CRISTO MORTO - ANDREA MANTEGNA

sabato 3 novembre 2012

asfalto



Questa é la prima volta che si fa sul serio. Io però non lo so ancora. L'autista corre fortissimo, si fa fatica a reggersi qua dietro. Sappiamo a grandi linee di cosa si tratti. Dopo poco ci siamo. Pochi istanti e ci catapultiamo tutti in strada. Due vanno avanti e subito cambiano faccia. Capisco che oggi é nera. Mi butto giù. L'asfalto, non del tutto integro, preme sulle ginocchia come se fosse composto di chiodi. Alle prove sul manichino tutto era più semplice, però le gambe si affaticavano in fretta. Qui invece la fatica non la senti. Il tempo sembra dilatato. Il cuore mi tonfa dentro come un tamburo e le voci chiassose dei curiosi attorno, diventano lieve brusio. Ascolto solo quello che devo fare e seguo solo le parole di chi ne sa più di me. Perché qui non si può sbagliare. E inizio. Premo a fondo. Conto a voce alta e poi aspetto che chi dà ossigeno finisca. Poi riparto. E l'adrenalina sale perché oggi più che mai non si scherza. Vent'anni che stanno per schizzare via e più di questo non esiste niente. Penso che vorrei essere altrove, no non é vero.. io qui ci voglio essere. E' solo la paura che scorre lungo i nervi ma non arriva in superficie. Finché sono in ginocchio non sento niente, finché sono qui io sono una macchina. E insisto, insisto ancora. Arriva il medico. S'informa, aspetta un po' e dice basta. E quando lo dice (me l'hanno ripetuto mille volte) io devo mollare. Adesso ci penserà lui. E allora fisso negli occhi chi ne ha viste tante di scene così.. un cenno secco. Così io mollo. Mollo. E in quel momento i cuori fermi sono due, perché anche il mio subisce un arresto. E il sangue diventa ghiaccio ma quello che dovevo fare l'ho fatto. Dicono sia questo che conta davvero. Il resto é destino e contro quello non posso niente. Adesso si rientra. Alzi la mano chi ha il coraggio di parlare. Io non lo farò.

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