuovo piano che però dovrà occuparsi di tutti i tipi di povertà, alimentare, abitativa, mentre i paesi della Ue sono aumentati e il finanziamento non ancora stabilito. A questo finanziamento europeo che dovrebbe essere approvato a fine anno, si aggiungerebbe il fondo nazionale di aiuto agli indigenti, quota volontaria che i governi sono invitati a donare. Il problema è che abbiamo trovato molta attenzionbe nel governo Monti e nel premier Letta, ma non ci sono certezze. E la fame cresce".

fonte: www.repubblica.it

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