CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

giovedì 20 giugno 2013

guten morgen


La nausea non smetteva di tormentarmi, trovavo solo conforto con le vecchie lenzuola ruvide di lino ereditate dalla nonna, amo sentirle accarezzare la mia pelle.
Cambio continuamente posizione nel letto poi, sento la sua mano avanzare, adesso è sulle cosce che avanza, poi si ferma, poi riprende il cammino verso i seni, mi giro nuovamente stando a pancia in su, la sua mano desiste e riprende a tastare, la mia testa pulsa, le tempie gridano pietà, la sua mano adesso scende e mi stringe delicatamente l’interno morbido delle cosce, sto quasi per vomitare, sto male davvero.

La sua mano adesso è ferma come un rettile, la raggiungo sotto le lenzuola e prendo il suo polso, lo guido mentre le mie gambe si aprono a rana, il mio ginocchio adesso è sopra la sua coscia, la sua mano sulla figa.
“toccami” gli sussurro “accarezzami le labbra senza entrare” gli dico.
Lui obbedisce e inizia sfiorandomi con i polpastrelli, le piccole labbra sono dischiuse, le sento, sento le sue dita farmi le coccole mentre mi mordo il labbro inferiore, i miei occhi sono chiusi… mi sto rilassando.
Sto adesso aprendo gli occhi, vedo le lame di luce proiettate sulla parete, guardo la sveglia, sono le 6.15, lui dorme serenamente. Faccio mente locale rendendomi conto di essermi addormentata mentre mi masturbava la sera prima, non credo di esser venuta, almeno non lo ricordo. Non c’è più traccia di nausea, per istinto passo la mano sulla vulva, è asciutta, poi la mano va sulla sua schiena, lo accarezzo lentamente più volte, la sua pelle è fresca, mi giro verso di lui e inizio a baciarle il collo, sento i suoi glutei rassodati, lui si sveglia e mi saluta baciandomi.
“sono venuta?”  gli faccio, lui sorride e mi dice non con la testa.
“ti sei addormentata, eri esausta” mi risponde
“vieni qui dai… vieni sopra”
Lui si mette a cavalcioni su di me, il suo bastone di carne  è sdraiato sull’ombelico, lo prendo in mano guardando lui negli occhi, è inerme, caldo, riesco a liberare il glande senza problemi.
“vieni più su” lui avanza con le ginocchia “ancora dai, vieni sul mio viso”

Adesso ho la cappella sul mio viso come se mi puntasse il dito, allungo la mano prendendo il suo cuscino, lui capisce immediatamente il gioco che intendo fare e mi solleva la testa per farmelo metter sotto la nuca.
Ho il membro in mano, lo passo sulle guance, il prepuzio è ancora fuori, lo alzo e prendo in bocca i testicoli, la mia lingua li accarezza mentre la mia mano inizia a muoversi, non smetto di succhiarle, le sue palle escono e rientrano di continuo dalla mia bocca. Lui poi solleva leggermente il bacino facendole uscire completamente, io lo guardo negli occhi e abbasso l’asta prendendola in bocca, lui alza la mia nuca con le mani scopandomi letteralmente la bocca, i nostri sguardi rimangono fissi, passano i minuti e io non resisto più, lo voglio, lo desidero davvero.
“prendimi, prendimi dietro… e non uscire più”
Mi metto a gattoni sul letto, passo mano sulle labbra, sono fradice, infilo due dita per bagnarle, poi il medio scompare nell’orifizio per massaggiarlo e inumidirlo, i tessuti cedono, sento il diametro aumentare, tolgo allora il dito e appoggio le mani sul materasso, lui è dietro di me, lo tiene in mano e lo posa sul secondo canale, lo sento entrare, è rigido, scivola ancora, adesso mi fa quasi male.
Lui mi prende saldamente i fianchi con le mani e li tira verso di sé, io poso la guancia sul cuscino, il mio culo è in aria, il suo uccello entro.
Il ritmo aumenta, i miei occhi sono socchiusi, la mia bocca aperta, mi sta devastando sprigionando la sua carica, dio come mi piace.

Il nostro letto cigola fortemente, la testiera sbatte continuamente sul muro, ho paura di svegliare i bambini ma non posso smettere ora, non posso interrompere il gioco.
Dai suoi movimenti sento che siamo al traguardo, voglio venire con lui, la mia mano inizia a masturbarmi mentre lui è ancora dentro, pizzico continuamente il clito rigonfio e infilo le dita con violenza.
Il suo colpo di reni mi fa capire che sta venendo, sento il suo liquido irrorarmi lo sfintere, vengo anch’io soffocando il grido col cuscino.

Lui si appoggia sulla mia schiena ansimando, è ancora dentro, vorrei rimanere così all’infinito, lo faccio uscire scivolando lentamente, ci buttiamo entrambi sul letto, le nostre bocche si incontrano, le nostre lingue si intrecciano come un nido di vipere.
Mentre slinguamo sento  rivoli caldi sulle mie cosce che avanzano, probabilmente dovrò cambiare il lenzuolo ma non importa.
Sento lo sciacquone del bagno e istintivamente ci tiriamo su le lenzuola, passano i secondi e arriva il mezzano in mutandine per darci il buongiorno.

Il classico buongiorno che si vede dal mattino.

fonte: acquakiara.blogspot.it

(titolo sostituito)

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