CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

venerdì 21 giugno 2013

polissons & galipettes


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Scandalosi vecchi tempi – Polissons et Galipettes
Sceneggiatura: Da un’idea di Michel Reilhac e Sébastien Marnier; montaggio: Olivier Lupczynsky; musica: Eric Le Guen; suono: Emmanuel Payet, Lionel Rousseau; produttore: Xenia Maingot; produzione: Mélange Productions in collaborazione con Lobster; distribuzione: Mikado; origine: Francia, 2002; durata 67′.
Un collage di brevi episodi pornografici degli anni Venti. Citando qua e là: un pranzo al convento si trasforma in sesso di gruppo tra suore e preti; un preside scopre la maestra che sculaccia le allieve e si unisce al gruppo; un moschettiere baffuto si ferma in una locanda dove viene servito un menù “piccante; Madame Butterfly in versione erotica; una pillola, antenata del Viagra, per risolvere un caso di impotenza particolarmente refrattario; un cagnolino costretto ad allietare gli ospiti di un collegio per educande… e c’è persino un cartone animato con l’isola del “tesoro”.
All’epoca, nei ruggenti anni Venti del ’900, erano più che film vietati ai minori. Super-proibiti, clandestini, peccaminosi, questi cortometraggi porno venivano proiettati solo nelle sale d’aspetto dei bordelli francesi, per intrattenere clienti facoltosi e in cerca d’emozioni. Con un repertorio di situazioni “classiche” del genere: in convento, in una sartoria, a scuola, in una locanda di passaggio. E così via. Opere destinate a finire nel dimenticatoio. E invece, all’ultimo Festival di Cannes, alcuni di questi spezzoni libertini sono stati recuperati e uniti in una pellicola a episodi, per una durata complessiva di 67 minuti. Che da venerdì 5 luglio arriva nelle sale italiane, distribuito dalla Mikado, col titolo Scandalosi vecchi tempi. Dodici filmati muti corredati di maliziose didascalie, girati di nascosto tra il 1920 e il 1930 (a eccezione del primo, datato 1905), costati circa 3 franchi ciascuno, completamente anonimi, con registi a attori non identificati. Realizzati con mezzi piuttosto approssimativi, nell’arco di un pomeriggio, in maniera casereccia: venivano coinvolti amici dei produttori e prostitute del luogo, che ottenevano un minimo rimborso. Ma attenzione: i mezzi artigianali utilizzati, e la patina d’epoca che vediamo scorrere sullo schermo, non devono ingannare. Perchè gli episodi che compongono Scandalosi vecchi tempi sono pornografici nel vero senso della parola. Ci sono atti sessuali di ogni tipo, orge, riprese in primo piano di tutti gli accoppiamenti possibili e immaginabili: un grande repertorio di sequenze hard, insomma, anche se certe ingenuità – nelle situazioni più boccaccesche – suscitano il sorriso nello spettatore di adesso. E vediamo, allora, alcuni di questi episodi. Ad esempio, quello – classico per il genere – ambientato in convento: protagoniste due suore, il cuoco che gli passa il cibo attraverso un’apertura nella loro cella di clausura, l’abate che sopraggiunge e che approfitta della situazione. Oppure il moschettiere, vestito in stile Dumas, che si ferma in una locanda lungo il cammino, e che – in una lunga serie di doppi sensi, tra il gastronomico e il sessuale – prova tutte le delizie del posto. E l’elenco potrebbe continuare, in un mix di erotismo e nostalgia. A dimostrazione che, fin dagli albori del cinema, le potenzialità voyeuristiche della macchina da presa sono state subito sfruttate.
Claudia Morgoglione, 2/7/2002 Repubblica.
La pornografia somiglia al comunismo – ha scritto un noto pensatore e studioso italiano, Giorgio Agamben – perché fa sognare un mondo in cui tutti possano essere felici, per sempre. Come dimostrano le immagini licenziose dei cortometraggi muti di Hot D’or – La notte proibita, una selezione di 26 cortometraggi con soggetti erotici o pornografici realizzati tra il 1902 e il 1970, in buona parte muti. Il cinema ha avuto a che fare con l’erotismo e la pornografia quasi da subito, dopo la sua nascita. Uno dei primi cineclub del mondo, sorto a Mosca agli inizi del secolo, era esplicitamente dedicato ad essi (e fu chiuso dalla autorità qualche mese dopo l’inizio della propria programmazione) e si può dire che, insieme al western, fu forse il primo genere a prendere forma e racconto nelle immagini in movimento. Il primo film erotico ufficialmente apprezzato dalla critica è del 1908 (L’écu d’or, di Aldo Kirou, che divenne un teorico di questo cinema) e la dichiarata passione che i surrealisti ebbero per il grande schermo nasceva anche dalle evidenti potenzialità provocatorie, dalle straordinarie chance di scandalizzare che esso possedeva grazie alla capacità di rappresentare l’erotismo nella maniera più intensa e realistica (“Ciò che c’è di più caratteristico nel cinema – scrisse André Breton – è il potere di concretizzare la forza dell’amore”). Ma già prima che Buñuel applicasse stupendamente questa lezione in film come L’Age d’or e Un chien andalou alla fine degli anni Venti, esisteva una produzione di cortometraggi costruiti intorno ad esplicite scene sessuali, che successivamente, come nel caso del regista francese Marcel Pagnol, venivano realizzate da noti registi, per uso domestico o clandestino. A partire dagli anni Trenta, con l’affermazione soprattutto ad Hollywood di una censura istituzionale (il famoso Codice Hays), il cinema imparerà che non ce niente di più eccitante di una proibizione per allenare un linguaggio a forme superiori d’intensità ed emozione: Rita Hayworth che in Gilda si toglie i guanti con la stessa grazia oscena con la quale un florido animale rivelerebbe il proprio sesso per eccitare il partner all’accoppiamento, è una delle icone più note che il cinema abbia coniato per dimostrare quanto l’erotismo debba all’obliquità delle immagini. Ma molto prima d’allora, questi ammiccamenti di gioiosa libidine, questi preliminari frenetici che precedono performance meccaniche e sbrigative, questi corpi mascherati o agghindati esoticamente (l’erotismo ha sempre avuto bisogno di maschere e feticci) resi quasi grotteschi e commoventi dall’accelerazione delle immagini del muto – che dominano in questa nottata quasi completamente costituita di cortometraggi francesi realizzati tra l’inizio del secolo e la metà degli anni venti – dimostrano che il sogno che vi è inscritto, disperato, urgente e solitario, fa parte da sempre di questo pianeta. Bisogna essere felici adesso, subito. E anche in fretta.
Mario Sesti, Kwcinema, 24/5/2001

fonte: www.yankuam.com

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